integrarsi attraverso lo studio, il lavoro, lo sport, come qualsiasi altra persona
normodotata nella società , questo non è sufficiente, perché restano e resteranno sempre,
un individuo disabile, dunque non possono scambiare e integrarsi in altre categorie, in
maniera normale con gli altri individui, perché nonostante li ritengano persone, hanno
uno svantaggio, un handicap e dunque non possono competere con gli altri individui
della nostra società, se non nella loro determinata categoria di appartenenza.
Tutto questo discorso non è soltanto la risposta alla prima delle riflessioni su chi sono le
persone disabili, ma in parte anche alla seconda risposta all’altra riflessione su << Che
ruolo hanno nella società?>>. Come si può capire il ruolo, di tali soggetti, è ben
definito, ma per riuscire a comprenderlo meglio e vedere sia i lati positivi che negativi,
di questa situazione, bisogna affrontare anche altre tematiche.
Prima fra tutte cercando di vedere e capire com’ è attualmente questa società e
soprattutto come l’individuo disabile fisico, vi si inserisce, tenuto conto della moderna
denominazione: multimediatica.
Usiamo tale termine , perché è entrato nella nostra vita quotidiana, tanto che tale
termine acquista un significato diverso a seconda dei sostenitori e degli operatori del
settore multimediale (produttori di hardware, software, docenti, studenti ecc…).
Limitiamo la definizione multimediale riferendoci a , computer, televisioni, internet,
cellulari, che sono diventati oggetti (e non solo) indispensabili della vita quotidiana e
dovrebbero servire a migliorarne la qualità facilitando le operazioni di comunicazione,
migliorando anche il rapporto con il prossimo anche se a distanza.
Questi strumenti multimediatici infatti sono stati creati, sia per migliorare lo studio e il
lavoro di determinate categorie sociali (docenti, giornalisti, dottori ecc..), sia per la loro
nascita applicata al mondo della sanità che dovrebbe migliorare e aiutare la qualità della
vita per quelle persone che hanno grosse difficoltà sia fisiche che psichiche.
Considerando come negli ultimi vent’anni abbia inciso, nella vita di ognuno,
l’introduzione di questi mezzi, in ambito scolastico, lavorativo ecc.., l’uso del personal
computer, che ha dato la possibilità a molte persone disabili di migliorare la capacità di
scrivere e velocizzare la comunicazione anche con persone lontane, attraverso internet,
è davvero un fattore molto importante nella società stessa, in quanto viene a favorire la
nascita di nuovi settori lavorativi.
Nel campo riabilitativo, in Italia, siamo ancora molto lontani nel evolverci attraverso
l’uso di mezzi elettronici, tranne che in grossi centri.
Mentre in Europa, grazie alla ricerca e agli studi apportati per creare ausili di ogni
genere ( carrozzine, tutori, macchine, ecc…) per migliorare sempre più la qualità della
vita di queste persone l’evoluzione multimediale ha offerto prospettive in passato
impensabili.
Il problema principale, specialmente in alcune regioni d’Italia – si passi una certa
acredine- è la mancanza di coerenza e di rispetto dei diritti e della qualità della vita
stabiliti anche per legge e poi non applicati in maniera coerente.
Cosa vogliamo dire? In Italia, purtroppo, spesso si fanno sempre le cose con una scarpa
e una ciabatta, nel senso che noi siamo tutti concordi nel dire che i portatori di handicap
o disabili devo essere inseriti nella società, attraverso la scuola, l’università, il lavoro
ecc…, ma se non diamo a tali istituzioni, i mezzi necessari per fare questo (computer,
idonei con software e hardware adatto ai ragazzi in difficoltà) non sarà possibile
realizzare l’integrazione, partendo dalla elementare quanto impensabile, barriera
architettonica, a tutt’ oggi da eliminare in vari luoghi pubblici, o agenzie spesso create
per disabili, ma ancora non idonee al ricevimento di questi ultimi.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, siamo d’accordo nel sostenere che questi
moderni mezzi di comunicazione, hanno contribuito a formare nuovi settori lavorativi
( call center, telelavoro, disegnatori di siti web, ecc.. ), dove la persona disabile può
benissimo essere inserita.
Il problema è un altro. Spesso non sempre i computer (sia nel software, che nel
hardware) sono idonei all’esigenze fisiche della persona disabile, che frequentemente il
datore di lavoro non assume per i costi eccessivi che la tutela dell’ handicap comporta.
Come ad esempio: adeguare il computer per certe particolari problematiche fisiche (es:
ipovedenti e non vedenti).
Ricordiamoci che non è mettendo soltanto una persona disabile al computer, che la
renderemo autonoma e felice, perché intorno a sé deve anche istaurare dei rapporti
significativi con gli altri, altrimenti più che all’inserimento, si può arrivare
all’isolamento, creando una falsa visione nella società di una migliore qualità della vita,
quando in realtà, non lo è. Bisogna favorire intorno alla persona disabile una rete di
relazioni autentiche che possano rendere la vita sociale migliore, sia perché ci si è
‘guadagnati’ o ‘adeguati’ una posizione lavorativa, sia perché si hanno allo stesso tempo
dei buoni rapporti all’interno del nucleo lavorativo stesso.
In questa società che cerca di andare sempre più in fretta e di velocizzare anche chi
forse non riuscirà a sostenere il passo, di questa multimedialità a volte esasperata e
ossanata dai mass media, la proposta è quella di provare a trovare un’ altra forma di
multimedialità che è TEATRO.
A dir la verità il teatro è una forma molto antica di arte e di comunicazione e da sempre
viene studiata per la sua importante connessione con la cultura e la storia della Nazione,
se non addirittura dello Stato in cui si vive o si va a scoprirne le origini.
Il teatro porta con sé, da sempre un grande messaggio di comunicazione, nel senso che,
partendo dai Greci fino ai giorni nostri, tra chi decide di mettere in scena uno spettacolo,
e tra chi è sul palco a eseguirlo e infine tra coloro che rimangono in platee a guardarlo,
si forma un interscambio di idee,pensieri, parole, movimenti ecc.. che portano a formare
una comunicazione molto particolare, fatta di intense emozioni create con elementi
semplici (es: un attore è sul palco, finito il monologo il pubblico applaude se gli è
piaciuto; Il comico finisce una battuta e come conseguenza, se tutto va bene, il pubblico
ride, se ci sono due attori che stanno combattendo, uno dei due muore, il pubblico si
ammutolisce o partecipa al dolore di quell’ atto ecc…).
A seconda dei diversi contenuti delle varie forme di drammaturgia ( tragedia,commedia,
satira, farsa, balletto e via dicendo) avremo anche una rielaborazione personale dei
contenuti da parte del pubblico di ciò che ha visto, sentito e capito durante lo spettacolo.
Naturalmente chi sta sul palco ha un grosso compito, quello di essere da tramite tra il
regista che ha messo in scena uno spettacolo e il pubblico che a sua volta grazie alla
creazione registica avrà elaborato un proprio giudizio critico su ciò che avrà visto e
appreso.
Dunque,questo modo di comunicare, comporta la capacità di esprimere per chi è sul
palco un qualcosa, tramite un gesto, una parola, un movimento o altro qualcosa di
riconoscibile a chi sta dall’altra parte del palco e saperlo coinvolgere emotivamente in
questo.
L’attività teatrale sappiamo che è molto importante a livello scolastico, dalla scuola
materna alle superiori, poi perde importanza e non avremo molte notizie, dai mass
media, se non intendiamo iscriverci a una scuola d’arte o non ci interessiamo
personalmente di frequentare corsi di teatro e magari venire a conoscenza di determinate
attività teatrali.
Cosa vogliamo dire? In questi ultimi anni, cominciamo a interessarci in maniera più
approfondita al teatro e alle sue produzioni, non solo commerciali, ma anche cosiddette
no profit, e a tutte le altre forme legate al volontariato.
Precedentemente parlando di come un computer possa aiutare una persona con handicap
fisici a esprimersi o a comunicare più velocemente con gli altri, notiamo però che è
sempre un mezzo e non la persona, che nonostante le sue difficoltà, si esprime
direttamente con gli altri, dunque,la comunicazione è indiretta, mentre se mettiamo
soltanto una persona in carrozzina su un palco o semplicemente facciamo camminare un
ragazzo spastico, questo già di per sè porta un messaggio, una comunicazione molto
significativa a chi guarda o osserva.
Sottolineamo che l’inserimento lavorativo, in un telelavoro o in un settore analogo,
potrebbe risultare un’ arma a doppio taglio per la persona disabile,in quanto può isolarsi
anzi inserirsi nella società, perché non è visibile direttamente, ma la sua presenza esiste
solo al computer o attraverso esso.
Possiamo invece notare che la partecipazione artistica di persona disabile a produzioni
teatrali no profit e non solo,oppure anche solo a spettacoli fatti per beneficenza o
all’interno di C.S.E. comportano una partecipazione attiva della persona in difficoltà.
Quest’ultima è coinvolta all’interno di un gruppo, che può essere formato da disabili o
anche senza alcun problema (fisico o mentale), a partecipare attivamente a uno
spettacolo relazionandosi con gli altri, provando con le proprie capacità fisiche e
artistiche a creare un personaggio o fare di se stesso un personaggio, nel senso
che,spesso al contrario degli attori, le persone disabili non fanno dei veri e propri corsi
di recitazione, ma cercano di esternare il meglio di se stessi con i loro gesti naturali di
sempre ( che agli altri risultano naturalmente sgraziati) e di raccontare se stessi e la loro
vita.
Dunque sono ben visibili agli occhi degli altri, sono presenze attive e molto importanti,
perché raccontano qualcosa che altri non possono raccontare e soprattutto essere
presenza, con la loro vita, all’interno della società stessa,rendendola partecipe in
maniera anche attiva ( sempre attraverso lo scambio di comunicazione: es: applauso,
riso ecc…).
Non manca anche in tale contesto il supporto di chi aiuta queste persone in difficoltà,
l’educatore ad esempio ha un ruolo molto importante in questo caso, diventa lui stesso
conduttore e attore di un qualcosa che non conosce e che non può apprendere da nessun
altra parte, se non accanto a questi ragazzi, e magari stupirsi dei risultati sia che
interpretino se stessi e sia che scoprano nuovi messaggi di comunicazione.
Concludendo, ciò che si vorrebbe far emergere, in questa tesi è non tanto la differenza
fra l’inserimento di una persona con handicap fisico in ambito mediatico o teatrale (
dato che già si può notare con molta evidenza che sono attività di inserimento sociale
molto diverse e con finalità diverse), ma auspicare che la stessa multimedialtà sia
artefice di incontro tra ciò che è nella natura vitale e ciò che non lo è.
Crediamo però che questi due campi sociali, apparentemente appunto molto diversi, in
realtà possano convivere e non solo potersi aiutare, se non addirittura scambiarsi
vicendevolmente esperienze, informazioni, immagini, cultura su la possibilità di
migliorare se non addirittura vedere l’opportunità delle persone che lavorano per sé, ma
anche e soprattutto per gli altri.
Per arrivare però a questo obbiettivo molto importante, bisogna superare ancora
numerosi ostacoli e muri culturali (da abbattere),perché ancora oggi nonostante la
tecnologia sia andata avanti e abbia portato molto progresso, nella maggior parte delle
menti degli individui c’è invece ancora molta ignoranza nel capire che una persona può
nascere o diventare per varie cause, disabile, ma continuare ad avere una vita normale,
cioè avere delle passioni, degli interessi, migliorarsi sia fisicamente che culturalmente
per il proprio piacere e da condividere con gli altri.
No! Tutto questo è ancora molto duro da far capire a chi ritiene che se non si è perfetti,
non si può ambire a tali traguardi.
Ultimamente dobbiamo renderci conto che la presenza fisica, di tali persone all’interno
della società, è davvero difficile da sostenere, non tanto sul palco, anzi il problema si
crea proprio giù dal palco, in platea ( teatri,fiere, studi televisivi ecc…).
Infatti spesso si parla di persone disabili, spesso anche in tv, ma poi se si presentano
soprattutto solo come pubblico, qui inizia il vero problema.
E’ capitato spesso di andare in vari teatri per vedere spettacoli e anche in trasmissioni
televisive importanti e, nonostante ci fossero persone che hanno detto in maniera chiara
e corretta che erano portatrice di un handicap, spesso capitava a loro di avere risposte di
rassicurazioni che non c’erano problemi,poi,in realtà,una volta che si trovavano a teatro
o nello studio, non c’era mai il posto adatto per tali persone o non era idoneo dato che o
non vedevano bene lo spettacolo o addirittura li facevano entrare.
Non ci sono a tutt’oggi nonostante siamo nel 2003, luoghi e spazi idonei alla presenza
di persone teatranti e di pubblico disabile come spettatore.
Ci sono ancora molte difficoltà da superare, prima di capire che non basta inserire una
persona disabile nel telelavoro o dire che può fare teatro e dire che è integrata, se in
realtà non riesce neanche a volte a essere un semplice spettatore di uno spettacolo come
altri. Come i << normali>>.
I PARTE Il disabile nella società contemporanea
1.1 Il soggetto disabile e la sua appartenenza nella società.
La società contemporanea è attualmente basata su una moltitudine di settori di servizi e
informazioni, tanto che la società è definita infosocietà
1
(società dell’informazione) o di
società tecnotronica, che pone l’accento su l’importanza della ‘rivoluzione silenziosa’
prodotta dall’impiego di microprocessori.
Questa trasformazione sociale ha portato profondi cambiamenti nella cultura, nei
valori, negli orientamenti degli esseri umani.
Per comprendere questi mutamenti nella vita di ognuno di noi, faremo qualche accenno
sui concetti di cultura, valori ecc.. che bisogna ben capire per poi poter affrontare il
tema dell’appartenenza sociale del disabile.
1.1.1 Che cos’è la cultura?
Per cultura intendiamo: Tutto ciò che deve la sua creazione all’azione cosciente e
tendenzialmente libera dell’uomo, cioè il patrimonio intellettuale e materiale, relativamente
stabile e condiviso, proprio dei membri di una determinata collettività e costituito da valori,
norme, definizioni, linguaggi, simboli, segni, modelli di comportamento, oggetti materiali
2
Dunque la cultura è lo strumento mediante il quale ci è permesso di esprimere e rendere
comprensibile la nostra conoscenza appresa (cioè dai riflessi, pulsioni innati in ogni
essere vivente per passare a una capacità di apprendimento meno istintiva, per giungere
infine non solo ad avere gli strumenti necessari alla sopravvivenza, ma anche alla
facoltà di imparare a pensare, sentire, credere in un certo modo che verrà ad accumularsi
ad altre sia individualmente sia collettivamente.
L’elemento più condiviso nei membri di una stessa società è la lingua, ma anche questa
non sempre è un elemento di unione perché può suddividersi in idiomi.
Inoltre la cultura è un prodotto in continuo accrescimento, nel senso che lo spessore di
cultura che ha a disposizione, un individuo o una generazione è sempre superiore a ciò
che producono. Poi non smette mai di elaborarsi soprattutto in quest’ultimo secolo, ha
una velocità davvero elevata di elaborazione, data anche dai nuovi mezzi multimediali.
1
VICENZO CESAREO, Sociologia: concetti e tematiche, Milano, Vita e Pensiero, 1998,p18.
2
ividem.
I tentativi fatti per la sua interpretazione sono vari e mettono in evidenza la sua
multidimensionalità del termine stesso, ovvero la molteplicità dei parametri (analitici e
funzionali) che occorrono a precisare i significati e a volte a cambiare punto di vista
secondo il parametro considerato.
Infine la cultura può avere diverse dimensioni: soggettiva, oggettiva, di riduzione della
complessità, cognitiva e prescrittiva.
Quest’ultima è molto importante per il nostro discorso sull’integrazione del disabile
nella società, perché in questo caso la cultura assolve il compito di regolazione dei
rapporti tra membri di una determinata collettività.
Così valori e norme orientano il modo in cui gli individui e la collettività agiscono,
rendendo prevedibile e integrabile il loro comportamento affinché sia possibile
l’instaurarsi di un ordine sociale, qualunque esso sia.
Per ciò queste regole e valori condivisi contribuiscono a rispondere a domande quali:
Che cosa è buono e che cosa è cattivo? Come si definiscono i ruoli? e fra queste
domande metterei senza alcuna ombra di dubbio: Che cosa è normale e cosa non lo è?
Che cosa è diverso e che cosa non lo è?
3
Su queste domande poi ci soffermeremo più avanti.
Concludendo sul concetto di cultura possiamo affermare che tutte le dimensioni
elencate sono intrecciate e nella realtà sociale e trovano legittimità proprio in questa
loro stretta dipendenza.Possiamo così proporre che la cultura è mettere in evidenza sia
l’aspetto singolare, inteso come singolo membro di una data società o gruppo che ha
una propria coscienza e libera costruzione di essa, sia l’aspetto collettivo, nel quale
l’individuo fa parte di un certo gruppo (formato da simili) e dunque agisce in un quadro
di riferimento prestabilito che egli, alla nascita, trova già codificato e che gli fornisce gli
strumenti necessari per esprimere poi la propria singolarità.
La cultura non è altro che il significato, l’orientamento, contenuto ed efficacia
dell’azione umana.
3
Ividem.
1.1.2 Gli elementi culturali
Ora soffermiamoci, su alcuni elementi culturali importanti, come il linguaggio, i simboli
ecc.., perché hanno significati diversi secondo il nostro modo di interpretazione, come
esseri umani, e il nostro modo di usarli simbolicamente nelle nostre conoscenze e nelle
nostre relazioni.
Per parlare di simboli, dobbiamo prima rilevare che gli esseri umani possono elaborare
in maniera autonoma gli stimoli a cui sono sottoposti.
Gli stimoli possono provenire dall’interno dell’organismo (es: Mi viene fame mentre
lavoro e decido di smettere per soddisfare il bisogno oppure rinuncio e continuo a fare
ciò che sto facendo) oppure dall’ambiente esterno dell’organismo e comunque si
arriverà alla medesima conclusione: gli esseri umani possono così giungere in base alla
loro esperienza e alla loro riflessione, diciamo in maniera quasi del tutto autonoma e
scegliendo tra più possibilità, quale sarà la loro reazione allo stimolo in arrivo.
Gli esseri umani elaborano gli stimoli interni ed esterni al loro organismo attraverso
segni e simboli, che nel loro insieme costituiscono il sistema simbolico.
Tramite questo sistema simbolico gli uomini e le donne conoscono e costituiscono la
realtà; segno e simbolo sono, in generale, qualcosa che rappresenta qualcos’altro:
il segno rimanda a qualcosa di concreto e comunque limitato percettivamente e
concettualmente, il simbolo rinvia a entità complesse di significato, non direttamente legate
all’oggetto concreto che rappresentano
4
Finito di definire il concetto di simbolo, passiamo all’elemento fondamentale della
cultura di qualsiasi paese : Il linguaggio è costitutivo della realtà sociale poiché è
codice stabilizzatore di significati condivisi e mezzo stesso di significati, di simboli,
delle rappresentazioni collettive.
Il linguaggio è il mezzo di comunicazione per eccellenza e fonte primaria di
socializzazione.
Quando pensiamo al linguaggio subito pensiamo al linguaggio verbale (orale, parlato)
cioè nel modo più comune e semplice gli esseri umani comunicano trasmettendo
messaggi attraverso l’utilizzo di parole.
4
VINCENZO CESAREO, Sociologia: concetti e tematiche, Milano, Vita e Pensiero, 1998, p27.
Ricordiamo che le parole non sono solo segni vocali, tuttavia ma anche grafici. Le
parole restano il mezzo strumentale più efficace per trasmettere informazioni e la loro
versatilità infinita di espressione per dire un’ enorme varietà di concetti, emozioni, di
riflettere su di essi.
Inoltre ha una velocità di trasmissione notevole e influenza, il modo in cui la realtà può
essere percepita, ricordata, pensata.
Ultimamente, però anche la parola scritta, (soprattutto grazie ai mezzi telematici) ha
acquistato la stessa rilevanza dell’oralità.
Ci sono, poi altri tipi di segni come la motricità facciale (mimica) o quella dell’intero
corpo (pantomimica) o, ancora, servendosi di suoni (espressione fonica). Si può
utilizzare anche come nel caso dei sordomuti, i gesti o simboli e infine ricordiamo i
segni visivi, cioè il cosiddetto linguaggio iconico.
Concludendo il discorso sul Linguaggio possiamo affermare che in questo passaggio
non ci soffermeremo a dare l’importanza necessaria al linguaggio non verbale che poi
sarà ripreso più avanti con maggiore enfasi quando mi soffermerò sul diversità di
concepire il linguaggio, da parte del disabile, rispetto alla società.
Passiamo ai valori di una data collettività che sono:
L’insieme delle opinioni condivise su ciò che è ritenuto buono,giusto, desiderabile, sia
esso da raggiungere o da conservare, opinioni in base alle quali viene espresso un
giudizio sulla correttezza, l’adeguatezza, l’efficacia delle azioni proprie e altrui.
5
Il concetto di valore può essere anche attribuito all’opinione particolare di un individuo,
ma se intendiamo il valore come valore sociale, cioè come comune a una collettività,
allora verrà inteso nel suo essere ampiamente condiviso.
I valori sono criteri simbolici di valutazione dell’azione sociale e siccome tali
influenzano il comportamento, le modalità e le finalità dell’azione sociale stessa (es.
mantenere integro l’ambiente naturale in cui si vive, questa è un idea condivisa dalla
collettività e quest’ultima adotterà i mezzi necessari per raggiungere questo scopo).
Il contenuto dei valori può essere affettivo, cognitivo o morale a seconda che
definiscano stati desiderabili in termini di gratificazione, psichica, condizioni da
5
ibidem ,p.29
rispettare per far apparire valida una credenza, i problemi più importanti della
convivenza e dell’ordine sociale.
L’intensità (o la forza) di un valore misura il grado desiderabilità del valore stesso, il
livello di ‘attaccamento’ che si desume, in genere, dall’intensità delle reazioni che
colpiscono chi non le rispetta.
Da qui dovremo soffermarci sulle norme della società, ma il discorso diventerebbe
troppo lungo così usufruiamo di questo passaggio per addentraci in maniera più
specifica al discorso dell’appartenenza del disabile nella società.
1.1.3 Il soggetto disabile fisico.
Abbiamo detto precedentemente che gli esseri umani hanno una propria cultura
singolare e collettiva e dato che anche il soggetto disabile è una persona a tutti gli effetti
partecipa al proprio processo di culturizzazione.
In questo iter però si denota (ricordiamo che prendiamo in considerazione solo il
soggetto disabile fisico non grave) la sua difficoltà, che può essere volontaria o meno, (a
causa dei limiti fisici) di esprimere e trasmettere la propria conoscenza appresa.
Infatti se pensiamo a un esempio che può sembrare banale, ma che è molto esplicito
nello spiegare che alcuni modelli o nello acquisto di abilità, come prendere da soli una
merendina dal frigorifero, non potranno mai essere apprese dal bambino disabile fisico
che si trascinerà per tutta la vita, non riusciremo mai a capire la grossa difficoltà di
integrare la propria cultura con quella della collettività.
Un'altra grande differenza che abbiamo ribadito come elemento fondamentale è Il
linguaggio
6
.
E’ vero che nella maggior parte dei casi si il linguaggio usa l’ orale, ma spesso nel
ambito dell’ handicap abbiamo un uso molto particolare di segni, simboli, gesti, per non
parlare poi del linguaggio iconico, proprio per aiutare sia l’apprendimento della
conoscenza da parte di chi ha dei problemi e sia la possibilità di migliorare la propria
comunicazione con gli altri.
6
ibidem, p. 28
Negli ultimi tempi soprattutto attraverso i mezzi telematici si è avuto un grosso
miglioramento, ma verrà ampliato meglio il discorso sul linguaggio e sui gesti quando
affronteremo l’argomento teatro.
Questo modo però già differente di esprimersi e di concepire le cose, comporta una
diversa concezione dei valori, sia a livello singolare, sia a livello sociale.
Infatti la nostra società in generale è basata su una scala gerarchica dove i valori primari
sono costituiti principalmente dal mito del successo e spesso la macchina viene posta
prima dell’uomo, quando invece sappiamo benissimo che l’uomo è sensibile soltanto
alla presenza di un altro uomo
7
Dunque, capire le sottili differenze culturali di alcuni uomini e donne della collettività di
cui fanno parte, vuol dire anche non incappare in quel bruttissimo e sgradevole errore di
definire una persona “diversa”. Perche’?
Perché, nessun uomo è diverso, sotto il profilo della condizione umana.Affermare che
qualcuno sia diverso è un grave errore antropologico che sostiene il pericolo di indebite
giustificazione: tutti abbiamo le stesse istanze, gli stessi limiti ontologici, stessa
organizzazione psichica di fondo.
Dire che qualcuno sia diverso è un gravissimo errore antropologico che sostiene il
pericolo di indebite giustificazioni.
Ciò che determina la diversità è, soltanto l’esigenza della maggioranza delle persone di
sentirsi protette ed indisturbate
8
, questo è un fattore comprensibile ma che non deve
essere fonte di mistificazione pseudoscientifica.
Altrettanto non vero è dire che siamo tutti uguali.
Il punto è che è vero che in quanto uomini, tutti abbiamo gli stessi diritti.
Perciò essere persona è tenere ben in mente questo assunto e rispettarlo nel nostro
vivere quotidiano.
Ricordiamo però che non è facile far capire a tutti questi concetti, dato che la cultura
(come già spiegato) ha varie dimensioni e soffermandoci sulla dimensione prescrittiva,
nella quale la cultura assolve il compito di regolazione dei rapporti tra i membri di una
determinata collettività.
7
GIORGIO MORETTI, Educare il bambino disabile, Brescia, Editrice La Scuola, 1992, p.65
.
8
ibidem, p.34
1.1.4 Appartenenza del soggetto disabile nella società.
Possiamo dedurre che proprio da questa dimensione culturale viene a stabilirsi un
ordine sociale condiviso dagli individui e dalla collettività, fatto da valori e norme,
stabilite da essi capaci di trovare soluzioni ad alcune risposte ad alcune domande
importanti: Es: Cosa è ‘buono’? e che cosa ‘cattivo’?
Questa dimensione dunque risponde anche a cosa è diverso? E che cosa non lo è? ,
perciò dato che gli uomini e le donne di questa società stabiliscono singolarmente e
collettivamente regole e valori per dare una risposta, possiamo benissimo dedurre che le
persone con difficoltà fisiche verranno sempre giudicate secondo l’ordine sociale
stabilito se poter considerarsi uguali agli altri oppure no e, sempre secondo questo
insieme di norme e di regole, apparteremo come disabili a una determinata categoria di
persone, se non addirittura di una cultura all’interno della società.
Le norme di una certa collettività, sono gli strumenti necessari per attuare i valori cui in
varia misura la collettività aderisce ed essenziali per regolare i comportamenti, le azioni,
le relazioni dei suoi membri.
Tutto ciò che è conforme alla legge è normale e tutto ciò che non lo è deviante.
Il fatto ora qual’è? Che si possono formare subculture.
Per subculture intendiamo un aggregato tendenzialmente omogeneo di conoscenze, valori,
credenze, stili di vita e modelli normativi capaci di contraddistinguere un gruppo sociale
9
.
In un certo senso possiamo proprio dire che parte da qui l’appartenenza sociale di una
persona disabile.
In quanto essa fuoriesce dai canoni standard stabiliti per sentirsi persona a tutti gli
effetti e così verrà catagorizzato in una determinata categoria (sia che nasca, sia che lo
diventi), arrivando nonostante il suo volere a far parte di un gruppo di persone con le
proprie conoscenze, con i propri valori, con le proprie credenze, il proprio stile di vita e
modelli, formando una subcultura diversa da quella dominante della società.
Per esempio, possiamo dire che la persona disabile è parte della società, come altri, nel
momento in cui frequenta la scuola (senza l’insegnante di sostegno) o va a e lavoro
tranquillamente in maniera autonoma ( cioè ha la patente) ma nel momento in cui deve
praticare qualche sport o cercare dei divertimenti idonei alle sue esigenze, deve per
9
VINCENZO CESAREO, Sociologia: concetti e tematiche, Milano, Vita e Pensiero, 1998,p 34.
forza (tranne in casi rarissimi) ritrovarsi in un gruppo di persone che facciano parte della
sua subcultura e riescano
a soddisfare i suoi desideri di divertimento o di fare sport, nonostante vi siano i limiti
imposti da suo stato fisico.
L’appartenenza alla società di un individuo con disabilità fisica dunque è ancora un
concetto da conquistare in quanto non riesce benché a dimostrare a chi ha deciso un
certo ordine sociale, dato da valori e regole prestabilite, che spesso proprio questo tipo
di collettività non rappresenta la giusta omogeneità che deve esserci per, far in modo
che anche le persone disabili non si sentano racchiuse in una subcultura o in una
categoria sociale a loro non idonea.
1.1.5 Nuovi ruoli per mezzo della tecnologia moderna.
Passi avanti si sono fatti in questi ultimi periodi grazie anche alla rivoluzione
tecnologica che c’è stata. Infatti ha migliorato molto la comunicazione fra gli individui e
ha anche ridato un nuovo ordine sociale cambiando, forse, un poco proprio il concetto
di integrazione di disabile.
Come?
Migliorando la figura della persona disabile non più limitata per via del suo handicap,
ma esperta ai nuovi mezzi multimediali, i quali, possono favorire a eliminare le barriere
sia fisiche e forse anche psichiche di chi la voleva considerare fino a qualche tempo fa
diversa.
Riuscendo in questo periodo a eguagliare, se non quasi a eliminare il distacco di ciò che
è normale da ciò che è diverso, riuscendo a creare nuovi valori e nuove regole, per
costituire così un nuovo ordine sociale, dove anche le persone disabili non fanno più
parte di una sub-cultura, ma rientrare a essere parte della cultura dominante della
società
10
.
Ha portato a un nuovo tipo di linguaggio, molto ipertestuale e non più soltanto orale.
Non dimentichiamo poi, Internet che è un nuovo mondo ancora in continua evoluzione.
Il cambiamento molto importante forse arriva proprio da qui. Ognuno infatti può
attraverso la connessione entrare e sentirsi uguale e parte degli altri.
10
Ividem.