LIBERA UNIVERSITÀ DI LINGUE E COMUNICAZIONE IULM
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELLO SPETTACOLO – CORSO DI LAUREA IN RELAZIONI PUBBLICHE
“Integrazione della comunicazione nel computer di lavoro”
RELATORE: PROFESSORE STEFANO DRAGHI – CANDIDATO: SVEN WUTTGE – NUMERO DI MATRICOLA: 112970 – ANNO ACCADEMICO: 1999/2000
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INTRODUZIONE
Lo scopo di questa tesi è di illustrare il fenomeno innovativo e ricco di sfaccettature
dell’integrazione della comunicazione nel computer di lavoro, spiegando cos’è, quali sono i vantaggi
e gli svantaggi e - cosa ancora più importante - quali sono i motivi per cui le organizzazioni
dovrebbero implementare le nuove possibilità tecniche, anche se ciò comporta dei costi. Un
particolare rilievo però è stato dato alla comunicazione via e-mail, essendo da un lato la forma di
comunicazione più usata in Internet, più ampliabile e che permette dall’altro lato di comunicare col
computer indipendentemente dall’arco spazio-temporale.
La tesi è strutturata in cinque capitoli in cui viene esposto una panoramica complessiva della
comunicazione telematica. Il primo capitolo spiega cosa s’intende sotto l’integrazione della
comunicazione nel computer di lavoro, come è strutturata la comunicazione oggi nelle
organizzazioni e le ragioni per le quali bisogna integrare la comunicazione nel posto di lavoro. Il
secondo capitolo dà una spiegazione teorica sulle opportunità e le minacce dell’integrazione della
comunicazione via e-mail nel posto di lavoro, mettendo in evidenza gli aspetti comunicativi,
organizzativi e sociali della comunicazione telematica. Il terzo capitolo da una panoramica sui
fondamenti tecnici della comunicazione via posta elettronica e il quarto capitolo tratta
l’implementazione dell’e-mail in un contesto aziendale e le varie fasi per la sua realizzazione come la
scelta del prodotto, la realizzazione efficiente dell’implementazione secondo le necessità aziendali, la
valutazione dei prodotti, la sicurezza e le possibilità d’ampliamento del sistema. L’ultimo capitolo, la
conclusione, riassume i risultati dei capitoli precedenti e dà una visione sui vantaggi principali in
confronto con gli svantaggi della comunicazione telematica.
Questa tesi si limita nei capitoli due, tre e quattro principalmente alla comunicazione via e-mail
perché , come viene spiegato nel capitolo 1, il sistema e-mail sarà la base dell’integrazione totale
della comunicazione mediante il computer.
Comunicazione telematica e l’attività svolta nel posto di lavoro possono essere elaborati sotto criteri
di telecooperazione.
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Capitolo 1
PROSPETTIVE DI INTEGRAZIONE DELLE COMUNICAZIONI NEL COMPUTER DI
LAVORO
In questo capitolo si spiega cosa si intende per comunicazione d’impresa e quali possibilità ci sono
per integrarla nel computer di lavoro. Per questo è importante sapere a che punto si trova la
comunicazione negli uffici e perché bisogna modificare qualcosa.
1.1 Cenni storici: dalla comunicazione analogica a quella digitale
Da sempre l’uomo ha sentito il bisogno di comunicare con i suoi simili, ed è per questo che con
l’andare del tempo si sono sviluppate diverse e sempre più raffinate forme di comunicazione.
L’uomo primitivo ha cominciato ad esprimersi con gesti e urli primitivi, che, per chi gli stava
accanto, sono diventati segni. Questa semplice genesi si è ripetuta nel corso di tutta la storia
dell’umanità. Tipici dell’uomo e complementari del linguaggio orale, i segni gestuali precisano la
parola, la enfatizzano e spesso la costituiscono. Il problema di trasmettere l’esperienza della realtà
ha spinto l’uomo a rappresentarla, inventando forme di comunicazione via via più complesse. Nel
corso del tempo quei segni si sono moltiplicati, all’infinito: dalle più elementari espressioni del
corpo ai segnali a distanza, dai segni grafici all’universo dei simboli. L’uomo ha costruito il suo
mondo creando, oltre la scrittura e la parola, un universo di relazioni, divenuto il fondamento stesso
della comunicazione umana. Quindi le forme di comunicazioni utilizzate dall’uomo sono state: il
linguaggio gestuale e orale, la scrittura, la stampa e alla fine la comunicazione elettronica che cerca
d’integrare tutti quanti.
Descrivendo in questa tesi la comunicazione elettronica è importante sottolineare, che la
comunicazione elettronica è una forma di comunicazione mediata. Questo agli utenti d’oggi non è
più così ovvio come lo era nel diciannovesimo secolo, quando si andava dal telegrafista che
trasmetteva poi il messaggio con la sua tastiera Morse. Dopo l’invio di un messaggio bisognava
aspettare alcune ore prima di aver ricevuto la conferma, dal ricevente. Il superamento delle distanze
nella comunicazione mediante l’impiego di mezzi ottici, acustici e magnetici, ha creato il termine
<<telecomunicazione>>. La tecnica della telecomunicazione sta alla base della comunicazione via
rete con il computer di lavoro e per arrivare allo scopo di una comunicazione multimediale, che
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assomiglia di più a quella umana, bisogna sapere che possibilità di trasmissione ci sono. Perciò
segue una panoramica, di come si è sviluppato questa tecnica nel passato fino ad ora esponendo
anche il bandwith-race nel settore, fondamento per la multimedialità nella telecomunicazione via
computer.
In senso proprio il termine telecomunicazione è stato introdotto nel 1932 per indicare l’insieme
delle comunicazioni via telegrafo, telefono, radio e oggi esso è esteso alla televisione, alla
trasmissione dati e a qualsiasi forma di servizio a distanza svolto mediante onde elettromagnetiche.
Tra queste tecnologie un particolare interesse rivestono le reti telematiche che offrono diverse
possibilità al riguardo dell’utilizzo del computer come strumento per la comunicazione a distanza.
La parola distanza è comunque inteso in questo contesto come un termine relativo. Lo scambio
d’informazioni da un computer di lavoro ad un altro, p.e. sulla scrivania accanto, avviene altrettanto
nell’ambito della telecomunicazione come la videoconferenza via Internet tra Milano e New York.
1.1.1 Telecomunicazione ottica
I Cinesi e i Romani furono i primi a realizzare reti di comunicazioni stabili; le trasmissioni
avvenivano secondo un codice ridotto ma efficiente. Nel 1790 il francese C.Chappe ideò il sistema
della telegrafia mediante una costruzione in ferro ad ali, il cosiddetto "semaforo telegrafico". Nel
1794 venne realizzata la prima rete con sistema Chappe fra Parigi e Lila e già nel 1844 esistevano in
Europa oltre 20.000 km di reti telegrafiche. Oggi la <<telecomunicazione ottica>> viene intesa
come sistemi che trasmettono segnali ottici attraverso i fili di fibra di vetro. Sono i sistemi di
trasmissione dati che arrivano ad una banda di alcuni terrabit al secondo attraverso una tecnica che
si chiama optical muliphase duplexing e sono perciò il modo di trasmissione dati più veloce di tutti i
canali di trasmissione. In Europa le grandi imprese nel settore della telecomunicazione,
s’impegnano ad offrire al cliente una banda sempre più larga per permettergli la comunicazione
multimediale. Per realizzarlo sostituiscono man a mano i vecchi cavi di rame con cavi di fibra di
vetro. Gli ultimi progetti in questo campo sono il cablaggio lungo le autostrade e i collegamenti nei
centri urbani di grandi imprese. Quest’ultimo si denomina MAN è sta per <<Metropolitan Area
Network>>, una rete che collega le reti locali delle imprese con altri reti collocati nella stessa città.
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1.1.2 La telecomunicazione via cavo
Nel diciannovesimo secolo si svilupparono ricerche per la trasmissione di segnali lungo un filo
utilizzando la corrente elettrica (telegrafia elettrica). Nel 1866 Wheatstone adottò un sistema di
trasmissione automatica basato sull’impiego di un nastro perforato in codice. Il sistema che alla
lunga si affermò fu, però, quello ideato dallo statunitense Morse nel 1837 e da questo perfezionato
nel 1840 con l’introduzione del codice a punti e linee che porta il suo nome. Nel 1860 Bonelli
realizzò il "tipo telegrafo" che rilevava la forma dei caratteri e la trasformava in segnali elettrici.
L’ultimo passo verso la moderna telegrafia fu compiuto, nel 1874, dal francese J. E. Baudot il quale
introdusse un codice a 5 elementi le cui combinazioni consentivano la trasmissione e ricezione a
grande distanza di più messaggi trasmessi contemporaneamente lungo la medesima linea. Nel 1871
A. Meucci realizzò un apparecchio costituito da due vibratori a membrana. Lo sfortunato Meucci
non trovò finanziatori che gli consentirono di fabbricare il suo apparecchio, al contrario di A.G.Bell
che nel 1876 brevettò un apparecchio simile divenuto noto con il nome di <<telefono>>: il
telefono si diffuse rapidamente nelle grandi città d’America e d’Europa; in Italia nel 1889 venne
realizzata a Milano la prima centrale manuale. Un notevole passo avanti si ebbe con S. Senlecq che,
nel 1879, introdusse nel sistema d’analisi delle immagini da trasmettere via telegrafo la "scansione"
attuata mediante fotocellule collegate in successione. Nel 1925 lo scozzese John Baird riuscì a
perfezionare il sistema di Senlecq e a realizzare la prima trasmissione di un’immagine via cavo
telefonico. Come campione usò un’immagine del presidente americano Coolidge. Nel 1956 venne
posto il primo cavo telefonico tra Europa e America. Il primo apparecchio in commercio per la
trasmissione di documenti via linee telefoniche fu proposto dalla Xerox nel ’66. La fotocopiatrice a
distanza o più semplicemente fax, è un modem combinato con uno scanner e una stampante e ha
avuto un successo più grande soltanto nei giorni nostri grazie alla riduzione dei prezzi. Nel 1979 la
stessa società introdusse l’Ethernet, che è oggi lo standard tecnico più diffuso nel campo delle reti
locali. Ma l’evoluzione della trasmissione via cavo non si ferma qui. I computer usavano all’inizio i
modem analogici per trasmettere dati. Questa tecnica risale al ’52, quando negli Stati Uniti fu avviata
la prima rete di computer chiamata <<Semi-Automatic Ground Environment>> (SAGE) per la
difesa aeronautica. La banda di trasmissione si muoveva tra i 200 bit/s e 9600 bit/s. Ancora oggi la
maggioranza dei fax in commercio usa una banda di 9600 bit/s. Le evoluzioni più recenti per la
trasmissione analogica sono arrivati ad una banda di trasmissione reale fino a 33kbit/s
(bps=3000log
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(1+10
35/10
) con V.90/k56flex/X2) Alla fine degli anni ottanta la SIP cominciò ad
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introdurre la tecnica ISDN (Integrated Service Digital Network) che permise di trasmettere i dati in
modo digitale con una velocità fino a 128 kbit/s con l’accoppiamento di due canali (la banda
effettiva è di 192 kbit/s = 2 canali trasmessivi a 64kbit/s, uno per i segnali di controllo a 16 kbit/s e
48 kbit/s per la modulazione). Negli ultimi tre anni la tecnologia dell’ADSL (Asyncronous Digital
Subscriber Line) sta per sostituire anche questa tecnica. ADSL è un modo di trasmissione digitale
che permette di trasmettere dati sulle linee telefoniche con una velocità fino a 8 mbit/s (ricezione) e
0,8 mbit/s (invio) (adesso soltanto 640 kbit/s e 128kbit/s). Un’altra tecnica emergente è la tecnica
di trasmissione dati via cavi coassiali della televisione via cavo. La banda massima è qui di 32
megabit/s in downstream/per ricevere e di 10 megabit/s in upstream/per inviare. L’ultima
tecnologia principalmente usata per i backbones è ATM (Asyncronous Transmission Mode) che
permette di trasmettere su cavi di rame (cavi di categoria 6 e 7) con una velocità fino a 622 Mbit/s.
1.1.3 La telecomunicazione mediante onde elettromagnetiche
Il superamento dei limiti della telecomunicazione via cavo divenne possibile in seguito alle
innovazioni tecniche e ai progressi scientifici, nella seconda metà del diciannovesimo secolo. La
base per la trasmissione via etere fu creata nel 1888 da Heinrich Herz. Lui trovò quello che nessuno
sentiva o vedeva, ma che dava a tutti la possibilità poco tempo dopo di sentire e vedere a distanza:
le onde elettromagnetiche. Nel 1896, Guglielmo Marconi riuscì a mettere a punto un sistema
trasmittente-ricevente telegrafico funzionante a onde hertziane: il radiotelegrafo. Gli apparecchi, che
utilizzavano onde lunghe, non avevano bisogno di fili di collegamento e le trasmissioni potevano
superare qualsiasi tipo di ostacolo, rilievi e mari inclusi. Nel 1900 venne stabilito il primo ponte
radiotelegrafico tra Corsica e Francia. Nel 1901 seguì la prima comunicazione transatlantica;
Marconi inviò attraverso un’antenna di 60 metri d’altezza un segnale da Cornwall/Inghilterra ad un
ricevente a 3500 chilometri di distanza in Terra Nuova/Canada. Dagli anni cinquanta i progressi in
tutti i campi delle telecomunicazioni furono continui; nel ‘62 si effettuarono le prime trasmissioni
televisivi transatlantiche via satellite “Telstar”. Negli anni ottanta le telecomunicazioni via etere
divennero il campo di massima applicazione per la telefonia mobile. In Italia si trovarono i primi
TACs. I tipi di cellulari oggi presenti sui mercati sono i TACs, i cellulari GSM, i cellulari
Dualband/Tri-band e WAP (Wireless Application Protocol), dove WAP indica il funzionamento
Internet sul display del cellulare. Quest’evoluzione è ancora in processo. Il nuovo standard GPRS
(General Packet Radio Service) permetterà un trasferimento dati dai cellulari che si avvicina a quello
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ISDN. Invece la nuova generazione dei cellulari UMTS (Universal Mobile Telephone System) ha
una capacità di trasmettere fino a due Megabit al secondo e sarà così molto più veloce dei
collegamenti via cavo telefonico di oggi. Non soltanto per i cellulari è interessante la possibilità di
trasmissione dati via etere. La possibilità di avere un accesso via satellite ad Internet offre una banda
altrettanto veloce come quella di UMTS, avvalendosi di piccole antenne paraboliche, chiamate
VSAT (Very Small Aperture Terminals) in grado di inviare e ricevere i segnali. Nelle reti locali la
trasmissione via etere sta per consolidarsi in ambienti, in cui il cablaggio è difficile, e arriva ad una
velocità di 2 mbit/s.
1.1.4 Gli sviluppi moderni: l’era della telematica
Negli ultimi anni, si parla sempre di più della telematica. Per telematica s’intende la gestione delle
informazioni attraverso mezzi di comunicazione elettronica. La parola telematica è composta da
<<teles>>(lontano) e informatica ed unisce le tecniche della telecomunicazione e dell’elaborazione
dati. L’idea di base della telematica deriva dal sistema pneumatico per la trasmissione fisica di
materiale cartaceo. Nel 1853 Latimer Clarc costruì il primo impianto di un trasportatore
pneumatico nell’ufficio telegrafico a Londra. Fu il precursore delle reti di computer ed è ancora oggi
molto diffuso nei posti, laddove bisogna trasportare la carta su lunghe distanze (case editrici) o soldi
dalle casse nella cassaforte. Inizialmente, la telematica si sviluppò nell’ambiente militare e qualcuno
(D.M. Adams, 1985) fa risalire le prime esperienze d’integrazione delle due tecnologie alla fine degli
anni 30, all’epoca in pratica dell’utilizzo da parte dei tedeschi d’Enigma, una macchina costruita per
tradurre automaticamente, in codice segreto, i messaggi destinati ad essere trasmessi via radio. Nello
stesso periodo, un gruppo di scienziati inglesi, guidati da Alan Touring, intercettava i messaggi radio
cercando di decifrarli utilizzando un computer digitale, Colossus. Era anche l’epoca alla quale risale
il fondamento teorico per la trasmissione dei dati. Nel ’48 Shannon presentò la "Teoria matematica
della comunicazione" nel Bell System Technical Journal e Weaver pubblicò, nello stesso anno, il
suo libro “Cibernetica” che ebbe un grande influsso sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale. In
questo periodo, purtroppo, ricade anche la scoperta del primo “Bug”, la parola per descrivere un
malfunzionamento dell’hard- o software. Alle ore 15.45 del 9 settembre 1945, la matematica Grace
M. Hopper tirò fuori il primo "bug" (trad. scarafaggio) dall'Harvard Mark II. Il povero animale si
era perso tra i relais meccanici del computer e bloccava tutto.
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A parte questi curiosi riferimenti storici, in cui forse è ancora prematuro parlare di telematica, la
creazione della tecnologia che ha permesso a due elaboratori di comunicare attraverso la linea
telefonica, in realtà risale agli anni ‘50 e comunque, le reti di computer, così come oggi le
intendiamo, videro il loro reale sviluppo a partire dal decennio successivo. Al 1964 risale infatti il
primo progetto statunitense per la realizzazione di una rete di computer geograficamente distanti
utilizzando la tecnologia denominata <<Packet Switching>>, in italiano <<commutazione a
pacchetto>>. Al contrario della tecnologia in uso all’epoca chiamata <<Circuit Switching>>, non
bisognava più avvalersi soltanto di linee dedicate. Fu Bob Taylor, un collaboratore dell’ARPA
(Advanced Research Project Agency), che ideò nel ’66 la rete. Lui voleva usare uno invece di tre
terminali per comunicare con le tre università nei quali l’ARPA finanziava la ricerca per applicazioni
militari. Ma la vera base per questo progetto lo creò l’articolo “The Computer as a Communication
Device” (J.C.R. Licklieder, 1968) in cui venne descritta per la prima volta una visione della società
reticolare. Il 2 settembre ‘69 venne collegato il primo di quattro Interface Message Processors
(IMP che costituirono la base della prima rete WAN (Wide Area Network), ARPANET. Un IMP
non era nient’altro che un calcolatore speciale di dimensioni enormi, responsabile per il controllo
della procedura d’invio e di ricezione dei messaggi spediti lungo la rete e in grado di ripetere la
rispettiva procedura, se qualcosa andava torto (oggi paragonabile ad un Router). I primi luoghi
interconnessi tra loro erano le quattro università (l’University of California Santa Barbara (UCLA) e
l’University of California Los Angeles (UCLA); lo Stanford Reseach Institute (SRI) e l’University of
Utah). Tanti dicono che questo fu l’ora di nascita dell’Internet ma è altrettanto vero che il primo
uso ai fini della comunicazione avvenne soltanto il 10 ottobre ’69 quando L.Kleinrock tentò, da Los
Angeles, il primo “Login” allo SRI. L’esistenza dell’Arpanet fu presentata al pubblico nel 1971 e
collegava in quel momento 15 Hosts, nei centri di ricerca e università, su tutto il territorio degli Stati
Uniti. Via via che alla rete si aggiungevano nuovi computer, il bisogno di utilizzare un protocollo
(regola) standardizzato per la trasmissione dei dati tra i differenti computer con sistemi operativi
diversi fra di loro divenne un problema fondamentale. Il rischio, che i computer non si capissero
più fra di loro, venne risolto nel ‘83 con l’introduzione dello standard TCP/IP (Transfer Control
Protocol/Internet Protocol) che sostituì il protocollo NCP (Network Control Protocol).
Quest’ultimo fu progettato per la comunicazione fra mainframe e mini-computer, ma non era in
grado di gestire collegamenti instabili come quelli via etere (radio, satelliti). Nel ’89, Tim Berners-
Lee, un fisico del laboratorio europeo per la fisica delle particelle <<Conseil Européen pour la
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Recherche Nucléaire>> (CERN) propose il concetto di un’interfaccia grafica per Internet,
denominata World Wide Web (anche denominato da critici negli anni ’90: World Wide Wait per la lentezza).
Il momento della nascita d’Internet fu l’epoca in cui, per accedere ad un elaboratore, ci si doveva
recare presso un centro di calcolo, con evidenti disagi da parte degli utenti, residenti in località
distanti; di qui l’idea di usare la comunicazione telematica non solo per il collegamento a distanza tra
elaboratori, ma anche per consentire agli utenti remoti di accedere ai servizi di un centro di calcolo
(per consultare banche dati, eseguire programmi, prelevare la posta elettronica ecc.) utilizzando un
semplice terminale con un modem integrato connesso alla linea telefonica.
Da quest’iniziale esigenza d’accesso remoto a risorse di calcolo, l’utilizzo delle reti di computer è
andato sempre più spostandosi nella direzione della comunicazione umana; oggi cioè le reti sono in
larga misura usate come veicolo informativo e di accesso alle conoscenze, attraverso la
comunicazione interpersonale, sia libera che organizzata in conferenze e attraverso l’impiego
qualificato delle tecnologie d’informazione e di comunicazione. La grande diffusione del computer -
nelle aziende prima e nelle abitazioni poi – creò anche la base per la diffusione della telematica su
grande scala. Oggi sono collegati ad Internet più di 72.398.092 Hosts (www.isc.org), e quasi tutte le
medie e grandi aziende dell’occidente hanno una rete di comunicazione interna (LAN) e sfruttano
le possibilità della telematica per comunicazioni esterne via WAN, Extranet e Internet.
Letteratura d’approfondimento:
Adams, D.M. (1985): Computers and Teacher Training: A Practical Guide, The Harworth Press,
New York, 1985.
Aparo, A. (1995): il libro delle reti – Tutto su Internet, Adnkronos, Roma 1995, p.17-24,51-54
Bickerich, W.(1999): nella rete dei media, Spiegel special, 3/99, Amburgo, 1999, p.14-19.
Bettini,G./Colombo, F.(1993): le nuove tecnologie della comunicazione, Bompiani, Milano, 1993.
Borchers, D./Benning, M./Kuri, J.(1999): 30 anni d’Internet?, c’t-heise-Verlag, 1999/21, p.128-133.
Gli IMPs prodotti dalla BNN (http://www.bbn.com/about/timeline/index.htm)
Flichy, P.(1994): storia della comunicazione moderna, Baskerville, Francoforte, New York 1994,
p.23.
Klander, L.(1997): Hacker Proof – Sicurezza in rete, McGraw-Hill, Milano 1998, p.14-19.
Licklider, J.C.R.(1968): The Computer as a Communication Device, Science and Tecnology, April
1968 (ftp://ftp.digital.com/pub/DEC/SRC/research-reports/SRC-061.pdf).
Shannon, C.E.(1948): teoria matematica della comunicazione, Bell System Technical Journal, 27,
1948, p. 379-423 e 623-656
Zivadinovic, D./Kossel, A.(1998): Turbo-Internet, c’t-heise-Verlag, 1998/16, p.68-91.
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1.2 Le barriere sociali ed economiche dell’implementazione
Dopo la descrizione dello sviluppo storico sia della telecomunicazione sia della telematica e
l’accenno di alcuni spunti sui futuri sviluppi, sarà brevemente spiegato come si configura la
situazione attuale della piccola impresa in Italia.
In seguito sarà anche spiegato perché, nonostante la crescente disponibilità di nuove tecnologie per
l’integrazione della comunicazione nel computer di lavoro, esiste un profondo divario tra diffusione
e impiego (A.Pontiggia,1991:94)
1.2.1 Gli ostacoli alle innovazioni tecnologiche
L’implementazione della comunicazione via rete con il PC di lavoro (computer mediated
communication) è senz’altro uno dei campi più innovativi nell’automazione d’ufficio. Le
organizzazioni sociali ed economiche però assorbono queste innovazioni solo lentamente. Nel
triennio 90-92, solo il 33% e in quello successivo 93-95, il 31% delle imprese italiane introducono
innovazioni. Nel triennio seguente, la panoramica sta per cambiare: il 49,7% delle imprese
industriali italiane indicano di aver introdotto nuovi processi o tecniche. Le ragioni per questo lento
sviluppo li descrive l'Istat nelle sue Note Rapide (26.03.98) così: le imprese hanno indicato come ostacoli
prevalenti all’introduzione di innovazione quelli di tipo economico e finanziario: l’alto livello dei costi di investimento
(38,6% delle imprese), la mancanza di adeguate fonti di finanziamento (32,1%) e la lunghezza dei prevedibili tempi
di recupero dell’investimento (28%). Tra gli ostacoli indicati vanno anche segnalati la mancanza di ricettività della
clientela (26,3%), le resistenze al cambiamento all’interno dell’azienda (25,6%), la mancanza d’informazioni sulla
tecnologia (24,6%) e la difficoltà nel controllare i costi dell’innovazione (23,4%). Infine, si può osservare che le
imprese non considerano come potenziali ostacoli all’innovazione il rischio d’imitazione da parte dei concorrenti, la
mancanza d’opportunità offerte dalla tecnologia e l’eccessivo livello di rischio degli investimenti.
1.2.2 I problemi strutturali del mercato delle tecnologie informatiche
Nel passato la piccola impresa si fidava d’acquistare i computer e relativi software soltanto dal
piccolo concessionario di una grande catena italiana. La rete di distribuzione più grande era ed è
ancora quella dell’Olivetti. Per i servizi telematici il problema era lo stesso. Il monopolio di stato
era nelle mani della Sip che offriva servizi paragonabili a quelli di un ente di Stato. Il
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comportamento degli impiegati dei concessionari delle due aziende era poco diverso dal
comportamento dell’amministrazione pubblica. <<C’è quello che c’è e se desidera comprare
qualcosa di specifico, bisogna aspettare almeno un mese o un anno o forse anche due>>. Questa
situazione è sicuramente attribuibile, in parte, alla storia e alla politica d’Italia ma è altrettanto vero,
che i clienti stessi, che non s’intendevano di computer e di servizi telematici, erano allo stesso modo
responsabili. Ciò comportava, che l’informatizzazione della piccola impresa dipendeva dalla voglia
dell’addetto di interessarsi al problema del cliente. Oggi la situazione è cambiata, e come! Con
l’entrata di multinazionali americane e tedesche nel mercato italiano, l’offerta si è triplicata. Non si
può dire che il servizio sia migliorato tanto, ma i prezzi per componenti software e hardware sono
sicuramente scesi drasticamente. Nello stesso momento i computer sono sempre più potenti e
preconfigurati con tanto software OEM. La persona responsabile per l’acquisto nella piccola
impresa purtroppo si trova in una situazione d’imbarazzo. Quello che prima non c’era, oggi viene
offerto con mille variazioni, con mille opzioni e di solito spiegato in un gergo tecnico che è
comprensibile soltanto agli appassionati di computer.
1.2.3 Le barriere all’informatizzazione dei processi comunicativi
Il grado di integrazione della comunicazione interna ed esterna dipende fortemente dal tipo di
organizzazione (Reichwald, 1998:224, Schein,1994:138), dalla propensione del management
all’innovazione, dall’esistenza di un audit dei bisogni, dalla pianificazione delle attività di
comunicazione e dal monitoraggio delle attività stesse e dei risultati. (E.Invernizzi, 1996:327-328;
F.M.Sciuccati, 1997). Ma le più grandi minacce per l’implementazione della comunicazione nel
computer di lavoro derivano dai campi sociali e comunicativi. Le problematiche sociali si articolano
nelle abitudini e modi di lavorare dei singoli collaboratori nelle organizzazioni. Ciascun’introduzione
d’innovazione nel campo delle IT provoca una minaccia al modo tradizionale di lavorare del
collaboratore e un cambiamento sia nella struttura e cultura organizzativa, sia nei processi
manageriali, sia nei ruoli lavorativi (E.Invernizzi, F.Butera, 1993:603). Se quest’introduzione non si
svolge in fasi, in cui si cerca lentamente di far confluire i processi tecnicamente possibili con quelli
abitudinari dei collaboratori (T.H. Davenport, 1993), se questi fasi non sono accompagnate da una
rispettiva formazione, se le ragioni per questo cambiamento non vengono rese plausibili a ciascun
collaboratore attraverso una comunicazione trasparente e coerente, si possono facilmente formare
delle resistenze al cambiamento. Queste si manifestano nelle difficoltà d’adattamento,
LIBERA UNIVERSITÀ DI LINGUE E COMUNICAZIONE IULM
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELLO SPETTACOLO – CORSO DI LAUREA IN RELAZIONI PUBBLICHE
“Integrazione della comunicazione nel computer di lavoro”
RELATORE: PROFESSORE STEFANO DRAGHI – CANDIDATO: SVEN WUTTGE – NUMERO DI MATRICOLA: 112970 – ANNO ACCADEMICO: 1999/2000
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d’apprendimento, nella mancanza di curiosità e motivazione e nella difficoltà d’auto-organizzazione
(E.Invernizzi /A.Mazzei, 1995/96). L’introduzione delle tecnologie d’informazione e di
comunicazione permette ad un collaboratore di gestire sempre più informazioni nello stesso tempo.
Questo significa che i compiti di preparazione, di trasformazione e di controllo vengono sempre di
più integrati e affidati ai collaboratori (il fenomeno del Job Enrichment dovuto all’integrazione). La
mancanza di controllo da una istanza superiore spesso nasconde la difficoltà a tenere ordine nel
modo di lavorare dei singoli (vecchio/nuovo: non cambia ma nasconde meglio e attribuisce la colpa
all’amministratore dei sistemi IT). Un'altra minaccia deriva dall’isolamento. È vero che
l’integrazione evita gli spostamenti dal posto di lavoro, ma ciò porta ad un isolamento
dell’impiegato (N.H.Nie/L.Erbring, 2000). Le problematiche comunicazionali sono esposte più in
dettaglio nel capitolo 2, ma anticipando, si può affermare che il presupposto per la comunicazione
di successo è la giusta scelta del canale di comunicazione. Questa si deve orientare al contenuto da
comunicare e vale perciò: più canali di comunicazione si mettono a disposizione del collaboratore
nel suo posto di lavoro, tanto più quest'ultimo deve conoscere i limiti e rischi comunicativi di
ciascun canale per non rischiare una frattura nella comunicazione dovuta alle caratteristiche dello
stesso mezzo. A parte le problematiche sociali e comunicative, l’altro aspetto fondamentale è
l’economicità dell’implementazione. La crescente disponibilità di tecnologie avanzate non sembra
corrispondere ad un loro altrettanto esteso impiego e gli ingenti investimenti non si traducono in
effettivi miglioramenti. Esempi sono la durata prevista per il recupero dell’investimento, la difficoltà
di controllare i costi dell’innovazione come anche la mancanza di una strategia dei costi per hard e
software riferito al costo di un singolo posto di lavoro informatizzato (TCO/Total Cost of
Ownership) e costi enormi per avere una banda sufficientemente ampia sulle linee verso l’esterno
dell’impresa (linee dedicate), per l’integrazione tra voce, dati e immagini animate. Qua si arriva
anche ai limiti tecnici della trasmissione dati e dei protocolli in uso. Tra i problemi tecnici sta anche
la trasformazione degli archivi cartacei in archivi digitali per poter utilizzare i documenti nella
comunicazione col computer. Nella produzione dei contenuti si pone un altro problema, quello
della produzione di contenuti multimediali. Anche qua i contenuti devono essere disponibili in
forma digitale e questo significa dotare il computer di lavoro con hard- e software che lo
permettono (scanner, macchina fotografica digitale, videocamera, headset o telefono digitale,
programmi per la elaborazione grafica, video, sonora ecc). Un altro problema sta nel gap di
coordinazione tra specialisti d’organizzazione d’impresa e specialisti nel campo informatico e della
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FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELLO SPETTACOLO – CORSO DI LAUREA IN RELAZIONI PUBBLICHE
“Integrazione della comunicazione nel computer di lavoro”
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telecomunicazione. I primi possono organizzare, ristrutturare, implementare e controllare nuovi
processi e modi di lavorare nelle organizzazioni e sono consapevoli dell’impatto della
comunicazione su di essa. Purtroppo sono le persone che di solito non si intendono d’informatica e
di telecomunicazione. I secondi hanno una panoramica sulle possibilità tecniche ma spesso non
vogliono condividere questa conoscenza col management o con i responsabili dell’organizzazione
dell’impresa.
Letteratura d’approfondimento:
Butera, F./Invernizzi, E.(1993): il manager a più dimensioni, Milano 1993, p.603
Davenport T.H.(1993): Process Innovation. Reengeneering Work through Information
Technology, Harvard Business Scool Press, Boston 1993 (trad. It., Innovazione dei processi,
Franco Angeli, Milano 1994).
L’Istat, l’Istituto di studi sulla ricerca e documentazione scientifica del Cnr, Note rapide del 26.3.98,
e del 23.7.99 (http://www.istat.it/note/Menu.html).
Invernizzi E./Mazzei, A.(1995/96): corso di sociologia dell’organizzazione, dispensa del, Milano
1995.
Invernizzi, E.(1996): la comunicazione organizzativa nel governo dell’impresa, Milano 1996.
Nie, N.H./Erbring, L.(2000): Internet and society, a preliminary report, Stanford University for the
Quantitative Study of Society February 17, 2000
Pontiggia, A.(1991): organizzazione e nuovi media, in Economia & Management, n.19, p.94
Reichwald, R./Möslein, K./Sachenbacher, H./Englberger, H./Oldenburg,
S.(1998):Telekooperation – Verteilte Arbeits- und Organisazionsformen, Heidelberg 1998.
Schein, E.(1994): Innovative cultures and organizations, in: Allen, T.J./Scott Morton, M.S.(eds.):
Information Tecnology and the corporation of the 1990s, Oxford 1994, p.125-146.
Sciuccati, F.M.(1997): riprogettare il sistema di produzione: inquadramento e modelli di riferimento,
nella dispensa SDA Bocconi “Obiettivo Crescita”
1.3 Definizione dell’integrazione della comunicazione
Integrazione della comunicazione nel computer di lavoro significa, secondo aspetti di
telecomunicazione, collegare il computer di lavoro con vari tipi di reti, per poi sfruttare, con l’aiuto
di componenti hard- e software aggiuntivi, tutte le varie possibilità comunicative offerte da queste
reti (vedi figura 1.3-1, parte alta) per entrare in contatto con altre persone. La parola comunicazione
è qui definita come scambio di informazioni digitali tra due o più entità in grado di emettere e ricevere questi
segnali, intendendo per scambio un processo interattivo in cui è presente un meccanismo di feed-back o retroazione
(M.A.Villamira, 1995). I presupposti per quest’integrazione sono: l’esistenza nell’organizzazione di
strutture chiare e ben definite necessarie per attribuire a ciascun collaboratore un indirizzo per ogni
canale di comunicazione messo a sua disposizione; la disponibilità dei contenuti da trasmettere in