basandosi soprattutto sulla letteratura albanese, cercando al contempo di
rispondere domande quali: “Come gli studiosi albanesi hanno
analizzato/presentato la transizione albanese? Cosa ha comportato il
passaggio dall’ economia centralizzata all’economia di mercato? Come è
cambiata la situazione sociale durante la transizione?”.
Il secondo obbiettivo della tesi è stata quello di analizzare la trasformazione
dello sviluppo del welfare in Albania e delle istituzioni preposte alle
politiche sociali durante il passaggio dal socialismo verso la democrazia
liberale.
Questa tesi è infine il frutto di una ricerca effettuata sul posto che mi ha
permesso di utilizzare documenti originali raccolti in varie sedi in Albania
per la quale ho cercato, per quanto possibile, di mantenere un approccio
interdisciplinare.
2
CAPITOLO I
Verso il Consolidamento Democratico
1.1 Il Pluralismo Politico
Il pluralismo politico in Albania è stato raggiunto per la prima volta dopo
l’erosione del sistema comunista nel 1990
1
. La fondazione del Partito
Democratico il 12 dicembre 1990 seguì alle proteste degli studenti
nell’autunno del 1990, anticipando di un giorno il decreto di Ramiz Alia
sulla formazione dei partiti politici. La situazione era precipitata rispetto
alla piattaforma prevista dal PLA per la democratizzazione del paese. Un
ruolo centrale in questo processo doveva avere Ramiz Alia. Per questo
motivo il 10° Plenium del PLA lo aveva dimesso dalla carica di Segretario
Generale del Partito, aprendo la strada alla sua elezione come Capo dello
Stato. Consapevole delle difficoltà economiche e sociali sul piano interno e
della poca credibilità del paese sul piano internazionale
2
, Ramiz Alia
avrebbe accettato la carica del Presidente della Repubblica come un
impegno morale verso gli albanesi per prevenire la “guerra civile”
3
e
1
Il termine “erosione” viene usato sia da Geoffrey Pridham nel libro Building democracy? : The
international dimension of democratisation in Eastern Europe e da Ramiz Alia in Un Ramiz Alia
per descrivere la caduta del comunismo in Albania.
2
Nel 1986 Albania fu rifiutata dall’OSCE a diventare suo membro perché non aveva firmato la
Carta di Helsinki sugli diritti umani del 1975.
3
Nel suo libro Unë Ramiz Alia, la “guerra civile” viene percepita come fenomeno che doveva
succedere in Albania visto l’esperienza dei altri paesi ex-comunisti. Il passaggio ormai sicuro da
comunismo alla democrazia, cresce questo timore. Nel 1990 si crea l’organizzazione Vullnetarët e
Enverit (I Volontari di Enver) che erano contro la distruzione delle statue di Hoxha e di Stalin
richiesti da membri anche dello stesso partito oltre che dagli studenti.
3
avviare lentamente il paese verso la formazione di una cultura democratica.
Al corrente dei problemi del paese e di quelli degli altri regimi comunisti
dell’Europa dell’Est, Alia avrebbe già proposto nel 1985 l’inizio di un
processo di liberalizzazione del regime ma gli altri membri del Politburo
albanese si sarebbero opposti dimostrandosi preoccupati di non riuscire a
tradurli in azioni concrete.
Secondo Alia “ la caduta del sistema socialista in Albania non era un
fenomeno isolato…il problema era che nessuno aveva chiaro ne le misure
da adottare, ne la grandezza e la complessità dei problemi da risolvere.
Mancavano le persone esperte per seguire la nuova tipologia di
cambiamenti (necessarie), in particolare mancavano gli specialisti nel
campo dell’economia di mercato e i giuristi indispensabili per
l’elaborazione delle leggi richieste dalla situazione creata
4
”.
Alcuni autori (E.Bibëraj, A. Krasniqi, E. Kaca e A. Fuga) sostengono che la
transizione albanese sia stata caratterizzata dalla forte mancanza di una
tradizione democratica. Krasniqi argomenta che, per trovare un esperienza
politica diversa da un sistema dittatoriale o di occupazione, bisognerebbe
tornare agli anni ’20 e ’30 del ‘900. All’inizio della transizione solo 1.3%
della popolazione albanese era nata in dittatura, al contrario, erano cresciute
almeno due generazioni di cittadini. La generazione dei giovani studenti
che protestavano nell’autunno del ’90 era cresciuta negli anni del culmine
dell’isolamento di conseguenza negli anni della peggiore crisi economica e
sociale della dittatura
5
. Per Biberaj, Ramiz Alia era incapace ad avviare un
processo di riforme verso la democrazia in quanto detentore del potere non
solo all’interno del PLA ma anche nelle strutture dello stato. Inoltre Alia
avrebbe rifiutato con ostinazione il pluralismo politico e le riforme
4
Alia, Ramiz, Shpresa dhe Zhgënjime, Dituria, Tiranë, 1993, p.65.
5
Krasniqi Afrim, Partitë Politike në Shqipëri, Instituti Shqiptar të Studimit të Politikave,
Eurorilindja, Tiranë, 2006, p. 201.
4
economiche perdendo il sostegno popolare
6
. Invece Ramiz Alia, agli arresti
domiciliari dopo la salita al potere del PD nel 1992, scriveva che “il
passaggio dal pluralismo di pensiero al pluralismo partitico si doveva
realizzare passo dopo passo con la preparazione di alcune condizioni
possibili. Pensavo di affermare il pluralismo di pensiero ma non di più,
perché ero convinto che il paese e il partito non erano preparati verso il
pluralismo partitico in quanto aveva bisogno di un altra metodologia di
lavoro, aveva bisogno di una cultura democratica, rispetto reciproco e
tolleranza”
7
. Il contesto sociale e politico creatosi dopo la concessione
della libertà di stampa
8
spinse Alia a convocare un incontro con gli
intellettuali di Tirana per discutere sulla situazione interna, sui processi
democratizzanti avviati e sulle questioni ideologiche del pluralismo
politico
9
. Nell’incontro parteciparono cento intellettuali
10
tra i quali Luan
Omari (costituzionalista), Servet Pëllumbi (filosofo), Skënder Gjinushi
(Ministro dell’Istruzione), Gramoz Pashko (economista), Ismail Kadare
(scrittore), Ismail Lleshi (professore universitario), Sali Berisha
(cardiologo), Dhimitër Shuteriqi (presidente della Lega dei scrittori),
Dritëro Agolli (scrittore), Sabri Godo (scrittore), Paskal Milo (storico),
Neritan Ceka (archeologo), Aleksander Meksi (architetto), Preç Zogaj
(pubblicista), Genc Ruli (economista), Fatos Nano (economista). I temi
6
Biberaj, Elez, Shqipëria në Transicion , Ora, Tiranë, 2001, pp. 87-88.
7
Alia, Ramiz, … Shpresa dhe Zhgënjime, p. 18 e Unë Ramiz Alia, Dëshmoj për Historinë, p.
160.
8
La prima radio straniera che entrò in Albania nel 1989 fu “Zëri i Amerikës” (The Voice of
America), seguita dalla britannica BBC e la tedesca Deutche Weille, vedi Fuga, Artan, Ikja nga
kompleksi i Rozafës, Fondacioni i Kosovës për Shoqëri të Hapur, Dukagjini, Pejë, 2001, pp. 59-
61.
9
Alia, Ramiz, Shpresa … op.cit. p. 160, e in Vickers, Miranda e Pettifer , James, Albania: From
Anrchy to the Balkan Identity, London : Hurst, 1999, p. 35.
10
In un intervista rilasciata a Vickers, Luan Omari dichiara che hanno partecipato 50 intellettuali.
Vedi Vickers, Miranda e Pettifer, James, op.cit. p. 35.
5
trattati durante l’incontro furono tanti
11
, si discusse sulle responsabilità del
PPSH nella crisi economica; causa principale sarebbe stata la
collettivizzazione, giudicata dagli intellettuali albanesi come un passo
affrettato. Per quanto riguarda il pluralismo di pensiero all’interno del
Partito, l’intellighenzia albanese lo valutò positivamente ma considerò non
maturo il passaggio verso il pluralismo politico. Ismail Lleshi, professore
universitario, riportando le opinioni che giravano nel ambiente
universitario, sostené che “un altro partito può dare la possibilità di
soluzione dei problemi economici causati dall’accelerazione del processo
di collettivizzazione” e definì “il pluralismo di pensiero come un dibattito
costruttivo dentro la linea del Partito, necessario per trovare la soluzione
effettiva dei problemi
12
”. Sali Berisha
13
, cardiochirurgo dell’alta
nomenclatura del Partito specializzato all’estero, rappresentò al meglio la
confusione esistente tra gli intellettuali dell’epoca sull’idea del pluralismo
politico quando dichiarò che “in mancanza del pluralismo di pensiero, non
immagino come potrebbe essere quello politico”. Berisha propose la
realizzazione del pluralismo di pensiero “attraverso l’istituzione di
associazioni autonome non statali come l’associazione dei medici. Noi,
appena diciamo ai nostri colleghi medici all’estero che dipendiamo dal
Ministero prendono le distanze…le associazioni autonome possono
contribuire allo sviluppo del paese”. Inoltre propose che “il pluralismo di
pensiero deve esistere nella stampa e nei mezzi di informazione di massa…
‘Zëri i Popullit’ è organo del Comitato Centrale del Partito…ma può
diventare anche organo del Partito del Lavoro…il Comitato Centrale
attraverso la stampa può informarsi sui settori e le problematiche,
ascoltare quello che dicono gli specialisti”
14
.
11
Il verbale dell’incontro in albanese in Alia, Ramiz, Unë Ramiz Alia op.cit., pp. 164-172.
12
Alia, Ramiz, Unë Ramiz Alia… op.cit. p. 171.
13
Nel 1986 divenne membro del Comitato Europeo delle ricerche Scientifiche nel campo della
medicina.
14
Ibid., p. 169.
6
Lo scrittore Ismail Kadare sottolineò la confusione e il disorientamento che
esisteva non solo tra gli intellettuali ma anche nell’opinione pubblica nato
dall’ascolto per via del ascolto delle radio e televisioni straniere. Per
Kadare “La visita degli stranieri come quella del Segretario Generale
dell’ONU Perez Kuelarit a Durazzo promosse un processo di sfiducia nel
programma del Partito per i provvedimenti democratizzanti. Questo
sarebbe stato il primo passo verso gli eventi di luglio (l’esodo delle
ambasciate, n-e.a.)”. Inoltre Kadare si dimostrò preoccupato dalle posizioni
di alcuni membri della Politburo, come l’ostilità espressa dal Presidente del
Comitato Partitico del Distretto di Durazzo nei confronti dell’idea del
pluralismo politico avanzata da Ramiz Alia. Tuttavia lo scrittore Ismail
Kadare concordò con il Segretario Generale del Partito che il pluralismo
partitico non poteva essere la soluzione. Ismail Lleshi insistette nella sua
posizione che un altro partito politico avrebbe dato delle idee sulla crisi
economica del paese ma dall’altra affermava che “Il passaggio dal
pluralismo di pensiero in quello ideologico e in quello partitico, è molto
complicato. Ciò metterà in dubbio l’esistenza della stessa società, le
caratteristiche della nostra struttura statale e sociale. Si sono fatti diversi
discorsi su questo ma gli opinioni non sono chiari. L’opinione generale che
valuto più argomentata, è quella di rimanere con il pluralismo di pensiero
e di dibattito perché abbiamo bisogno di acculturarci e democratizzarci”
15
.
Infine, gli intellettuali spaventati dall’idea di una rivoluzione violenta
concordarono tra loro per seguire le politiche economiche di Gorbačëv e
continuando il lento processo di democratizzazione andando verso il
pluralismo partitico.
Nel 12° Plenium del PLA tenuto il 6-7 novembre 1990, Alia presentò una
serie di provvedimenti per separare il partito dallo stato, rafforzando il
ruolo di quest’ultimo. Il Segretario Generale del PLA propose di rivedere la
costituzione del 1976 per garantire la libertà confessionale, riconoscere i
15
Ibid., p. 171.
7
diritti umani e aprire la strada agli investimenti stranieri. Per Alia, lo stato
non doveva essere identificato con il partito e ciò non necessariamente
avrebbe portato al pluralismo partitico. Per questo motivo propose il
passaggio ad una autonomia effettiva delle organizzazioni come Fronti
Demokratik (Fronte Democratico), Organizata e Veteranëve
(L’Organizzazione dei Veterani), Bashkimet Profesionale (I Sindacati),
Lidhja e Shkrimtarëve (L’Unione degli Scrittori) e Organizata e Rinisë
(L’Organizzazione dei Giovani)
16
, e il diritto di partecipare alle elezioni
con i propri candidati.
Il progetto del PLA si interrupe il 12 dicembre 1990 con la nascita del
Partito Democratico (PD), fondato da studenti che parteciparono alle
proteste e alcuni degli intellettuali che parteciparono all’incontro di agosto
con Alia. Il giorno successivo il presidente della Repubblica Ramiz Alia
sulla base della costituzione del 1976 (e fornendo una interpretazione
secondo la quale la costituzione prevedeva la possibilità della formazione di
organizzazioni politiche
17
), decretò il pluralismo partitico, vietando la
formazione di partiti di estrema destra come Balli Kombëtar e Legaliteti e il
finanziamento dei partiti da fondi esteri
18
.
Sali Berisha fu eletto presidente del PD. Berisha era stato scelto da Alia
per negoziare le richieste degli studenti per i motivi che lo stesso Alia
spiega nelle sue memorie: “avevo letto i due articoli pubblicati (da Berisha)
nel quotidiano ‘Zëri i Popullit’, avevo ascoltato il suo parere nell’incontro
con gli intellettuali di Tirana ed era un interlocutore che poteva mantenere
16
Durante il regime, tutte queste organizzazioni erano formalmente autonome ma dipendevano
effettivamente dal PLA.
17
Krasniqi, Afrim, op.cit., p. 202.
18
Di fatto, anche se il PD si fondò il 12 dicembre e Alia decretò il pluralismo partitico il 13
dicembre, già l’11 dicembre 1990, il Comitato Centrale del PLA si era espresso in favore del
riconoscimento del pluralismo politico. Come si evince anche nel punto 5 della Delibera del 11
dicembre 1990 del Plenium del Comitato Centrale “il Plenium ha espresso il suo parere che è nel
bene della democratizzazione del paese e del pluralismo la formazione di organizzazioni politiche
indipendenti in base alle leggi vigenti”, Vedi in Allia, Ramiz, Unë Ramiz Alia… op.cit., p. 185.
8
vivo il dialogo con gli studenti. Tra l’altro erano presenti anche due
studenti da Tropoja, città natale di Berisha”
19
.
Nel Comitato Direttivo del PD facevano parte sei studenti quali Azem
Hajdari, Blendi Gonxhe, Shinasi Rama, Arben Lika, Arben Sula e Alma
Bendo e alcuni intellettuali che ricoprivano cariche importanti ed erano
membri del Partito del Lavoro quali Gramoz Pashko
20
, Aleksandër Meksi,
Arben Imami, Eduard Selami, Genc Ruli e Preç Zogaj, segnando in questo
modo la prima frammentazione del Partito di Lavoro Albanese.
Il Partito Democratico non aveva un programma chiaro e fu caratterizzato
dalla mancanza di un’organizzazione interna. Già nel primo periodo di
costituzione si videro posizioni diverse tra i membri del Comitato direttivo
del PD. Lo studente Hajdari sosteneva l’idea di riforme radicali ed era un
convinto anticomunista a differenza degli intellettuali che dimostravano
apertamente il loro anticomunismo e non accettavano politiche
rivoluzionarie
21
.
Alle elezioni di marzo 1991, il Partito del Lavoro Albanese (PLA) vinse la
maggioranza assoluta ma l’opposizione non accettò il risultato e richiese
nuove elezioni democratiche. Il Partito del Lavoro aveva perso nelle grandi
città e specialmente a Tirana dove anche Ramiz Alia non era stato eletto
deputato. I membri del PLA desideravano che continuasse a rimanere in
politica, candidandolo come deputato in un zona del sud-est dell’Albania
dove le elezioni non si erano tenute. Alia rifiutò perché non accettava l’idea
che l’opposizione lo accusasse di voler mantenere il potere ad ogni costo.
Alle elezioni il PLA si era presentato con nuovi candidati e molti di quelli
che avevano governato si erano ritirati dalla scena politica. Il 12 giugno
1991 si trasformò nel Partito Socialista Albanese (PS), identificandosi come
19
Alia, Ramiz, Unë Ramiz Alia…op.cit., p. 190.
20
Professore della Facoltà di Economia, appartenente ad una famiglia con forti legami con il
dittatore Hoxha. Faceva parte di quelli intellettuali che avevano studiato all’estero, in Biberaj,
Elez, op.cit., p. 115.
21
Biberaj, Elez, op.cit., p. 114.
9
una nuova forza politica di sinistra e non con il partito comunista come
usava identificarlo l’opposizione. Servet Pëllumbi, professore di filosofia
marxista-leninista, eletto vicepresidente del rinominata PS, considerava
importante il passaggio dal PLA al PS e quest’ultima non nasceva “da un
desiderio momentaneo o da alcuni iniziatori isolati. La sua fondazione
tiene in se un messaggio filosofico, quello di un partito politico che
esercita la sua missione storica, può trovare la forza di cambiare, se vuole
conservare i valori da conservare e trasformarsi nell’innovazione”
22
.
Pëllumbi evidenzia anche due contraddizioni verificatesi prima della
nascita del PS. La prima è legata al distacco esistente tra la nomenclatura
del partito e la sua base. Un’influenza positiva nel sottolineare questa
contraddizione ebbe l’opposizione, che per i suoi interessi ha messo in
evidenza la “sclerosi politica” del PLA. La popolazione e i membri del
partito iniziavano a vedere con scetticismo la fede riposta nel Partito e
chiedevano cambiamenti radicali per il nuovo soggetto politico. La seconda
è legata ad una natura dialettica. I contenuti del programma e dello statuto
nuovo rispecchiavano i cambiamenti avvenuti nella società albanese e
l’esigenza per un nuovo tipo di partito ma in questo modo entravano in
contraddizione con forma esistente dell’organizzazione del PLA. In molti
richiesero che fosse cambiato il nome come un cambiamento che facesse
combaciare i contenuti con la forma. La nascita del Partito Socialista era
l’unica possibilità che il momento suggeriva per salvare la coesione dei
membri al suo interno
23
.
Il secondo partito d’opposizione che si fondò nel gennaio del 1991 era il
Partito Repubblicano (Partia Republikane) con a capo lo scrittore Sabri
Godo. Il suo Comitato Direttivo era composto da membri delle grandi
famiglie albanesi, il suo programma si basava nella forma repubblicana
22
Pëllumbi, Servet, Dritëhijet e tranzicionit, Rinia, Tiranë, 2000, p. 27.
23
Ibid., pp. 26-29.
10