8
Il capitolo proseguirà con le critiche alla vantaggiosità dell’insider trading, le
ragioni in favore della sua incriminazione e le ragioni per punire chi fa uso di
informazioni privilegiate. Inoltre, sarà esposto anche il tema dell’irrealizzabilità della
parità conoscitiva degli investitori, evidenziando il mancato raggiungimento del market
egalitarism.
Il legislatore, infatti, al fine di rilanciare la fiducia degli investitori, conferendo
loro pari opportunità di investimento, è costretto a punire lo sfruttamento borsistico
delle conoscenze riservate.
Sulla base di quanto affermato nel capitolo precedente, e cioè che il reato
dell’insider trading deve essere necessariamente punito, nel Capitolo Terzo, si
analizzano le procedure sanzionatorie di tale reato nella legislazione italiana. Nel corso
del capitolo analizzeremo gli aspetti peculiari delle leggi in proposito, cercando di
capire se l’ultimo intervento ha in qualche modo colmato le lacune della precedente
normativa.
Nel Capitolo Quarto, sarà presa in esame l’attività della Consob, l’organo
deputato alla vigilanza del mercato mobiliare e competente in temi come la trasparenza
e la correttezza dei comportamenti.
Saranno messi in evidenza i poteri e le procedure che la Consob possiede per
accertare le infrazioni e per provvedere all’assegnazione della pena, in base anche al
nuovo disegno di legge sulla tutela del risparmio. Verranno esaminati i maggiori
compiti della Consob che puntano a garantire la trasparenza delle negoziazioni. In
conclusione del capitolo, sarà presentata la nuova procedura di Market Abuse Detection,
utile alla Consob per individuare l’attività degli insider e di chi pone in essere fenomeni
abusivi sui mercati finanziari.
Nell’ambito del Capitolo Quinto ci si soffermerà sulle normative relative al reato
qui in discussione, presenti nelle legislazioni estere. Vista l’ampiezza della materia, in
questo lavoro saranno trattati solamente i casi di paesi caratterizzati da mercati
finanziari di importanza internazionale. Il capitolo inizia con lo studio della materia
negli Stati Uniti, dove si sono verificati i primi interventi legislativi sul fenomeno in
esame. Negli altri paesi solo negli anni ottanta il problema verrà affrontato in modo
significativo. Il capitolo prosegue con la disamina della normativa francese e dei suoi
aspetti critici, con l’impatto dell’insider trading in Gran Bretagna e con le nuove riforme
del Financial Service Act. Non potevano mancare un accenno al caso tedesco, oltre che
9
una comparazione fra i paesi presi in considerazione, al fine di evidenziare la mancanza
di uniformità e di regole comuni nell’azione di repressione
Nel Capitolo Sesto, la parte teorica riguarderà esclusivamente la procedura event
study proposta da MacKinlay, mentre grande spazio sarà lasciato all’analisi empirica di
alcuni recenti casi di insider trading e aggiotaggio riscontrati nel mercato mobiliare
italiano. Analizzeremo gli andamenti anomali d’alcuni titoli nel periodo sospetto,
partendo dalle segnalazioni inviate dalla Consob alla Magistratura negli ultimi due anni.
I dati delle azioni incriminate saranno confrontati con gli indici del mercato
d’appartenenza e il relativo indice settoriale. In questo modo si può operare su
casi fortemente a rischio di insider trading, indipendentemente dal fatto che l’Autorità
Giudiziaria decida o meno di sanzionare i colpevoli.
Tramite le segnalazioni inviate dalla Consob potremo analizzare, seguendo la
logica degli event studies, il caso di insider sulla vendita di titoli Gandalf e quello sulle
azioni Snia.
Sarà considerata la violazione della normativa, in tema di aggiotaggio, riguardante
l’andamento del prezzo delle azioni Dmail e di quelle della SS. Lazio.
Dopo aver analizzato tutti dati, vedremo se saranno verificate le ipotesi di
partenza che asseriscono l’esistenza di andamenti anomali sul mercato mobiliare
italiano.
La tesi terminerà con le conclusioni dei risultati prodotti nel corso di questo
lavoro.
10
Capitolo Primo
I mercati mobiliari e l’insider trading
SOMMARIO: 1.1 Introduzione. – 1.2 Le forme organizzative dei mercati mobiliari. -
1.2.1 Il mercato ricerca autonoma. – 1.2.2 Il mercato dei broker. – 1.2.3 Il mercato dei
dealer. – 1.2.4 Il mercato ad asta. - 1.3 I mercati azionari europei nell’area dell’euro. –
1.4 Il mercato azionario italiano. – 1.4.1 L’evoluzione del decennio 1991-2000 . – 1.4.2
L’assetto dei mercati mobiliari italiani. – 1.4.3 La Borsa Italiana S.p.A. – 1.4.4 Gli
organi di vigilanza sul mercato azionario italiano. – 1.5 Conclusioni.
1.1 Introduzione
Lo scopo di questa tesi è quello di analizzare il fenomeno dell’insider trading che,
è costituito da un comportamento che altera il mercato mobiliare e procura direttamente
pregiudizi ai risparmiatori e indirettamente al mondo delle imprese che hanno bisogno
dell’apporto finanziario tratto dal mercato mobiliare stesso.
E’ un fenomeno, quindi, che attiene essenzialmente alle tecniche degli scambi dei
valori mobiliari, alle motivazioni che presiedono agli stessi, alla moralità e
professionalità degli operatori, ed è dunque, un fenomeno “economico”
1
.
Per capire l’insider trading è necessario partire da un’analisi dei mercati mobiliari
ed in particolare di quello azionario.
Nei primi tre paragrafi del Capitolo Primo ci occuperemo, pertanto, di definire
quali sono le principali caratteristiche, funzioni e l’organizzazione dei mercati mobiliari,
di analizzare quali sono le variabili che hanno favorito l’espansione dei mercati azionari
europei nell’area dell’euro attraverso i maggiori indicatori di mercato e le nuove
prospettive di integrazione europea. Nel quarto paragrafo affronteremo in specifico il
caso del mercato azionario italiano, ripercorrendone le tappe fondamentali della sua
quasi centenaria storia, per poi esaminare l’evoluzione che ha subito negli anni novanta,
attraverso i numerosi interventi legislativi culminati con la privatizzazione della Borsa
valori. Proseguiremo effettuando una rapida trattazione dei segmenti di mercato gestiti
dalla Borsa Italiana ed una presentazione della medesima. Per concludere vi sarà una
1
CARBONE P., Tutela civile del mercato e insider trading, CEDAM, 1993, pp. 1-2-3
11
carrellata sugli organi deputati al controllo del mercato azionario italiano, all’analisi più
approfondita dell’operato della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa
(CONSOB) dedicheremo maggior spazio nel Capitolo Quattro.
Il mercato azionario ha il compito di collegare, nell’ambito del più ampio mercato
mobiliare, i due poli contrapposti del sistema finanziario: gli offerenti e i richiedenti di
fondi, rendendo più agevole il trasferimento dei saldi finanziari dalle unità in surplus a
quelle in deficit.
Oggetto dello scambio sono i titoli rappresentativi dei diritti di partecipazione al
capitale di un’impresa (azioni, obbligazioni convertibili e derivati).
Un’azione documenta la posizione e i poteri di un risparmiatore che, avendo
acquistato o sottoscritto l’azione ed essendo così divenuto azionista (socio) di una
società, le ha di fatto accordato un finanziamento a titolo di capitale; in tal caso la
remunerazione dell’investitore avviene attraverso la distribuzione di utili – sotto forma
di dividendo – solo se la società è stata in grado di generarli, mentre non è a priori
ipotizzabile se e quando il possessore del titolo rientrerà in possesso del capitale
originariamente investito nella società. Un’obbligazione rappresenta una quota di
finanziamento che frutta al suo possessore un interesse predeterminato al momento
dell’emissione e che l’emittente provvederà a rimborsare in una cifra anch’essa
prestabilita (prezzo di rimborso) e a una determinata data (scadenza). Le obbligazioni
convertibili hanno la peculiarità rispetto a quelle semplici, di concedere la possibilità di
operare una modifica nel proprio status, da creditore (in quanto obbligazionista) a socio
(in quanto azionista). Gli strumenti derivati sono tutti gli strumenti finanziari il cui
valore dipende dall’andamento del prezzo di un altro strumento finanziario (denominato
“titolo sottostante”).
Il mercato azionario svolge anche altre funzioni, in particolare:
1) Ripartisce fra più soggetti i rischi connessi alle attività produttive delle imprese;
2) Determina il prezzo delle attività scambiate, favorendo l’incontro tra compratori
e venditori;
3) Offre all’investitore l’opportunità di liberarsi di un’attività finanziaria nel
momento desiderato. Tutti i mercati hanno questa caratteristica chiamata liquidità, ma il
grado in cui essa si manifesta costituisce una qualificazione importante dei mercati
stessi;
12
4) Riduce i costi di transazione, vale a dire i costi di ricerca della controparte e i
costi d’acquisizione delle informazioni relative alle qualità di un’attività finanziaria
2
.
5) Trasferisce il controllo delle Società per azioni, la negoziabilità dei titoli rende
possibile la ricomposizione della compagine azionaria delle società emittenti; ciò
implica la possibilità che il controllo azionario si sposti da un’azionista all’altro o tra
gruppi di azionisti. Nel caso in cui il possesso azionario sia sufficientemente diffuso
(siamo in presenza di public companies), il controllo proprietario instabile comporta un
incentivo per il management di rafforzare la propria posizione attraverso migliori
performance. Se ciò non avviene i prezzi scendono e, quindi si apre la strada a minacce
di take-over.
La combinazione delle sopra citate funzioni costituisce la principale funzione
economica dei mercati finanziari: cioè quella di contribuire all’efficiente allocazione
delle risorse finanziarie ai fini delle formazione del capitale produttivo. Questo perché,
in un sistema economico, domanda ed offerta di capitale devono tendere all’equilibrio e
l’investimento del capitale deve essere efficiente nel senso che la produttività marginale
dei diversi impieghi deve essere uniforme. I mercati mobiliari svolgono una funzione
economica essenziale nel rendere raggiungibili questi due risultati.
Le modalità con cui agisce il mercato azionario di un paese, i tipi di intermediari
che vi operano, la numerosità e la varietà di strumenti ivi negoziati, la pluralità di
emittenti ed investitori, le istituzioni e i meccanismi operativi che lo regolano, sono
fattori che nel loro insieme determinano il suo grado di efficienza e la sua capacità
d’innovazione.
2
FABOZZI F.- MODIGLIANI F., Mercati finanziari e istituzioni, Il Mulino, 1995, pp. 27-28
13
1.2 Le forme organizzative dei mercati mobiliari
Il perseguimento delle condizioni di efficienza del mercato richiede un’attenta
valutazione del suo assetto organizzativo. A tele fine, possono essere individuate
diverse forme di organizzazione di mercato, ciascuna delle quali presenta specificità con
riferimento alla qualità dei prezzi praticati, alle modalità della loro diffusione, al livello
di trasparenza delle negoziazioni, ai costi di informazione e di transazione e alla
tipologia di intermediari in esso operanti.
Tenuto conto delle diverse forme organizzative adottate si possono individuare
quattro tipologie di mercato.
1.2.1 Il mercato a ricerca autonoma
Questa può essere considerata la forma organizzativa più elementare in quanto i
singoli investitori che vanno alla ricerca della controparte, sopportano perciò i costi di
informazione e di transazione relativi alla negoziazione dei titoli. Poiché la ricerca della
controparte non comporta l’assistenza di alcun intermediario, è quasi certo che, qualora
si realizzi uno scambio di titoli, questo avvenga a condizioni di prezzo sub-ottimali. Ciò
in quanto l’incidenza degli oneri di informazione e del tempo impiegato per individuare
la contropartita migliore possono indurre l’investitore a limitare la ricerca della
controparte a quella che soddisfi la maggior parte delle sue richieste, ma non è detto che
esse siano le migliori condizioni disponibili sul mercato. Quindi, il prezzo al quale
avviene lo scambio dello strumento finanziario non può certo essere individuato come il
“prezzo perfetto”, inoltre, la ricerca autonoma della controparte a opera dell’investitore
ha effetti negativi sul grado di liquidità del titolo.
La mancanza di intermediari in questo tipo di mercato comporta una ridotta entità
del volume di scambi in esso attivabile, talmente modesto da non rendere conveniente
ad alcun intermediario fornire agli investitori, a fronte di una remunerazione, qualunque
forma di servizio.
14
1.2.2 Il mercato di broker
In questa forma di mercato è previsto l’intervento di una particolare categoria di
intermediari (chiamati “broker”) i quali, dietro il pagamento di una commissione,
assolvono il compito di ricercare contropartite alla propria clientela. Essi, sono
intermediari puri, nel senso che la loro funzione consiste nel promuovere e agevolare
l’incontro tra investitori che intendo acquistare dei titoli e investitori che intendono
vendere gli stessi titoli. I broker, offrono un servizio di ricerca della contropartita per
conto della clientela senza peraltro divenire essi stessi contropartita diretta.
Poiché la remunerazione per l’attività di intermediazione da essi svolta avviene
solo all’effettiva conclusione della negoziazione dello strumento finanziario, i broker
hanno convenienza ad operare solo in mercati nei quali il volume delle negoziazioni
attivabili è rilevante. Solo a questa condizione essi saranno in grado di ottenere un
flusso di commissioni adeguato a coprire i costi sostenuti per effettuare il proprio
servizio di intermediazione.
Quanto detto sopra vale anche per l’investitore che, avrà convenienza a rivolgersi
al broker in quanto le forme corrisposte all’intermediario sotto forma di commissioni di
intermediazione non potranno che essere di importo inferiore al costo che egli altrimenti
avrebbe dovuto sostenere per la ricerca della controparte.
All’investitore non è data la certezza di trovare contropartita al proprio ordine, il
broker non garantisce l’esecuzione dell’ordine, ma solo la ricerca dell’eventuale
controparte. Di conseguenza l’investitore non è sollevato dal rischio di mancata
esecuzione dell’ordine. Allo stesso modo, il broker, non ha la certezza di concludere
l’affare (e quindi di lucrare le commissioni) nonostante si adoperi per ricercare la
controparte; per tale motivo hanno convenienza a privilegiare ordini di compravendita
di importo unitario elevato dotandosi nel contempo di strutture operative che gli
consentono di contrattare in breve tempo il numero più elevato possibile di potenziali
controparti.
Sebbene i prezzi degli scambi effettuati con l’intervento dei broker risultino di
qualità superiore alla qualità dei prezzi che si formano in un mercato a ricerca
autonoma, nemmeno un mercato di broker assicura prezzi perfetti. Infatti, ancora una
volta i prezzi derivano da una trattativa bilaterale, e non necessariamente sono il
risultato di un meccanismo di comparazione tra tutte le potenziali controparti.
15
Durante il periodo intercorrente tra la trasmissione dell’ordine al broker da parte
del cliente alla sua esecuzione, i prezzi potrebbero modificarsi e divenire incompatibili
con l’ordine impartito all’intermediario: ciò rende l’ordine ineseguibile, a meno che il
cliente non sia disposto a modificare il proprio ordine ed accettare un livello di prezzo a
lui meno favorevole.
In un mercato di broker, pertanto, l’investitore è sollevato dalla ricerca della
controparte, ma non ha ancora la certezza dell’esecuzione della transazione e non è
nemmeno in grado di conoscere ex ante il prezzo al quale questa avrà luogo.
1.2.3 Il mercato di dealer
Diversamente dalla figura del broker che agisce unicamente quale intermediario
puro, il “dealer” è un intermediario che si pone quale contropartita diretta
dell’investitore intenzionato ad acquistare o a vendere titoli, così l’investitore che si
rivolge ad un dealer è sollevato dall’incertezza circa l’esecuzione del suo ordine di
compravendita. Infatti, trattandosi di un operatore che acquista in proprio dei titoli per
rivenderli alla sua clientela, il dealer negozia direttamente con il cliente – senza quindi
dover cercare una contropartita – assumendo una “posizione in titoli”. E’ tenuto a
costituire una sorta di magazzino di titoli dal quale attingere i titoli da consegnare al
cliente che intende acquistarli ed è tenuto a dotarsi della liquidità per far fronte al ritiro
dei titoli che il cliente intende vendere.
In termini operativi il dealer indica al cliente due differenti prezzi: uno, più basso
al quale è disposto ad acquistare i titoli del cliente e uno, più alto, al quale è disposto a
vendere i titoli al cliente. La differenza fra i due prezzi proposti prende il nome di
“spread denaro-lettera”: esso rappresenta la remunerazione per il rischio connesso al
mantenimento della posizione in titoli e costituisce altresì il ricavo tipico del dealer con
il quale far fronte ai costi per l’effettuazione della propria attività.
Qualora un dealer si rendesse conto che il mantenimento della posizione su un
determinato titolo comporterebbe un incremento del rischio a esso associato,
modificherebbe lo spread denaro-lettera. Tanto è ampio lo spread tanto maggiore appare
l’incertezza del dealer sulla futura negoziabilità del titolo.
Solitamente, in un mercato di dealer, i prezzi relativi a un titolo sono proposti da
più dealer in competizione fra loro, sta all’investitore rivolgersi a quel dealer che
presenta le condizioni di prezzo ritenute più vantaggiose.
16
Da quanto precede si comprendono come la caratteristica tipica di un mercato di
dealer sia riscontrabile nella possibilità per l’investitore di negoziare immediatamente lo
strumento finanziario al prezzo proposto dal dealer. A questo indubbio pregio non è
detto che corrisponda un altrettanto pregevole meccanismo di formazione del prezzo:
infatti il prezzo al quale si conclude la transazione è, di fatto, il risultato di una trattativa
privata, condotta operazione per operazione, tra l’intermediario e il cliente.
Affinché la formazione dei prezzi non risenta di tale inconveniente, è opportuno
che nel mercato sia possibile il confronto fra tutte le proposte formulate da ciascun
intermediario. La possibilità per l’investitore di avere informazioni sulle proposte di
domanda e offerta di tutti i dealer attivi nel mercato contribuisce, infatti, a realizzare un
notevole miglioramento della qualità dei prezzi. Questa finalità può essere più
agevolmente raggiunta se i mercati sono dotati di strutture telematiche per la diffusione
delle proposte dei dealer, per rendere possibile il confronto immediato e in tempo reale
di tutte le posizioni in essere e delle relative fluttuazioni di prezzo.
Accanto alla figura del dealer spesso si accompagna quella di un altro
intermediario, denominato “market maker”, al quale viene affidato l’ulteriore compito
di garantire in via continuativa la negoziabilità di determinati titoli. Infatti, mentre al
dealer è consentito, se lo ritiene opportuno, di sospendere per un certo periodo di tempo
l’esposizione delle proposte di acquisto e vendita, il market maker è invece sempre
obbligato a esporre in via continuativa le proprie proposte dal momento che egli, pur su
un numero ristretto di titoli, si è impegnato a garantirne senza interruzioni la
negoziabilità.
17
1.2.4 Il mercato ad asta
La migliore qualità di un mercato ad asta è la sua attitudine a concentrare tutti gli
ordini provenienti dagli investitori permettendo la fissazione di un prezzo espressione
della domanda e dell’offerta complessive presenti nel mercato in un determinato
momento
3
. Tale concentrazione di ordini può avvenire sia fisicamente sia grazie
all’ausilio di supporti telematici . Nel primo caso è necessario che gli operatori
interessati allo scambio dei titoli si incontrino in un luogo unico, nel quale sia possibile
comunicare le proprie intenzioni operative ed essere informati di quelle degli altri
operatori. Nel secondo caso, invece, è sufficiente che le intenzioni operative siano rese
pubbliche attraverso procedure informatiche che, potendo essere visualizzate sugli
schemi di appositi terminali, non necessitano dell’incontro fisico degli operatori.
Questo tipo di mercato può essere visto come un’evoluzione di carattere
organizzativo del mercato di broker. Per trovare agevolmente le contropartite degli
ordini della propria clientela e per spuntare prezzi migliori, i broker ritengono
conveniente concentrare in un luogo (fisico o telematico) gli ordini da eseguire, purché
la loro numerosità e il relativo controvalore sia tale da giustificare i costi per la
costituzione della struttura operativa necessaria alla loro concentrazione.
Si possono individuare due tecniche d’asta. Con l’asta a chiamata la fissazione
del prezzo avviene “chiamando” uno per volta, secondo un ordine prestabilito, i titoli da
negoziare. Attraverso questa procedura si ha la fissazione di un unico prezzo in grado di
soddisfare la domanda e l’offerta: il prezzo che scaturisce dall’asta è senza dubbio un
prezzo qualitativamente buono e molto prossimo al concetto di prezzo perfetto.
Per tradizione la concentrazione delle proposte di acquisto e di vendita è stata
intesa quale incontro degli operatori in unico luogo fisico all’interno dei locali delle
borse valori; tuttavia, con l’estensione dell’utilizzo della tecnologia informatica il
medesimo risultato in termini di qualità del prezzo si ottiene anche se l’asta a chiamata
non comporta l’incontro fisico degli intermediari, bensì si svolge in via telematica. In
quest’ultimo caso si ha l’ulteriore vantaggio di fissare nel medesimo istante i prezzi di
tutti i titoli contribuendo ad incrementare il livello di efficienza nel complesso
assicurato dai sistemi telematici di negoziazione.
3
La denominazione di “mercato ad asta” deriva dal particolare compito affidato all’intermediario
consistente nel coordinare l’afflusso degli ordini e nel rendere noti i loro prezzi e le loro dimensioni,
svolgendo di fatto la tipica funzione svolta da un banditore d’asta.
18
L’asta a chiamata presenta però due principali difetti dovuti entrambi al carattere
di istantaneità dell’asta stessa. Il primo consiste nella sua scarsa attitudine a soddisfare
gli ordini che provengono in via continuativa agli investitori. Ciò ha quale conseguenza
lo sviluppo di negoziazioni al di fuori dell’asta, regolate a prezzo spesso differenti dal
prezzo di equilibrio formatosi al momento dell’asta. Il secondo difetto consiste
nell’impossibilità di creare una reale interazione tra i partecipanti all’asta e tutti gli altri
operatori in quanto a questi ultimi resta preclusa la possibilità di reagire con
tempestività alle informazioni che provengono in occasione della formazione del prezzo
nel corso dell’asta. In altri termini, il prezzo che si forma durante l’asta a chiamata non
tiene conto dei possibili nuovi flussi di domanda e di offerta che potrebbero essere
generati se gli investitori potessero conoscere l’evolversi dell’asta stessa.
Mediante il meccanismo dell’asta continua vengono parzialmente rimossi tali
difetti. Infatti, svolgendosi in modo continuativo lungo l’arco della giornata, tale tecnica
comporta la formazione di prezzi dei titoli ogniqualvolta è possibile un incrocio di
ordini di acquisto e di vendita presenti nel mercato.
Siccome la negoziazione dei titoli avviene simultaneamente e in via continuativa,
gli operatori non sono tenuti a ricorrere a negoziazioni al di fuori dell’asta. Inoltre l’asta
continua assicura una maggiore interazione tra i partecipanti all’asta stessa e tutti gli
altri operatori in quanto questi ultimi, osservando la formazione continua dei prezzi,
sono in grado di reagire immediatamente all’evoluzione del mercato.
Affinché sia possibile il conseguimento di tali vantaggi è fondamentale che l’asta
continua si svolga con il ricorso a supporti telematici con i quali diffondere in tempo
reale l’evoluzione de prezzi, raccogliere gli ordini presso gli investitori e trasmetterli
agli operatori in asta.
Tra gli svantaggi attribuibili a un’asta continua il più rilevante è costituito
dall’impossibilità di disporre di un unico prezzo che soddisfi per intero la domanda e
l’offerta in quanto, i prezzi si formano in via continuativa all’affluire degli ordini degli
operatori. Si hanno, pertanto, più prezzi per ciascun titolo e la loro qualità risulta
senz’altro inferiore a quella del prezzo di equilibrio che scaturisce dall’asta a chiamata
poiché è probabile che i prezzi possano subire fluttuazioni anche rilevanti a seconda
dell’evoluzione momentanea dei flussi di domanda e offerta.
In entrambi i mercati ad asta il problema maggiore è comunque rappresentato
dalla liquidità del mercato medesimo; infatti, diversamente da quanto accade in un
mercato di dealer, non vi è la certezza che le quantità domandate e offerte all’asta e i
19
relativi prezzi siano destinati a combinarsi reciprocamente dando così luogo allo
scambio dei titoli.
1.3 I mercati azionari europei nell’area dell’euro
I mercati azionari europei stanno vivendo, in questi ultimi anni, un periodo di
forte espansione. Le variabili che hanno stimolato la crescita sono numerose e tra loro
interconnesse:
1) La globalizzazione dei sistemi finanziari ha creato un ambiente più
competitivo nel quale le imprese, per mantenere alti livelli di produttività ed efficienza,
hanno dato via a ristrutturazioni organizzative, attraverso privatizzazioni, acquisizioni e
fusioni spesso internazionali;
2) Le nuove tecnologie di telecomunicazione permettono di far dialogare,
con estrema rapidità e a costi contenuti, investitori, intermediari e mercati localizzati ai
poli opposti del mondo;
3) La riduzione dei tassi di interesse offerti dai titoli di Stato nella maggior
parte dei paesi dell’area euro, quale conseguenza della convergenza economica, e le fasi
di rialzo di borsa, hanno spostato i risparmiatori europei verso l’investimento azionario;
4) L’adozione dell’euro, eliminando il rischio di cambio, ha fissato i
presupposti per la creazione di un mercato unico europeo, che sebbene sia ancora
sostanzialmente inferiore a quello statunitense, sta dimostrando un certo dinamismo.
L’analisi dei tre principali indicatori di mercato – capitalizzazione/prodotto
interno lordo, ampiezza del listino e turnover degli scambi mostra in numeri i progressi
strutturali e le caratteristiche peculiari delle borse dell’area euro.
I principali indicatori di mercato sono:
20
1) Capitalizzazione = n. di titoli esistenti * corso dei titoli quotati
Esprime il valore di mercato di tutti i titoli quotati, ossia il “valore complessivo
della borsa”.
Spesso si utilizza calcolandone il rapporto con il prodotto interno lordo per
misurare il peso del mercato azionario nel sistema economico di un paese. L’incremento
o decremento del suo valore è influenzato da due componenti: effetto volume
(aumento/riduzione del numero di titoli in circolazione) ed effetto prezzo (rialzo/ribasso
delle quotazioni).
2) N. società quotate. Offre un’indicazione generale sulla dimensione del
mercato e sull’ampiezza del listino. Una borsa efficiente diventa un importante canale di
finanziamento per le imprese: il numero di società, nazionali ed internazionali, quotate
comunica anche un’informazione sull’importanza della borsa come canale di
finanziamento.
3) Turnover = Controvalore degli scambi di un periodo / Capitalizzazione
media (media aritmetica del valore della capitalizzazione di inizio e fine periodo).
Misura la liquidità del mercato secondario attraverso il passaggio di mano del
flottante, ossia della quota di azioni presenti sul mercato non detenuta dal socio o dai
soci di controllo.
Il mercato primario è quello in cui avviene il passaggio diretto di fondi tra i prenditori
(le imprese emittenti) e i datori (gli investitori). Le compravendite successive
all’emissione alimentano invece il mercato secondario.