dall’Africa, soprattutto settentrionale. Quella rumena risulta anche
essere, rispetto alle altre, un’ondata d’immigrazione “giovane”;
scorrendo la letteratura in merito, infatti, non si trovano tracce di
questo flusso migratorio, se non negli ultimi di dieci anni. Alla luce di
questo, si è così deciso di soddisfare gli obiettivi cognitivi della ricerca
riferendosi a questa specifica popolazione di indagine (capitolo 3).
Nelle fasi di progettazione del disegno della ricerca si è ipotizzato
che la diversa condizione sociale dell’immigrato, derivante da una
maggiore/minore regolarità nei confronti della legislazione italiana,
possa influire sulle fasi varie di inserimento degli immigrati.
Il passo successivo è stato, perciò, quello di documentarsi, a livello
legislativo, sul modo in cui gli immigrati possono entrare e soggiornare
nel nostro Paese, assumendo così una posizione di regolarità o, per
contro, vivere la condizione di immigrato in modo irregolare. La
posizione della Romania era però peculiare; infatti, nell’anno 2007, essa
è diventata un membro dell’Unione Europea. I rumeni sono oggi, infatti,
cittadini comunitari, per i quali sono cambiate le disposizione legislative
che regolano la politica migratoria. Così, mentre fino al termine del
2006 (periodo in cui è stata effettuata la prima rilevazione attraverso i
dati forniti dal Modello Istat), gli immigrati rumeni erano soggetti alle
disposizioni legislative contenute nel Testo Unico sull’immigrazione e
successive modifiche apportate dalla legge Bossi-Fini (che regolano la
politica migratoria dei cittadini extra-comunitari), dall’anno 2007 le
disposizioni che regolano l’immigrazione rumena sono le stesse che
regolamentano l’entrata e il soggiorno dei cittadini appartenenti agli
Stati membri dell’Unione Europea, contenute attualmente nel decreto
legislativo n. 30 del 6 febbraio 2007.
Alla luce di questa situazione si è prodotta una seconda stima,
volta a testimoniare le regolarizzazioni degli immigrati rumeni dopo
l’ingresso nell’UE. Pertanto, attraverso i dati contenuti nel Modello Istat,
è stata stimata la presenza degli immigrati rumeni, nel territorio, alla
4
fine dell’anno 2006; attraverso i dati rilevati dai Registri tenuti all’Ufficio
Anagrafe del Comune si è stimata, invece, la presenza della comunità
rumena successivamente a questa data.
Così, durante la progettazione del disegno della ricerca, si è deciso
di scomporre la popolazione oggetto di indagine in tre sotto-gruppi:
immigrati rumeni presenti nel Comune prima di Gennaio 2007 (entrati
come extra-comunitari); immigrati rumeni presenti dopo Gennaio 2007
(come comunitari); cittadini rumeni che si trovano ancora in una
posizione di irregolarità. Questi sono stati definiti, rispettivamente,
regolari, regolarizzati, non-regolari; in ipotesi, la loro diversa
collocazione e, nel caso della popolazione regolare e regolarizzata, il
tempo della loro permanenza, potevano influire in modo significativo
nelle fasi di inserimento nella nuova comunità di autoctoni. Questi tre
sotto-gruppi hanno costituito la popolazione di riferimento all’interno
della quale sono stati selezionati i casi-campione che sono entrati a far
parte della ricerca (cap. 4) e sui quali sono state condotte le rilevazioni.
A questo scopo ci si è orientati verso una selezione tipologica dei casi,
che sono stati individuati nel modo seguente: all’interno della
popolazione di riferimento sono state individuate tre variabili, in ipotesi
discriminanti, in merito all’inserimento lavorativo e sociale
dell’immigrato: “genere”, “età”, “data di presenza all’anagrafe”.
Attraverso di esse, e dalla loro combinazione, si è giunti alla
classificazione della popolazione reale immigrata in “regolare” e
“regolarizzata”. Per quella non-regolare non si ha una stima né della
presenza, né della struttura, data la sua condizione di illegalità (cfr. cap.
3). Per ogni profilo individuato è stato poi selezionato un caso che è
entrato a far parte del campione di ricerca. Per effettuare questa
operazione, nel caso dei regolari (in generale) ci si è avvalsi dei
nominativi presenti nella matrice precedentemente costruita; per i non
regolari si è proceduto attraverso un campionamento a valanga.
5
Se da un lato si è operato per definire la popolazione oggetto
d’indagine, sull’altro versante è stato necessario stabilire le modalità
attraverso le quali rilevare materiale empirico, da sottoporre
successivamente ad analisi, allo scopo di soddisfare il fabbisogno
informativo della ricerca. Si è deciso di rilevare le informazioni mediante
l’utilizzo di una tecnica qualitativa. Lo scopo della ricerca era, infatti,
quello di indagare il problema di indagine in profondità e valutare,
attraverso le percezioni, gli atteggiamenti, le opinioni dei soggetti
appartenenti alla comunità rumena, le forme del loro inserimento
lavorativo e sociale nella società ospitante.
Tra le tecniche prevalentemente usate in strategie di ricerca
tipicamente qualitative, si è pensato che quella del focus group fosse la
più idonea in questa determinata situazione di indagine, poiché avrebbe
permesso, mediante la discussione tra piccoli gruppi di persone, di
rilevare le opinioni, gli atteggiamenti, i sentimenti di alcuni soggetti di
questa determinata comunità circa un tema specifico di interesse del
ricercatore di cui, si presume, abbiano esperienza. Sono poi state
definite scrupolosamente le regole per la conduzione del focus, dalla
strutturazione, alla modalità di conduzione etc., durante il quale,
attraverso una traccia di domande, rilevare del materiale informativo.
L’analisi dello straniero come figura sociale autonoma e
soprattutto l’utilizzo di questa categoria sociologica nella riflessione circa
la dinamiche di rapporto che si creano con la comunità di accoglienza,
riportate nel capitolo 1, studiate nel pensiero di sociologi classici e nel
corso d tutto il xx° secolo e nella società contemporanea; gli impatti del
fenomeno migratorio (sullo sfondo del quale si colloca la figura dello
straniero) nel nostro Paese, storicamente d’emigrazione più che
d’immigrazione, la composizione della presenza stranieri (che ha
confermato la maggior percentuale di Paesi provenienti dall’Est Europa,
Romania e Albania in primis) e come viene affrontato il fenomeno
migratorio, dando una panoramica di come si inserisca nel mercato del
6
lavoro e nelle dinamiche sociali, affrontate nel capitolo 2; questo è stato
il bagaglio teorico e gli spunti di studio che, insieme ad un’accurata
analisi contestuale (capitolo 3), hanno fornito un’importante linea guida
per l’interpretazione del materiale empirico. L’analisi si presenta, nella
ricerca qualitativa, come un intreccio di metodo deduttivo e induttivo; la
cornice teorica all’interno della quale viene inquadrata la ricerca, le
ipotesi che la sottendono e muovono l’interesse del ricercatore, guidano
nell’interpretazione dei dati; i risultati che mostra l’analisi del materiale
empirico, allo stesso tempo, è utilizzata in funzione di controllo delle
ipotesi guida, allorché in funzione esplorativa.
La figura dello straniero è mutevole nel tempo e rispecchia la
struttura sociale della comunità. Le caratteristiche che assume lo
straniero non possono essere analizzate se considerato come elemento
autonomo, ma provengono da un rapporto di scambio, da modelli
culturali diversi, da disposizioni psicologiche e sociali particolari.
Nel quadro di un fenomeno complesso e mutevole come quello
migratorio, lo straniero viene “etichettato”, sempre di più, come
“immigrato” al quale si associano frequentemente caratteristiche
negative e marginali e nei confronti del quale, il più delle volte, la
società mostra un atteggiamento di chiusura e ostilità. Nei suoi
confronti, sempre più spesso, si riversano paure, violenze, accuse,
illegittime e ingiustificate, se non da schemi psicologici che adottano il
pregiudizio come forma mentis senza razionalizzare la figura dell’altro e
senza argomentare sulle implicazioni che scaturiscono dalla sua
presenza. Sarebbe riduttivo e offensivo riassumere il concetto di
straniero in questa specifica forma, con il rischio di produrre
argomentazioni che abbiano un tono generalizzante e una riflessione
astratta nella quale, tralasciando le dinamiche reali, si tenderebbe a
usare preconcetti e generalizzazioni che si riassumono in questo
discorso.
7
Se si pensa, perciò, alla categoria sociologica dello straniero
inserita all’interno dei moderni processi migratori, questa non è
riconducibile ad uno schema di interpretazione che esaurisce in modo
conclusivo le molteplici forme che può assumere questa figura, le
reazioni e relazioni che stabilisce con la comunità autoctona, i molteplici
modi di categorizzarla e gli interventi pratici che vengono assunti nel
tentativo di spiegare e razionalizzare un fenomeno che soltanto da poco
tempo si inserisce nello scenario della società italiana.
È bene chiarire, perciò, che è giusto ritenere che possono esistere
molteplici forme di immigrazione: queste possono essere sottese da
motivazioni economiche, politiche, professionali, individuali. Ad ognuna
di queste è così possibile associare una particolare forma di straniero.
Quella che sempre più spesso ci si presenta e sulla quale fanno leva gli
interventi politici, le dinamiche di mercato, le riflessioni sociali è
un’immigrazione mossa prevalentemente da obiettivi economici. Lo
straniero, collocato su questo sfondo, non è l’intellettuale, il politico,
colui che mosso da aspirazioni professionali, individuali, etc. può
arricchire culturalmente e economicamente la società, ma è il
“clandestino”, l’immigrato che si muove principalmente mosso da
motivazioni di natura economica la cui figura crea dibattiti circa il
problema del controllo, dell’integrazione, dell’accettazione.
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1. LA FIGURA SOCIALE DELLO STRANIERO
1.1 Introduzione.
La figura dello straniero, le caratteristiche cha assume nello
spazio sociale in cui si inserisce, le interazioni che scaturiscono dal
contatto che stabilisce con la comunità ospitante, sono temi ormai da
anni al centro dell’interesse sociologico. Lo straniero, nelle varie forme
in cui si presenta, sembra ormai essere una categoria sociologica
ineliminabile dallo sfondo delle moderne società; l’analisi di questa
figura è indispensabile in un rapporto di confronto e di differenziazione
tra gruppi sociali “diversi”, che si stabilisce all’interno dei moderni
assetti societari. La figura dello straniero è analizzabile su due livelli; sia
come categoria concettuale autonoma, che come polo di un rapporto al
cui opposto si trova la comunità ospitante. Come ogni categoria
sociologica, anche quella dello straniero non è inquadrabile all’interno di
cornici teoriche universali, stabili e immutabili. Le sue caratteristiche,
così come le possibili interazioni che scaturiscono dal contatto tra egli e
la società di accoglienza, mutano all’interno di determinati e specifici
assetti societari; lo straniero come passante, come turista, come
immigrato, sono solo alcune delle forme sociali che esso può assumere
e in relazione alle quali si stabilisce un determinato rapporto. Il contatto
tra lo straniero e la comunità ospitante può generare sentimenti
positivi, negativi, ambivalenti, che mutano, di volta in volta, in base ai
soggetti e al tipo di rapporto che si può venire a creare (cfr. Tabboni,
1986).
Sono molteplici le riflessioni in merito, tanto da poter parlare di
una vera e propria branca della sociologia: la sociologia dello straniero
9
(cfr. Agnoli, 2004b). Contributi teorici di notevole importanza si possono
rintracciare nelle tematizzazioni sociologiche già a partire dai primi anni
del ‘900 e nel corso di tutto il xx° secolo. Da sempre tema di interesse
sociologico acquista, poi, notevole importanza se inserito all’interno di
una più ampia e articolata riflessione circa il tema delle migrazioni
internazionali, fenomeno strutturale e permanente delle moderne
società; trova infatti un risvolto pratico nei crescenti movimenti
migratori che portano ogni giorno individui a interagire con società
diverse da quella di origine, creando problemi pratici di integrazione,
accoglienza, rifiuto, marginalizzazione da parte della società ospitante.
Il pensiero dei classici sullo straniero costituisce un importante
bagaglio teorico per affrontare qualsiasi tema di ricerca che riguardi
l’analisi delle dinamiche sociali, che scaturiscono da un rapporto di
convivenza tra straniero e comunità integrata.
1.2 La rappresentazione dello straniero nella letteratura
sociologica.
L’analisi della figura dello straniero ha suscitato molteplici
riflessioni di natura sociologica. Le prime tracce per delineare una
sociologia dello straniero si trovano negli scritti di sociologi importanti
come Simmel, Sombart, Park, Michels, Wood, Schutz, Elias, Bauman;
questi, nel secolo scorso, hanno dedicato parte della loro riflessione a
questa figura sociale, fornendo notevoli contributi teorici per la
definizione della rappresentazione sociologica dello straniero (cfr.
Cipollini, 2002).
La riflessione sociologica sulla figura sociale dello straniero si
articola su due livelli: analisi dello straniero come rappresentazione
sociale; analisi del sistema di relazioni che viene a formarsi tra egli e il
10
gruppo integrato. Queste tematizzazioni costituiscono un importante
strumento teorico per lo studio di molte situazioni della vita collettiva,
che scaturiscono dall’incontro tra individui appartenenti a culture anche
molto diverse.
Nonostante si possa rintracciare una tematica comune che leghi le
riflessioni di questi sociologi, ognuno di loro affronta lo studio all’interno
di una determinata configurazione storica e societaria che fornisce
immagini diverse di “straniero”, enfatizzandone un aspetto particolare.
Così Simmel (cfr. Simmel, 1908) e Sombart (cfr. Sombart, 1916), agli
inizi del ‘900, analizzano il carattere individuale dell’essere straniero,
sottolineando lo spirito pratico, la libertà d’azione, l’iniziativa (legate
prevalentemente a obiettivi economici) come caratteristiche principali
che connotano la sua figura, individuata in quella del mercante,
dell’imprenditore.
Più tardi, le riflessioni di Michels (cfr. Michels, 1925) si orientano
verso lo studio della posizione che assume lo straniero all’interno di un
nuovo assetto societario. Park (cfr. Park, 1928), allo stesso tempo,
sempre sottolineandone il carattere individuale, analizza la figura dello
straniero all’interno di un dibattito più complesso: sullo sfondo, cioè,
delle moderne migrazioni che si affacciano sulla scena sociale
americana nei primi decenni del ‘900.
Schutz (cfr. Schutz, 1944), in un periodo storico diverso, declina la
riflessione relativamente alle caratteristiche psicologiche dello straniero.
Autori come la Wood (cfr. Wood, 1934) ed Elias (cfr. Elias, 1965) si
concentrano, invece, soprattutto sulle dinamiche di relazione che si
instaurano tra gruppi diversi, contestualizzando la loro analisi all’interno
di assetti societari specifici. Barman (cfr. Barman, 1999), in epoca più
recente, affronta la condizione dell’essere straniero nelle moderne
società, rimarcando il processo di spersonalizzazione e la crisi di identità
che rendono permanente, in ogni individuo, la condizione dell’essere
straniero.
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1.2.1 Simmel e Sombart.
Le riflessioni di Simmel e Sombart, agli inizi del ‘900, si
concentrano verso una figura specifica di straniero che si riassume
spesso in quella del mercante, dell’imprenditore, che arriva in nuova
società mosso soprattutto da interessi pratici e per il raggiungimento di
obiettivi economici. Le loro riflessioni evidenziano il carattere
individùùuale dell’essere straniero, rivolgendo perciò il loro interesse
all’analisi di singoli individui; esse si collocano lontano da quelle recenti
che, a causa dei grandi spostamenti di massa, vedono individui che
quotidianamente irrompono nella scena sociale.
Connotano inoltre il carattere positivo di questa figura, che funge
da arricchimento e novità per la società che lo accoglie. Le riflessioni di
Simmel (cfr. Simmel, 1908) approfondiscono in particolar modo le
caratteristiche dell’ambivalenza: questo è il tratto caratteristico della
figura dello straniero. Essa è il risultato della combinazione di elementi
di “vicinanza” e “lontananza”. Lo straniero è “vicino” in quanto, seppur
non in modo stabile, è inserito nella società ospitante; “lontano”, poiché
è portatore di una cultura “altra”.
In riferimento alla rappresentazione dello straniero risaltano, nella
sua analisi, i caratteri di forte mobilità sociale, di libertà d’azione e
d’iniziativa; e proprio in virtù della sua libertà-estraneità rispetto alle
norme, alle regole, ai valori condivisi, lo straniero è, per Simmel,
potenziale soggetto di mutamenti e innovazioni sociali. Egli suggerisce,
però, di utilizzare la figura dello straniero per analizzare le modificazioni
che intervengono a seguito del “nuovo” rapporto che si instaura con i
membri della comunità “ospitante”; una volta che entra nel nuovo
ambiente, le caratteristiche dello straniero svolgeranno un ruolo di
innovazione dello spazio sociale, segnando nuovi equilibri e nuovi
modelli culturali (cfr. Cipollini, 2002).
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La riflessione di Sombart (cfr. Sombart, 1916), che risente
moltissimo della precedente, sottolinea la condizione di libertà dello
straniero. Gli interessi pratici e gli obiettivi economici che lo muovono,
oltre che una mancanza di vincoli relazionali, connotano la forte
mobilità dello straniero (cfr. Cipollini, 2002; Tabboni, 1986).
La riflessione di questi sociologi deve essere però collocata in
quello specifico contesto storico e sociale. L’immagine che si presenta
loro dello straniero, infatti, non ha nulla a che vedere con quella che
viene presentata oggi dalla società contemporanea. Gli stranieri con cui
loro hanno a che fare, sono singoli individui, imprenditori e mercanti,
che recano beneficio alla nuova comunità e al mutamento sociale.
Stiamo parlando di un’immigrazione d’élite. Oggi, invece, la figura che ci
presentano la società e i mass-media è l’immagine di uno straniero che
sempre più spesso si riassume in quella dell’immigrato; non più il
singolo straniero, ma vere e proprie “invasioni di massa” che pongono
problematiche, anche di gestione, a livello sociale, economico e politico.
Sarebbe inopportuno e inesatto arrivare a questo tipo di
generalizzazione poiché la riflessione su questa categoria sociologica
presenta molte più sfumature. Ma questo è ciò che, sempre più spesso,
arriva alla mente degli individui, specialmente quelli collocati nelle fasce
più deboli della scala sociale e sui quali si creano spesso preoccupazioni
“esagerate”. Si rimanda, comunque, a questa riflessione nella parte
conclusiva del lavoro.
Questi autori insistono, così, sullo spirito pratico e gli obiettivi
economici che connotano la figura dello straniero e che, unitamente al
carattere di forte mobilità e libertà di azione, lo indicano come un
elemento instabile ma innovatore della società. Anche nelle riflessioni
sulle moderne migrazioni si indicano gli obiettivi economici come il
principale fattore espulsivo che porta masse di individui ad emigrare,
tendenzialmente, verso Paesi più ricchi. Ma certo è che, gli obiettivi
economici e lo spirito pratico che vedono nel “loro” straniero
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(=imprenditore), sono diversi da quelli che oggi vengono attribuiti ai
“nostri” stranieri (=immigrati).
L’analisi condotta nell’ultimo capitolo mostrerà come queste siano
anche alla base della scelta migratoria della maggior parte dei casi sui
quali è stata condotta l’indagine (cap. 5), accreditando le tesi degli
“obiettivi economici” (cap. 2); allo stesso tempo ciò ha guidato l’analisi
delle informazioni emerse dopo la conduzione di ogni singolo focus
(cap. 4). Il tema dello straniero, così come inteso nelle recenti
tematizzazioni e come studiato dalla presente indagine, volta ad
analizzare l’inserimento lavorativo e sociale degli immigrati (rumeni) in
uno specifico contesto territoriale (il Comune di Montalto di Castro), è
più vicino alle analisi dello straniero inquadrate nei processi migratori,
che per la prima volta vengono affrontati da Park e dagli studi della
Scuola di Chicago.
1.2.2 Park, Michels, Schutz.
Il tema dello straniero si inserisce con Park all’interno di una più
ampia e articolata riflessione circa il ruolo svolto dalle moderne
migrazioni nella società moderna, riflettendo sulle implicazioni sociali
che gli spostamenti di individui possono creare sullo sfondo della
metropoli. L’analisi di Park si sviluppa in un contesto storico diverso
rispetto a quello di Simmel e Sombart; in questo si possono inquadrare
gli studi dei sociologi della Scuola di Chicago. L’analisi di Park, come
quella di questi sociologi che vedono nei processi migratori forme di
cambiamento sociale, è inquadrata perciò nelle dinamiche dei moderni
processi migratori.
Nonostante l’analisi di Park si avvicini di più a quella moderna di
straniero, a dispetto di quella di Simmel e Sombart, è bene precisare
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