Introduzione Pagina 7
INTRODUZIONE
La necessità di recuperare la funzionalità del sito “Darsena Lucca” nasce da un
preciso orientamento dei vertici della Società Azimut Benetti spa, titolare della
concessione demaniale C11(che coincide con l’area Sud Ovest della Darsena
Lucca).
L’obiettivo è la realizzazione di un sistema produttivo ben organizzato che si
distingua con un segno architettonico deciso e comunque armonizzato nell’area
urbana dove è destinato.
Il progetto si presenta immediatamente di alto spessore ingegneristico, il sito è
infatti caratterizzato da una elevata visibilità, è inserito praticamente a contatto
con le abitazioni limitrofe e nasce sullo sfondo della costruzione storica più
rappresentativa del Comune di Viareggio: “La Torre del Matilde”.
Figura 1-2:La Darsena Lucca sullo sfondo la Torre Matilde e il campanile della Chiesa
SS.Annunziata
Introduzione Pagina 8
I progettisti hanno recepito da subito l’importanza della sfida di realizzare un
complesso che consentisse la realizzazione della nuova linea produttiva e
contestualmente rispettasse il delicato equilibrio dell’area urbana.
Su progetto del Prof. Isola di Torino il nuovo complesso prende le forme di una
grande capanna azzurra caratterizzata da una elevata presenza di elementi
trasparenti nell’involucro edilizio al fine di alleggerire per quanto possibile la
presenza del fabbricato e restituire le visuali sulla Darsena Storica.
Le difficoltà di maggior rilievo a cui i tecnici hanno dovuto trovare adeguate
soluzioni erano rappresentate dalla necessità di movimentazione di imbarcazioni
di notevoli dimensioni, rispondere a rigorosi e ineccepibili criteri di sicurezza sul
lavoro e di prevenzione incendi, contenere i livelli di propagazione acustica e
degli aerodispersi entro i limiti di eccellenza.
Tutto ciò premesso, valutando l’intervento nella sua essenza, quindi al di là degli
indirizzi del Piano Regolatore Portuale e dalla preesistenza del sito produttivo, è
giusto chiedersi se la localizzazione del nuovo complesso sia compatibile con il
territorio urbano circostante e soprattutto se, a fronte dell’intervento, restano
inalterati i delicati equilibri tra attività economiche e spazi residenziali che
rappresentano gli indici di qualità della vita dei contesti sociali.
Le valutazioni di questo studio evidenzieranno le scelte di natura progettuale e
organizzativa del ciclo produttivo, che perseguono l’esigenza di uno sviluppo
sostenibile ovvero gli indirizzi che privilegiano il rispetto dell’uomo e
dell’ambiente.
Per ognuno dei successivi capitoli il filo conduttore sarà costituito dalle
motivazioni che hanno indotto determinate soluzioni a far si che i luoghi di
lavoro siano sempre più prossimi alle esigenze della natura umana, valutando
senza pregiudizi fino a che punto ciò sia effettivamente realizzabile.
Introduzione Pagina 9
Figura 1-3: l'area in concessione e il relativo cantiere prima dell'intervento
Introduzione Pagina 10
Figura 1-4: Il sito produttivo prima e dopo l'intervento
Capitolo 1 – Analisi storica del sito Pagina 11
CAPITOLO 1 ANALISI STORICA DEL SITO
PAR. 1.1 - CENNI STORICI DEL COMUNE DI VIAREGGIO
1Viareggio ebbe origine da un castello che Lucchesi e Genovesi, alleati contro
Pisa, edificarono nel 1172 sulla riva del mare, a difesa della costa e del territorio
circostante. Il fortilizio, di imponenti dimensioni, fu denominato "Castrum de
Via Regia"; era infatti costruito al termine di quella strada (da cui deriva il nome
della Città) così chiamata in onore dell’imperatore Federico Barbarossa, che
serviva da collegamento tra il forte stesso e l’entroterra. Il forte di Viareggio e la
modesta foce del Canale Burlamacca che gli scorreva accanto assunsero
importanza nel 1441, quando Lucca perse il suo potere sul castello e sull’approdo
marittimo di Motrone; Viareggio divenne così l’unico sbocco al mare dello Stato
lucchese, cosa di cui guadagnò il territorio circostante, peraltro fino ad allora in
condizioni di abbandono. Furono presi infatti provvedimenti e misure per
bonificare la palude che orlava la costa, per favorire la crescita urbana e
demografica di quello che stava divenendo un
piccolo borgo e per incrementare il traffico alla
foce del Canale.
Già nel 1840, il movimento marittimo aveva
assunto una discreta importanza e Lucca decise di
Figura 1-1:Via Regia del XIX secolo
offrire gratuitamente terreno a chi decideva di costruire una casa a Viareggio.
L’inospitalità dei luoghi e l’alto tasso di mortalità dovuto alla malaria però ne
ostacolarono lo sviluppo e il continuo regredire del mare rese scarsamente valido
il castello di Viareggio come difesa dello scalo marittimo e delle attività
commerciali che vi si svolgevano. Per questo, nel 1534, fu eretta un’altra
fortificazione, la Torre Matilde, che garantiva una miglior protezione e che fece
1 Sito Ufficiale del Comune di Viareggio sezione Cenni Storici
Capitolo 1 – Analisi storica del sito Pagina 12
da nucleo attorno al quale si formò un piccolo centro abitato. Nel 1559 fu
costruita la prima chiesa, dedicata a San Pietro prima e, ampliata e trasformata,
alla SS. Annunziata poi.
Nel 1617 Viareggio fu destinata a sede di Vicaria per le località che fiorivano
sulle colline alle sue spalle e iniziò ad ingrandirsi tanto che, nel 1701, il
Consiglio generale della Repubblica Lucchese lo dichiarò "Comunità", dando
agli abitanti il diritto di riunirsi in consiglio per decidere propri provvedimenti.
Lo sviluppo di Viareggio, però, procedeva con difficoltà, perché nella zona
retrostante continuava ad estendersi una vasta zona paludosa. Allora Lucca
decise di intraprendere una radicale bonifica del
territorio, incaricando l’ingegnere veneto Bernardo
Zendrini di risolvere il grave problema. Furono così
ideate speciali cateratte sul Canale Burlamacca
(peraltro ancora funzionanti) per regolare il flusso e il
deflusso delle acque e fu intrapreso il totale
abbattimento della macchia palustre.
Dal 1741, anno in cui terminarono i lavori di bonifica,
Figura 1-2: la Torre Matilde
la malaria cominciò a diminuire progressivamente, fino a scomparire del tutto.
Un altro grave problema sorse, però, per il fatto che la vegetazione abbattuta non
creava più protezione per le colture dell’entroterra, violentemente
spazzate e danneggiate dal vento di mare.
Ecco che venne deciso di innalzare lungo la spiaggia una barriera artificiale, una
striscia di bosco a pini: le future pinete di Viareggio, incomparabile oasi di verde,
l’una quella di Ponente inserita ora nel tessuto urbano e l’altra, quella di Levante
lussureggiante di vegetazione, costituita in Parco naturale con i territori di
Massaciuccoli, Migliarino e S.
Rossore. Viareggio richiamò gente dalle località vicine e anche molte famiglie
nobili lucchesi si stabilirono nella zona. Il paese si ampliò, le attività di pesca,
cantieristica e marineria velica assunsero notevole importanza, tanto che nel 1819
Capitolo 1 – Analisi storica del sito Pagina 13
la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone decretò la costruzione della prima
darsena e nel 1820 elevò Viareggio al rango di "città". Nel 1822 la principessa
Paolina Bonaparte Borghese, sorella di Napoleone, fece costruire vicino alla riva
del mare una graziosa villa, in cui soggiornò nei suoi ultimi anni di vita.
Figura 1-3: Viareggio in una riproduzione del XVI secolo
Era l’inizio di una nuova stagione per Viareggio, quella caratterizzata dall’usanza
dei bagni di mare: per la bellezza della spiaggia, per la felice posizione
geografica, per il senso di ospitalità degli abitanti, la città si avviava ad essere un
centro balneare rinomato. Nel 1828 furono costruiti i primi stabilimenti: il Nereo
per gli uomini, il Dori per le signore, in ossequio alla morale del tempo, che
proibiva il bagno promiscuo. Intorno al 1860 sorsero grandiose strutture balneari
su palafitte: il bagno Nettuno, il Balena, il Felice, l’Oceano e via tutti gli altri, dal
Canale alla Piazza Mazzini. Accanto alle modeste case del popolo si elevarono
quelle signorili e l’espansione urbanistica si spostò dall’antico nucleo stretto
attorno alla Torre Matilde, verso il mare e lungo la spiaggia. All’inizio del
Novecento la città era già la "Perla del Tirreno", un centro mondano, culturale e
turistico apprezzato in tutta Europa e caratterizzato da una particolarissima
architettura sospesa tra eclettismo e liberty. Nel corso della seconda guerra
Capitolo 1 – Analisi storica del sito Pagina 14
mondiale violenti bombardamenti distrussero interi quartieri, provocando
centinaia di vittime tra i civili, ma – nonostante le immani ferite – Viareggio
seppe subito risorgere, ricostruendo case, alberghi, cantieri e attrezzature
balneari.
PAR. 1.2 - I CANTIERI NAVALI DI VIAREGGIO
La storia delle costruzioni navali a Viareggio, vanta origini molto antiche, che
praticamente coincidono con la nascita della città stessa, la quale completamente
circondata dalle acque, individuò nella imbarcazione più una necessità di
sopravvivenza che una opportunità economica.
Fu grazie alle capacità e alla intuizione di degli artigiani locali, 2maestri d’ascia
e 3calafati, che con rara maestria e modesti mezzi, riuscirono a realizzare
imbarcazioni di notevole pregio, conosciute e apprezzate anche in paesi lontani.
4Il primo costruttore viareggino di bastimenti fu Valente Pasquinucci. Sappiamo
che già nel 1809 aveva costruito, insieme al calafato Pasquale Bargellini la
tartana "San Pietro", per conto di Giovanni Giuseppe Baroni e fratelli. Subito
dopo iniziarono l’attività di costruttori navali Carlo Pasquinucci (figlio di
Valente), Stefano e Giovanni Bargellini, che avevano i loro cantieri nella vecchia
darsena. Dopo il 1860, i cantieri si moltiplicarono, specialmente per l'opera di
Achille ed Alessandro
2 Il maestro d’ascia era un esperto dei vari tipi di legname ne riconosceva l'essenza, l'uso ed
infine la locazione all'interno del'imbarcazione. La loro bravura consisteva nel sagomare,
adattare il ceppo di legno a quella che poi sarebbe stata la sua definitiva funzione (ordinate,
madieri...). Tale operazione di sagomatura era appunto fatta con un attrezzo chiamato ascia.
3 Il calafato o maestro calafato era un operaio specializzato che si occupava periodicamente o
qualora si rendesse necessario di calafatare (è una tecnica di impermeabilizzazione dello scafi
in legno eseguita dal mastro calafato. Questa crea una giunzione tra le tavole del fasciame in
grado di reggere il mare e resistere nel tempo le navi o, più genericamente, le imbarcazioni in
legno)
4 Tratto dal Sito della “Associazione dei Maestri D’Ascia e Calafati di Viareggio”
Capitolo 1 – Analisi storica del sito Pagina 15
Raffaelli, di Lorenzo Bargellini, di Lorenzo Benetti e dei fratelli Codecasa. La
costruzione dei velieri si sviluppò in seguito, con grandissimo prestigio, grazie
all'opera intelligente ed all'estro creativo
di Gino Benetti e Fortunato Celli, il popolare "Natino". Il Celli, in particolare, si
fece notare per
l'eleganza dei suoi scafi; la sua fama è tutt'oggi viva ed i suoi
bastimenti sono entrati nella leggenda. Ne è rimasto suggestionato anche lo
scrittore Mario Tobino che nel suo romanzo "Sulla spiaggia e di là dal molo" gli
dedica un racconto, preceduto da questi versi:
"Costruisti, Natino, i bastimenti più belli,
freschi e superbi in ogni mare, avevano il
soffio delle anfore greche". In primo
tempo, i costruttori navali viareggini si
ispirarono, nella tecnica e nelle linee, agli
scafi sorrentini, poiché questi bastimenti
di modesto tonnellaggio, a confronto con
quelli liguri, erano universalmente
apprezzati per la loro velocità e per le
straordinarie doti nautiche. Più tardi i
viareggini, e principalmente "Natino"
Celli, crearono un tipo di barca
completamente nostrano, sia per la forma
dello scafo, più snello ed elegante, che
Figura 1-4: la costruzione di un bastimento dell'epoca, il sito è prossimo a quello della
Darsena Lucca, sullo sfondo si può notare la Torre Matilde
per la superficie velica, ottenendo un ottimo risultato d'insieme, tanto che molti
armatori di centri velici di grande importanza, sia italiani che esteri,
commissionarono bastimenti nei nostri cantieri. A conferma di quanto abbiamo
detto portiamo un esempio che ci da la prova del valore dei costruttori navali
Capitolo 1 – Analisi storica del sito Pagina 16
viareggini: "una goletta viareggina entrò in un porto inglese per scaricare merce
commissionata in quella nazione. Dopo aver mollato l'ancora e predisposto per
l'attracco, il capitano vide salire a bordo due signori che domandarono a chi
appartenesse il bastimento e chiesero, senza indugio, di acquistarlo. Il capitano
rispose che la goletta era di proprietà di un armatore viareggino e volle conoscere
il motivo che aveva indotto i due signori a proporre l'acquisto immediato della
barca. I due replicarono dicendo che avrebbero avuto desiderio di tenere la
goletta in Inghilterra, quale esempio di perfezione cantieristica, di eleganza nelle
linee e di efficienza marinaresca. Il
capitano, dopo aver preso contatto con
l'armatore, fu autorizzato alla vendita. La
goletta viareggina rimase così in
Inghilterra a testimonianza dell'abilità e
dei valore dei nostri costruttori navali".
La caratteristica più evidente dei velieri
era quella di avere la prua più alta della
poppa, la quale ultima era invece sottile e
slanciata nella sua elegante rotondità
ovale.
Figura 1-5: il Barcobestia
Fu la nascita del “Barcobestia”, 5una goletta che misurava dai 30 ai 40 metri e
prevedeva tre alberi della stessa altezza, con un peso compreso fra le 800 e le
1500 tonnellate. Il nome deriva probabilmente dall'esclamazione inglese the best
boat (la barca migliore): i maestri d'ascia viareggini hanno fatto una
traslitterazione del modo di dire, battezzando la loro imbarcazione barcabest,
trasformato poi in barcobestia. Si dovrà arrivare al 1860. Da questa data e fino
ai primi anni del '900, la flotta mercantile viareggina si affermò e si accrebbe
notevolmente. I cantieri producevano mediamente 10 o 12 velieri all'anno, tra i
5 Sito Web Wikipedia sezione trasporti “Tipi di Imbarcazione”
Capitolo 1 – Analisi storica del sito Pagina 17
quali apparivano i brigantini, i barcobestia ed i brigantini goletta, chiamati anche
"scuneri".
PAR. 1.3 - ORIGINI DELL’AREA OGGETTO DI INTERVENTO
6La darsena Lucca, la prima costruita, fu progettata nel 1818 in sostituzione
dell’antica calata posta ai piedi della Torre Matilde; ma la sua realizzazione prese
avvio a seguito del decreto del 1819 emanato dalla duchessa Maria Luisa di
Borbone.
Dal 1838 al 1847 una serie di provvedimenti del governo lucchese stabilivano
che si dovessero realizzare lavori di aggiunta di 13-15 metri per 2 moli entranti in
mare a levante ed a ponente della foce del Burlamacca, per compensare il
continuo interramento della spiaggia e per mantenere i fondali ad un livello
sufficiente per l’entrata dei bastimenti.
Nel corso del tempo le attuali darsene divennero da semplice punto di approdo
con bassi fondali a vero e proprio porto dotato di numerosi approdi. La zona a
sud del Burlamacca, l’attuale porto, inizia a svilupparsi tra la fine dell' Ottocento
e i primi decenni del Novecento proseguendo il modello morfologico della città
storica posta a nord del canale e costituita da isolati regolari.
In epoca successiva l'ampliamento del bacino portuale ha indotto lo sviluppo di
insediamenti legati alla nautica e alla pesca che ha contribuito a contaminare il
tessuto edilizio di fabbricati produttivi.
L'espansione allo stato attuale della zona della Darsena è per lo più risultato di
processi evolutivi avvenuti nel tempo in maniera spontanea e disorganica, si
presenta variamente composita e caratterizzata da un alto grado di caoticità. Le
attività marittime sono concentrate in spazi ristretti.
6 Relazione Tecnica Illustrativa redatta da Dott. Arch. Marco Castellani libero professionista
in Torino, progettista esecutivo delle opere
Capitolo 3 – Studio di fattibilità Pagina 18
CAPITOLO 2 STUDIO DI FATTIBILITÀ
PAR. 2.1 - VERIFICA DELLE CONDIZIONI DI BASE
La società Azimut-Benetti S.p.A. , promuove una nuova proposta di Piano di
Recupero per la trasformazione del proprio Cantiere, con demolizione delle
infrastrutture esistenti e costruzione di nuovo fabbricato artigianale connesso alla
cantieristica navale. La Società Azimut-Benetti S.p.A. è presente nella città di
Viareggio con la produzione di diverse imbarcazioni da diporto sia a marchio
Azimut, sia a marchio Benetti. Quest’ultimo settore aziendale, la Divisione
Benetti, marchio storico della nautica
Figura 2-1: andamento risorse umane del gruppo, fonte sito "Azimutt-Benetti"
viareggina e fondata nel 1873, ha conosciuto negli ultimi anni un’importante
sviluppo sia dal punto di vista degli ordinativi sia dal punto di vista delle
dimensione media delle imbarcazioni costruite.
Questo sviluppo e la conseguente necessità di nuove aree produttive,
l’impossibilità di trovare nell’area di Viareggio adeguati spazi, ha negli anni
scorsi imposto alla Società il trasferimento nel cantiere di Livorno di tutta la
produzione delle imbarcazioni di dimensioni superiori ai 45 m. Nello
stabilimento di Viareggio prospiciente la Darsena Italia, la Benetti ha mantenuto
Capitolo 3 – Studio di fattibilità Pagina 19
la produzione di 4 imbarcazione, due da 45 m (linea Vision) e due da 37 mt
(linea Classic), che hanno comunque garantito la piena operatività del sito e gli
alti livelli occupazionali degli ultimi anni.
Figura 2-2: Motoryachts Benetti Classic
Da un’attenta analisi del mercato internazionale della nautica, la Società ha
avviato la realizzazione di un nuovo modello da 41 mt di lunghezza (linea
Crystal), che prevede la costruzione di 3 imbarcazioni in contemporanea ed
all’interno di un nuovo sito produttivo. Si ipotizza l’inizio dell’attività di
costruzione ed allestimento ad inizio nel novembre 2009.
Figura 2-3: andamento del fatturato, fonte sito Azimut-Benetti
Il cantiere che ospiterà tale attività avrà le caratteristiche tecniche ed
impiantistiche necessaire e sarà strutturato per accogliere 100 addetti.