sociale che sanitario, e favorisce il benessere e l’autonomia della persona.
L’Oss è stato istituito con provvedimento normativo della Conferenza Stato-
Regioni del 22 febbraio 2001. I suoi interventi sono rivolti a tipologie di utenza
ampie (bambino, persona anziana, persona con handicap, persona con
problemi psichiatrici, malato terminale o morente), opera in servizi molto diversi
(in ospedale, a domicilio, nei servizi socio-assisstenziali)
A livello domiciliare, molti interventi non necessitano espressamente di una
competenza infermieristica, ma sono rivolti a migliorare l’assistenza alla
persona non autosufficiente nelle attività di vita quotidiana. Coadiuvato dalle
figure di supporto, l’infermiere che lavora a domicilio può ottimizzare il tempo di
lavoro per pianificare e organizzare i vari interventi assistenziali ponendo
attenzione alla personalizzazione dell’assistenza ed influendo positivamente
sulla qualità dell’assistenza stessa. E’ da questi presupposti che nasce l’idea
della realizzazione di questo progetto di miglioramento organizzativo
dell’assistenza infermieristica domiciliare (AID) per l’inserimento degli Oss nell’
AID dell’Asf della Regione Toscana. La progettazione mira ad individuare le
potenzialità dell’Oss e a riflettere sul significato di appropriatezza
dell’assistenza. L’appropriatezza comporta per gli infermieri la capacità di
accertare l’intensità e la complessità assistenziale delle persone a loro affidate,
intendendo per intensità assistenziale non tanto il numero di prestazioni da
erogare, quanto l’impegno intellettuale che è necessario per progettare,
elaborare, ricercare e scegliere interventi adeguati per rispondere ai bisogni
delle persone.
La prima tappa fondamentale e indispensabile del progetto è la
riorganizzazione dell’assistenza che deve prevedere l’assegnazione dei
pazienti e non dei compiti; è necessario passare da un modello funzionale (per
compiti) ad un modello per obiettivi (piccole équipe). Il team infermieristico
deve individuare il proprio modello concettuale di riferimento: tale modello è
indispensabile per identificare i processi da prendere in carico da parte
dell’infermiere e definire le relative prestazioni che li compongono. E’ così
possibile definire con specificità l’assistenza di base attribuibile alle figure di
supporto. Nel progetto viene definita la mission infermieristica dell’infermiere
domiciliare e la Job description dell’infermiere e dell’Oss (chi fa che cosa);
inoltre viene diffusa nel team l’identificazione dell’assistenza di base che può
5
essere attribuita all’Oss e sono redatti gli standard di prestazioni per tutte le
attività assegnate all’Oss. A questo sistema organizzativo è necessario
abbinare una documentazione (cartella integrata) completa, tale da favorire da
un lato l’organizzazione e gestione dell’assistenza, dall’altro la qualità della
stessa rendendo omogenee e costanti le prestazioni standardizzabili. Infine, il
principale obiettivo del progetto è quello di rivedere e riprogettare il ruolo
dell’infermiere domiciliare che perde la connotazione di tuttofare e riacquista la
sua vera identità di professionista della salute che si prende cura delle persone
e della comunità supportato dall’Oss.
6
PARTE PRIMA
IL RUOLO E LE COMPETENZE DELL’OPERATORE
SOCIO-SANITARIO IN ASSISTENZA DOMICILIARE
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CAPITOLO I
IL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE E DI
ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
1.1 CURARE A DOMICILIO: IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
L’assistenza domiciliare sta sempre più diffondendosi come elemento
strategico del Sistema Socio-Sanitario in quanto riconosciuta come una delle
modalità assistenziali su cui investire maggiormente.
La mutata realtà epidemiologica determinata dall’aumento della popolazione
anziana necessita di una rete di servizi a sviluppo territoriale.
La popolazione italiana invecchia progressivamente; il rapporto annuale ISTAT
del 2005 afferma che si è registrato un incremento del grado di invecchiamento
della popolazione, al 1 gennaio 2005 l’indice di vecchiaia
1
, cioè il rapporto tra la
popolazione con 65 anni e oltre e quella con meno di 15 anni, è stato pari al
137,7% con un costante aumento rispetto agli anni precedenti : 129,3% per il
2001, 131,4% per il 2002, 133,8% per il 2003 e 135,9% per il 2004. A livello
territoriale i valori variano in modo significativo: al Centro l’indice di vecchiaia è
pari al 160,7% al Nord 157,9% mentre a Sud e nelle Isole si riscontra un indice
di vecchiaia del 106,6%.
In realtà già dal 2002 si osserva un aumento della vita media, conseguenza
della costante riduzione dei rischi di morte a tutte le età della vita: per quanto
riguarda l’età media, per i maschi si è passati da un valore pari a 77,0 per il
2001 ad uno pari a 77,1 per il 2002, mentre per le donne si è passati da 82,8
1
L’indice di vecchiaia è il rapporto tra il numero degli individui in età di pensionamento (65 e
oltre) e il numero degli individui in età pre-lavorativa (sotto i 15 anni) riferito a 100.
Serve a valutare il ricambio generazionale e rappresenta un indicatore dinamico che stima il
grado di invecchiamento di una popolazione. (Cfr. Comodo N., Maciocco G., Igiene e sanità
pubblica, Roma, Carocci, 2005).
8
per il 2001 a 83,0 per il 2002. A livello internazionale, l’Italia si colloca, anche
per il 2002, tra i paesi più longevi.
2
“La reale conseguenza di questo risultato è che la popolazione sopravvive per
molti anni anche con malattie croniche invalidanti che richiedono interventi e
trattamenti prolungati che non possono essere forniti in modo esclusivo da
strutture di ricovero.
3
”
Il problema non è l’invecchiamento della popolazione ma la necessità di
garantire a fasce sempre più ampie di popolazione anziana di invecchiare in
buona salute e in condizione di autonomia e autosufficienza.
La necessità di interventi assistenziali continuativi porta a ridisegnare il sistema
dei servizi socio-sanitari e a rivedere e razionalizzare i percorsi di cura e di
contenimento dei costi socio-sanitari: soprattutto per quanto riguarda le malattie
croniche si tende a privilegiare gli interventi “meno costosi”, come l’assistenza
domiciliare, riservando quelli ospedalieri a situazioni più complesse e di
carattere acuto.
La domiciliarizzazione delle cure sembra rispondere ad un obiettivo di diversa
qualità dei servizi, profondamente innovativo, collegato ad un sistema di valori
che pongono la persona al centro dei servizi con le sue esigenze fisiche,
psichiche e sociali.
In ambito domiciliare il paziente è circondato dall’affetto dei propri familiari e
diventa il protagonista del processo di cura che si svolge nei suoi confronti in un
contesto per lui più naturale. In ospedale è il paziente che si trasferisce nel
servizio sanitario, a domicilio è l’operatore che chiede il permesso di entrare in
casa. In ospedale ci si può dimenticare, per i molti compiti da svolgere, che
l’obiettivo è il benessere della persona; quando si entra in casa, si trova il
paziente, i familiari, gli oggetti di questa persona, ed è impossibile dimenticarsi
che si è lì per lui.
La programmazione degli interventi per gli anziani deve cercare di passare da
una visione clinica a quella funzionale operando sulla base delle potenzialità
2
Sistema Statistico Nazionale, Istituto Nazionale di Statistica, Rapporto Annuale. La situazione
del paese nel 2005, ISTAT.
3
Scaffino L. Casazza S,, Cure domiciliari. La partnership tra pubblico e privato, Milano, Franco
Angeli, 2003, pag. 14.
9
della salute espressa in termini di autonomia funzionale e superando la visione
di salute vista più come mancanza di malattia che come stato di benessere.
Le scelte di politica sociale dei servizi rivolti alla popolazione anziana
dovrebbero mirare al miglioramento e al mantenimento della qualità della vita.
Qualità della vita legata alla possibilità che il soggetto anziano ha di sviluppare
al meglio le proprie capacità nella vita di ogni giorno. Non dobbiamo trascurare
le problematiche sanitarie ma collocarle nel contesto globale della funzionalità
di ogni persona.
Discutere la funzione significa porre attenzione ai diversi livelli delle abilità
personali nel gestire la propria vita quotidiana guardando quindi alla soluzione
dei problemi, concentrandosi sulle potenzialità residue, evitando di far entrare
obbligatoriamente l’anziano in categorie troppo strette o generali di
autosufficienti e non autosufficienti.
La complessità della questione richiede che la soluzione dei problemi
dell’anziano debba ricercarsi in un modello integrato di risposta socio-sanitaria
e socio-assistenziale.
4
4
Cfr. Franci A., Corsi M., Verso l’assistenza domiciliare integrata. Una proposta di metodo per
valutare la qualità percepita, Edizioni Summa, Padova 1998.
10
1.2 DEFINIZIONE DI ASSISTENZA DOMICILIARE E ASSISTENZA
DOMICILIARE INTEGRATA
L’Assistenza Domiciliare (AD) è definita come la possibilità di fornire a domicilio
del paziente quei servizi e quegli strumenti che contribuiscono al mantenimento
del massimo livello di benessere, salute, funzioni
5
: è un termine utilizzato tanto
nel settore sanitario, quanto in quello sociale per riferirsi ad erogazione di
assistenza di natura socio-assistenziale e/o sanitaria, fornita a domicilio
dell’utente che permette alla persona di rimanere nella propria abitazione,
conservando, se possibile, le proprie abitudini e la presenza costante dei
familiari, riducendo il ricorso a strutture residenziali o a ricoveri ospedalieri.
L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) è una forma di assistenza domiciliare
che richiede diverse competenze professionali sanitarie e anche competenze
sociali al fine di rispondere a esigenze complesse, di persone che si trovano in
condizioni di non autosufficienza parziale o totale e necessitano perciò di
un’assistenza continuativa di tipo socio-sanitario, definita:
“l’insieme coordinato di attività sanitarie, mediche, infermieristiche, riabilitative
integrate fra loro e con gli interventi socio-assistenziali, per la cura della
persona nella propria casa, dove può mantenere il legame con le proprie
abitudini e le persone a loro care. L’ADI è la parte integrante e fondamentale
della rete dei servizi.
6
”
L’ADI va considerata la forma più avanzata di assistenza a domicilio; la
diffusione dell’ADI come approccio multidisciplinare va riconosciuta nell’ambito
geriatrico. La geriatria è stata infatti la prima disciplina medica che ha dovuto
confrontarsi con l’evidenza che i bisogni di cui è portatore l’anziano non
autosufficiente sono di natura multidimensionale e l’efficacia dell’intervento può
essere ricercata solo attraverso l’integrazione con professionalità diverse. Le
prestazioni multidisciplinari dell’ADI, rese a domicilio dell’utente, rispettano
standard minimi di prestazione in forma integrata secondo piani individuali
5
OMS dichiarazione di Alma Ata sull’assistenza primaria, settembre 1978
6
Guida all’assistenza domiciliare integrata, Manuale di Home Care 2002/2003, Milano, Edizioni
Meditor Italia S.r.l
11