2
questo
1
. Pertanto una precisa conoscenza del movimento migratorio è
connessa alla comprensione dell’interagire di molteplici fattori tra i quali
possiamo distinguere la personalità socio-culturale dell’emigrato, la sua
situazione socio-economica di partenza e le caratteristiche proprie del più
ampio sistema sociale, di partenza e di arrivo.
2
Date queste constatazioni,
deriva che tale fenomeno può essere studiato da diverse angolature, a
seconda delle quali saranno messi in risalto differenti aspetti del flusso
migratorio stesso.
Se si prende in considerazione l’emigrazione italiana nel suo
complesso essa sembra poter essere interpretata più come una fuga da
condizioni di vita e di lavoro ritenute intollerabili che come rifiuto
consapevole e “razionale” della società d’appartenenza. Quello che
emerge, nel più vasto contesto delle migrazioni italiane, è quindi la
tendenza a ricercare migliori condizioni di vita in un’area di cui si viene
a sapere, genericamente, che vi sono maggior benessere e maggiori
opportunità di lavoro.
3
Oltre al prevalere della situazione economica come fattore
scatenante del fenomeno emigratorio, altre variabili più prettamente
sociologiche devono essere prese in considerazione. E’ pertanto possibile
individuare, a livello del sistema d’azione, altri fattori che influiscono su
tale decisione. Emergono, quindi, a livello delle strutture informative,
formali ed informali, fattori legati alla comunicazione, attraverso enti ed
organi di stampa, sull’opportunità dell’emigrare, oppure connessi
all’imitazione di comportamenti migratori già attuati da persone facenti
parte della rete di conoscenti, compaesani o parenti. A livello socio-
1
Per un approfondimento del legame di causalità fra migrazione e mutamento sociale nonché
fra migrazione e struttura della personalità, vedere:
PARK, ROBERT EZRA, “Human Migration and the Marginal Man”, in American Journal Of
Sociology, May, 1928, pp. 881-893.
2
AA.VV., “L’emigrazione italiana negli anni settanta”, in Studi Emigrazione, n° 31, 1979,
p.317.
POLLINI, GABRIELE; SCIDA’, GIUSEPPE; Sociologia delle migrazioni, Franco Angeli,
Milano, 1998.
3
culturale della zona di partenza e della struttura della personalità
emergono invece fattori connessi con aspirazioni, bisogni, insicurezze e
deprivazione sociale.
4
Questi, insieme con i valori appresi nella società
d’appartenenza, sono definiti gerarchicamente e possono pertanto influire
notevolmente sia sulla decisione di emigrare del soggetto, qualora si
trovino su uno scalino piuttosto alto nella loro gerarchia delle preferenze
sia sul processo d’adattamento nella società d’arrivo.
5
Quello che sembra
emergere, in ogni modo, fino alla fine degli anni quaranta, ossia degli
anni immediatamente successivi al termine della seconda guerra
mondiale, è un prevalere dei bisogni, intesi come “comportamento di
preoccupazione”
6
. In coincidenza con il boom economico italiano
prevalgono invece, generalmente, le aspirazioni, intese come
“comportamento di interesse libero”.
7
Uno degli scopi della dissertazione
sarà quindi quello di metterli in evidenza.
Per quanto riguarda in particolare la conoscenza dell’emigrazione
trentina negli USA è emersa una notevole e diffusa carenza dei
dati ad essa relativi, sia dal punto di vista quantitativo che
qualitativo. Ciò ha condotto ad un’inevitabile difficoltà nel
reperimento di statistiche attendibili riguardanti il flusso
migratorio dal Trentino alla California e quindi all’impossibilità
di tracciare un quadro chiaro ed esauriente del fenomeno
3
Vedere ASCOLI, UGO, Movimenti migratori in Italia, Il Mulino, Bologna, 1979.
4
A tale proposito vedere anche:
GALTUNG, JOHAN, “Componenti psico-sociali nella decisione di emigrare”, in AA.VV. ,
Immigrazione e industria, Ed. di Comunità, Milano, 1962.
5
SUSSI, EMIDIO, “Migrazione”, in DEMARCHI, FRANCO (a cura di); Nuovo Dizionario di
Sociologia, parte II, Seconda edizione, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1987, pp.1247-1248.
Per una disamina sul concetto di bisogno, consultare:
TAGLIOLI, RICCARDO, “Società urbana, strutture famigliari e immigrazione”, in Studi
Emigrazione, n°4, ott. 1965, pp.8-9.
AA.VV., “L’emigrazione italiana negli anni settanta”, in Studi Emigrazione, n° 31,1979,
pp.322-339.
6
Tale concetto si basa sul presupposto dell’esistenza di determinati bisogni, definiti come
primari, secondari e terziari, i quali generano una certa necessità di essere soddisfatti. Essi sono
comunque legati tra loro da un meccanismo a catena per cui alla soddisfazione di un certo
bisogno segue la generazione di altre aspirazioni che a loro volta diventano dei bisogni.
Quindi, mentre il comportamento di preoccupazione deriva dalla necessità di soddisfare
determinati bisogni, il comportamento di interesse libero nasce sul desiderio di realizzare delle
aspirazioni personali.
7
CALVARUSO, CLAUDIO, “Integrazione e personalità”, in Studi Emigrazione, n°33, 1974,
pp.87-113.
4
migratorio dei trentini verso questo Stato.
La ricostruzione del fenomeno migratorio in questione è stata
inoltre notevolmente condizionata dalla scarsità della letteratura esistente
in merito. La stessa esperienza italiana in California è una tra le meno
studiate rispetto, invece, a quella degli italiani che si sono andati a
collocare sulla costa orientale o nel nord-est degli USA.
8
Inevitabile,
quindi, ai fini della completezza del lavoro, è stato il ricorso a materiale
inerente sia il più generale fenomeno migratorio italiano verso gli Stati
Uniti e la California sia quello più circoscritto, trentino, verso la stessa
Nazione.
L’intero lavoro tiene inoltre conto di tutte quelle informazioni
ottenute indirettamente attraverso le interviste tramite questionario. I
soggetti intervistati hanno così fornito le basi per un attendibile
confronto con la letteratura di cui attualmente si dispone.
Dal punto di vista metodologico e tenendo conto del contesto
economico, sociale e politico in cui il Trentino era inserito sia nell’arco
di tempo che copre l’intera storia migratoria trentina in California sia nei
decenni immediatamente precedenti tale particolare fenomeno, si sono
individuati tre periodi storici in cui è stato possibile suddividere
l’evoluzione e la trasformazione del movimento migratorio qui preso in
considerazione. L’analisi di questi periodi costituisce pertanto la prima
parte fondamentale della tesi.
Un primo periodo, che si può definire asburgico, è quello in cui non è
possibile prescindere dalla valutazione della situazione
economica, sociale e politica che, a partire dal 1870, contribuisce
a far maturare le condizioni strutturali dell’emigrazione trentina.
Ciò nonostante il fatto che tale migrazione inizi a dirigersi verso
la California solo a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso e
trovi il suo massimo nel periodo compreso tra l’inizio del XX
secolo ed il 1913.
8
SALVETTI, PATRIZIA, “La comunità italiana di San Francisco tra italianità e
americanizzazione negli anni ’30 e ‘40”, in Studi Emigrazione, n° 65, 1982, p. 3.
5
Il secondo periodo può essere compreso tra la I e la II guerra
mondiale. Esso è caratterizzato dal distacco del Trentino - Alto Adige
dall’Austria, sancito dal trattato di S. Germano del 10 settembre 1919
9
e
dall’irrigidimento della legislazione migratoria sia da parte del governo
austriaco sia da quella del governo statunitense. E’ in questa fase, tra il
1920 e il 1929, che si assiste al boom economico statunitense coincidente
tuttavia con l’esplodere della crisi carbonifera e mineraria che porterà
molti trentini, già stabilitisi negli Stati Uniti, a spostarsi verso la
California.
Il terzo periodo, che vede il quasi definitivo declino
dell’emigrazione trentina negli USA intorno alla fine degli anni ‘60, è
caratterizzato da una ripresa relativa del flusso migratorio nell’immediato
dopoguerra che va via via attenuandosi in concomitanza con lo sviluppo
economico dell’Italia e del Trentino stesso. Sono tuttavia ancora presenti
alcuni sporadici casi di emigrazione verso la California che si
manifestano fino ai recenti anni ‘70 ed ‘80.
10
Le motivazioni che portano
un soggetto ad emigrare risultano essere però cambiate in quest’ultima
fase. Ciò è evidente se si considera che in quest’ultimo periodo vengono
progressivamente meno tutte quelle condizioni congiunturali e strutturali
che avevano fatto prevalere la motivazione economica nella decisione di
emigrare e che avevano favorito l’emigrazione dal Trentino nelle due fasi
precedenti. Si assiste, così, ad un prevalere di fattori personali e socio-
culturali, quali l’insoddisfazione sociale, il bisogno di autorealizzazione
professionale legato alle migliori opportunità lavorative offerte in
9
Per un approfondimento dell’annessione del Trentino all’Italia, vedere:
ASCOLANI, AUGUSTO; BIRINDELLI, ANNA MARIA; “Lo spopolamento del Trentino-
A.A. e l’evoluzione del fenomeno migratorio”, in GRANDI, CASIMIRA (a cura di),
Emigrazione: memorie e realtà, Atti del Congresso 1988, Trento, Provincia Autonoma di
Trento, 1990.
10
Per una verifica si rimanda ad alcuni dati emersi dall’indagine empirica.
6
generale dagli USA per quanto riguarda alcuni settori professionali, il
matrimonio con statunitensi o il ricongiungimento familiare.
11
Parallelamente all’analisi dei diversi periodi storici si è voluto
mettere in risalto sia le diverse legislazioni austriache, italiane e
statunitensi che si sono susseguite e che hanno notevolmente segnato la
storia e l’evoluzione dell’emigrazione trentina sia la situazione
economica, politica e sociale che ha caratterizzato, in ciascuna fase, le
zone di arrivo.
Dopo aver analizzato, separatamente, i tre periodi individuati, si è
voluto mettere in evidenza, nelle osservazioni conclusive relative alla
prima parte, attraverso un confronto tra le differenti caratterizzazioni
emerse, la tipologia dell’emigrazione trentina nella California del nord.
E’ stato così possibile verificare l’esistenza di fattori comuni, mettendo
in risalto le differenze e le eventuali somiglianze esistenti fra le diverse
fasi. La nostra attenzione si è anche voluta fermare, in questa fase
conclusiva, sul processo d’integrazione che ha coinvolto, per quasi un
secolo, tutti gli immigrati trentini ed i loro discendenti al fine di
individuarne i caratteri principali che lo hanno contraddistinto e di
evidenziarne le differenze rispetto ad altri fenomeni migratori trentini
aventi altre destinazioni.
La seconda parte del lavoro è costituita invece da un’indagine
empirica basata sulla somministrazione diretta e personale di 100
questionari ad un campione rappresentativo di emigrati trentini e di loro
discendenti residenti nel nord della California. Tale campione è stato
estratto casualmente, secondo alcuni caratteri di stratificazione, ossia
tenendo conto del sesso e dell’età dei soggetti, dalla lista del Circolo
11
BONIFACIO, BOLOGNANI, A Courageous People from the Dolomites. The Immigrant
from Trentino on USA Trails, Edition and Patronage of the Autonomus Province of Trento,
Trento, 1981.
Un’ulteriore riscontro di questo cambiamento avvenuto nelle motivazioni che spingono un
soggetto ad emigrare è emerso durante le interviste attraverso i questionari in un confronto
diretto con i soggetti intervistati.
7
Trentini di San Francisco
12
avente un universo di 200 nominativi.
L’obiettivo di tale ricerca è quello di indagare quali sono i valori, le
tradizioni ed in genere le caratteristiche culturali che contraddistinguono
tali emigrati trentini, al fine anche di verificare i mantenimento e
l’eventuale trasmissione ai discendenti di quelle che sono le specificità
etniche proprie del popolo trentino.
12
Il Circolo Trentini di San Francisco è stato istituito solo recentemente, verso la metà degli
anni ’80. Ciò ha condizionato notevolmente la possibilità di individuare e certificare in modo
esauriente la presenza di discendenti trentini sul territorio del nord California. La tardiva
istituzione di quest’ente, volto a mantenere e trasmettere i valori e le tradizioni del Trentino,
nonché a creare un solido legame tra i “trentini” in California e la madre patria, ha
inevitabilmente contribuito ad un perfetto adattamento di questi alla società americana.
Paradossalmente, quindi, il problema dell’identificazione è imputabile alla tipologia
dell’emigrazione, ossia alla particolare disposizione dei trentini ad assimilare la cultura della
società d’accoglienza che li ha portati ad abbandonare, con il susseguirsi delle generazioni, la
propria specificità etnica in nome di un’appartenenza nazionale statunitense ben più ampia.
Tale difficoltà è riscontrabile soprattutto a partire dalla terza generazione. Dall’analisi della
composizione del campione si desume, infatti, che tale generazione è praticamente irrilevante
tra gli intervistati. Per la maggior parte esso è composto di persone anziane (> 60 anni) e,
comunque, da appartenenti soprattutto alla prima e alla seconda generazione. Gli iscritti a tale
Club sono quindi ,per lo più, persone che hanno mantenuto un certo legame con il paese in cui
sono nati o che conservano, al limite, ancora nei loro ricordi le immagini di una realtà passata
(Elaborazione dell’intervista avvenuta durante un incontro personale con Padre Efrem Trettel,
francescano originario di Predazzo e residente a San Francisco dal 1953).
8
PARTE PRIMA
ANALISI SOCIOLOGICA DEL FENOMENO MIGRATORIO
TRENTINO IN CALIFORNIA
9
CAPITOLO PRIMO
L’emigrazione dal Trentino al nord California nel periodo asburgico.
1. Quadro storico in cui s’inserisce il fenomeno migratorio trentino
verso gli Stati Uniti.
La storia migratoria dei trentini verso la California non può
prescindere dalla più generale storia migratoria dei medesimi verso gli
Stati Uniti e, quindi, dall’analisi dei fattori che hanno scatenato tale
fenomeno. Questo perché la scelta della California come area in cui
stabilirsi era in parte, già nel periodo austriaco, una scelta successiva e
secondaria rispetto a quella primaria di emigrare negli USA.
1
Va sottolineato che a partire dal 1870 si andava sempre più
evidenziando in Trentino un cambiamento, da parte dei potenziali
emigranti, nella scelta della zona in cui emigrare. Si assisteva, infatti,
progressivamente, ad un passaggio da una fase caratterizzata da una
spiccata preferenza per l’America Latina, dovuta a fattori attrattivi quali
le facilitazioni contrattuali internazionali particolari, basate su esigenze
di popolamento e di coltivazione di vasti territori, offerte da Stati come il
Brasile
2
e l’Argentina, e la stessa maggiore affinità etnica-linguistica
1
Conferma di questa affermazione si può avere in diversi testi:
BONIFACIO, BOLOGNANI, A Courageous People from the Dolomites. The Immigrant from
Trentino on USA Trails, Edition and Patronage of the Autonomus Province of Trento,
Trento, 1981, pp.331-333.
AA. VV., L’emigrazione trentina negli Stati Uniti (1870-1939), Museo degli Usi e Costumi
della gente trentina, S. Michele all’Adige (TN), 1983.
Tale affermazione è inoltre rafforzata dai risultati ottenuti con l’analisi dei questionari.
2
Sull’emigrazione trentina in Brasile si veda :
GUBERT, RENZO (a cura di), Cultura e sviluppo: un’indagine sociologica sugli immigrati
italiani e tedeschi nel Brasile Meridionale, Franco Angeli, Milano, 1995.
CECCHI, CAMILLO, “L’identificazione etnica nella seconda e terza generazione degli
emigrati”, in Studi Emigrazione, n° 9, 1967, pp.212-235.
10
esistente tra il popolo trentino ed i popoli latino americani, ad una fase
successiva in cui l’emigrazione trovava la sua ragione nelle possibilità
economiche e di fortuna offerte dall’eccezionale espansione industriale
della Confederazione statunitense.
3
Tale sviluppo economico coincideva,
inoltre, con la crisi socioeconomica del Brasile, esplosa in guerra civile, e
con la crisi economica dell’Argentina all’inizio degli anni ‘90.
4
Lo studio del fenomeno migratorio non può prescindere inoltre da
un’attenta analisi della situazione economica della società di partenza
poiché, spesso, è soprattutto questa che agisce da fattore di espulsione
(push factor) per quei soggetti che non trovano in essa l’adeguata
collocazione.
5
La decisione di emigrare oltre oceano si manifestava
comunque in concomitanza con le peggiorate condizioni economiche del
Trentino. La provincia versava in uno stato di profondo squilibrio tra la
popolazione, le risorse e la superficie coltivabile acuito dalla crisi
strutturale e congiunturale del periodo.
6
Tra i fattori contingenti vanno
3
BRIANI, VITTORIO, Dalle valli Trentine per le vie del mondo, TN, U.C.T., 1980.
HTTP://WWW.PROVINCIA.TN.IT, Provincia Autonoma di Trento – Attività’ di Governo,
“Breve profilo dell’emigrazione”, in Piano degli interventi per l’emigrazione (1995-1997),
informazioni a cura di: Servizio Relazioni Pubbliche, Provincia Autonoma di Trento, Trento,
1996.
ROSOLI, GIAN FAUSTO, “La colonizzazione italiana delle Americhe tra mito e realtà”, in
Studi Emigrazione, n° 27, 1972, pp. 344-351.
4
Per un approfondimento sulla crisi dell’Argentina e del Brasile:
GUBERT, RENZO, “Storia dell’emigrazione trentina in nord America”, in GUBERT, RENZO
(a cura di), Emigrazione Trentina, Manfrini, Calliano (TN), 1978.
BONFANTI, NICOLO’ RICCARDO, Relazione generale sull’emigrazione trentina,
Grigoletti, Rovereto (TN), 1912.
PEDROTTI, PIETRO, L’emigrazione del Trentino, Unione Economica Nazionale per le Nuove
Province d’Italia, Roma, 1918.
5
CERASE, FRANCESCO, “Economia precaria ed emigrazione”, in ROSOLI, GIAN
FAUSTO, Un secolo di emigrazione italiana (1876-1976), Centro Studi Emigrazione, Roma,
1978, (pp.117-150).
6
Per un approfondimento delle condizioni economiche del Trentino nel XIX secolo:
PEDROTTI, PIETRO, L’emigrazione del Trentino, Unione Economica Nazionale per le Nuove
Province d’Italia, Roma, 1918.
GUBERT, RENZO, “Storia dell’emigrazione trentina in nord America”, in GUBERT, RENZO
(a cura di), Emigrazione Trentina, Manfrini, Calliano (TN), 1978.
11
inoltre evidenziati soprattutto le malattie che colpirono i prodotti agricoli
principali e le alluvioni dei primi anni del 1880.
La struttura montana del Trentino
7
complicava ulteriormente
questa situazione se si considera che la sua economia era
prevalentemente basata sull’agricoltura. In un tale contesto, quindi, una
migliore utilizzazione del territorio era diretta in senso verticale anziché
orizzontale, cercando cioè di estendere il più possibile le coltivazioni
nelle aree montane, e ciò si scontrava con un’effettiva ottimizzazione
della superficie coltivabile. Non era, infatti, possibile estendere le colture
oltre una certa altitudine. “L’estensione altimetrica delle colture è uno
dei fattori più rappresentativi per cogliere l’inumano sforzo che queste
popolazioni hanno fatto per adattarsi all’ambiente e rendere possibile la
mera sussistenza attraverso opere che hanno inciso profondamente sul
paesaggio agrario”.
8
Tale squilibrio era ulteriormente aggravato da una struttura
agricola basata sulla piccola proprietà, risultato dell’applicazione del
sistema latino a frammentazione fondiaria. Questo tipo di regime
ereditario, basato sulla trasmissione della proprietà, impediva
sicuramente la rottura del ceppo familiare, ma aveva portato, nel
GRANDI, CASIMIRA, Verso i paesi della speranza. L’emigrazione trentina dal 1870 al 1914,
Francischi, Abano Terme (PD), 1987.
GRANDI, CASIMIRA, “I nostri attivi e intraprendenti montanari emigrano cacciati da un
suolo ingrato: primi risultati di un’indagine sull’emigrazione trentina” in FRANZINA,
EMILIO (a cura di), Un altro Veneto. Saggi e studi di storia dell’emigrazione nei secoli XIX
e XX, Francischi, Abano Terme (PD), 1984 pp.108-117.
LEONARDI, ANDREA, Depressione e risorgimento economico, Trento, ed. Temi, 1976.
LEONARDI, ANDREA, L’economia di una regione alpina: le trasformazioni economiche
degli ultimi due secoli nell’area trentina-tirolese, Trento, ed. ITAS, 1996.
7
BATTISTI, CESARE, Il Trentino: saggio di geografia fisica e di antropogeografia, , Zippel,
Trento, 1898.
GORFER, ALDO, Le valli del Trentino: guida geografico-storico-artistica, Ente per il
turismo, Trento, 1959.
8
cit. GRANDI, CASIMIRA, “I nostri attivi e intraprendenti montanari emigrano cacciati da un
suolo ingrato: primi risultati di un’indagine sull’emigrazione trentina” in FRANZINA,
EMILIO (a cura di), Un altro Veneto. Saggi e studi di storia dell’emigrazione nei secoli XIX
e XX, Francischi, Abano Terme (PD), 1984, p.110.
12
susseguirsi delle generazioni, alla polverizzazione dell’azienda agricola.
Si evidenziava, pertanto, una certa impossibilità della classe agricola
locale a modificare l’organizzazione produttiva.
9
Accanto a questo, la popolazione si trovava di fronte ad una
crescente pressione fiscale con la conseguente erosione dei redditi
agricoli che stava portando alla pauperizzazione di gran parte di essa.
La depressione economica che stava investendo il Trentino era
inoltre dovuta ad un ulteriore fattore esogeno, ossia al distacco della
regione, in seguito all’unità d’Italia nel 1861, dal Lombardo-Veneto. La
creazione delle nuove barriere doganali verso l’Italia cui si trovò di
fronte e l’impossibilità di avere un mercato alternativo nello Stato
austriaco, dati gli impedimenti geografici e politici, determinavano
quindi il crollo dell’industria trentina che già stentava a decollare.
10
Il
Trentino si veniva così a trovare in una situazione d’isolamento sia
dall’Italia settentrionale sia dallo stesso impero austro-ungarico di cui
ancora faceva parte.
Accanto a queste variabili prettamente economiche, esogene ed
endogene, devono essere tuttavia presi in considerazione altri fattori che
influirono, generalmente, sulla decisione di emigrare. Ciò trova la sua
giustificazione nella constatazione stessa della complessità dei sistemi
sociali, per cui il fenomeno migratorio non può essere spiegato
semplicemente come naturale e meccanico.
11
Si rende pertanto necessario considerare, al fine di comprendere la
decisione d’emigrare che conduce un individuo ad abbandonare il
9
MONTELEONE, RENATO, “Condizioni di lavoro e classi lavoratrici nel Trentino tra
ottocento e novecento”, in Movimento Operaio E Socialista, XII, 1966, pp.221-243.
10
MOSCHETTI, ILDEBRANDO, Le forze economiche del Trentino, Pirola, Milano, 1818.
11
GUBERT, RENZO (a cura di), Emigrazione Trentina, Manfrini, Calliano (TN), 1978.
13
proprio Paese, anche quelle caratteristiche psico-sociali dell’individuo
accennate brevemente nell’introduzione.
12
Gli stessi fattori che avevano fatto precipitare le condizioni
economiche del Trentino, congiuntamente ai fattori più strettamente
sociologici, favorivano e trasformavano, così, a poco a poco, anche
l’emigrazione trentina.
13
Molte erano le cause che stavano determinando l’emigrazione dal
Trentino e difficile pertanto è catalogarle unicamente come cause
espulsive. Il motivo scatenante di tale fenomeno va, infatti, ricercato
nella loro interazione.
14
E’ innegabile comunque che “Il Trentino era una regione in cui la
mera sussistenza risultava problematica per i più ed il sottoconsumo era
una regola di vita; la risposta alle aspettative del popolo non poteva che
essere una: emigrare”.
15
Pur essendo comunque sempre stato un
fenomeno caratterizzante del Trentino, l’emigrazione si era fino ad ora
manifestata in modo temporaneo o stagionale. Così, “in una società
statica quale era quella trentina in cui la contrazione massima dei
consumi era la norma quotidiana, soltanto un motivo profondamente
sovvertitore poteva allontanare definitivamente dalla terra dei padri chi
12
SUSSI, EMIDIO, ”Migrazione” , in DEMARCHI, FRANCO (a cura di); Nuovo Dizionario
di Sociologia, parte II, Seconda edizione, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1987, pp.1247-
1248.
GROSSELLI, RENZO MARIA, “Gabelle, militarismo ed altro. Alla radice del mito americano
nel Trentino austriaco”, in GRANDI, CASIMIRA (a cura di), Emigrazione: memorie e
realtà, Atti del Congresso 1988, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1990, pp.224-225.
13
PEDROTTI, PIETRO, L’emigrazione del Trentino, Unione Economica Nazionale per le
Nuove Province d’Italia, Roma, 1918.
14
GRANDI, CASIMIRA, Verso i paesi della speranza. L’emigrazione trentina dal 1870 al
1914, Francischi, Abano Terme (PD), 1987, pp.23-61.
15
DE RICCABONA, VITTORIO, Delle condizioni economiche del Trentino. Notizie ed
appunti, tip. Marchetto, Borgo Valsugana (TN), 1880.
Simile concetto viene espresso per quanto riguarda le regioni meridionali, ove la situazione era
parimenti drammatica, in :
CERASE, FRANCESCO, “Economia precaria ed emigrazione”, in ROSOLI, GIAN FAUSTO
(a cura di), Un secolo di emigrazione italiana (1876-1976), Centro Studi Emigrazione, 1978,
Roma, pp.118-119.
14
era abituato da sempre al minimo vitale, perché significava staccarsi da
quell’esistenza unitaria in cui il valligiano aveva perduto la sua
individualità per acquistare l’identificazione del gruppo di
appartenenza”.
16
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso l’emigrazione
transoceanica diventava una valvola di sfogo soprattutto per quelle aree
montane che presentavano una situazione territoriale proibitiva per uno
sviluppo industriale e per un miglioramento della produzione agricola.
17
Famiglie e singoli individui, per la maggior parte uomini, emigravano
alla ricerca di migliori condizioni di vita. Per molti di loro l’emigrazione
assumeva carattere permanente, anche se l’intenzione iniziale per i più
era quella di ritornare in patria dopo aver messo da parte quanto bastava
per condurre una vita migliore.
18
Si veniva così ad evidenziare un
passaggio dall’emigrazione tradizionale di mestiere a quella che può
essere definita un’emigrazione moderna, propria della società
industriale.
1
E’ soprattutto dagli anni ’90 in poi che essa iniziava a rivolgersi
verso gli USA soprattutto per la grande attrazione che questi esercitavano
a causa della forte espansione economica che stavano vivendo e delle
immense possibilità lavorative che offrivano in tutti i settori. Non va
dimenticato, tuttavia, che la struttura economica e politica della società
americana era già stata plasmata dagli emigrati che erano giunti negli
16
Cit. AA. VV., L’emigrazione trentina negli Stati Uniti (1870-1939), Museo degli Usi e
Costumi della gente trentina, S. Michele all’Adige (TN), 1983, pp.19.
17
GUBERT, RENZO (a cura di), Emigrazione Trentina, Manfrini, Calliano (TN), 1978.
18
AA.VV., “L’emigrazione italiana negli anni settanta”, in STUDI EMIGRAZIONE, n° 31,
1979, p.319.
1
GUBERT, RENZO (a cura di), Emigrazione Trentina, Manfrini, Calliano (TN), 1978.
15
USA in tempi più remoti. Alle nuove categorie di emigrati non restava
quindi che entrare a far parte delle masse lavoratrici a basso costo.
2
Si registrava così, tra il 1901 ed il 1913, il massimo numero di
emigrati trentini in questa direzione.
3
Questo primo periodo risulta
inoltre essere la fase in cui si è verificata la più consistente ed eterogenea
immigrazione negli USA.
Sicuramente una simile situazione faceva emergere atteggiamenti
ambigui, pregiudizi etnici ed episodi di razzismo non sottovalutabili, nei
confronti, soprattutto, di quegli emigrati provenienti dall'Europa
meridionale ed orientale. Come si vedrà in seguito, però, i trentini, in
quanto tirolesi, erano soggetti ad una relativamente minore
discriminazione rispetto agli italiani in generale.
4
Con l’inizio della prima guerra mondiale si assisteva, invece, ad
un arresto quasi totale dell’emigrazione trentina nella direzione degli
USA. Negli stessi anni si stava in ogni modo verificando negli USA un
generale peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dovuto al
continuo aumento di manodopera proveniente da tutto il mondo. In
questa situazione ci si veniva quindi a trovare di fronte ad una certa
recessione dei salari nonché ad un aumento consistente della
disoccupazione.
2
BIANCO, CARLA; ANGIULI, EMANUELA (a cura di); Emigrazione. Una ricerca
antropologica sui processi di acculturazione relativi all’emigrazione italiana negli Stati
Uniti, in Canada e in Italia, Dedalo libri, Bari, 1980, p.18.
3
ASCOLANI, AUGUSTO; BIRINDELLI, ANNA MARIA; “Lo spopolamento del Trentino-
A.A. e l’evoluzione del fenomeno migratorio”, in GRANDI, CASIMIRA (a cura di),
Emigrazione: memorie e realtà, Atti del Congresso 1988, Provincia Autonoma di Trento,
Trento, 1990.
GRANDI, CASIMIRA, Verso i paesi della speranza. L’emigrazione trentina dal 1870 al
1914, Francischi, Abano Terme (PD), 1987, pp.141-142.
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