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L’ambiente, in tutte le sue componenti, esercita un’azione importantissima sulla salute del singolo
individuo.
Tra i fattori stressanti si annoverano i traumi fisici, le condizioni estreme di temperatura, i rumori, i
fenomeni naturali ed artificiali atmosferici di natura elettrica e magnetica, gli agenti infettivi e
l’affaticamento emotivo.
L’azione prolungata di uno di questi fattori può attivare processi patogeni che, attraverso la
modificazione di alcuni parametri psicofisiologici e biologici, portano all’indebolimento del sistema
immunitario e nervoso.
Le conseguenze possono essere una maggiore vulnerabilità dell’organismo alle malattie e
predisporre all’insorgenza del cancro.
Figura 1 Schema a blocchi dell’interazione tra esseri umani ed ambiente fisico e sociale.
I fattori dell’ambiente fisico e naturale (fig. 1) in grado di influenzare la salute degli esseri umani
sono:
1. fattori di origine extraterrestre, cioè, l’insieme delle radiazioni elettromagnetiche e
corpuscolari (raggi cosmici, luce solare, radio emissione del sole e delle galassie) e i campi
gravitazionali connessi ai corpi celesti;
2. fattori di origine terrestre, cioè, le influenze meteorologiche (umidità, pressione e temperatura
dell’atmosfera) e quelle climatiche: l’attività temporalesca, l’andamento periodico del campo
elettrico e magnetico della terra, la radioattività naturale e la concentrazione di ioni negli
ambienti di vita e di lavoro;
3. fattori di origine tecnologica, cioè, quelli connessi all’attività umana, ad esempio i vari tipi di
inquinamento chimico (smog, composti organici volatili, materie plastiche, ecc.), il rumore e le
sorgenti artificiali di natura elettromagnetica, l’interazione degli esseri umani con la litosfera,
l’idrosfera e l’atmosfera che costituiscono la biosfera.
La biosfera rappresenta la regione abitata dagli organismi viventi nel corso della loro evoluzione.
Risulta, quindi, essere l’ambiente fisico in cui si trova a vivere il “sistema uomo”.
L’uomo vive anche immerso in un ambiente sociale i cui fattori sono a loro volta in continua
interazione con l’ambiente fisico.
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Il sistema uomo agisce sui fattori socioculturali e a sua volta ne è influenzato, subisce l'influenza
degli elementi di origine extraterrestre, che esplicano a loro volta un'azione sui fattori di origine
terrestre, i quali sono in rapporto diretto con i fattori tecnologici prodotti dall'uomo.
Facendo riferimento a questo schema, si può introdurre il concetto di ambiente elettromagnetico,
caratterizzato da specifici parametri : campo elettrico e campo magnetico.
Ad esempio, le radiofrequenze e le microonde sono presenti nell’ambiente come fondo
naturale generato dalla terra, dal sole e dalle galassie e in generale da qualunque corpo si trovi ad
una temperatura maggiore dello zero assoluto. Sovrapposto a questo fondo, sono presenti le
emissioni dovute alle sorgenti artificiali: il campo elettromagnetico dovuto al fondo naturale
associato a quello generato dai fattori di origine tecnologica costituisce l’ambiente
elettromagnetico.
Tutte le forme di vita sulla terra hanno raggiunto un rapporto di equilibrio biologico con i fenomeni
fisici generati dal campo di radiazioni
Questo è costituito:
dalla radiazione solare diretta ed indiretta (lunare), che ci giunge sotto forma di luce, di raggi
ultravioletti ed infrarossi,
dalla radiazione elettromagnetica con lunghezza d’onda variabile corrispondente ad una frequenza
d’oscillazione sull’ordine del GigaHertz (1 GigaHertz corrisponde ad un miliardo di oscillazioni al
secondo). Questa radiazione a microonde, di origine esterna alla nostra galassia, la Via Lattea,
viene denominata radiazione di fondo extragalattica. Scoperta nel 1965 da Penzias e Wilson, ha
un’influenza determinante sui processi vitali.
Oltre alla radiazione cosmica, esiste anche una radiazione neutronica, derivante dai processi di
decadimento radioattivo degli isotopi degli elementi pesanti presenti nella crosta terrestre, in parte
già trasformata nella terra stessa in radiazioni a microonde.
L’azione congiunta di queste radiazioni di varia provenienza: cosmica, solare e terrestre, da
origine al campo di radiazioni naturali del nostro ambiente, che attraversa tutta la materia vivente
e non.
L’ingegner B. Audisio afferma che la terra è caratterizzata da un campo magnetico e da un campo
elettrostatico normalmente negativo. Il campo elettrico varia di intensità con un crescendo in senso
latitudinale, dall’Equatore verso i Poli, varia tra l’alba il tramonto, con le stagioni, con le stagioni,
con l’altitudine del suolo.
L’azione dell’ambiente elettromagnetico artificiale negli ambienti ad aria confinata (domestico,
scolastico, sanitario) e in quelli ad aria libera (agreste e urbano) esplica un effetto sulla salute
dell’uomo in modo sinergico con la presenza di:
1. diversi elementi di natura elettrica, ad esempio vicinanza di una linea di distribuzione
dell’energia elettrica a 50 Hz e prossimità di una stazione trasmittente a radiofrequenza;
2. fattori di origine tecnologica non elettromagnetica, per esempio inquinanti chimici;
3. elementi di origine sociale (stili di vita e di lavoro).
È’ importante sottolineare come negli ultimi anni, siano state compiute da vari autori di diverse
nazioni numerose ricerche sperimentali, dalle quali risulta evidente che quando il rapporto tra la
concentrazione di ioni negativi e positivi presenti nell’aria è sbilanciato a favore di questi
ultimi, risulta favorita l’insorgenza di malesseri, quali disturbi di vario tipo a carico del sistema
endocrino, neuroumorale, del sistema nervoso e, di conseguenza, sul comportamento.
Per contro, un’adeguata concentrazione di ioni negativi aerei risulta favorire stati di benessere,
d’euforia e di sensazione psicofisiche di adeguatezza.
La concentrazione di ioni positivi e negativi, cioè le molecole presenti nell’aria (ossigeno, azoto,
vapore acqueo, ecc.), elettricamente cariche, è rilevata attraverso lo “ionmeter”.
Dalle ricerche eseguite, si nota che l’uomo vive totalmente immerso nelle radiazioni
elettromagnetiche, nei campi elettrici e magnetici statici e variabili, e non solo sul posto di
lavoro.
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Infatti, in aggiunta al “fondo naturale” di radiazioni, vanno considerate tutte quelle fonti
artificiali create dall’uomo stesso presenti nei luoghi di lavoro, cioè tutti i campi magnetici ed
elettrici statici e variabili creati attraverso il funzionamento delle macchine da lui costruite, come
rete la elettrica industriale, il computer, i forni a microonde, le fotocopiatrici,...
I campi elettrici e magnetici statici non si propagano nello spazio, ma rimangono localizzati in
prossimità delle sorgenti che li hanno generati.
I campi elettrici e magnetici variabili, non sono divisibili gli uni dagli altri. L’esistenza di uno
comporta l’esistenza dell’altro e vengono chiamati campi elettromagnetici.
La propagazione delle loro onde ha un carattere ondulatorio.
Lo sviluppo delle tecnologie elettromagnetiche ha prodotto nei lavoratori e nella popolazione in
generale un conflitto tra:
1. vantaggi associati all’utilizzo di queste tecnologie;
2. preoccupazione per l’impatto sanitario causato dal loro utilizzo.
Nella valutazione soggettiva del rischio connesso all’uso delle tecnologie elettromagnetiche
concorre il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa, in altre parole i mass-media.
Il termine rischio, è spesso utilizzato nel linguaggio comune, specificando un evento in cui ogni
persona può incorrere, a volte con conseguenze nocive o sfavorevoli.
E’ possibile parlare di rischio in ogni situazione non sicura, in circostanze in cui l’incolumità
dell’uomo o dell’ambiente è compromessa, come nel caso dell’inquinamento atmosferico oppure
del traffico. Un rischio può essere percepito come trascurabile, accettabile, tollerabile ed
inaccettabile.
Tra gli elementi che giocano un ruolo nella percezione soggettiva del rischio si annoverano:
1. la conoscenza o meno del rischio, si tende ad accettare più facilmente un pericolo noto, spaventa
ovviamente ciò che è ignoto;
2. il rischio che è possibile controllare fa meno paura;
3. il rischio determinante un danno immediato è più temuto di uno che determina un pericolo
lontano nel tempo;
4. il rischio che si corre volontariamente è meno temuto di quello imposto;
5. il rischio incerto, in altre parole quello di cui non si conosce con certezza la pericolosità,
aumenta la preoccupazione;
6. il rischio collettivo, che riguarda i bambini, è avvertito con molta preoccupazione.
Nel secolo scorso, le uniche sorgenti di radiazioni non ionizzanti erano considerate quelle
naturali:
1. il campo elettrico e magnetico della terra,
2. i campi elettromagnetici prodotti dall’attività temporalesca (in particolare dei fulmini),
3. i debolissimi campi associati all’emissione del sole e delle galassie.
Queste sorgenti costituiscono il “fondo”, o ambiente elettromagnetico naturale, in cui si sono
evoluti gli organismi viventi. A causa della presenza delle tecnologie elettromagnetiche il livello
del fondo elettromagnetico in alcune aree urbane, è cresciuto in modo esponenziale dagli inizi
del secolo, raggiungendo negli anni '30 la sensibilità dei comuni radioricevitori, negli anni ’60 la
soglia di interferenza tra apparati elettronici ed avvicinandosi e all’inizio degli anni ’90, ai livelli di
soglia delle normative.
All’inizio di questo secolo, sono sorti i giganteschi impianti idroelettrici per la produzione
dell’elettricità, ciò consentì la diffusione capillare ed il ricorso sempre più esteso alle diverse forme
di fruizione dell’energia elettromagnetica.
Dal dopoguerra ai giorni nostri, la diffusione dell’elettrificazione, l’incremento dei consumi
energetici e l’enorme sviluppo delle telecomunicazioni, hanno indotto una profonda trasformazione
nell’industria, nell’economia e nel comportamento sociale.
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Questo processo è caratterizzato dall’esteso impiego degli apparati elettronici:
1. per uso domestico, ovvero macchine lavatrici e lavastoviglie, forni a microonde, asciugacapelli,
rasoi elettrici,
2. per uso industriale, tra cui forni ad induzione, a radiofrequenza ed all’infrarosso, motori,
videoterminali,
3. per impiego medico, nella diagnosi (tra cui risonanza magnetica nucleare, radiografia) e nella
terapia (marconiterapia, bisturi a radiofrequenza, radarterapia, magnetoterapia),
4. nel sistema di distribuzione dell’energia elettrica, tra cui elettrodotti, cabine di
trasformazione, cavi conduttori, prese elettriche,
5. nelle telecomunicazioni, ovvero telefoni cellulari, trasmissioni radio e televisive, controllo del
traffico aereo, radionavigazione, radar, comunicazioni via satellite, sistemi d’allarme,
sorveglianza militare.
Tutte queste innovazioni tecnologiche immettono nell’ambiente circostante radiazioni
elettromagnetiche.
L’esposizione collettiva in atto, a causa dell’incremento nel settore della generazione, della
distribuzione e dell’utilizzo dell’energia elettrica, è in rapida crescita.
Si riscontra un analogo fenomeno nel settore delle telecomunicazioni, dove si moltiplicano i
dispositivi radianti, gli intervalli di spettro utilizzati ed i tempi di esposizione all’irradiazione.
Nei paesi industrializzati, per il continuo aumento di tali apparati elettronici, attualmente la
popolazione ed alcune categorie di lavoratori sono esposte sia a radiazioni elettromagnetiche sia a
campi elettrici e magnetici artificiali, i quali possiedono un livello di intensità media maggiore dei
campi naturali. In determinate situazioni ormai, si parla di inquinamento elettromagnetico o di
elettrosmog dell’ambiente.
La situazione generale delineata, solleva in Europa e nel mondo, nell’opinione pubblica, negli
ambienti scientifici e nelle istituzioni, una diffusa preoccupazione ed un vivo allarme sia per la
salute dei cittadini, sia per i potenziali effetti associati ad un’esposizione incontrollata a tutti i tipi di
campi elettromagnetici.
L’esposizione alle radiazioni, immesse nell’ambiente dalle tecnologie elettromagnetiche, determina
l'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi.
Solo recentemente, grazie a molteplici studi e sperimentazioni, si è potuto comprendere in modo più
chiaro le modificazioni che i campi magnetici producono a livello biologico.
Il fenomeno più importante rilevato, è l'innalzamento della temperatura dei sistemi biologici
interessati.
Il fattore più importante, che caratterizza la quantità di energia assorbita, con conseguente
maggior innalzamento di temperatura , è la quantità di acqua da cui è composto il soggetto.
Sono importanti sia le dimensioni del corpo rispetto alla lunghezza d'onda dell'energia che lo
investe, sia la densità dell'energia nel tempo ( l'onda potrebbe essere continua o pulsata ).
L'alta percentuale di acqua contenuta nei tessuti come sangue e cervello, rispetto al tessuto osseo o
cartilagineo per esempio, è la maggior causa di insorgenza di patologie tumorali a carico dei primi.
Per frequenze alte, il danno per il corpo è determinato in superficie, se la frequenza si abbassa la
radiazione arriva più in profondità.
Per frequenze basse, si ottiene una risonanza del corpo investito, specialmente quando la
dimensione del corpo è prossima alla lunghezza d'onda del campo elettromagnetico. E' stato rilevato
che un uomo medio alto 1,75 m., che pesa 70 Kg., alla frequenza di 70 MHz, si comporta come una
antenna a ½ onda, avendo il massimo di energia assorbita.
Per frequenze molto basse, la quantità di energia assorbita diventa progressivamente minore.
La letteratura internazionale ha sempre riportato sostanzialmente due organi maggiormente
interessati da patologie a loro carico, precisamente: i testicoli ed il cristallino.
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Questi due organi, sia per la loro collocazione superficiale, sia per la loro delicatezza, oltre alla
bassissima vascolarizzazione (per quanto riguarda il cristallino), tendono ad un innalzamento
eccessivo della temperatura dovuto all’irradiazione per esposizione ai campi elettromagnetici.
Procedendo con le ricerche, si è scoperto che molte tipologie tumorali dipendono dai campi
elettromagnetici a bassa frequenza ( ELF ) e ad alta frequenza.
Da non sottovalutare, poi, i danni per esposizioni a campi magnetici prodotti da linee elettriche, da
motori e da elettrodomestici di uso quotidiano.
La situazione diventa pericolosa quando si è investiti dai campi per un periodo molto lungo, ad
esempio, quando si dorme per molte ore consecutive nello stesso ambiente.
L’esposizione ai campi elettromagnetici a bassa intensità può provocare problemi.
Una ricerca nei Paesi dell'Est, ha determinato che un numero elevato di addetti alle postazioni radar
aveva sintomi quali: irritabilità, stanchezza, astenia, sonnolenza, mancanza di appetito, difficoltà di
concentrazione e calo della libido.
Si è notato che l'esposizione a bassi livelli elettromagnetici, pur non producendo effetti termici,
provocava alterazioni sul sistema nervoso entrale, sul sistema neuro vegetativo, sull'apparato
circolatorio e sul sistema endocrino.
Tali anomalie regredivano allontanando i soggetti sofferenti dal posto di lavoro.
La tendenza è quella di considerare pericolose soltanto le radiazioni che sono in grado di
sconvolgere l'equilibrio atomico dei tessuti o di produrre effetti già noti come quello termico.
E’ ignorata e talvolta rigettata a priori la possibilità d’interazioni biologiche, ad esempio:
1. la modifica dei meccanismi del trasporto e dell'equilibrio ionico,
2. della crescita cellulare,
3. della sintesi di DNA e RNA e della trascrizione genica.
Tutti effetti confermati dalle ricerche eseguite dall'Istituto di Medicina Sperimentale del CNR.
Il funzionamento degli organismi viventi è basato su processi elettrochimici facilmente influenzabili
dai campi elettromagnetici bassi (EMF, Electro-Magnetic Fields), come hanno dimostrato ricerche
di grande interesse scientifico condotte nell'ultimo ventennio.
Il rapidissimo diffondersi dell’uso di telefoni mobili e quindi, delle stazioni radio-base necessarie
per il servizio, ha suscitato timori per eventuali ripercussioni sulla salute, in relazione a possibili
effetti sull’organismo umano dei campi elettromagnetici emessi dai sistemi cellulari.
Da molti decenni, la comunità scientifica internazionale ha dedicato un’attenzione sempre
maggiore all’analisi dell’impatto ambientale e sanitario collegato all’uso di apparecchiature che
emettono campi elettromagnetici.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha formulato le seguenti definizioni:
1. effetti biologici: una qualsiasi risposta fisiologica all'esposizione a campi elettromagnetici.
2. effetti rischiosi per la salute umana: qualsiasi effetto biologico eccedente i limiti tollerati dai
meccanismi di compensazione del corpo umano.
Evidenziata questa distinzione, si può focalizzare l’attenzione sui possibili effetti dei campi a
radiofrequenza tipici delle radiocomunicazioni.
Un campo elettromagnetico a radiofrequenza trasferisce energia ad un sistema biologico. Per
capire come ciò avvenga bisogna esaminare il tessuto a livello microscopico.
Il campo elettromagnetico assorbito in un tessuto biologico induce, in una parte delle molecole, un
moto oscillatorio dipendente dalla frequenza del campo, le cui caratteristiche sono strettamente
legate al tipo di tessuto.
Trasferendosi dalle molecole in movimento a quelle ferme, il moto diventa disordinato,
comportando generazione di calore ed un conseguente aumento della temperatura. Tale aumento
avviene traendo l’energia dal campo assorbito. Da ciò segue che se maggiore è l’intensità del
campo, maggiore sarà il possibile innalzamento di temperatura. Si parla, quindi, di effetto termico.
Il fenomeno è tanto più intenso quanto più elevata è l’intensità dell’onda elettromagnetica.
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Il possibile rischio associato a tale aumento di temperatura, indotto dal campo elettromagnetico, è
stato esaminato da organismi nazionali ed internazionali.
Le linee guida ICNIRP (ICNIRP. HEALTH PHYSICS, vol 74, N.4, 1998), riportano che:
-“i dati relativi alla risposta dell’uomo a campi elettromagnetici di elevata frequenza[…] sono di
pieno supporto alle conclusioni […] che effetti biologici avversi possono essere causati da
incrementi di temperatura nei tessuti superiori a 1 °C”- (cfr. ICNIRP p.505 e 507); e ancora:
-“… la soglia per effetti termici irreversibili, anche nel più sensibile dei tessuti, è maggiore di 4
W/kg ( valore mediato sull’intero corpo ed equivalente all'incremento di temperatura corporea
minore di 1 °C) …”-.
I livelli di campo indotto, all’interno dei tessuti, in grado di indurre un incremento di temperatura
sono presi come riferimento per la stesura di norme che regolano i valori di campo elettromagnetico
emessi a radiofrequenza.
Per assicurare una tutela che tenga conto delle caratteristiche individuali dei soggetti esposti (come
lavoratori, anziani, bambini, donne in gravidanza ecc….), i livelli di campo sono stati ridotti
ulteriormente, di 10 volte per i lavoratori professionalmente esposti e 50 volte per la popolazione.
Gli studi di carattere storico, di epistemologia e sociologia della scienza, relativi agli ultimi trenta
anni, hanno dimostrato che la metodologia scientifica non è qualcosa d’immutabile, ma dipende
fortemente dal clima culturale in cui si sviluppa.
I dati forniti dalla ricerca sperimentale quindi non sono dati assoluti, ma divengono tali dopo essere
stati inquadrati teoricamente.
Quanto affermato, si riscontra nell’attuale dibattito scientifico riguardante i possibili effetti sulla
salute dell’uomo dovuti ai campi elettromagnetici artificiali.
Per quanto concerne il dibattito scientifico, negli USA, le potenti industrie dell’energia elettrica e
delle telecomunicazioni e gli organismi militari, sono i principali responsabili dell’inquinamento
elettromagnetico e contemporaneamente di quasi tutta la ricerca su quest’argomento.
Questi colossi, si confrontano con una piccola ed agguerrita schiera di ricercatori indipendenti, con
alcune associazioni ambientaliste e con dei privati cittadini riuniti in comitati.
Lo studio delle interazioni tra i campi elettromagnetici naturali, i campi elettromagnetici artificiali, i
sistemi viventi e il bioelettromagnetismo, vede contrapposte due posizioni. L’interpretazione dei
fenomeni bioelettromagnetici prevede due concezioni:
1. la prima, deterministica e riduzionistica, fondata sulla fisica newtoniana, scompone i sistemi
materiali nelle sue minime parti (ciò che molti chiamano il “modello meccanicistico”). La
conoscenza di esse permette di prevedere, in una fase successiva, il comportamento del sistema
sulla base della formulazione di leggi semplici e generali;
2. la seconda, risalente agli inizi degli anni ’60, introduce metodi e linguaggi adatti allo studio di
sistemi (come quelli viventi) caratterizzati da una complessità strutturale e funzionale che
impedisce di spiegarli attraverso la semplice conoscenza delle loro parti.
Quest’approccio rifiuta di riconoscere il riduzionismo come unica procedura scientifica valida.
Il modello meccanicista, importato dagli USA, acriticamente accettato come unica metodologia
scientifica valida da una parte del mondo accademico italiano e dall’Istituto Superiore di Sanità,
ritiene che gli unici effetti biologici dell’interazione tra i campi elettromagnetici ed i sistemi viventi,
scientificamente accertati, siano:
1. per frequenze uguali o maggiori di 10 MHz (radiofrequenze e microonde), se l’energia della
radiazione elettromagnetica è sufficiente, si ha il riscaldamento dei tessuti biologici (aumento di
temperatura);
2. per frequenze inferiori a 10 MHz, se l’energia della radiazione elettromagnetica è sufficiente,
si può avere anche stimolazione di cellule dei tessuti nervosi e muscolari periferici, eccitabili
elettricamente.
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Il primo tipo di effetto biologico è indicato come “effetto termico”, un esempio classico è il
riscaldamento dei tessuti a scopo terapeutico con la marconiterapia o la cottura dei cibi mediante
forno a microonde.
Il secondo tipo di azione è indicato come “effetto non termico” ed include tutti i mutamenti
dell’attività biologica non dovuti ad innalzamento di temperatura, ad esempio l’azione di un campo
elettrico sull’orientamento delle cellule, o sulle membrane eccitabili.
Queste due categorie di effetti sono indicate come “effetti acuti” o “a breve termine”.
L’effetto biologico, in generale, è qualsiasi modificazione reversibile o irreversibile della struttura
(variazione morfologica) e/o del funzionamento, ad esempio nell’equilibrio o nella capacità di
autoregolazione di un sistema vivente. Quando queste variazioni determinano un qualsiasi tipo di
patologia (funzionale, strutturale, cronica, sistemica, mentale), si ha l’effetto sanitario ovvero, un
danno per la salute.
In questa logica, un “effetto biologico” o “effetto sanitario” è scientificamente provato solo se
sono noti i meccanismi biofisici che lo determinano.
Quasi tutta la letteratura riguardante gli studi in vitro ed epidemiologici sull’esposizione a deboli
campi, non è considerata nonostante evidenzi un:
1. effetto sulle cellule in crescita, con particolare incremento del tasso di riproduzione delle cellule
cancerose;
2. incremento dell’incidenza di particolari forme di cancro;
3. sviluppo di anormalità negli embrioni;
4. alterazioni delle sostanze chimiche del sistema nervoso, che si traduce in anormalità -
comportamentali, quali il suicidio;
5. alterazioni nei cicli biologici;
6. declino dell’efficienza del sistema immunitario;
7. alterazioni nelle capacità di apprendimento.
Questi effetti sono generalmente indicati come “a lungo termine” o “cronici”.
Esaminando l’uso delle telecomunicazioni attraverso sistemi mobili, rapidamente affermatasi
durante l’ultimo decennio, si osserva come il possesso di un telefono cellulare (ovvero telefonino) è
considerato oramai un fenomeno di massa, oltre che uno status symbol.
I sistemi mobili (cercapersone, cordless, telefono cellulare), generati dal progresso tecnologico e dal
basso costo, offrono indubbiamente una serie di benefici in termini di qualità della vita.
Essi hanno determinato trasformazioni radicali nella gestione delle attività lavorative e nella vita
quotidiana; si pensi al vantaggio per titolari d’imprese, uomini d’affari, medici e viaggiatori nel
reperire rapidamente il possessore di un’unità mobile. Per le persone senza particolari ruoli
professionali ha consentito di poter effettuare telefonate per casi di emergenza (auto in panne,
incidenti, calamità).
Accanto a questi benefici, la copertura radio cellulare che innalza il livello di fondo del campo
elettromagnetico locale, la presenza delle antenne di stazioni radio base installate su pali, tralicci e
tetti delle case, sono fenomeni che fanno nascere in una parte della popolazione il timore che questa
nuova tecnologia possa essere portatrice di rischi per la salute. La situazione generale delineata,
solleva in Europa e nel mondo, nell’opinione pubblica, negli ambienti scientifici e nelle istituzioni,
una diffusa preoccupazione ed un vivo allarme sia per la salute dei cittadini, sia per i potenziali
effetti associati ad un’esposizione incontrollata a tutti i tipi di campi elettromagnetici.
L’esposizione alle radiazioni, immesse nell’ambiente dalle tecnologie elettromagnetiche, determina
l'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi.
Solo recentemente, grazie a molteplici studi e sperimentazioni, si è potuto comprendere in modo più
chiaro le modificazioni che i campi magnetici producono a livello biologico.
Per l’uso del telefono cellulare in prossimità del capo il fenomeno più importante rilevato, è
l'innalzamento della temperatura dei sistemi biologici interessati.
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Il fattore più importante, che caratterizza la quantità di energia assorbita, con conseguente
maggior innalzamento di temperatura, è la quantità di acqua da cui è composto il soggetto.
Sono importanti sia le dimensioni del corpo rispetto alla lunghezza d'onda dell'energia che lo
investe, sia la densità dell'energia nel tempo ( l'onda potrebbe essere continua o pulsata ).
L'alta percentuale di acqua contenuta nei tessuti come sangue e cervello, rispetto al tessuto
osseo o cartilagineo per esempio, è la maggior causa di insorgenza di patologie tumorali a carico
dei primi.
Per frequenze alte, il danno per il corpo è determinato in superficie, se la frequenza si abbassa la
radiazione arriva più in profondità.
Per frequenze basse, si ottiene una risonanza del corpo investito, specialmente quando la
dimensione del corpo è prossima alla lunghezza d'onda del campo elettromagnetico. E' stato rilevato
che un uomo medio alto 1,75 m., che pesa 70 Kg., alla frequenza di 70 MHz, si comporta come una
antenna a ½ onda, avendo il massimo di energia assorbita.
Nella valutazione soggettiva dei benefici e dei rischi connessi all’uso delle tecnologie
elettromagnetiche (linee di alta tensione, elettrodomestici, antenne radiotelevisive, telefonia
cellulare), un ruolo determinante è svolto dai mezzi di comunicazione.
Nell’ambito delle tematiche sull’inquinamento elettromagnetico si assiste molto spesso ad
un’informazione che estremizza i due aspetti del problema, in altre parole:
minimizza o nega l’esistenza di pericoli per la salute;
esaspera il timore per ipotetici e non provati rischi.
L’impegno ambientalista per una corretta informazione è una battaglia fondamentale in uno stato
democratico. Lo scopo è quello di fornire indicazioni chiare, offrendo una panoramica articolata
delle tematiche legate all’inquinamento elettromagnetico.
L’informazione deve consentire ai cittadini di partecipare in prima persona alle scelte di carattere
economico, che riguardano cambiamenti radicali della produzione delle tecnologie
elettromagnetiche e del loro utilizzo, prevedendo e prendendo coscienza di ciò che non è modernità
e progresso, ma solo un rischio inaccettabile per la propria salute e per quella di coloro che verranno
dopo di noi.
Ci dev’essere un uso appropriato delle tecnologie elettromagnetiche, indicando:
1. le caratteristiche inquinanti di un elettrodomestico, o di un impianto, nei vari ambienti
(lavorativo, scolastico ed abitativo);
2. gli interventi legislativi riguardanti, ad esempio, il livello di protezione nei confronti
dell’impatto ambientale degli elettrodotti, oppure i controlli e le limitazioni nell’installazione di
ripetitori e antenne radiotelevisive.
Nel seguito saranno indicati alcuni strumenti utili e divulgativi, quali:
1. -suggerimenti per un’educazione ambientale interattiva nelle scuole;
2. -informazioni sull’uso adeguato delle tecnologie elettromagnetiche (criterio del “prudent
avoidance”).
Attualmente, non sono del tutto noti gli effetti sanitari determinati dall’utilizzo intenso e protratto
nel tempo di elettrodomestici ed apparecchi, alcuni di uso frequente, ed in generale dell’esposizione
prolungata nel tempo alle tecnologie elettromagnetiche.
In attesa che il mondo scientifico faccia chiarezza sul problema è utile adottare il principio che gli
anglosassoni definiscono della “prudent avoidance” (evitare per prudenza).
Tale criterio consiste nell’adottare alcune semplici precauzioni, sia comportamentali sia tecniche,
per rendere minima l’esposizione ai campi durante l’utilizzo delle suddette apparecchiature, con
particolare riguardo alla salute dei bambini.
Il principio della “Prudent Avoidance” fu elaborato negli U.S.A. dai ricercatori della Carnegie
Mellon University; essi ritennero che i risultati degli studi epidemiologici giustificavano l’adozione
di misure di tipo prudenziale (cautelativo).
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Ad esempio, cautele personali nell’ambiente domestico:
Non dormire a contatto con una termocoperta in funzione: se l’uso è proprio necessario, si deve
prima riscaldare il letto, quindi spegnere l’elettrodomestico e poi coricarsi, tale norma è molto
importante, soprattutto per le donne in gravidanza e per i bambini
Posizionare le radiosveglie collegate alla rete di utilizzo dell’elettricità ad almeno un metro di
distanza dal corpo
Insegnare ai bambini (ma ciò vale anche per gli adulti) a guardare il televisore ad almeno due
metri di distanza dallo schermo del video: si tenga inoltre presente che le regioni di spazio in cui
il campo magnetico emesso dal televisore è più elevato sono quelle laterali e quella posteriore
Evitare che i bambini soggiornino per lunghi periodi in prossimità di elettrodomestici in
funzione come forni elettrici, a microonde, ferri da stiro, lavastoviglie, lavatrici, frullatori,
radioregistratori, così come da qualunque cavo elettrico collegato ad elettrodomestici attivi.
Limitare l’uso del rasoio elettrico, alternandolo con quello tradizionale a lama.
Non usare l’asciugacapelli (phon) frequentemente; durante l’impiego cercare di mantenerlo alla
maggiore distanza possibile dalla testa (almeno 20-30 cm), oppure fissarlo al muro ed usare un tubo
allungabile. In estate, ad esempio, è preferibile asciugare i capelli naturalmente, al sole.
È consigliabile mantenere una distanza di sicurezza di circa un metro dalle lampade alogene
dotate di trasformatore, poiché tali dispositivi per illuminazione, a differenza delle lampade
fluorescenti, emettono intensi campi magnetici.
È consigliabile mantenere una distanza di sicurezza di almeno 150 cm dai termosifoni elettrici
portatili, utilizzati per il riscaldamento degli ambienti ad aria confinata.
Evitare di stazionare davanti a forni a microonde in funzione; tale regola va seguita
scrupolosamente soprattutto dai bambini o da donne in gravidanza.
Utilizzare personal computer (PC) a debole emissione di radiazione elettromagnetica, oppure
dotatelo di uno schermo protettivo; tenendo il viso ad almeno 60 cm di distanza dal video.
Utilizzareil babyphone, un radiotrasmettitore che consente di ascoltare a distanza ciò che avviene
nella camera di un bambino senza essere presenti, posizionatelo ad almeno 50 cm di distanza dalla
testa del bambino.
L’utilizzo di un auricolare nell’impiego del telefono cellulare consente di ridurre l’esposizione a
radiofrequenza della testa di almeno diecimila volte.
Ai soggetti portatori di pace-maker, dal punto di vista sanitario, è consigliato di non tenere il
telefono cellulare in prossimità del generatore di impulsi; come misura preventiva, è opportuno
adottare un pace-maker munito di filtro.
È consigliabile non tenere il telefono cellulare acceso in prossimità del cuore.
È consigliabile non tenere il cellulare acceso in prossimità del capo durante le ore di riposo.
Bibliografia di riferimento:
A.A.V.V., Guida completa e ragionata al bioelettromagnetismo, Società
Editrice Andromeda, Bologna, 2000.
Asti, G., Il magnetismo, Riuniti, Milano, 1985
Audisio, B., Le case moderne e la salute, IPSA, Palermo, 1986.
24
PARTE I ELETTROMAGNETISMO
Cap. 1 CAMPI ELETTRICI E CAMPI MAGNETICI
1.1 Le unità di misura adottate
Fanno seguito le tabelle delle unità di misura, dei multipli, dei sottomultipli e dei fattori di
conversione delle grandezze fisiche generalmente utilizzate nella descrizione dei campi elettrici e
magnetici (a bassissima frequenza, a bassa frequenza e a frequenza estremamente bassa).
Sono indicati rispettivamente con termini abbreviati: CEMBF, ELF e CEM.
Tabella 1 Tabella delle unità di misura nella descrizione dei campi elettrici e magnetici.
UNITA’
ABBREVIAZIONE
GRANDEZZA
MISURATA
SIMBOLO
Volt/metro
V/m
Campo elettrico
E
Ampere/metro
A/m
Campo magnetico
H
Ampere
A
Corrente elettrica
I
Coulomb
C
Carica elettrica
Hertz
Hz
Frequenza
f
Metro
M
Lunghezza
Tesla
T
Induzione magnetica
B
Gauss
G
Induzione magnetica
B
Volt
V
Potenziale elettrico
j
Watt
W
Potenza
Henry/metro
H/m
Permeabilità
magnetica
µ
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Volt/metro: unità di misura composta utilizzata per indicare il campo elettrico il quale
non ha un’unità di misura dedicata. Si abbrevia con V/m.
Ampere: indica l’intensità di corrente elettrica, pari a 1coulomb assoluto al secondo.
Ampere/metro: indica l’intensità del campo magnetico.
Coulomb: unità di misura della carica elettrica, pari alla carica di 6,24 10
18
elettroni.
Hertz: indica il numero d’oscillazioni, o cicli, che il campo elettromagnetico
compie in un secondo, si abbrevia con Hz. In Europa, le linee elettriche
dell’alta tensione emettono campi alla frequenza di 50 Hz, mentre quelli dei
telefonini arrivano a 900MHz. La frequenza dei campi elettromagnetici
determina il tipo d’effetto biologico che si realizza.
Tesla: è l’unità di misura utilizzata in Europa per esprimere l’intensità della
componente magnetica del campo. S’indica con la lettera T e vale la
relazione 1 T = 10.000 G. Per maggior comodità si utilizzano i microtesla.
Gauss: indica l’intensità della componente magnetica del campo. E’ l’unità di
misura utilizzata negli Stati Uniti. 1 gauss corrisponde ad un decimillesimo di
tesla. Negli studi statunitensi sugli effetti sulla salute dei campi
elettromagnetici di solito si utilizzano i milligauss (mG). 1mG=o,
1microtesla.
Watt: s’indica con la lettera W ed esprime l’energia erogata, la potenza.
SAR: dall’inglese Specific Absorption Rate, indica l’entità dell’assorbimento in
watt/kg o per l’unità che misura la massa, per i tessuti biologici. Il valore del
SAR è strettamente legato alle caratteristiche geometriche e alle dimensioni
del corpo investito, secondo una relazione per cui il massimo assorbimento si
verifica quando la radiazione incidente ha lunghezze d’onda confrontabili con
le dimensioni corporee. Il SAR dipende anche dalle proprietà dielettriche dei
tessuti colpiti, dalla frequenza del campo e dall’orientamento del corpo
rispetto al campo elettrico.
26
Tabella 2 Prefissi dei multipli e dei sottomultipli delle unità di misura.
NOME
SIMBOLO
Valore
Giga
G
10
9
Mega
M
10
6
Kilo
K
10
3
Milli
M
10
-3
Micro
µ
10
-6
Nano
n
10
-9
Giga: moltiplica per un miliardo il valore dell’unità. E’ posto davanti alle unità di
misura e s’indica con la lettera G. Ad esempio, 1 GHz =1 miliardo di hertz.
Mega: moltiplica il valore dell’unità per un milione. E’ posto davanti alle unità di
misura e s’indica con la lettera M. Ad esempio, 1 MHz = 1 milione di hertz.
Kilo: moltiplica per mille il valore delle unità. E’ posto davanti alle unità di misura
e s’indica con la lettera K. Ad esempio, 1kV = 1000 volt.
Milli: divide per mille il valore dell’unità. E’ posto davanti alle unità di misura e
s’indica con la lettera m. Ad esempio, 1 mG = 1 millesimo di gauss.
Micro: divide per 1 milione il valore dell’unità. E’ posto davanti alle unità di misura
e s’indica con la lettera greca µ. Ad esempio, 1 µ T = 1 milionesimo di tesla.
Nano: divide per un miliardo il valore dell’unità. E’ posto davanti alle unità di
misura e s’indica con la lettera n. Ad esempio, 1 nm = 1miliardesimo di
metro.
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1.2 Il campo elettrico
Nell’ambito dell’esposizione ai campi elettromagnetici si fa riferimento a diverse quantità fisiche:
1. la carica elettrica, può essere di due tipi: positiva e negativa. Si misura in Coulomb (C).
2. la corrente elettrica, (I) è costituita dal flusso di cariche elettriche, solitamente in un materiale
conduttore, che ha particelle libere di muoversi. L’intensità (I) della corrente elettrica si misura
in Ampere (A), quest’unità di misura esprime il numero di cariche elettriche che attraversano la
sezione unitaria del mezzo conduttore nell’unità di tempo (1 A = 1C/s, in altre parole un
Ampere corrisponde al passaggio di un Coulomb, pari a circa 3 miliardi di cariche, al secondo).
3. La corrente elettrica è costituita dal movimento prevalente in una direzione di cariche
elettriche che convenzionalmente sono classificate positive (protoni, ioni) o negative (elettroni,
ioni). La corrente elettrica può manifestarsi in materiali solidi, nei liquidi e nei gas.Si verifica il
passaggio di corrente elettrica quando le cariche elettriche sono sottoposte ad una forza che si
esprime come differenza di potenziale tra due punti del materiale conduttore. La differenza di
potenziale si misura in Volt (V).
4. il campo elettrico, (E) è prodotto da cariche elettriche. Governa il moto delle altre cariche
elettriche che vi sono immerse. L’intensità è misurata in Volt al metro (V/m) o in chilovolt al
metro (kV/m). Quando delle cariche si accumulano su un oggetto, esse fanno sì che altre cariche
di segno uguale od opposto siano respinte od attratte.
5. L’intensità di quest’effetto è caratterizzata attraverso la tensione, misurata in volt (V).
Ad ogni dispositivo collegato ad una presa elettrica, anche se spento, è associabile un campo
elettrico che è proporzionale alla tensione della sorgente cui è collegato. L’intensità dei campi
elettrici è massima vicino alla sorgente e diminuisce con la distanza. Molti materiali, ad
esempio: legno e metallo, costituiscono uno schermo per il campo elettrico.
In fisica, per campo s’intende una regione di spazio in cui si manifesta l’influenza di certi
fenomeni, quali: la gravitazione e l’elettromagnetismo.
Si può definire il campo elettrico come una regione dello spazio in cui determinate particelle, le
cariche elettriche, sono sottoposte ad una forza attrattiva o repulsiva più o meno intensa.
A sua volta, il campo elettrico è generato dalle cariche elettriche. La presenza di una particella
carica determina la perturbazione dello spazio circostante tale per cui altre cariche elettriche
risultano attratte o respinte dalla prima particella.
Questa è una semplice formula base per calcolare in campo diretto il valore del campo elettrico E
in Volt/metro.
E = campo elettrico = Volt/metro
g = guadagno antenna di trasmissione
P = potenza di trasmissione
d = distanza in metri
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1.3 Il campo magnetico
Il campo magnetico è un’invenzione del 1800, il primo ad aver dato una descrizione di campo, nel
senso più moderno del termine, è stato Faraday.
Voltaire è stato uno dei primi scienziati ad essersi posto il problema dei disegni prodotti dalla
calamita utilizzando della limatura di ferro. Gli scienziati, si sono domandati perchè la limatura
di ferro si disponesse in un determinato modo. Intuitivamente, pensarono che doveva esserci una
specie di forza con l’aspetto di linee, dette linee di forza.
Queste andavano da un punto ad un altro. La limatura di ferro si disponeva su queste linee di forza e
sembrava che fossero queste ad ordinare la materia. La polvere di ferro, di per sè, non ha una forma
precisa, ma se la si getta sopra un foglio, sotto al quale c’è un campo magnetico, ecco che prende
una forma particolare, mette in evidenza una forma invisibile che è il campo prodotto dalla
calamita.
Figura 2 La limatura di ferro gettata sopra un foglio, sotto al quale c’è un campo magnetico,
mette in evidenza una forma invisibile cioè il campo prodotto dalla calamita.