Il mio interesse per le nuove tecnologie, ed in particolare per Internet,
è nato nell’aprile del 1999 quando ero in procinto di partire per
trascorrere un periodo di studio a Berlino.
Mi sono subito chiesta come poter mantenere contatti frequenti con
mio marito principalmente, con i miei familiari, con i miei amici senza
dover spendere un capitale in telefonate. La risposta al mio quesito era
una sola: “familiarizzare” con Internet ed in particolar modo con
l’utilizzo della posta elettronica. Ben presto però, la mia curiosità è
accresciuta man mano che prendevo dimestichezza con la “navigazione”
in Rete.
I primi siti da me ‘visitati’ sono stati quelli dei quotidiani on-line
italiani e tedeschi ( per poter così confrontare le ‘versioni’ giornalistiche
dei fatti e al contempo migliorare le mie capacità linguistiche), dato che
amo essere costantemente informata su quello che accade nel mondo, in
special modo mi interesso di tutto quello che riguarda l’attualità, la
cultura e l’economia.
Al mio rientro in patria il feeling con questo straordinario mezzo
telematico, quale è Internet, non è venuto meno. Durante il viaggio di
ritorno dalla Germania (effettuato in auto), sono passata per il Tirolo e
sono rimasta affascinata da questa miriade di deliziosi paesini incastonati
tra le montagne, tanto che il quel momento mi sono riproposta di
trascorrervi il mio prossimo periodo di vacanza, perché ritenevo
interessante questo territorio da me fino ad allora ignorato e Internet,
quale mezzo per eccellenza di informazione, poteva essermi di grande
aiuto nella ricerca di materiale riguardante questa regione.
Ho iniziato ad affrontare una serie di letture prima di carattere
generale sulla Rete, poi, sempre più specifiche, che mi hanno introdotto
in modo approfondito al fenomeno Internet; dopo di che, mi sono
‘lanciata’ nell’avvincente mondo del turismo telematico.
E’ stato in questo periodo che ho iniziato ad accedere ai siti austriaci
e tirolesi, a scoprire il più importante portale turistico austriaco,
1
a
documentarmi via posta elettronica.
Difatti, una caratteristica peculiare del tipo di approccio adottato per
la raccolta di buona parte delle informazioni necessarie alla stesura di
questo lavoro è costituita proprio dalla Rete e dai suoi servizi (e-mail).
Ho richiesto al portale turistico l’invio della newsletter
2
e quindi, a
“viaggiare virtualmente” tra le innumerevoli offerte turistiche austriache.
Mi stavo preparando così, ad un soggiorno propriamente reale, basato
sulle mie precise esigenze, senza la necessità di fare la spola tra casa e
agenzia di viaggi con relative perdite di tempo, o di fare uno dei soliti
viaggi organizzati, che ho sempre trovato alquanto lacunosi.
Ulteriori vantaggi da enunciare, derivanti da una scelta di questo tipo
sono senza ombra di dubbio:
1. il non dover corrispondere alcuna provvigione all’agenzia e
conseguentemente godere di un minor costo della vacanza;
2. il gestire senza intermediari un cambiamento di programma;
3. il decidere per una variazione della data di partenza o per un
prolungamento della durata del viaggio semplicemente
comunicando via posta elettronica direttamente con l’albergo
prescelto senza dover pagare penalità;
4. od optare per una ‘vantaggiosissima’ vacanza last-minute;
in una parola: poter operare in completa autonomia.
Per la prima volta nell’estate del 2000 sono stata la travel agent di me
stessa mediante l’utilizzo delle tecnologie informatiche e devo
1
www.tiscover.com.
2
Si tratta di una e-mail inviata periodicamente dai gestori del sito, nella quale vengono
riportate notizie e indirizzi (non solo web) utili legati alla natura del sito in questione:
nel caso di www.tiscover.com sono informazioni inerenti a manifestazioni ed eventi nei
luoghi di villeggiatura e cultura, nonché presentazioni di alberghi, pensioni e quant’altro
con relative offerte e promozioni.
ammettere, che è stata un’esperienza piuttosto gratificante, tanto che
ormai è diventata la mia filosofia di “viaggio”.
Quando è giunto il momento di pensare all’elaborazione della mia tesi
di laurea è stato ‘inevitabile’ prendere in esame gli argomenti che
maggiormente calamitano la mia attenzione, che sono diventati poi, il
titolo stesso del mio elaborato: “Innovazioni tecnologiche, marketing e
turismo. Il sito web del Tirolo austriaco”.
La parte iniziale del mio lavoro ha la funzione di introdurci al
fenomeno del turismo in generale.
Segue la più corposa parte centrale focalizzata propriamente sulle
innovazioni tecnologiche, ed in particolar modo sul rapporto esistente tra
Internet e turismo. Un ampio spazio è stato dedicato al marketing
turistico in Rete ed alle nuove opportunità offerte dall’industria turistica
on-line.
La parte conclusiva della mia ricerca considera innanzitutto la
rilevanza che il turismo ha per l’Austria, ed in special modo per il Tirolo,
in secondo luogo esprime l’importanza del rapporto esistente tra turismo
e tecnologia dell’informazione in questa specifica area geografica per
poi addentrarsi nella minuziosa analisi della struttura e del contenuto del
sito del Tirolo austriaco.
CAPITOLO I
GEOGRAFIA DEL TURISMO
“Viaggiare è un sano gesto di ribellione sociale.
Ribellione dal lavoro, dalle convenzioni sociali,
dalle abitudini, dalle fissità.”
Paul Morand
1.1. Il concetto di turismo
Il turismo è l’insieme delle relazioni che nascono per lo spostamento
temporaneo di persone.
Questa è, in sintesi, la definizione fornita dall’Organizzazione
Mondiale del Turismo (WTO).
1
Non vengono presi in considerazione i motivi per cui lo spostamento
si verifica, che possono essere pertanto, oltre che di svago, cultura,
riposo, anche di lucro o d’affari.
E così, oltre al turismo d’evasione, al turismo culturale o simili, oggi
si parla correttamente anche di turismo d’affari.
In relazione al tipo di spostamento si distinguono gli escursionisti,
coloro che compiono trasferimenti che non prevedono pernottamenti
fuori dalla località di residenza, dai turisti, che invece trascorrono una o
più notti in luoghi diversi da quelli di abituale residenza.
Naturalmente, qualora lo spostamento perda il requisito della
temporaneità non si parlerà più di turisti, ma di emigranti.
1
L’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO) è stata fondata nel 1975 ed ha sede a
Madrid. E’ una organizzazione intergovernativa con potere consultivo delle Nazioni
Unite. Conta ben 133 Stati membri nonché più di 300 membri affiliati rappresentanti il
settore turistico mondiale. E’ un forum di cooperazione internazionale che si sforza di
collaborare con tutte le organizzazioni ed istituzioni nazionali competenti in materia, a
comprova del fatto che il turismo è un fenomeno complesso che richiede una
discussione su base internazionale.
Questa terminologia tradizionale non ha purtroppo riscontro nelle
indagini statistiche compiute dall’ISTAT (l’Istituto Centrale di Statistica
Italiano) che invece analizza le vacanze, cioè quei “periodi di almeno
quattro giorni consecutivi con pernottamenti, trascorsi fuori della
propria residenza abituale, a scopo di riposo e di svago, anche se unito
ad altri fini “.
Ne consegue che le rilevazioni non sono esaustive, anche se
interessanti, in quanto escludono non solo gli escursionisti, ma anche
coloro che realizzano viaggi di durata inferiore ai quattro giorni (per
esempio durante i week end) e il turismo d’affari.
Abbiamo definito il turismo come un “insieme di relazioni”; queste
hanno evidentemente natura diversa e presentano aspetti differenti.
In primo luogo c’è l’aspetto ricreativo: il bisogno di evasione dal
luogo di residenza abituale, dalla routine della vita quotidiana, dal
normale lavoro, è indispensabile per poter reggere i ritmi spesso frenetici
della vita produttiva.
2
Non è un caso e non è solo una questione di
reddito il fatto che viaggino di più coloro che abitano in città rispetto a
coloro che abitano in campagna.
In secondo luogo c’è l’aspetto educativo: il bisogno di scoprire nuovi
luoghi e di conoscere nuove persone,
3
che risulta sempre positivo, anche
se le distorsioni del turismo di massa fanno sì che i rapporti tra visitatori
e abitanti dei luoghi visitati non siano sempre idilliaci, ne’ le visite
compiute siano sempre fonte di arricchimento culturale.
2
Il bisogno di andare in vacanza è in realtà ritenuto da molti un bisogno primario in una
società industriale avanzata. In questo senso si è espressa autorevolmente l’OMT
(Organizzazione Mondiale del Turismo) che, nella sua “carta dei diritti e dei doveri”,
precisa, all’art. 1, che “il diritto al riposo e al tempo libero, il diritto alle vacanze e la
libertà di viaggiare sono riconosciuti come diritti fondamentali della persona umana,
della vita sociale e della vocazione dell’uomo verso l’universale”.
3
Sul desiderio, innato nell’uomo, di viaggiare (in inglese: wanderlust), cfr. B.Nice,
Geografia e studi turistici, in “Riv. Geogr. It.”, LXXII, 3, 1965, pp. 249-67; H.P. Gray,
International Travel – International, Heath Lexington 1970.
In terzo luogo vi è l’aspetto sociale: le profonde modificazioni che il
turismo può portare sono prevalentemente causa di benessere. Infatti,
dove giungono i turisti si costruiscono strade/autostrade, ponti, si
potenziano le ferrovie, le vie navigabili ed ogni tipo di collegamento atto
a rendere più agevole l’afflusso dei turisti, si sviluppano strutture
ricettive, si progettano e si svolgono manifestazioni. Ma è importante
tenere presente anche degli effetti negativi che fungono da contropartita:
spesso il modo di vivere della gente viene stravolto ed il paesaggio
danneggiato.
In quarto luogo, strettamente legato al precedente, c’è l’aspetto
economico: il turismo trasferisce ricchezze, crea lavoro, favorisce la
crescita di alcune industrie facendone chiudere altre, va’ ad incidere sulla
struttura produttiva dei paesi.
Altro aspetto da non trascurare è quello giuridico: le relazioni tra
viaggiatori e operatori turistici sono varie e complesse, assoggettate a
leggi, regolamenti, contratti che spesso non sono di facile lettura, talvolta
ambigui, che danno luogo a non poche controversie.
Infine l’aspetto tecnico: l’insieme dei rapporti che scaturiscono dallo
spostamento dei turisti richiedono operatori preparati, che conoscano
bene il settore e i suoi meccanismi di funzionamento, col duplice scopo
di fornire al pubblico servizi di buona qualità e di assicurare alle aziende
nelle quali lavorano accettabili margini di profitto.
1.2. Il turismo: cenni storici
La definizione del termine turismo ha subito un’evoluzione nel
tempo.
All’inizio del XIX sec. Turismo è sinonimo di viaggio. Simond
impiega tale espressione in Voyage d’un français en Angleterre, nel
1816; la villeggiatura o il soggiorno di piacere sono strettamente connessi
alla nozione di turismo quando si moltiplicano le “stazioni” o le città
termali, balneari; l’edizione del 1899 del dizionario Littrè definisce il
turismo come un “viaggio”, un “far niente” e un desiderio di “curiosità”.
Tuttavia, è nella letteratura inglese che compare per la prima volta,
agli inizi dell’Ottocento, il termine tourist (turista), che può ricollegarsi
sia al verbo inglese to tour (girare, andare in giro) sia al verbo francese
tourner (girare). Nella lingua italiana l’aggettivo turistico compare,
secondo alcuni studiosi, per la prima volta, nel 1904, in occasione
dell’inaugurazione, a Bologna, di una “fiera turistica”. Solo nell’anno
successivo, nel 1905, il sostantivo verrà attestato nel vocabolario della
lingua italiana di Zingarelli, con la seguente definizione “consistente nel
fare gite, escursioni, viaggi, per svago o a scopo attività istruttivo”.
Interessante è l’ampliamento semantico che manifesta la natura
“culturale” del turismo.
Oggi, il dizionario della lingua francese Robert, fornisce una
definizione più vasta del turismo: “il fatto di viaggiare, di percorrere per
proprio piacere un luogo diverso da quello in cui si vive abitualmente
(anche se si tratta di un piccolo spostamento o se lo scopo principale del
viaggio è un altro)”.
Lo spostamento è studiato da un angolo spaziale e temporale, ma
senza alcuna precisazione sui limiti concernenti la distanza e la durata.
Alcuni specialisti del turismo, soprattutto non geografi, hanno tentato di
affinare maggiormente la definizione di turismo, possiamo citare innanzi
tutto quello di C. Kaspar: “insieme dei rapporti e dei fenomeni derivanti
dal viaggio e dal soggiorno delle persone, per le quali il luogo di
soggiorno non è ne’ residenza principale e duratura, ne’ luogo di lavoro
abituale”;
4
lo spostamento e il soggiorno sono sempre fondamentali per
giustificare il turismo, ma C. Kaspar vi ricollega tutte le attività quali il
trasporto, il pernottamento, il commercio o l’animazione che ne derivano.
S. Kalfiotis, specialista di economia turistica ad Atene, puntualizza
ancora che, il turismo è “il movimento temporaneo di persone che si
spostano, individualmente o in gruppo, dal loro domicilio verso un altro
luogo, semplicemente per il loro piacere o per la soddisfazione di
interessi morali o di necessità intellettuali, provocando così la creazione
di attività economiche”;
5
le motivazioni che vengono palesate sono sia
quelle relative al piacere (che è molto ampio) che agli “interessi morali”
(pellegrinaggi) o alle “curiosità intellettuali” come le città d’arte o la
scoperta di ambienti naturali originali.
Ma ora addentriamoci nel fenomeno del turismo dal punto di vista
storico.
Non è facile stabilire con esattezza la data d’inizio del turismo, dato
che molti viaggi effettuati nell’antichità e nel periodo medievale non
possono considerarsi turistici in senso moderno in quanto privi dei
fondamentali requisiti del diporto o dell’interesse culturale.
Un tempo si viaggiava per affari, per motivi diplomatici o per fare
delle guerre: non si possono quindi identificare come turisti ne’ Marco
Polo ne’ Cristoforo Colombo, ne’ tanto meno Annibale, Giulio Cesare o
Attila.
4
C. Kaspar, Le tourisme objet d’étude scientifique, in « Revue du tourisme », n.4,
1975.
5
S. Kalfiotis, Introduction à la théorie du tourisme, Athènes, 1972.Dello stesso
autore, Une théorie de l’évolution du tourisme, in « Espaces » , n. 25, 1976.
Esistevano comunque forme di quello che oggi si definirebbe come
turismo culturale. Un giovane dell’antica Roma non poteva dire di avere
completato gli studi se non aveva visitato la Grecia. E un suddito di una
provincia dell’impero romano, per poter dimostrare di possedere
un’adeguata preparazione culturale, doveva soggiornare per qualche
tempo nella capitale.
Nel periodo medievale, oltre ai pellegrinaggi dei cristiani verso
Roma, fiorirono quelli dei musulmani verso la Mecca; in seguito alla
nascita delle prime università si aggiunsero i viaggi di studiosi e di
studenti, favoriti, nei loro spostamenti, dalla conoscenza della lingua
veicolare di allora, il latino, ed infine quelli degli artisti chiamati dalle
varie corti.
E’ proprio in quel periodo che, nei maggiori centri europei,
assistiamo alla nascita delle prime forme di un’organizzazione ricettiva
di tipo alberghiero, che si affiancavano agli alloggi offerti in affitto da
privati e alle foresterie delle istituzioni religiose.
Ma è nel periodo rinascimentale che “fiorisce” il turismo culturale,
nell’uomo c’è il desiderio di alimentare il proprio spirito attraverso
viaggi a fini culturali, numerosi sono quelli riconducibili al Grand Tour,
che dalla Francia passò in Gran Bretagna, divenendo di moda per ogni
giovane rampollo della nobiltà di questo Paese, desideroso di conoscere
l’Europa continentale.
6
Tuttavia è con la rivoluzione industriale ed il conseguente affermarsi
della civiltà urbana e di nuove e più moderne comunicazioni a mutare
profondamente la natura del turismo e ad ampliare il numero dei suoi
utenti.
Determinante, per una capillare diffusione del turismo, fino a farlo
diventare un fenomeno borghese, fu l’avvento della ferrovia e, in
6
G.E. Viola (a cura di), Viaggiatori del Grand Tour in Italia, Milano, Tci, 1987.
particolare l’istituzione, in Gran Bretagna, verso la metà dell’Ottocento,
dei cosiddetti excursion trains, che consentirono le gite al mare non solo
ad una ristretta élite, dotata di mezzi finanziari, ma anche a più larghi
strati di popolazione.
Il padre del primo “viaggio organizzato” fu un inglese: Thomas
Cook, un insegnante che ancora oggi dà il nome a una delle maggiori
organizzazioni turistiche mondiali. Cook, acceso sostenitore delle lotte
contro la diffusione delle bevande alcoliche, pubblicava, in una piccola
casa editrice da lui diretta, opuscoli sull’argomento. Il 5 luglio 1841 era
programmato un raduno a Loughborough, che prevedeva come tema
centrale la guerra all’alcolismo, particolarmente diffuso nelle zone di
nuova industrializzazione, così pensò di predisporre un treno speciale di
supporters da Leicester, città dove risiedeva. Visto il successo, iniziò ad
organizzare escursioni in occasione di meetings, fiere, mostre.
L’affluenza fu tale che nel 1865 aprì un ufficio anche a Londra, che
cominciò ad occuparsi del reperimento degli alloggi per i viaggiatori che
intendevano pernottare fuori casa.
Le sue iniziative andarono moltiplicandosi con il passare del tempo,
tanto che nel 1866 organizzò il primo viaggio oltre oceano, in America e
l’anno successivo addirittura il giro del mondo.
La prima agenzia di viaggi italiana venne fondata nel 1878 da
Massimiliano Chiari, che oggi è conosciuta con il nome Chiariva.
Si ebbe una ripresa, ed estensione del turismo durante il periodo
infrabellico, dopo l’interruzione provocata dalla prima guerra mondiale
del 1914-1918. Solo allora il turismo divenne un fenomeno sociale,
confermato dalla nascita in Italia dell’Opera Nazionale Dopolavoro e in
Germania della “Kraft durch Freude”, che organizzarono negli anni
Trenta, gite ed escursioni destinate a ritemprare lo spirito delle
popolazioni duramente provate dalla crisi economica.
In tempi ancora più recenti, cioè dopo la seconda guerra mondiale, il
diffondersi dell’automobile nei Paesi economicamente più evoluti, la
possibilità di effettuare voli transcontinentali e transoceanici, già inizianti
negli anni Venti-Trenta, fu un elemento determinante per confermare il
turismo come un fenomeno sociale.
Le conquiste dei lavoratori, quali la riduzione dell’orario di lavoro,
l’aumento delle retribuzioni, il diritto di usufruire di ferie annuali pagate
7
permisero lo sviluppo del turismo. Il successo del fenomeno turistico si
deve perciò, oltre che ad un aumento dei redditi individuali, a migliori
condizioni tariffarie, a fattori tecnici e sociali.
1.3. Geografia ed Economia del Turismo
Si fanno risalire agli inizi del Novecento i primi contributi afferenti
alla geografia del turismo, che sono da considerarsi come precedenti
storici in tale disciplina; gli argomenti trattati da detti studi riguardano il
termalismo e la balneoterapia.
In Austria, in Germania e in Polonia furono pubblicati alcuni lavori di
geografia del turismo,
8
già negli anni Venti, mentre in Italia la nascita di
questa branca fu decretata solo negli anni Trenta, quando furono
pubblicati gli studi turistici di Taormina (1936) e Ragusa di Dalmazia.
9
7
La prima legge in tal senso, il Pay Act, fu emessa dal Parlamento inglese nel 1938.
8
G.Ruata, I bagni di fieno, in “Le Vie d’Italia”, XXVII, 1924, pp. 381-5; G. Eyrl,
Beitraege zu einer geschichtlichen Darstellung der Entwicklung der Sommerfriesch-
Ansiedlung auf dem Ritten, in „Der Schlern“, 1924, pp. 52-8, 87-93, 153-8, 184-9, 285-
7; 1925, pp. 86-88, 183-6; St. Leszczycki, ( trad. in it.: La geografia turistica come il
più scientifico dei problemi turistici), in “Pamietnik Polskiego Towarzystwa
Balneogicznego”, Krakow 1932, pp. 32-5.
9
U. Toschi, Taormina. Un centro di economia turistica, in “Arch. Scient. R. Ist. Sup.
Sc. Econ. E Comm.“, IX, 1934-35, PP. 75-136; M. Storelli, Ragusa di Dalmazia centro
turistico, in “Riv. Geogr. It.” XLVI, 1-3, 1939, pp. 26-48.
L’espansione del turismo prodottasi dal secondo dopoguerra non solo
ha calamitato l’interesse degli esperti di varie discipline tra le quali la
sociologia e l’economia, ma ha richiamato anche l’attenzione del
geografo per quanto concerne gli effetti spaziali: il fenomeno turistico,
infatti, produce effetti tali sul territorio, da connotare una località o una
regione turistica.
Vista la crescente attenzione riservata al turismo dalla nostra società
in risposta alla cultura dominante del lavoro e il conseguente proliferare
ed accrescersi delle attività turistiche nello spazio, possiamo ben
giustificare il perché della nascita di una geografia del turismo. Non si
tratta più di uno svago riservato ad una circoscritta categoria di
viaggiatori privilegiati, il turismo ha ormai un impatto spaziale che
possiamo valutare in grado di trasformare e/o stravolgere in maniera
totalizzante un paesaggio, quando più è in grado di mediare lo sviluppo
economico-territoriale di un paese, tanto più risulta il perno su cui ruota
la ricchezza di un paese.
Decisiva sarà una oculata ed armonica pianificazione del territorio e
dei suoi spazi da parte del governo del paese preso in considerazione, in
particolare, per quello che riguarda le strutture dell’attività turistica, ma
allo stesso tempo è fondamentale non “dimenticare” l’esistenza delle
altre attività produttive, tra le quali l’industria, l’agricoltura, l’edilizia,
ecc., che vanno ad intersecarsi e ad interagire con il fenomeno turistico
tanto da promuoverne lo sviluppo. E’ altresì doveroso porre attenzione
ad un equilibrio tra i diversi settori, perché potrebbero originare
scompensi che andrebbero ad incidere negativamente sull’ambiente.
Cosa si può fare allora per “limitare”, se non addirittura per eliminare
completamente i disagi dovuti al conflitto tra le diverse realtà produttive?
Destinare ad ogni settore il proprio spazio prestabilito da appositi
piani regolatori, urbanistici, ecc., cosicché ogni attività possa cooperare
con le altre senza che vi siano “collisioni” tra di esse.
Le attività industriali è opportuno che vengano situate al di fuori dei
centri abitati, ma vicino alle direttrici del traffico, alle principali arterie
autostradali, ferroviarie, marittime, che permettano così una velocità nei
collegamenti (e una conseguente riduzione dei tempi e dei costi dei
trasporti ) senza andare a congestionare i centri urbani o le località
turistiche e al contempo moderare sia l’inquinamento ambientale che
quello acustico, che andrebbero a turbare la “tranquillità” ed il senso di
“benessere” agognati dai turisti.
L’agricoltura può essere “vissuta” in maniera diversa. In tutto il
mondo un terzo dei terreni coltivati, impoveriti dai concimi chimici, è ai
limiti della fertilità, e le piante sono ormai come drogate, incapaci di
sopravvivere da sole. Insomma, il modo classico di coltivare, è una
violenza per la terra ed un continuo attacco alla nostra salute.
Da sempre attenti alla difesa dell’ambiente gli austriaci, e non solo, ci
propongono la coltivazione biodinamica,
10
che é diventata una forma di
turismo alternativo
11
dai risvolti sorprendenti, tanto da rivelarsi un vero e
proprio business.
L’edilizia deve essere pianificata evitando un’urbanizzazione
“selvaggia” ed incontrollata, che andrebbe a segnare profondamente la
degradazione dell’ambiente.
12
10
La biodinamica è nata dalle conferenze che l’austriaco Rudolf Steiner tenne nel 1924
ad un gruppo di agricoltori preoccupati per lo stato dell’ambiente. Oltre ad evitare la
chimica nei campi e bandire gli OMG, questo metodo punta a rinforzare la vitalità della
terra per ottenere cibi puliti e di alta qualità. Per ulteriori approfondimenti consultare il
sito www.rudolfsteiner.it.
11
A pochi chilometri dalla cintura industriale di Milano, più precisamente alla tenuta
delle Cascine Orsine, si svolgono dei corsi di agricoltura biodinamica, che prevedono
anche una parte pratica di lavori in campagna.
12
Un esempio ci viene fornito dallo sfruttamento delle spiagge romagnole minacciate
tanto dalle correnti marine provenienti dal Nord dell’Adriatico quanto dal pompaggio
delle acque del Po e dall’estrazione di gas sottomarino che provocano uno
sprofondamento delle sabbie.