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Negli ultimi anni si è creata una forte pressione da parte del sistema economico e
dell’opinione pubblica, che ha reso inevitabile, improcrastinabile il rinnovamento di
tutta la pubblica amministrazione, anche mediante l’introduzione e lo sviluppo di
tecniche manageriali. Infatti, negli ultimi anni si è assistito ad un arricchimento del
patrimonio procedurale, tecnico e gestionale della P.A., attraverso concetti
provenienti da una cultura prettamente aziendale. Questo processo, se formalmente è
corretto, da un punto di vista strategico necessita degli adattamenti. A causa
dell’interesse sostanziale delle amministrazioni per la soddisfazione dei cittadini
(citizen satisfaction), che le caratterizza oggi più che mai, soprattutto ancor più delle
aziende, come l’attore sociale più responsabile della creazione di qualità, valore ed
utilità sociale.
Indubbiamente le pubbliche amministrazioni dovranno dotarsi di concretezza,
serietà ed efficienza sia nell’offrire i propri servizi, che nel progettarli e realizzarli.
Probabilmente, però, ancora ulteriori risorse dovranno essere destinate per la
generazione di un “servizio di qualità”.
Appunto un servizio di qualità non è soltanto ciò che l’ente pubblico/privato
progetta, produce ed eroga, ma è la percezione quotidiana che di quel
servizio/prodotto che ha il cittadino/cliente. Per favorire tale percezione le pubbliche
amministrazioni si devono preoccupare di comunicare un servizio, erogarlo e
sostenerlo in maniera corretta, tale da creare una fiducia e una fidelizzazione nel
cittadino-utente, instaurando vale a dire una relazione umana e contrattuale in cui la
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P.A. sia “citizen-oriented” lasciando emergere in maniera chiara ed inequivocabile i
diritti del cittadino/utente e i doveri che le amministrazioni pubbliche hanno nei suoi
confronti.
L’utente-cittadino deve essere posto come obiettivo degli sforzi compiuti dalle
pubbliche amministrazioni, al pari di quelle aziende che producono sforzi economici
non indifferenti per tentare di soddisfare il cliente in ogni sua esigenza.
Per rispondere al cambiamento e per avvicinarsi efficacemente alla soddisfazione
del cittadino, la P.A. non può fare altro che incrementare la propria produttività ed
efficienza gestionale attingendo a piene mani anche dalle logiche e dagli strumenti
aziendali, soprattutto per gestire ed erogare meglio le proprie risorse. Per avere
maggiori probabilità di successo nella modernizzazione delle amministrazioni
pubbliche, infatti, è sempre più necessario introdurre e rafforzare elementi di
razionalità e di pensiero strategico. Ad esempio la selezione, previa segmentazione,
dei target, la pianificazione strategica delle azioni comunicative, la segmentazione
dell’offerta dei servizi e la creazione di occasioni per trasmettere e sviluppare una
nuova cultura della pubblica amministrazione sia al suo interno, fra gli “addetti ai
lavori”, che all’esterno, facendo presente la propria ”mission”, comunicando cioè la
presa di coscienza del ruolo fondamentale nella responsabilità sociale che le
pubbliche amministrazioni hanno nella produzione di benessere collettivo/sociale.
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Comunicazione e trasparenza sono le due parole chiave nel nuovo rapporto che deve
istaurarsi tra i cittadini e le istituzioni, secondo queste riflessioni sarebbe necessario
un rinnovamento profondo dal punto di vista culturale, funzionale ed organizzativo.
In un periodo in cui il semplice bilancio di esercizio tradizionale non costituisce più
uno strumento sufficiente a rendere conto ai cittadini dell’operato di
un’amministrazione pubblica, c’è sempre più bisogno di una P.A. che traduca e
semplifichi il proprio linguaggio su materie di pubblico interesse. Si tratterebbe cioè
di superare la distanza che il lessico legislativo e burocratico frappone tra i pubblici
poteri e taluni strati sociali; ovviamente sottoponendosi al riscontro diretto con
l’opinione pubblica ed i “portatori di interesse” (Stakeholder) del proprio operato.
“Fare comunicazione e pubblicità” per l’ente pubblico significa prima di tutto
organizzarsi in un processo di razionalizzazione interna e di chiarificazione
strategica; ciò potrebbe essere, anche, l’occasione e lo stimolo per l’acquisizione di
standard di servizi più elevato.
Proprio per questi possibili sviluppi nel campo dei pubblici servizi le P.A. stanno
individuando e sperimentando nuovi strumenti volti al miglioramento della
trasparenza del loro operato, ormai sanciti anche per legge, superando gli ostacoli di
natura comunicativa e procedurale che non permettono una percezione di una P.A.
dei cittadini, per i cittadini.
Con il passare del tempo, ma grazie anche ai disservizi ed alla carenza di
comunicazione con la comunità, i cittadini e anche chi invece forniva i servizi si
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sono allontanati dalla visione dell’ente relativa al suo interesse/funzione connaturale
ed intrinseca, ossia di produttore di benessere collettivo.
Allora consci dei propri errori, ed è’ proprio quest’aspetto che ha motivato il mio
lavoro, in seno alla P.A. ci si è accorti della necessità di un rinnovamento,
sicuramente volto a promuovere una nuova immagine e migliorare quella già
percepita, servendosi dei nuovi strumenti di rendicontazione sociale per rispondere
in modo nuovo e più efficace alla crescente esigenza di trasparenza e comunicazione
all’esterno dei risultati raggiunti e per farsi carico della responsabilità sociale
istituzionalmente accordatale.
Il presente lavoro consta, di una breve parte introduttiva, sullo scenario di
riferimento e sulle nuove esigenze comunicative in seno alla P.A., e di quattro
capitoli. Nel primo oltre ad introdurre il concetto di Responsabilità Sociale
(Corporate Social Responsibility) e delle iniziative di “corporate giving” in generale,
si pone l’accento su alcuni degli strumenti e delle tecniche per implementare delle
“virtuosità” nelle amministrazioni, come il “citizen relationship management”. Se
già da tempo siano elaborate, introdotte, sviluppate e sperimentate con successo nel
settore privato, non obbliga a pensare che, con le dovute cautele ed opportuni
adattamenti, debbano rimanere patrimonio esclusivo del settore privato ed aziendale.
Nel secondo capitolo, ci si riferisce ai procedimenti legislativi che introducono,
almeno al livello normativo, il concetto di una Pubblica Amministrazione rinnovata,
più efficace, più vicina ai cittadini/utenti. Le leggi non si limitano ad esprimere
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concetti, ma già dalle leggi 142 e 241 del1990 e per continuare con la 150/2000
(senza dimenticare tutti i provvedimenti interposti), si spingono ad offrire, in più di
un’occasione, dettagli abbastanza specifici in materia organizzativa, funzionale e
gestionale, come nel caso degli URP, delle Carte Servizi o del piano di
comunicazione.
Con il terzo capitolo si è cercato di analizzare alcuni degli strumenti che,
indispensabili per la comunicazione della Responsabilità Sociale, facilmente
possano adattarsi alle logiche della rendicontazione nella P.A..
Il caso di studio, cui si dedica il quarto capitolo, riguarda un’agenzia regionale che,
quasi da “apri-pista”, integrando in se una struttura aziendale efficiente, snella e
dinamica, è in grado di fornire una validissima fonte di dati sulla rendicontazione
sociale ed ambientale.
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Premessa
Non senza difficoltà e resistenze, si è avviata una nuova stagione di
comunicazione da parte delle istituzioni, degli enti locali, delle aziende sanitarie,
delle scuole, delle università, delle organizzazioni non-profit, che esprime gli
sforzi ed i tentativi di mutare l’orientamento dell’apparato pubblico verso la
comunicazione e verso la riformulazione del rapporto con i cittadini. Questa
trasformazione nella P.A. ha inevitabilmente introdotto, degli aspetti nel rapporto
con la cittadinanza/utenza, mai presi in considerazione prima d’ora. Si tratta di
una rinegoziazione che introduce e richiede evidentemente un nuovo modo di
pensare ed operare nelle istituzioni, che si fonda soprattutto su un “agire”
comunicativo capace di metterle in grado di aprirsi all’esterno, di apprendere da
esso e che fa della comunicazione una risorsa ed un’opportunità (Rovinetti,
Mazza 2004). I segnali più forti e visibili si manifestano nel mutamento del
rapporto di potere tra cittadini e istituzioni, almeno all’interno delle normative
amministrative e giuridiche. I cittadini/utenti diventano sempre più consapevoli
dei propri diritti, non accettando di svolgere un ruolo di subordinazione, quasi di
sudditanza, e rivendicando un rapporto paritetico. Quindi, se si vuole dare una
risposta adeguata alle esigenze di questi ultimi, bisogna che la Pubblica
Amministrazione imprima partendo dalla sua organizzazione interna una leva
innovatrice rivolta, all’esterno, a tutto il tessuto sociale affinché si valorizzi e si
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gestisca meglio il rapporto con la cittadinanza, offrendo efficienti servizi pubblici,
opportunità di sviluppo sociale, culturale, ambientale ed economico.
Chiari e tangibili sforzi in tal senso sono, anche, l’attenzione sempre più avvertita
alla qualità dei servizi offerti, la ricerca della trasparenza e del controllo su tutta
l’offerta di servizi ed, infine, lo sviluppo di una normativa che dall’inizio degli
anni novanta ha accompagnato, sostenuto e legittimato questo cambiamento.
Come successivamente sarà esposto nel secondo capitolo, si è passati da un
sistema in cui la segretezza era la regola, mentre la pubblicità era considerata
quasi un’eccezione, ad un sistema in cui la regola è la trasparenza, in cui al
cittadino vengono assicurati (almeno dalle norme):
¾ Diritto d’accesso;
¾ Diritto di partecipazione;
¾ Diritto di informazione;
¾ Pubblicità:
¾ Trasparenza;
¾ Efficacia ed efficienza.
La P.A. comunque rivolgendosi, non solo a dei cittadini, ma anche a degli
utenti da soddisfare, nella sua offerta pubblica dovrà tener conto anche di
un’immagine da proporre, di un equilibrio costi/benefici, della customer
satisfaction e di cambiamenti ambientali e sociali per assicurarsi obiettivi quali:
¾ L’identificazione e la soddisfazione delle esigenze dei cittadini/utenti;
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¾ Ottimizzare la sua immagine-identità percepita nel mercato pubblico;
¾ Massimizzare la capacità di creare valore sociale;
¾ Rapido ed ottimale adattamento ai cambiamenti ambientali e sociali.
Il settore pubblico pur avendo una sua specificità, non si differenzia
sostanzialmente dal mercato tradizionale: in entrambi è riscontrabile una domanda
ed un’offerta ed una relazione che collega la domanda a quest’ultima.
L’esistenza di un mercato pubblico viene anche incoraggiata dalla normativa
comunitaria (art.86 del trattato che istituisce la Comunità Economica Europea),
che tuttavia dà una chiara indicazione di libertà di concorrenza nel mercato dei
servizi pubblici. Come le aziende anche gli enti devono necessariamente adeguare
la loro offerta pubblica a quella che è la domanda da parte dei cittadini/utenti.
Seppure con i dovuti adattamenti all’esperienza e agli strumenti aziendali
(customer satisfaction, benchmarking), che acquistando un valore “scientifico” e
possono, quindi, essere applicati anche nel settore pubblico. Bisogna, però,
mantenere la consapevolezza che i servizi pubblici costituiscono un “prodotto”
con caratteristiche specifiche, che sovente lo rendono inadatto alla misurazione.
Si pone in essere la necessità di offrire servizi al cittadino in maniera
qualitativamente adeguata alle sue esigenze. Al fine di poter ridefinire con
successo la sua identità nel contesto sociale, alla base di un buon servizio offerto
non può, infatti, non essere presente un’efficace promozione ed un’efficiente ed
efficace comunicazione. Un concetto dovrebbe essere chiarificato: la Pubblica
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Amministrazione non può presentare, solamente, un’offerta pubblica asettica e
priva di difetti.
La qualità e la professionalità dovrebbero essere le direttrici lungo le quali
sviluppare le innovazioni per una migliore soddisfazione delle esigenze del
cittadino da parte della P.A.. Quest’ultima dovrebbe abbandonare la superata
concezione monopolistica nella gestione dei servizi da erogare al cittadino, per
adottare nuove politiche che garantirebbero un avvicinamento simbolico con i
destinatari/utenti, caratterizzando le amministrazioni come reali produttrici di
servizi e/o benessere sociale. In verità, nonostante l’interesse connaturale per la
collettività che distingue la P.A. dalle imprese, conviviamo pacificamente con la
quasi staticità della macchina amministrativa italiana. La sfiducia dell’utenza,
unitamente alla scarsa corrispondenza dei servizi alle reali esigenze dei cittadini,
sono due mali causati dalla lentezza ed dall’obsolescenza della struttura
amministrativa e alla demotivazione del personale (Rolando, 1992). Al di là dalla
necessità di un’innovazione tecnologica, che tra l’altro è già in atto e di cui
nessuno mette in dubbio il valore fondamentale, a mio avviso il raggiungimento
di certi obiettivi è più strettamente legato alla possibilità di disporre di un
management e di un personale qualificato, professionalmente motivato che sappia
gestire efficacemente informazioni e relazioni al fine di favorire un felice e
responsabile posizionamento delle amministrazioni nella società.
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Questa premessa è fondamentale per inquadrare meglio quale sia l’esigenza, da
parte della P.A., di fornirsi di strumenti e tecniche, che saranno trattati più avanti,
capaci di colmare le lacune esistenti tra essa e la cittadinanza.
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Nuove esigenze comunicative e promozionali nella Pubblica
Amministrazione.
Tenere un comportamento etico nel medio/lungo termine oltre a dare sicuramente
la possibilità di godere di un favorevole riscontro presso i destinatari dell’offerta,
l’opinione pubblica e i mass-media, si caratterizzerà come un fattore essenziale di
sicuro successo per qualsiasi “azione comunicativa”.
Centrale è l’importanza della politica di promozione, che riguarda l’insieme di
tutti quegli interventi mirati a stimolare l’interesse conoscitivo nei confronti di un
ente pubblico e la richiesta di un servizio da lui erogato.
E’ utile distinguere, in questa categoria di comunicazione pubblica, due sotto-
categorie.
a) Da una parte, la comunicazione d’immagine (corporate advertising), che nasce
per l’esigenza delle aziende di affermare il proprio marchio; da qui si sviluppano
tre obiettivi:
¾ Costruire un rapporto basato sulla fiducia tra il cliente/utente e il produttore
del bene/servizio in forme che proteggano l’azienda da feedback negativi
provenienti dal mercato;
¾ Promuovere con la diffusione dell’immagine o con quella del marchio, tutti i
prodotti/servizi dell’azienda/ente, per differenziarsi sul mercato;
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¾ Diffondere un messaggio che possa legarsi indissolubilmente all’immagine
percepita dell’azienda/ente (Gadotti, 1992).
Dunque il marchio accanto al prodotto, l’immagine prima del servizio, non sono
altro che alcuni escamotage per evocare reazioni positive nel mercato, benefici
per l’azienda/ente e per la sua attività.
In modo pressoché uguale alle aziende private, l’amministrazione pubblica
dovrebbe mirare a conseguire il consenso sul proprio operato. Esempi sono
l’Esercito Italiano, le aziende municipalizzate, l’Arma dei Carabinieri. Presentarsi
al grande pubblico comunicando la propria identità e il ruolo fondamentale svolto
e l’impegno assunto nella vita del Paese hanno, ovviamente, come obbiettivo un
ritorno positivo d’immagine verso l’istituzione come promotore dell’iniziativa di
pubblicità.
Questa tecnica è più problematica, per via della cronica insufficienza dei servizi
gestiti dall’apparato pubblico e della debolezza che contrassegna il rapporto tra
stato e cittadino. Essa cela il pericolo che queste comunicazioni siano viste con
diffidenza dai destinatari. Laddove non vi sia consenso e dove non dovesse
esserci un riscontro effettivamente adeguato, nei beni/servizi erogati, a quello che
la comunicazione lasciava presagire, oltre al rischio che aumenti la distanza
simbolica tra l’utenza e il soggetto autore della comunicazione. Si correrebbe,
inoltre, anche il rischio che la campagna di promozione vada a discapito della sua
immagine percepita. Se non pianificate all’interno di una strategia in ogni minimo
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dettaglio, le azioni comunicative possono anche configurarsi come armi a doppio
taglio per la P.A..
b) Dall’altra parte, distinguiamo la pubblicità della P.A. sui propri servizi
(informazione di pubblico servizio o di pubblica utilità), che sicuramente genera
maggiori aspettative, perché più diretta, chiara e obbiettiva, soprattutto perché
inscrivibile nel diritto dei cittadini ad essere informati correttamente. Accanto al
disincanto per tutto ciò che è pubblico, troviamo comunque un’aspettativa
fortemente sentita; ci si attende maggior informazione obiettiva, proprio perché
inscrivibile in un servizio pubblico pagato dal cittadino.
Bisogna notare che la gran parte dei servizi offerti sono forniti in regime, o quasi,
di monopolio. Considerando, anche, che acquistare o fruire di un servizio vuol
dire investire su un rapporto di fiducia con l’organizzazione-ente che lo fornisce,
l’efficienza e la correttezza di tale soggetto sono la sola garanzia che il servizio
risponderà alle aspettative ed ai bisogni del cittadino/utente.
Da un punto di vista comunicativo vi è la necessità di stravolgere la percezione
secondo la quale il ricevente del messaggio, il cittadino, veda l’emittente come
qualcosa a lui contrapposto, piuttosto che qualcosa che con lui fa parte di un
sistema, che non è altro che il circolo del “pubblico” e della democrazia. Più che
da un problema di sfiducia nella P.A., tale percezione è generata da un reiterato
approccio strategico e simbolico inadeguato di quest’ultima. Appunto si è ancora
lontani dal percepire la comunicazione come “un processo complesso che richiede
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la partecipazione e la collaborazione del destinatario, la comunicazione pubblica è
vista ancora come un processo a senso unico, dall’emittente, Stato o istituzione
pubblica o privata che sia, al cittadino” (Mancini, 2002 p.115).
L’orientamento degli enti verso un modello aziendale se può, da un lato
migliorare alcuni aspetti della gestione non è, però, sufficiente a rispondere alla
necessità di ridisegnare la relazione tra cittadini e istituzioni, sarebbe troppo
semplicistico. Non trattandosi di una semplice scelta tra una serie di possibili
acquisti, per basare il rapporto con le istituzioni su queste premesse, il cittadino
deve essere messo in condizione di verificare periodicamente la delega ai
rappresentanti eletti. La buona riuscita di alcune politiche, richiede la
partecipazione di più soggetti, che possono essere singoli cittadini così come
aziende, consorzi, organizzazioni non-profit ecc..
L’efficacia di una politica dipende, soprattutto, da quanto i cittadini modificano il
loro comportamento e da quanto i diversi soggetti coinvolti agiscono con
responsabilità e in linea di principio con l’obiettivo; appunto per motivare i
cittadini, ed in genere i soggetti coinvolti, è fondamentale informarli.
Allora occorre presentare un quadro chiaro ed esauriente, che più d’ogni altra cosa
non tragga in inganno per la sua ambiguità, considerando, anche, che non si è in
presenza di un’azienda che, promuovendosi, tenta di aggredire quote di mercato.
Motivare pubblicamente le ragioni delle azioni intraprese (dei costi sociali
prodotti e dei vantaggi sociali realizzati, dell’impatto socio-ambientale prodotto)