VI
tecnologie, sia dal punto vista delle imprese che vanno ad offrire tali tecnologie.
Nel primo capitolo valuteremo le problematiche connesse all impiego delle fonti fossili,
soprattutto in merito alla loro esauribilit , e suc cessivamente descriveremo le principali
fonti energetiche rinnovabili, esporremo brevemente la storia delle tecnologie all idrogeno,
per poi, dopo una spiegazione tecnica delle tecnologie all idrogeno, considerare il loro
impatto sul sistema socio-economico all interno del secondo capitolo: in esso verranno
trattate le tematiche macro-economiche, geopolitiche, ambientali, cercando di cogliere
anche i problemi connessi a tale tecnologia e l approccio a tali problemi delle imprese
produttrici. Nel terzo capitolo opereremo un analisi piø strettamente micro-economica e
strategica a partire dalla teoria di Porter, utile per effettuare un analisi tecnica e logistica
dell impatto delle tecnologie all idrogeno sulle at tivit della catena del valore dell impresa
valutando altres l interazione tra piø catene del valore a livello di sistema di imprese.
Questo approccio sar poi integrato da considerazio ni sulle risorse dell impresa, attraverso
la resource-based theory, valutando le opportunit e le problematiche di ma nagement delle
risorse che possono sorgere con l impiego di tecnologie all idrogeno, iniziando ad
introdurre non solo le problematiche relative all impresa che adotta tali tecnologie, ma
anche alle imprese che offrono tali tecnologie, le quali devono fornire un ausilio alle
imprese a valle; tale approccio fornir inoltre int eressanti spunti per valutare alcuni aspetti
della progressiva creazione del settore attraverso le possibilit e le modalit di ingresso nel
settore di imprese aventi un core business differente; a questo scopo opereremo una
rilettura in chiave attuale dello strumento delle matrici, che verr reso maggiormente
flessibile e dinamico.
Nel quarto capitolo sposteremo la nostra analisi sull ambiente esterno all impresa,
estendendo il soggetto economico oltre i confini dell impresa, per comprendere come
l idrogeno possa essere un ausilio per l impresa ne l suo rapporto con i propri stakeholder,
attraverso i valori di cui le tecnologie all idrogeno sono foriere, focalizzandoci in
particolare su talune realt territoriali. In funzi one di queste considerazioni valuteremo
inoltre come le imprese produttrici debbano relazionarsi con l ambiente in cui esse sono
VII
inserite a causa della particolare natura della propria offerta, particolarmente pregna di
connotati etici: a questo scopo applicheremo e adatteremo la teoria di Ansoff
focalizzandoci sui concetti di organizzazione al servizio dell ambiente e di politics.
DopodichØ classificheremo le varie strategie secondo il modello di Meznar, Chrisman e
Carrol, individuando le motivazioni e le modalit d i adozione di tecnologie all idrogeno, e
suggerendo un approccio privilegiato per le imprese produttrici.
Utilizzando il network approach, andremo ad analizzare le possibilit di integrazi one tra le
imprese del settore, e tra queste ed il sistema dei clienti, formulando alcune ipotesi circa la
struttura reticolare che il settore potrebbe assumere, settore da noi definito come un
network naturale, ed in conclusione al capitolo trarremo le riflessioni conclusive in cui
confluiranno in un unica sintesi tutti gli approcci prima analizzati in maniera relativamente
separata, al fine di elaborare un approccio strategico innovativo che ne colga gli elementi
piø significativi integrati in maniera coerente; quindi un unione tra gli aspetti
maggiormente tecnici ed economici dell impresa descritti da Porter e della resource-based
theory, e le considerazioni etiche e relazionali che guidano tali aspetti, il tutto reso
possibile da un approccio al network che permetta alla strategia di agire in maniera
flessibile ed efficace su entrambi questi aspetti.
1
Capitolo 1
INTRODUZIONE ALLE TECNOLOGIE PER L IDROGENO.
1.1 Criticit nell approvvigionamento energetico della societ industriale.
Prima di iniziare la nostra analisi sulle potenzialit di impi ego dell idrogeno all interno
del mercato energetico, Ł opportuno fornire una panoramica storica generale dello
sfruttamento delle fonti energetiche che ha avuto luogo parallelamente ai processi
industrializzazione verificatisi negli ultimi duecento anni, allo scopo di comprendere la
criticit insita nel legame tra il sistema industriale e il sistema energetico da esso
impiegato, e quindi trarre alcune conclusioni riguardanti l attuale sistema industriale ed
energetico per valutare l opportunit di una transizione verso un sistema basato su fonti
energetiche rinnovabili. Iniziamo mostrando brevemente le interdipendenze tra il
potenziale energetico sfruttabile e lo sviluppo industriale. La cosiddetta rivoluzione
industriale , spartiacque tra mondo antico e modernit , ha avuto come forz a motrice il
carbone: senza di esso l industrializzazione non sarebbe stata possibile1. Alla base dello
sviluppo industriale abbiamo la possibilit da parte dell uomo di sfruttare sem pre nuove
fonti di energia inanimata, dal carbone al petrolio, all atomo. Precisiamo che questo
sviluppo trova nella disponibilit di abbondanti fonti energetiche la sua pre -condizione
necessaria ma non sufficiente: il progresso industriale Ł stato reso possibile grazie
all ingegno umano, ma la possibilit di sfruttare un enorme quantit di e nergia Ł stato
comunque un fattore indispensabile2.
L energia generata dalla macchina a vapore Ł stata in grado di sostituire migliaia di
cavalli o di lavoratori ed ha consentito, inoltre, di concentrare l energia in un tempo e
1
C.M. Cipolla, Storia economica dell Europa pre-industriale, Il Mulino, Bologna 1974. p. 325.
2
Cfr. C.M. Cipolla, Storia economica dell Europa pre-industriale, p. 322.
2
uno spazio ridotti permettendo cos la nascita della moderna concezione dell industria
ed una radicale rivoluzione dei trasporti3. Veniva accentuata la tendenza alla
concentrazione della forza lavoro4 ed un mutamento nell organizzazione del lavoro e
della societ , che subirono un processo di intensa razionalizzazione e
meccanizzazione5. Il regime energetico che ha caratterizzato il capitalismo industriale
ha quindi avuto un grande impatto sulle forme dell attivit economica 6. Questa energia
meccanica, termica e, successivamente, elettrica rese possibili enormi progressi
economici e produttivi sia sul piano quantitativo che qualitativo che coinvolsero tutti i
settori: nell agricoltura consideriamo le macchine agricole, i diserbanti, i fertilizzanti ed
ogni altro prodotto dell industria petrolifera7; nell industria oltre alla disponibilit di
energia in varie forme abbiamo i materiali sintetici; nel terziario abbiamo le
applicazioni dell energia elettrica e la velocizzazione dei trasporti.
Questo sviluppo era iniziato con lo sfruttamento dei giacimenti carboniferi scozzesi che
ha portato alla rivoluzione industriale basata sul carbone e sulla macchina a vapore che
fece della Gran Bretagna una grande potenza industriale8. L inizio del XX secolo vide
lo sviluppo dell energia elettrica e del motore a scoppio alimentato a benzina, prima
utilizzata principalmente per illuminazione e conseguentemente, dopo la seconda
guerra mondiale, il petrolio divenne definitivamente il motore dell economia mondiale
grazie alla sua grande disponibilit e al suo esiguo costo; da esso non si ricav solo
energia ma anche le rivoluzionari materiali plastici, i fertilizzanti, i pesticidi
permettendo un ulteriore rivoluzione nell agricoltura spinta anche dalla
meccanizzazione di quest ultima (questi fattori rendono l attuale pr oduzione agricola, e
di conseguenza la sopravvivenza di miliardi di persone, dipendente dal petrolio) 9.
Lo sfruttamento del petrolio cresce a ritmi vertiginosi fino al 1973 quando, a seguito
della guerra dello Yom Kippur, i paesi dell OPEC decidono, come ritorsione, di
quadruplicare il prezzo del greggio. Le conseguenze nei paesi occidentali spingono i
3
Cfr. C.M. Cipolla, Storia economica dell Europa pre-industriale, p. 326.
4
Cfr. J.U. Nef, The Conquest of the Material World, Chicago-Londra 1964, pp. 124 e ss.
5
J. Rifkin, Economia all idrogeno , p.102.
6
Cit. J. Rifkin, Economia all idrogeno , p. 98.
7
Vedi J. Rifkin, Economia all idrogeno , pp. 187-197.
8
Cfr. C.M. Cipolla, Storia economica dell Europa pre-industriale, p. 325.
9
W. Youngquist, GeoDestinies..., pp. 165-166.
3
governi a perseguire una politica di austerit energetica attravers o uno sfruttamento piø
responsabile delle risorse energetiche (che probabilmente Ł stato un toccasana per le
riserve mondiali e per l ambiente anche se Ł avvenuto in maniera traumatica) e la
ricerca di fonti alternative di produzione energetica. Grazie alle politiche orientate
all incremento dell efficienza energetica e alla ricerca di nuovi bacini petroliferi non
localizzati nel Medio Oriente, la crisi viene superata e, cessate le code ai distributori, il
cittadino medio seppellisce la questione come un incidente di percorso10. Nel 1980
Komeini ascende al potere e decreta la riduzione della produzione di greggio in Iran
provocando una nuova crisi petrolifera. A questo punto vengono abbandonati i vecchi
obiettivi keynesiani, sostituiti con l obiettivo di tenere sotto controllo l inflazione11.
Queste crisi legate alla geopolitica aprono gli occhi al mondo sulla questione petrolifera
e sulla tematica del risparmio energetico. Inoltre gli anni 70- 80 vedono la nascita del
movimento ecologista e la diffusione di una cultura di rispetto ambientale tanto che
oggi esso viene anche insegnato fin dalle scuole elementari. Con la Guerra del Golfo,
scoppiata a seguito dell invasione del Kwait (protettorato anglo-americano ad elevata
concentrazione petrolifera) risulta altres chiaro quanto la difesa delle fonti energetiche
possa essere onerosa in termini economici e di vite umane. I territori che un tempo
erano colonie non possono piø essere facilmente controllati a causa della loro instabilit
politica.
Una soluzione adottata Ł il crescente utilizzo del gas naturale, poco costoso e poco
inquinante, avvenuta negli ultimi anni nell ambito, ad esempio, del riscaldamento
domestico. Questo crescente utilizzo ha, per , come effetto un avvicinam ento del suo
picco di produzione12 di cui si parler in seguito. Il fabbisogno energetico mondiale Ł
infatti soddisfatto per la maggior parte dal petrolio e da altre fonti energetiche non
rinnovabili come mostra il grafico 1.
10
Cfr. J. Rifkin, Economia all idrogeno , pp. 129-132.
11
Vedi C. Bianchi, Lo sviluppo economico italiano nel secondo dopoguerra: continuit e cambiamenti ,
pp. 5-6, da http://economia.unipv.it/pagp/pagine_personali/cbianchi/sviluppoitaliano.doc
12
Cfr. J. Rifkin, Economia all idrogeno. Mondatori. 2002.
4
Idroelettrico
2%
Carbone
21%
Rinnovabili
3%
Nucleare
11%
Gas
21%Altri
1%
Petrolio
41%
Gas
Nucleare
Idroelettrico
Rinnovabili
Carbone
Petrolio
Altri
Grafico 1: La produzione energetica mondiale classificata per fonte13.
Le riserve petrolifere dichiarate dalle societ petrolifere sono state soggette da un lato
ad accuse di contabilit creativa , attraverso una sopravalutazione di queste al fine di
aumentare il valore del capitale societario14, dall altro a errori di stima come nel caso
della Shell che all inizio del 2004 ha dichiarato di aver sovrastimato le proprie riserve
del 20%15.
Occorre sottolineare che anche una politica di conquista di paesi ricchi di petrolio pu
significare un aumento della produzione e diminuzione del prezzo nel breve periodo,
ma ci contribuir ad accelerare l esaurimento del sito e il c onseguente rialzo nel
medio-lungo periodo: questo avviene perchØ si sfrutta una fonte energetica esauribile.
Occorre quindi offrire una panoramica relativa alle modalit di es aurimento di tali fonti
al fine di fornire un orizzonte temporale indicativo di sostenibilit di un sistema
energetico dipendente dal petrolio, al fine di sottolineare l importanza di una
trasformazione del sistema energetico in cui l introduzione dell idr ogeno potrebbe
avere un ruolo determinante. Al fine di analizzare tali fenomeni faremo ricorso al
13
Fonte dati: www.arturo.derisi.unile.it.
14
Questo attraverso il proliferare di definizioni come riserve attive, inattive, probabili, possibili, stimate,
identificate, non scoperte che renderebbero possibili alcune falsificazioni contabili. Vedi J. H. LaherrŁre,
World Oil Reserves Which Number to Believe?, OPEC bulletin , febbraio 1995, pp. 9-13.
15
A. Giordano. Alle olimpiadi (dell idrogeno) Torino Ł gi arrivat a prima. Il Venerd di La Repubblica.
12.3.2004, p. 88.
5
cosiddetto modello di Hubbert16: la teoria di Hubbert piø che un modello per la
previsione di eventi futuri Ł un analisi di concreti casi storici noti. Molto spesso, infatti,
la produzione di una risorsa esauribile segue il classico andamento a campana ; la
validit di una teoria scientifica dipende dalla sua capacit di pr evedere un evento
futuro e Hubbert fu in grado di prevedere alcune situazioni di picco. Storicamente,
forse, il primo di questi Ł stata la produzione di olio di balena negli Stati Uniti nel
secolo diciannovesimo. Un altro caso Ł quello della produzione di carbone in
Pennsylvania e alla produzie di petrolio negli Stati Uniti mostrato qui di seguito:
Grafico 2: Produzione di carbone Grafico 3: Produzione di petrolio
in Pennsylvania. negli USA17
Non sempre per si osservano picchi netti e curve chiaramente a ca mpana . In
generale, si pu dire che la curva di Hubbert si osserva quando l estrazione della risor sa
avviene in condizioni di libero mercato. Se ci non avviene, per esempio per via di
interventi governativi, formazione di monopoli, oligopoli o cartelli, oppure guerre e/o
disastri naturali, allora la curva di produzione pu essere irregolare e mostrare parecchi
massimi. Questo sembrerebbe il caso della produzione da parte dei paesi che
aderiscono all organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC).
16
Immagini e contenuti tratti ed adattati da:
http://www.aspoitalia.net/documenti/bardi/hubbertintro/hubbertintrojun04.htm e J. Rifkin, Economia
all idrogeno , pp. 17-39.
17
Espressa in Gbo (Giga barrels of oil), un unit di misura che equivale ad un miliardo di barili di
petrolio.
6
Sebbene la curva di Hubbert fosse stata inizialmente considerata come un modello
puramente empirico, successivamente fu possibile chiarire quali fossero le ragioni di
questo andamento. Il ciclo di produzione di una risorsa limitata e non rinnovabile
intuito da Hubbert Ł infatti il risultato del comportamento di precisi fattori economici.
Il ciclo di Hubbert pu essere suddiviso in diverse fasi:
1) Rapida espansione della produzione a causa della facilit e dei bass i costi di
estrazione;
2) Esaurimento delle fonti piø facilmente estraibili: aumentano gli investimenti
necessari e la produzione cresce meno vertiginosamente;
3) Raggiungimento del picco e progressivo declino della produzione;
4) Fine dei grossi investimenti e progressiva cessazione della produzione;
Prendendo in considerazione la produzione di petrolio occorre distinguere, per
chiarezza, tra il petrolio convenzionale che si estrae sotto forma liquida dai pozzi e il
petrolio non convenzionale che include il greggio da acque profonde, l olio pesante i
gas condensabili e gli scisti bituminosi (il cui impiego Ł estremamente inquinante) di
cui si parler in seguito.
I combustibili liquidi sono poi ottenibili a partire dal carbone e dai gas naturali.
Prendiamo ora in considerazione il petrolio convenzionale (che Ł la porzione piø
abbondante) che ha gi raggiunto il picco in molte zone del mondo ma che non lo ha
probabilmente raggiunto a livello globale. La produzione mondiale, illustrata nel
grafico numero 4 presenta, come nel modello di Hubbert, una rapida crescita
esponenziale della produzione fino alla crisi del 1973, punto dal quale la produzione
aumenta in modo meno deciso. Molti sono stati i tentativi di prevedere
approssimativamente la data del picco sulla base dei dati storici e conoscendo la
quantit di petrolio estraibile. L esempio forse piø citato riguarda l interpretazione del
geologo francese Jean Laherrere:
7
Grafico 4: La produzione petrolifera mondiale. Grafico 5: L interpretazione di Laherrere.
Secondo questa interpretazione gi dal 2005 la produzione di petrolio convenzionale
raggiunger il suo picco. Se consideriamo anche il petrolio non convenzionale, i l cui
picco Ł atteso per il 2070, otteniamo un picco della produzione complessiva intorno al
2010.
Tra le molte interpretazioni del modello di Hubbert, la maggior parte arriva a stimare il
picco entro il 201018 anche se alcuni geologi ottimisti lo posticipano anche dopo il
2030. Molto influisce anche il metodo di calcolo delle riserve complessive che si basa
su metodi statistici che, seppur molto validi ed utili, non sono perfettamente certi e
lasciano spazio a opinioni personali. Un esempio di tale incertezza riguarda
l ammontare delle riserve della Federazione Russa e delle ex-repubbliche sovietiche
soprattutto nel Caucaso; difatti molte zone risultano ancora non sfruttate e l ammontare
delle riserve ivi presenti risulta essere difficilmente quantificabile. La seguente figura
mostra la localizzazione dell attuale industria petrolifera russa in cui si possono notare
alcune zone (in viola) non ancora raggiunte dall attivit estrattiva. T ale disponibilit di
petrolio Ł alla base del patto energetico tra Federazione Russa e Stati Uniti per
l emancipazione americana dal petrolio mediorientale, attraverso un cambiamento di
tipo geografico (di cui si parler in seguito) del luogo di estrazione de l petrolio. Molte
di queste zone, analogamente al Medio Oriente, sono per caratterizzat e da un elevata
18
Tra di essi Franco BernabŁ, dirigente ENI e membro dell OCSE.
Vedi J. Rifkin, Economia all idrogeno , p. 27 e p. 34.
8
instabilit politica: il Caucaso 19 ed in particolare la Cecenia (che produce il 10% del
petrolio russo) sono interessate da spinte indipendentiste che possono portare a seri
conflitti conseguenti alla crisi dell ex impero sovietico.
Figura 1: Le esportazioni di greggio russo20.
Oltre a ci risulta incerto l ammontare del combustibile ricava bile dagli scisti
bituminosi; occorre precisare che la raffinazione di questi ultimi risulti essere
inquinante ed economicamente costosa21.
Ritornando alla teoria di Hubber, possiamo dire che essa Ł una rappresentazione
tecnica, e quindi indicativa di un costo di produzione che Ł slegato da fattori geopolitici
o da eventuali ricarichi; entrambi questi fattori incidono sulla domanda e sull offerta e,
indirettamente, sulla pendenza della curva.
Nella parte alla sinistra del picco abbiamo una produzione in continuo aumento: si
aprono sempre nuovi pozzi, si incrementa il loro sfruttamento ad un ritmo rappresentato
dalla pendenza della curva. E chiaro che maggiore Ł l incremento della produzione,
piø rapido sar il raggiungimento del picco. Inoltre la curva Ł idealmente (salvo le
19
Nella cartina individuabile tra il Mar Nero e il Mar Caspio.
20
Fonti dati: Dipartimento dell energia USA, Energy Information Administration. Immagine Reuters da
CityMilano 9 ottobre 2002, p. 3.
21
J. Rifkin, Economia all idrogeno , p. 20.
9
distorsioni prima citate) simmetrica rispetto al punto di picco, il che significa che tanto
piø ripido sar l incremento della produzione e quindi la dipendenza del sis tema, tanto
piø ripida sar la caduta.
La parte destra Ł dunque caratterizzata da una diminuzione dell offerta e da aumento
strutturale del costo netto; infatti da questo punto diviene sempre piø difficile ed
oneroso estrarre e raffinare il greggio (e diventa anche piø inquinante la sua
raffinazione).
Occorre chiedersi cosa debba accadere dopo a seguito del raggiungimento del picco. Il
fatto che il picco sia un evento ben definito ha dato origine a varie interpretazioni,
alcune delle quali tendenti a una visione piuttosto apocalittica. C Ł chi ha parlato di fine
della civilt e alcuni hanno addirittura ipotizzato il ritorno all et della piet ra22.
Al di l dei calcoli su quando il petrolio si avvier verso il suo esaurime nto, Ł ovvio che
questo debba avvenire presto o tardi. Secondo la classica dottrina economica l aumento
del prezzo dovrebbe portare ad una graduale riconversione del sistema energetico ma,
ammesso che ci sia vero, occorre valutare se il sistema sia in grado di reagire
efficacemente ed in tempi rapidi: una risposta tardiva potrebbe rivelarsi inefficace. La
sfida Ł creare una base di risorse per affrontare il cambiamento. Il picco segnala, infatti,
la necessit di un cambiamento: esso pu riguardare il luogo di estraz ione (come Ł
avvenuto dopo il picco del 1971 negli USA che a portata al maggiore sfruttamento del
Medio Oriente) o la tecnologia, con il passaggio ad una diversa fonte.
Il cambiamento spesso risulta essere traumatico nel periodo di transizione anche se esso
Ł inevitabile. Se il picco globale fosse raggiunto nessun cambiamento geografico
sarebbe piø possibile e si renderebbe necessario un profondo cambiamento tecnologico
come il passaggio a fonti energetiche rinnovabili cosiddette alternat ive non soggette
ad un andamento a campana : queste seguono un andamento a s che tende a
stabilizzarsi una volta saturata l area disponibile.
22
Si tratta, ad esempio della teoria Olduvai di Ri chard Duncan.
Vedi R. Duncan, RC (2000c). The Olduvai Theory: An Illustrated Guide. Pardee Keynote Symposia,
Geological Society of America, Summit 2000, Reno, NV. 6.
10
Grafico 6: Transizione verso un economia energetica sostenibile.
Queste dinamiche ricordano quelle dell economia agricola23 secondo la funzione di
produzione classica, in cui la produzione cresce finchØ possano essere messe a coltura
nuove porzioni di terreno; la terra Ł un fattore che non si esaurisce nel tempo, ci che si
esaurisce Ł la terra disponibile e conseguentemente la possibilit di espandere la
produzione, ma non viene minato il livello di produzione gi consolidato 24. E da
sottolineare per come anche l area disponibile non sia data: analogame nte
all economia agricola il progresso tecnologico pu aumentare l energia s fruttabile
attraverso lo sfruttamento di nuove fonti o lo sfruttamento piø efficiente di quelle
esistenti.
Impostato il problema della rinnovabilit delle fonti energetiche, nel capitolo
successivo ci occuperemo di analizzare in dettaglio le diverse fonti energetiche
rinnovabili e le loro potenzialit .
23
www.arturo.derisi.unile.it
24
Escludendo l impoverimento dei terreni conseguente al loro sfruttamento intensivo.
11
1.2 Le fonti energetiche rinnovabili25.
Nei capitoli precedenti abbiamo analizzato le problematiche relative allo sfruttamento
di fonti energetiche non rinnovabili. Questo capitolo avr invece lo scopo di pr esentare
sinteticamente le varie tipologie di fonti energetiche rinnovabili26, cercando di mostrare
quali siano le loro potenzialit soprattutto in relazione alla loro e conomicit . Lo
sviluppo di queste fonti Ł avvenuta parallelamente allo sfruttamento delle fonti
esauribili, al fine di integrare queste ultime con fonti spesso abbondanti ed economiche
come l idroelettrico, specialmente in regioni povere di idrocarburi come l Italia. Di
seguito riportiamo lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia previsto da Enel:
Figura 2: Sviluppo previsto delle fonti rinnovabili in Italia in TeraWatt/ora27.
Incominciamo quindi dall idroelettrico, essendo attualmente la fonte rinnovabile piø
utilizzata; lo sfruttamento di questa fonte rinnovabile si Ł sviluppato parallelamente allo
sfruttamento del carbone, del petrolio e del gas naturale, anche se a ritmi piø contenuti,
25
Fonte di riferimento: http://www.energoclub.it
26
I termini energia alternativa e rinnovabile sono sostanzialmente sinonimi: il termine alternative l e
pone in contrasto con le forme tradizionali (esauribili) e dunque identifica la loro rinnovabilit . I due
termini verranno utilizzati distintamente per enfatizzare la particolare caratteristica di rinnovabilit
oppure il contrasto con le fonti tradizionali.
27
Immagine tratta da http://enelgreenpower.enel.it/it/energia/idroelettrico/sviluppi.html
12
a partire dalla met del XIX secolo 28. L idroelettrico presenta ancora interessanti
potenzialit di sviluppo: in Italia, attualmente, questo tipo di energia copre il 20% del
fabbisogno nazionale di energia elettrica. In uno studio condotto dal CNR (C onsiglio
Nazionale delle Ricerche), assieme ad ENEA (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e
l’ambiente), Universit degli Studi di Roma "La Sapienza", CIRPS (Centro
interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile) si afferma che mini e micro-
idroelettrico possono far aumentare la potenza installata di centrali idroelettriche dagli
attuali 20.000 MW a 30.000 MW , quindi il maggiore potenziale sarebbe di un 50%
circa (solo da impianti mini e micro-idroelettrici a bassissimo impatto ambientale) .
Inoltre Ł possibile applicare le nuove tecnologie alle vecchie centrali idroelettriche
ottenendo una riduzione dell impatto ambientale e un aumento di produzione. Il
potenziale delle fonti idroelettriche potrebbe coprire il 60-70% del fabbisogno elettrico
nazionale. Per quanto riguarda il mondo nel suo complesso, attualmente il fabbisogno
elettrico soddisfatto da questa fonte Ł del 20%. Secondo il rapporto annuale della BP
(Statistical review of world energy 2003), riconosciuto globalmente come tecnicamente
affidabile, solo il 10% del potenziale idroelettrico Ł utilizzato, questo significa che, se
concretamente utilizzate, le risorse idroelettriche potrebbero fornire 2 volte l’attuale
richiesta di energia elettrica .
Rimane, inoltre, poco sfruttato il potenziale delle maree e delle correnti, anch esso in
grado di soddisfare la domanda mondiale.
Tecnicamente gli impianti idroelettrici tradizionali sfruttano l energia meccanica
potenziale di una certa quantit d acqua: l’energia potenziale di una massa di acqua
viene trasformata in energia meccanica e, successivamente, questa energia meccanica
viene trasformata in energia elettrica29. La potenza di un impianto dipende dal salto
(dislivello tra la disponibilit d acqua e il livello della turbina) e dalla portata (la massa
dell acqua che attraversa la macchina espressa in unit di tempo) . Spesso hanno un
forte impatto ambientale anche se, negli ultimi anni, molto si Ł fatto per ridurlo.
28
Carlo M. Cipolla, Storia economica dell Europa pre-industriale, Tab.56 p.327.
29
http://enelgreenpower.enel.it/it/energia/idroelettrico/funzionamento.html