Abstract 4
Abstract
Il presente elaborato si occupa di applicare, a titolo sperimentale, il recente
metodo didattico della flipped classroom, o “classe capovolta”, in un corso
universitario di letteratura tedesca. Alla base del progetto si pone la volontà di
innovare la didattica che, nel nostro Paese e non solo, a tutti i livelli d’istruzione,
fatica a variare dalla tradizionale lezione frontale. Passando per la storia e per i
capisaldi della teoria di matrice statunitense, si esplorano le ragioni per cui la flipped
classroom si stia gradualmente espandendo in tutto il mondo. Successivamente, si
amplia lo sguardo su tutto ciò che implica insegnare al giorno d’oggi – in particolar
modo la letteratura straniera – sollevando questioni cruciali come: quali sfide pone
la società odierna alla scuola? Come integrare efficacemente le nuove tecnologie
nella didattica? Come valutare la classe di letteratura straniera? A questi e ad altri
interrogativi si cerca di dare una risposta, analizzando strategie, approcci e tendenze
didattiche del passato e del presente. In ultimo, si sperimenta un modello di classe
universitaria sotto forma di modulo “capovolto” dal titolo: “L’emigrazione nella
Exilliteratur. Un confronto tra Hotel Baalbek e Transit”, che verte sul tema
migratorio in due autori della letteratura tedesca dell’esilio: Fred Wander e Anna
Seghers.
The main aim of this dissertation is to apply on a trial basis the recent didactic
method called “flipped classroom”, or “classe capovolta” in Italian, to a German
literature university course. The idea behind this project is to renovate teaching
methods which, not only in our country and at all levels of education, struggle to
vary from the traditional frontal lecture. Starting from the history and the
cornerstones of the theory developed in the USA, the paper investigates the reasons
why flipped classroom has been gradually expanding throughout the world. The
perspective broadens later on to all that it means teaching nowadays – particularly
foreign literature – raising issues such as: What challenges faces school in today’s
society? How to effectively include technologies in teaching? How to evaluate a
foreign literature class? The paper tries to give an answer to these and other
questions, analysing strategies, approaches and educational trends of the past and
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present. Eventually, it experiments a model of university course by means of a
“flipped” teaching module entitled: “Emigration in Exilliteratur. A comparison
between Hotel Baalbek and Transit” which deals with the theme of migration in
two authors of German exile literature: Fred Wander and Anna Seghers.
Capitolo 1 9
Capitolo 1
1. La Flipped Classroom come “rivoluzione capovolta”
della didattica tradizionale
Negli ultimi decenni, la tendenza delle istituzioni accademiche a sperimentare
pedagogie non tradizionali e innovative sta conoscendo un rapido sviluppo in tutto
il mondo. Sono ormai innumerevoli le facoltà universitarie che consentono lo
svolgimento di determinati corsi di studio a distanza per il conseguimento di lauree
o master. A tal proposito, il fenomeno delle università telematiche
1
si sta
recentemente diffondendo a macchia d’olio in tutto lo Stivale. Negli atenei di questo
tipo, le attività didattiche sono organizzate esclusivamente in modalità e-learning
grazie all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (in
inglese ICT).
Altrettanto largamente diffusa è la pratica del blended learning, una tipologia di
apprendimento che concilia la didattica tradizionale con la didattica mediata dalle
nuove tecnologie, grazie alla possibilità di creare aule virtuali tramite sistemi di
LMS (Learning Management System)
2
o MOOC (Massive Open Online Course),
ovvero dei corsi di formazione online aperti a tutti. [1]
Naturalmente, per allinearsi con le sopracitate nuove tendenze didattiche non è
sufficiente cambiare mezzo di erogazione, dall’aula della scuola al computer di
casa, bensì è necessario un mutamento più profondo, che interessi l’approccio
didattico e le conseguenti tecniche utilizzate. È infatti evidente come il sistema
scuola, in Italia e non solo, debba essere riformato per essere in grado di affrontare
le sfide pedagogiche del nuovo millennio (cfr. par. 1.2). Di conseguenza,
un’innovazione efficiente dovrebbe partire dalla base, e quindi dalle strategie
didattiche a cui ci si approccia tutti i giorni. In quest’ottica, il modello della flipped
classroom potrebbe rappresentare la risposta, o una delle possibili risposte, a tale
problematica, essendo in grado di rivoluzionare nettamente il modo di fare scuola.
1
Tra le quali, per citare le più note nel nostro Paese, riconosciute dal MIUR, l’Università
“Pegaso” con sede a Napoli ed “E-Campus” con sede a Novedrate, in provincia di Como.
2
I LMS sono sistemi protetti, open source oppure sviluppati in ambito accademico e
universitario o da parte di società di e-learning, che consentono al docente di avere piena
autonomia e controllo sulla classe, gestendo varie attività didattiche, tra cui compiti, esercizi, quiz,
sondaggi, ecc. Uno dei LMS più diffusi è Moodle.
Capitolo 1 10
1.1 Le origini della flipped classroom
Nel 2007 due insegnanti di chimica del Colorado, Jonathan Bergmann e Aaron
Sams, diedero inizio al movimento della flipped classroom, ovvero della “classe
capovolta”. Si tratta di un recentissimo approccio didattico, approdato da poco
anche in Italia, che si basa sull’apprendimento cooperativo e sulla didattica per
competenze e che avrebbe tutte le carte in regola per rinnovare sistematicamente
l’intero processo formativo. L’innovazione avviene, come suggerisce il termine
stesso, tramite un ribaltamento teorico-pratico del percorso di insegnamento-
apprendimento. L’intuizione alla base del metodo di Bergmann e Sams appariva
tanto semplice quanto efficace: i due docenti ebbero l’idea di videoregistrare le
proprie lezioni, in modo tale che fossero fruibili da parte degli studenti anche a casa.
Ciò compensava due mancanze: da un lato l’elevato numero di assenze dei loro
allievi, dovuto sia alla posizione isolata e difficilmente raggiungibile dell’istituto
superiore di Woodland Park in cui insegnavano, sia all’alta partecipazione dei
ragazzi a frequenti manifestazioni sportive; dall’altro lato, di conseguenza, la fatica
di stare al passo col programma senza necessariamente lasciare indietro alcuni
allievi. Grazie alla videolezione assegnata come compito a casa, il tempo in aula
poteva essere dedicato ad attività pratiche e cooperative motivanti e non
standardizzate. Tale inversione degli ambienti d’apprendimento si rivelò da subito
efficace, dal momento che gli studenti necessitavano del supporto dell’insegnante
soprattutto nella fase di svolgimento dei compiti, quando erano chiamati a mettere
in pratica quanto appreso durante la lezione. [2]
Ad un anno dall’inizio della sperimentazione, i risultati furono incoraggianti:
l’apprendimento avveniva più velocemente e con meno fatica non solo da parte
degli studenti eccellenti o intermedi, ma anche da parte degli allievi più “fragili”,
come soggetti dislessici o con deficit di attenzione, o ancora studenti che
tipicamente disturbavano la lezione in classe. Negli anni successivi, il metodo di
Bergmann e Sams cominciò a suscitare un ampio interesse, pertanto i due iniziarono
a tenere corsi di formazione e seminari sulla classe capovolta negli Stati Uniti e
successivamente in Europa.
Capitolo 1 11
1.2 La flipped classroom come rivoluzione capovolta
La difficile ripartenza della scuola italiana in seguito al primo lockdown
nazionale del marzo 2020 imposto dall’emergenza da Coronavirus ha reso evidente
l’esigenza di svecchiare il sistema scolastico italiano, ancora non allineato alle
necessità e alle richieste della società odierna, ipertecnologica e complessa. Questa
problematica, tuttavia, è risultata comune anche ad altre realtà esterne a quella
italiana, suggerendo l’esigenza generale di soluzioni innovative in ambito didattico.
L’esperienza della DaD (acronimo di “Didattica a Distanza”) ha permesso, infatti,
di rilevare due aspetti contrastanti: da un lato, l’esistenza di nuove possibilità
educative offerte dalle tecnologie; dall’altro, la mancanza sia di un’adeguata
preparazione che degli strumenti adatti per affrontare tali sfide pedagogiche, sia sul
fronte docenti che sul fronte allievi.
Pertanto risulta evidente che per esplorare le nuove frontiere didattiche servono
metodi all’avanguardia. Questi ultimi hanno ottenuto un picco d’interesse generale
proprio in concomitanza con l’emergenza pandemica. Come mostra il seguente
grafico tratto da Google Trends (Fig.1) [3], le ricerche su Google dal luglio 2016
ad oggi del termine flipped classroom hanno registrato un notevole incremento
proprio in quel periodo. Nella classifica di ricerche da tutto il mondo, è significativo
come l’Italia risulti al terzo posto per ricerche nel settore negli ultimi 5 anni.
Figura 1: Ricerche da tutto il mondo del termine “Flipped Classroom” da luglio
2016 a luglio 2021 con motore di ricerca Google [3]
Un approccio in linea con le sfide odierne e capace di integrare il ruolo delle ICT
può dunque essere senz’altro proprio la flipped classroom, alla quale non a caso
Stefano Rossi, psicopedagogista scolastico e direttore del Centro per la Didattica
Cooperativa, attribuisce la definizione di “rivoluzione capovolta”. [2] In effetti, tale
Capitolo 1 12
approccio è in grado di rivoluzionare la didattica tradizionale sotto almeno tre
aspetti principali: lo spazio, il tempo e i protagonisti del processo formativo.
In primo luogo, la flipped classroom prevede due fasi interconnesse che si legano
ai due tradizionali spazi dell’apprendimento: la casa e l’aula della scuola (Fig.2).
La prima fase consiste nell’assegnazione di materiale anticipatorio per il lavoro a
casa e spesso coincide con la visione di un video, tratto dal Web o girato dal docente
stesso per gli studenti. Tuttavia, per quanto il video risulti particolarmente efficace
e apprezzato dagli studenti, esiste un’ampia gamma di materiali da poter utilizzare:
altri materiali digitali, tra cui presentazioni, podcast e articoli presenti in rete;
materiali cartacei, dai libri di testo ai giornali e alle riviste; infine, materiali da
sviluppare, come ricerche e interviste, che hanno il vantaggio di rendere lo studente
fin da subito attivo e responsabile del proprio apprendimento. La seconda fase in
aula, invece, dopo un primo momento di eventuali domande e chiarimenti sul video,
consiste in attività il più delle volte cooperative nelle quali i ragazzi allenano e
sviluppano le proprie conoscenze e competenze.
LO SPAZIO
DIDATTICA TRADIZIONALE DIDATTICA CAPOVOLTA
PRIMA DOPO PRIMA DOPO
in aula
lezione frontale
a casa
esercizi in
solitaria
a casa
videolezione
in aula
attività di gruppo
Figura 2: Confronto tra l’utilizzo dello spazio nella didattica tradizionale e nella
didattica capovolta
In secondo luogo, la didattica capovolta modifica radicalmente il tempo speso in
classe (Fig.3), permettendo anzitutto un sostanziale allargamento del tempo delle
attività di gruppo e delle esercitazioni pratiche, nelle quali gli studenti sono chiamati
a mettere in gioco le proprie competenze. Ciò non avviene, di norma, nella didattica
tradizionale, nella quale normalmente non si dispone del tempo necessario per
svolgere altri compiti più dinamici e coinvolgenti in aula e, difatti, gli studenti sono
portati a svolgere un ruolo ben più passivo, in qualità di ricettori della trasmissione
di conoscenze da parte dell’insegnante.
Capitolo 1 13
I video anticipatori di cui si fa largo uso nella didattica capovolta permettono poi
un tempo di spiegazione più breve e che non affatica e permette di mantenere alta
la concentrazione di chi li guarda. In più, combinando l’attivazione del canale
uditivo con le immagini di supporto, viene facilitata la memorizzazione a lungo
termine dei concetti. I video vengono anche incontro ai diversi tempi
d’apprendimento di ciascuno studente, grazie alla possibilità di interrompere,
mandare indietro e rivedere un numero illimitato di volte i passaggi meno chiari. In
aggiunta a ciò, in questo modo si arginano in buona parte anche le difficoltà
incontrate dagli studenti con DSA o con ADHD, promuovendone l’inclusività.
IL TEMPO
DIDATTICA TRADIZIONALE DIDATTICA CAPOVOLTA
IN AULA A CASA A CASA IN AULA
spiegazione
frontale, di lunga
durata e che
affatica
esercizi in
solitaria, senza
supporto diretto
del docente
spiegazione
tramite video di
breve durata e che
non stanca
attività di gruppo,
con supporto
diretto del
docente
Figura 3: Confronto tra l’utilizzo del tempo nella didattica tradizionale e nella
didattica capovolta
In ultimo, come già accennato, l’approccio capovolto inverte i ruoli dei due
protagonisti del processo formativo: l’insegnante e lo studente (Fig.4). Nella
lezione frontale l’insegnante ha in mano le redini, poiché trasmette le proprie
conoscenze all’allievo che, tolta qualche possibilità di intervento in classe, si limita
ad appuntare e a memorizzare le nozioni dell’insegnante, venendo dunque relegato
a figura molto più passiva del processo di apprendimento. Questo approccio, seppur
ben radicato nel nostro sistema scuola, ha tuttavia degli innegabili limiti: lo studente
ha poco tempo per intervenire attivamente ponendo domande al docente, e quando
lo fa è sottoposto al giudizio non solo dell’insegnante ma anche e soprattutto dei
compagni, e ciò costituisce spesso un freno alla possibilità di fugare dubbi o di
innescare interessanti discussioni in classe.
Al contrario, con la didattica capovolta l’allievo diventa protagonista attivo e
responsabile del proprio processo di apprendimento, perché arriva in classe già
preparato sull’argomento e pronto ad esercitarsi con i compagni. L’insegnante,