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Introduzione
David Letterman e Jon Stewart sono due tra i più famosi presentatori in America. I loro
show, il Late Show (per David) ed il Daily Show (per Jon) hanno segnato
profondamente la storia della televisione americana negli ultimi anni e sono tra i più
famosi e ricordati nel loro genere.
Possiamo annoverare il Late Show with David Letterman tra i talk show che rientrano
nella categoria del politainment, in questo caso particolare, con una forte spinta politica.
Il Daily Show with Jon Stewart è più facilmente individuabile nella categoria dei talk
show di infotainment. In questo caso, si tratta di un fake news program che ha molto
seguito tra i giovani, che preferiscono attingere l’informazione politica da questa
fortunata serie, che con l’arrivo di Stewart al timone della conduzione, ha cominciato a
trattare costantemente temi riguardanti gli affari nazionali ed internazionali.
Secondo la professoressa Janine Wedel, «I fake news program satirici, come il Daily
Show with Jon Stewart, sono considerati “finti” dal giornalismo tradizionale, ma come i
giullari di corte durante il Medioevo, loro ti permettono regolarmente di entrare i
contatto con la realtà politica ed esprimono una visione più incisiva dei tg tradizionali
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».
Ad esempio, nel 2003, il senatore John Edwards, della North Carolina, ha annunciato
la sua candidatura a presidente durante una puntata del Daily Show, preferendolo a
trasmissioni di informazione e approfondimento dei grandi network. Edwards ha
beneficiato di questa improvvisa iniezione di popolarità scaturitagli dall’apparizione
allo show di Stewart, da qui è partita la sua scalata alla candidatura per la
vicepresidenza di John Kerry. Essere invitati allo show di Stewart è l’ambizione di tutti
i politici americani, maggiore di quella per inviti a programmi seriosi, con veri
giornalisti, con la convinzione che una chiacchierata all’insegna dello humour ed un po’
scanzonata paghi di più di un’intervista sui network d’informazione
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. Lo stesso discorso
vale per un’apparizione al Late Show with David Letterman, che ha anche un maggiore
seguito di pubblico, dal momento che viene trasmesso su un grande network, la CBS.
Scegliere due presentatori del calibro di Letterman e Stewart, il primo con una
carriera televisiva di grande successo ormai arrivata al capolinea il 20 maggio 2015 con
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J.R.Wedel, Shadow Elite: How the World’s New PowerBrokers Undermine Democracy, Government
and the Free Market, Basik Books, New York, 2009
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Cfr. G.Mazzoleni e A.Sfardini, Politica Pop (da “Porta a porta a L’isola dei famosi), Bologna, Il
Mulino, 2009, pag. 15
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l’ultima puntata del Late Show dopo 33 anni e più di 6.000 puntate, ed il secondo che ha
concluso la sua avventura alla guida del Daily Show il 6 agosto 2015, dopo che ha fatto
acquistare fama al programma e con una grande carriera già alle spalle, ma ancora
lontana dalla conclusione (è di pochi giorni fa la notizia di un accordo per i prossimi 4
anni tra Stewart e la HBO, per la produzione di un prodotto digitale non ancora bene
specificato), impone un lavoro serio e dettagliato su due colonne della “cultura pop”
statunitense e ancor di più della “politica pop”.
“Politica pop” è un’espressione ancora poco usata nel linguaggio comune e sui media
italiani, ma molto diffusa all’estero, dove il fenomeno della popolarizzazione
dell’informazione e della comunicazione politica viene studiato da tempo e ha stimolato
un ampio dibattito nel mondo accademico e nella società civile
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.
Partendo da alcuni scritti importanti riguardanti la comunicazione politica, ed in
particolare la “politica pop”, l’infotainment ed il politainment, si è cercato di preparare
il contesto in cui poi porre Letterman, Stewart ed i loro rispettivi show.
La scelta è ricaduta su questo argomento, dal momento che mi ha sempre interessato
la satira americana, appunto soprattutto quella pungente di Letterman e Stewart, la loro
capacità di non prendersi troppo sul serio e di conseguenza, non attribuire eccessiva
importanza ai temi ed ai personaggi politici nazionali ed internazionali.
Un lavoro non semplice, caratterizzato da una difficile ricerca del materiale,
soprattutto sui due conduttori, a proposito dei quali non è stato ancora scritto nulla di
monografico in Italia. Un lavoro, però svolto con il massimo dell’impegno, con buoni
risultati in ambito di traduzione, con la speranza di interessare il pubblico e la
commissione e magari, portando ad una maggiore produzione critica riguardo
l’argomento.
Di conseguenza, la tesi si articola in tre capitoli: nel primo si parla per l’appunto di
comunicazione politica, per poi espandere il discorso fino ad includere il giornalismo
americano. Nell’ambito dei media statunitensi si è cercato di tracciare brevemente una
storia del giornalismo d’oltreoceano, per poi spostare l’attenzione sull’avvento
dell’infotainment nella comunicazione giornalistica statunitense. A tal proposito sono
stati utilizzati come fonti gli scritti di Mazzoleni e Sfardini sulla “politica pop”, il
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Cfr. G.Mazzoleni e A.Sfardini, Op. Cit., pag. 13
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volumetto di Tonello sul giornalismo americano ed i libri di Castell e della Campus
sulla comunicazione politica.
Il secondo capitolo si occupa di Letterman e del suo Late Night, che dal 1993 col suo
passaggio dalla NBC alla CBS, è diventato Late Show. In questo caso il reperimento
delle fonti è stato più impegnativo, vista la completa mancanza di opere in italiano, la
ricerca si è spostata sul web o comunque su biografie e scritti americani su Letterman.
Descrivendo brevemente i passaggi più importanti della vita di Letterman, dagli esordi
alla radio del college, le prime esperienze televisive, non senza qualche insuccesso, fino
ad arrivare alla sua affermazione come anchorman di uno dei programmi più importanti
d’America. Del suo show si è cercato di osservare maggiormente la componente
politica, con i monologhi di apertura, che si occupavano principalmente delle notizie del
giorno, e le interviste a personaggi di dominio pubblico. Un presentatore davvero
innovativo, che ha rivoluzionato il genere del talk show in seconda serata. Riprendendo
sicuramente qualcosa da Johnny Carson, famoso conduttore del Tonight Show e
mentore di David, Letterman ha sviluppato uno stile tutto suo, ha reso il suo programma
famoso in tutto il mondo ed alcuni segmenti del suo Late Night (come ad esempio la
“Top Ten List”) sono diventati delle icone della televisione americana.
La prima intervista ad un personaggio davvero importante a livello politico è stata
all’ex presidente Carter nell’82, ha segnato una svolta nel modo di intervistare di David.
È sempre stato un intervistatore irriverente, ma con i personaggi istituzionali ha trovato
una sorta di compromesso: c’è sempre stata una sorta di alternanza tra domande serie e
domande più scomode, quindi più vicine al suo modo di condurre.
Il 20 maggio 2015 (data che ritornerà più volte nell’elaborato) Letterman ha condotto
la sua ultima puntata del Late Show, pertanto la parte finale del capitolo parla del suo
successore, Stephen Colbert, che l’8 settembre 2015 ha debuttato con il nuovo Late
Show.
Il terzo ed ultimo capitolo invece, si occupa del Daily Show, il suo modo di dare le
notizie, il ruolo ed il comportamento dei corrispondenti. Anche in questo caso il
materiale utilizzato viene esclusivamente da saggi in inglese, in italiano ci sono soltanto
alcuni brevi articoli su internet. Anche per questo capitolo è stata brevemente raccontata
la biografia di Stewart, per poi passare all’analisi del programma. Iniziato nel 1996 sotto
la conduzione di Craig Kilborn con risultati di pubblico non eccellenti, il Daily Show ha
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acquistato fama e pubblico con l’arrivo di Stewart nel 1999. Stewart ha presentato la sua
ultima puntata alla guida del Daily Show il 6 agosto 2015. Dal 28 settembre il
presentatore è diventato il comico sudafricano Trevor Noah, quindi la porzione finale
del terzo capitolo illustra brevemente, le piccole differenze tra il suo Daily Show e
quello di Stewart.
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I. Infotainment, politainment, informazione seria
La rappresentazione mediatica della politica non è più solo a cura della macchina
dell’informazione, ma è un’attività che riguarda sempre più anche l’industria
dell’intrattenimento.
Parlando di «media» il riferimento è all’intero sistema mediale, alle sue strutture
istituzionali e produttive, alle sue dinamiche, alla sua specifica missione, ai suoi
prodotti, ai contenuti che essi veicolano e alle professionalità che esprimono, al suo
rapporto con i pubblici. È ovvio che le corde più sensibili di un sistema siano quelle
dell’informazione, perché è universalmente condivisa l’opinione secondo cui i news
media sono strumenti che, se correttamente impiegati, favoriscono la democrazia, e al
contrario, se di parte, possono provocare squilibri nel processo democratico. Ma non
sono soltanto i giornali o i telegiornali a relazionarsi con il mondo della politica e a
causare effetti su di esso, ad essere l’obiettivo delle sue influenze e pressioni. Nella
visione postmoderna la politica, l’azione politica, il discorso politico, insomma la
comunicazione politica, sono cambiati profondamente da quando sono apparsi per la
prima volta sulla scena i mass media.
La televisione soprattutto, fin dal suo avvento, ha scoperto che la politica può fare
audience, e i politici hanno individuato quale vasto pubblico possono avere a
disposizione, disposti ad adattarsi alle grammatiche dello spettacolo mediale.
La popolarità di un leader si misura con i sondaggi, ma la si fa accrescere tramite
un’attenta gestione dell’immagine sui palcoscenici mediatici.
Dal “matrimonio” tra politica e televisione, è nata la «politica pop», una nuova forma
di politica e comunicazione politica
4
. Politica pop significa che avvenimenti e
protagonisti, storie e parole, che appartengono al territorio della politica,
tradizionalmente sinonimo di complessità e autoreferenzialità, un mondo distante dalla
vita quotidiana della gente, diventano grazie ai media e soprattutto grazie alla
televisione realtà familiari, soggetti di curiosità e interesse, argomenti di discussione,
fonti anche di divertimento, alla pari di altre storie e di altri personaggi che
appartengono al mondo dello spettacolo.
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Cfr. G.Mazzoleni e A.Sfardini, Op. Cit., pag. 14