2
modello che non sempre si adatta alle “inafferrabili” maglie della
Rete e ai contenuti da essa veicolati.
Il crescente volume di dati disponibili on-line ha surclassato di
fatto la capacità di molti utenti di individuare le informazioni di
cui essi necessitano. La congestione informativa impone
all’utente medio di operare una selezione delle informazioni
funzionale ai suoi obiettivi conoscitivi, una procedura, come
vedremo, non esente da difficoltà. La cernita nell’enorme mole di
materiale non è l’unico problema causato dal sovraccarico
informativo. La libertà totale su cui si basa la diffusione delle
informazioni in Rete, principio totalmente condivisibile, può non
significare in assoluto che le stesse siano ineccepibili quanto ai
loro contenuti o al loro processo produttivo.
Questo lavoro si propone di analizzare il fenomeno
dell’information overload e del digital trash, valutandone le
conseguenze e i rischi per la sopravvivenza dei network digitali.
Il primo capitolo traccia un quadro storico e tecnologico della
questione. A partire dagli anni ‘70, grazie allo sviluppo delle
nuove tecnologie dell’informazione, si è assistito a un incremento
della potenza di elaborazione informativa, in termini di quantità,
complessità delle operazioni e velocità di esecuzione.
Il sociologo Manuel Castells definisce “Informazionalismo” questo
nuovo paradigma tecnologico, fondato sull’utilizzo delle
Information & Communication Technologies (ICT) come
strumento essenziale per la produzione della conoscenza e per
l’organizzazione di tutte le attività. «Esiste un’agricoltura
informazionale, un’industria informazionale e un terziario
informazionale, che producono e distribuiscono sulla base di
informazioni e conoscenze incorporate nel processo di
3
lavorazione»
1
. Ciò che è cambiato non è il tipo di attività che
impegna l’uomo ma la sua accresciuta capacità di elaborare
simboli, grazie all’ausilio delle nuove tecnologie.
Manuel Castells fa anche una distinzione tra “società
dell’informazione” e “società informazionale”. Egli ritiene che
l’informazione, nel suo significato più ampio, intesa come
comunicazione del sapere, sia stata determinante in tutte le
epoche. Tutte le società possono essere considerate in generale
“società dell’informazione”, poiché in ognuna di esse il ruolo
dell’informazione si è rivelato fondamentale.
Il termine “informazionale” fa invece riferimento a una nuova
forma di organizzazione sociale in cui lo sviluppo, l’elaborazione
e la trasmissione delle informazioni sono fonti essenziali di
potere e produttività, grazie alle nuove condizioni tecnologiche
emerse nella seconda metà del secolo scorso.
Una caratteristica chiave della società informazionale è la logica
a “rete” della sua struttura, da cui si spiega l’utilizzo concomi-
tante dell’espressione “società in rete”. Le reti costituiscono la
nuova morfologia delle nostre società. Una struttura sociale
fondata su reti è altamente dinamica e aperta all’innovazione. Le
reti sono dispositivi altamente appropriati per un sistema
economico e tecnologico innovativo, flessibile ed in continua
evoluzione.
Con l’avvento dell’ “Età dell’Informazione” ha avuto inizio un
quotidiano e crescente assalto di informazioni. Questo tema è
oggetto di discussione del secondo capitolo. Le nuove tecnologie
processano informazioni molto più velocemente rispetto alla
nostra capacità fisiologica di assimilarle. Il problema dell’eccesso
di informazione è un problema cruciale della società odierna, il
1
Castells M. (2002), La nascita della società in rete, Egea, Milano, p. 107.
4
cui tasso di tecnologia informativa presenta livelli di elaborazione
inimmaginabili solo qualche anno fa.
Naturalmente, l’accrescimento esponenziale della quantità di
informazioni processate dalle nuove tecnologie, in particolar
modo da Internet, influisce in maniera determinante sulla qualità
di ciò che viene reso disponibile. Ovvero, l’eccesso di offerta
informativa porta ad un’inevitabile svalutazione dell’informazione
stessa, la quale tende sempre più ad abbassarsi al livello di mero
dato, cioè di pura quantità. Inoltre, l’enorme mole di informazioni
cui siamo costantemente esposti provoca, nella maggior parte di
noi, un grosso senso di disagio
2
.
In base a un’ indagine dettagliata condotta dall’ Università di
Berkeley nel 2003, ogni anno vengono prodotti nel mondo circa
800 megabyte di nuova informazione a persona
3
. Rispetto ai
media tradizionali, Internet è il medium che presenta il più alto
tasso di crescita delle informazioni. Distinguendo tra surface
web, costituito dalle pagine web accessibili pubblicamente e deep
web, formato da pagine non accessibili all’utente medio, si rileva
un quadro allarmante. Il surface web racchiude circa 167
terabytes di informazione (1 terabyte = 10
12
byte), una
grandezza equivalente in proporzione a settanta volte la quantità
di volumi presenti nella “Biblioteca del Congresso” americano. Il
deep web supera invece la soglia dei 91.000 terabyte. Il dato più
impressionante riguarda il traffico di posta elettronica: circa 31
miliardi di e-mail vengono spedite ogni giorno (i dati sono
aggiornati al 2002)
4
. La seconda parte del capitolo affronta
invece la questione delle strategie di recupero delle informazioni,
passando in rassegna i più comuni sistemi automatizzati di
2
Pontoniere P. (2004), Che stress tutte queste news, resoconto di un’intervista a Richard Saul
Wurman, disponibile on-line su <http://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/456961>.
3
Cfr. Lyman P., Varian H.R. (2003), How Much Information?, Università di Berkeley, California.
4
Ibidem.
5
information retrieval e illustrando la necessità di una information
literacy (ovvero di un’opportuna istruzione al trattamento delle
informazioni) e di mappe concettuali per una selezione ragionata
delle informazioni in Rete.
Il terzo capitolo esamina la questione dell’ “inquinamento
digitale”, inteso come epifenomeno del sovraccarico informativo.
Il compito più difficile dell’internauta odierno è quello di
barcamenarsi fra i mari di “spazzatura digitale” che inondano la
Rete, cercando di discernere le risorse utili da quelle inutili o
dannose che sovraccaricano la banda, impegnano lo spazio
visivo, rubano tempo all’utente e rappresentano un rischio per la
sua sicurezza on-line. Possiamo includere in questa categoria del
“trash digitale” un insieme vasto ed eterogeneo di fenomeni:
dallo spam ai virus informatici, passando per le cosiddette
“bufale” o informazioni inattendibili.
La Rete rischia quindi di diventare un milieu, una zona di confine
dove verità e finzione si compenetrano fino ad assimilarsi.
Chiunque su Internet è un potenziale divulgatore di informazioni.
Chiunque infatti può aprire un sito, scrivere su un forum o
pubblicare delle immagini. Se questo aspetto rappresenta, da
una parte, una garanzia del pluralismo dell’informazione e del
carattere democratico della Rete, poiché coinvolge nella
produzione dell’informazione soggetti che prima ne erano esclusi,
dall’altra parte provoca inevitabilmente un abbassamento degli
standard professionali di verifica e attendibilità delle
informazioni. Un numero impressionante di dati circola
liberamente in Rete, senza essere filtrati né verificati, tanto che
la loro semplice classificazione comporta enormi problemi.
Per spam si intende qualsiasi messaggio indesiderato inviato
indiscriminatamente a un numero elevato di destinatari. In base
alle rilevazioni effettuate da numerose società di ricerca, sembra
6
che lo spam non conosca battute d’arresto. Fonti attendibili
rilevano che esso abbia superato abbondantemente la soglia del
50% sul totale delle e-mail in circolazione. La maggior parte
dello spam concerne la promozione diretta di prodotti o servizi,
seguita da quella del materiale per adulti. L’invasione dello spam
ha causato un calo di fiducia, da parte di molti utenti, verso l’uso
della Rete e in particolare verso il “commercio elettronico”.
Tutti i più pericolosi virus in circolazione si diffondono attraverso
attività di spamming. I virus inoltrati via e-mail ingannano gli
utenti simulando allegati di applicazioni molto comuni. La loro
velocità di circolazione e l’incapacità di allestire difese adeguate
in tempi brevi sono i principali motivi per cui pochi virus fanno
grandi danni. Gli strumenti di sicurezza informatica sono
molteplici, ma non sempre rappresentano la soluzione definitiva.
Per questo, l’educazione alla sicurezza informatica e alla
prevenzione non è mai troppa.
Il quarto e ultimo capitolo tratta dell’ “Architettura dell’informa-
zione” come possibile rimedio per arginare i danni arrecati
dall’information overload. Un Web di qualità non può prescindere
da una corretta organizzazione delle informazioni. Organizzare la
conoscenza è indispensabile per poterla utilizzare ed è una fase
fondamentale per la ricerca di nuove informazioni. La
sistematizzazione è un valore aggiunto al sapere, perché lo
rende maggiormente comprensibile e consultabile.
L’ “Architettura dell’informazione” è una disciplina emergente che
si occupa di: classificare, organizzare e strutturare le
informazioni on-line con metodologie, tecniche e competenze
specifiche; progettare in modo strutturale i contenuti per renderli
facilmente accessibili e trovabili dagli utenti; definire percorsi di
navigazione semplici, intuitivi e personalizzabili; progettare e
semplificare le azioni e i compiti che gli utenti intendono
7
compiere su un sito per raggiungere i propri obiettivi e bisogni
informativi
5
.
In questo ambito risultano fondamentali le nozioni di “usabilità” e
di “Web semantico”. Sulla base dell’esperienza e dell’osser-
vazione, molti autori hanno codificato una serie di regole basilari
per creare siti usabili, ovvero facilmente fruibili dagli utenti.
L’usabilità non è una scienza esatta, quindi non possono essere
codificati scientificamente i criteri di realizzazione di un sito
usabile. Tali norme vanno interpretate come consigli di buon
senso, linee guida che un web designer dovrebbe tenere in
considerazione durante la progettazione di un sito. Rendere
queste norme assolute e definitive sarebbe un errore. Prenderle
come punto di riferimento relativo e flessibile è probabilmente
l’approccio migliore.
Alla base dell’idea di “Web semantico” vi è una duplice
assunzione: l’idea che sia possibile aggiungere in maniera
semplice, coerente, pertinente e sufficientemente standardizzata,
“metadati” semantici a gran parte dell’informazione primaria
inserita in rete e l’idea che questi metadati semantici possano
essere gestiti, analizzati e aggregati, in maniera utile e
funzionale, attraverso l’impiego intelligente di appositi agenti
software.
La disponibilità di buone griglie di metadati e di agenti software
capaci di riconoscerli e manipolarli non basta. Occorre che gli
utenti siano anche abituati a usare i metadati, a descrivere
semanticamente con rigore e coerenza l’informazione primaria da
essi prodotta. Vi è quindi una terza sfida, che riguarda la
formazione degli utenti. Una sfida che potrebbe risultare la più
ardua da vincere. Infatti, la consapevolezza dell’importanza dei
5
Cfr. Quintarelli E. (2005), Cos’è l’architettura dell’informazione, il documento è disponibile on-
line su <http://www.iasummit.it>.
8
metadati semantici sembra ancora assai poco diffusa. La maggior
parte dei sistemi di metadati disponibili è utilizzata da comunità
ristrette di utenti.
In altri termini, il Web semantico ha bisogno, per potersi
sviluppare, di acquisire consensi e può farlo solo se è in grado di
trovare degli adeguati trampolini di lancio, ovvero un numero
sufficientemente ampio di fornitori di informazione disposti a
integrare in maniera semplice e consistente meta-informazione
semantica alle informazioni prodotte, e la possibilità che tale
meta-informazione offra benefici tangibili e immediati a tutti gli
utenti.
9
CAPITOLO I
LE NUOVE TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E
LA NASCITA DELLA SOCIETA’ IN RETE
1.1. Un nuovo paradigma: l’ “Informazionalismo”
Le nuove tecnologie della comunicazione hanno modificato
sensibilmente lo scenario delle possibili relazioni politiche,
economiche e sociali. «Non è possibile comprendere o
rappresentare la società senza i suoi strumenti tecnologici. Negli
anni Settanta è venuto a costituirsi negli Stati Uniti un nuovo
paradigma tecnologico legato alla tecnologia dell’informazione»
1
.
La peculiarità di tale processo di cambiamento risiede in una
rinnovata capacità di elaborazione delle informazioni,
generazione del sapere e comunicazione simbolica. E’ possibile
includere nell’alveo delle nuove tecnologie dell’informazione
l’insieme dei nuovi processi e metodologie della microelettronica,
dell’elaborazione e trasmissione dati, delle telecomunicazioni e
persino dell’ingegneria genetica, in cui la programmazione,
manipolazione e decodifica dei codici di informazione della
materia vivente convergono inevitabilmente con le più recenti
applicazioni dell’elettronica e dell’informatica
2
.
Un mutamento di portata rivoluzionaria che ha generato una
discontinuità nelle basi materiali dell’economia, della società e
1
Castells M. (2002), La nascita della società in rete, Egea, Milano, p. 5.
2
Ivi, p. 30.
10
della cultura, in cui la conoscenza e l’informazione diventano
fonti di produttività ed elementi critici di sviluppo, in un circolo
virtuoso nel quale è l’azione della conoscenza sulla conoscenza
medesima a rappresentare la vera innovazione.
«L’ elaborazione dell’informazione è volta al miglioramento della
tecnologia di elaborazione delle informazioni»
3
. La modalità in
atto è quella del feedback cumulativo: le nuove tecnologie
elaborano informazioni secondo livelli di complessità sempre più
alti e allo stesso tempo, la conoscenza ivi prodotta è impiegata
per il perfezionamento delle stesse tecnologie.
Manuel Castells definisce “informazionalismo” questo nuovo
paradigma tecnologico che sta gradualmente sostituendo
l’industrialismo come matrice dominante delle società del
ventunesimo secolo. Il processo di transizione storica sarà
graduale, prevedendo l’assorbimento delle vecchie forme sociali
da parte di quelle nuove ed emergenti
4
.
L’informazionalismo si basa su un insieme rilevante di
innovazioni tecnologiche mirate ad accrescere la capacità umana
di elaborazione dell’informazione e di accumulazione della
conoscenza. Ciò che caratterizza le nuove tecnologie
dell’informazione è
5
:
ξ la capacità auto-espansiva di elaborazione;
ξ il potenziale ricombinante;
ξ la flessibilità distributiva.
Il primo aspetto concerne la possibilità che le Information &
Communication Technologies (ICT) hanno di accrescere la loro
3
Ivi, p. 17-18.
4
Cfr. Castells M. (2003), L’Informazionalismo e la network society, in Himanen P. (a cura di),
L’etica hacker, Feltrinelli, Milano, p. 118.
5
Ivi, p. 120.
11
potenza di elaborazione, in termini di quantità, complessità delle
operazioni e velocità di esecuzione. Non è un caso che negli
ultimi decenni si sia assistito ad uno sviluppo auto-generatore ed
espansivo di elaborazione informativa, in concomitanza a una
vistosa riduzione del costo per operazione. E’ probabile che i
limiti di potenza attuale vengano superati da nuovi cicli di
innovazione.
Il secondo punto riguarda la capacità che le nuove tecnologie
hanno di ricombinare le informazioni nei modi più disparati. Può
essere esemplificativo, a tal riguardo, il concetto di “ipertesto”,
inteso come collegamento libero e interattivo tra informazioni
poste in punti diversi, attraverso cui il fruitore può orientarsi
liberamente senza adottare una modalità di consultazione
sequenziale. Il sistema di ipertesto più ampio e più conosciuto è
il World Wide Web, che ha la capacità di connettere ogni
elemento con altri, ricombinandoli insieme. La ricombinazione è
fonte di innovazione e creatività.
Infine, il valore delle tecnologie dell’informazione attiene alla
capacità di adattare il loro potenziale elaborativo in diversi ambiti
di applicazione. Lo sviluppo di apparecchi microelettronici
portatili e la crescita delle tecnologie di networking indicano bene
questo percorso
6
.
«L’informazionalismo è legato all’espansione e al ringiovanimento
del capitalismo»
7
. L’informazionalismo non è un sistema
economico, ma tecnologico. Il sistema economico continua a
essere il capitalismo. Un capitalismo che non è più industriale,
ma “informazionale”, fondato sulla produzione di conoscenza e
sul trattamento dell’informazione come fonti essenziali di potere
e di ricchezza, sulla struttura in reti di informazione delle attività
6
Ivi, p. 121-122.
7
Castells M. (2002), La nascita della società in rete, cit., p. 20.
12
dominanti e sull’utilizzo delle tecnologie di informazione come
mezzo essenziale di organizzazione di tutte le attività
8
.
«Il passaggio dall’industrialismo all’informazionalismo non
costituisce l’equivalente storico della transizione dalle economie
agricole alle economie industriali. Esiste un’agricoltura
informazionale, un’industria informazionale e un terziario
informazionale, che producono e distribuiscono sulla base di
informazioni e conoscenze incorporate nel processo di
lavorazione»
9
. Non è cambiato il tipo di attività in cui è
impegnato l’uomo, ma la sua accresciuta capacità di elaborare
simboli.
Con Anna Fici potremmo dire che «l’informazionalismo è il
momento riflessivo della società dell’informazione»
10
.
L’informazionalismo considera infatti come risorsa basilare non la
semplice informazione ma la capacità di elaborazione della
medesima e di gestione della complessità. Per questo
«l’informazionalismo può essere equiparato a una meta-
evoluzione o ad un’evoluzione di secondo grado»
11
.
8
Cfr. Frattini D. (2001), Il Sociologo, articolo pubblicato su “Il Corriere della Sera” in data
11/07/2001. Disponibile sul sito <http://www.ecn.org/agp/g8genova/media/ras2/divario.htm>.
9
Castells M. (2002), op. cit., p. 107.
10
Fici A. (2004), Mondo hacker e logica dell’azione collettiva, Franco Angeli, Milano, p. 24.
11
Ivi, p. 13; p. 23.