Capitolo 1
IL PNEUMATICO
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1.1 Generalità
Il pneumatico è un componente fondamentale del veicolo, poiché ne
rappresenta l’interfaccia con la strada e quindi tutte le sollecitazioni agenti sul
veicolo durante la marcia passano, inevitabilmente, per esso.
Al pneumatico si richiede di svolgere funzioni molto importanti come:
• Trasmettere a terra la pressione dovuta al peso del veicolo, e tutte
le forze che si generano durante il moto
• Garantire un’aderenza ottimale ed una buona tenuta di strada su
tutti i fondi stradali
• Smorzare gli urti e quindi garantire un buon comfort di marcia
• Avere una buona robustezza ed una buona resa chilometrica
• Limitare al minimo l’assorbimento di energia durante il
rotolamento e generare i minimi livelli di rumorosità
• Limitare il fenomeno dell’aquaplaning
Negli anni le prestazioni generali degli pneumatici sono aumentate
notevolmente, e la produzione si è orientata verso gli pneumatici radiali al
posto di quelli convenzionali a tele incrociate.
Un pneumatico a struttura radiale presenta una carcassa composta da cavetti
(di acciaio, rayon o nylon) disposti radialmente rispetto al piano di simmetria
del battistrada, a differenza della struttura a tele incrociate in cui la carcassa è
composta da tele disposte diagonalmente, con un angolo di inclinazione di
°÷° 4035 rispetto al piano di simmetria del battistrada. La carcassa è poi
inserita in una struttura di gomma deformabile e con buona caratteristiche di
aderenza con il fondo stradale.
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L’aria contenuta all’interno del pneumatico gli conferisce stabilità e rigidezza
strutturale, quindi, in presenza di una adeguata pressione di gonfiaggio, il
pneumatico è in grado di trasmettere al cerchio forze considerevoli; tali forze
passano attraverso la zone di contatto pneumatico-cerchio, il cosiddetto
tallone, costituito da un cavo di acciaio rivestito in gomma che collega
saldamente la copertura al bordo del cerchio.
La struttura radiale presenta notevoli vantaggi per quanto riguarda tenuta di
strada, comfort e resa chilometrica; essa è caratterizzata da una parte molto
rigida corrispondente al battistrada, e da una cedevole corrispondente al
fianco del pneumatico. Questa caratteristica ha permesso di ridurre il
fenomeno della deriva (vedi Parag. 1.3), ed inoltre garantisce un’ impronta a
terra più regolare e di dimensioni maggiori rispetto a quella di un pneumatico
a tele incrociate, in cui fianco e battistrada hanno circa la stessa rigidezza
(Figura 1.1).
Figura 1.1 - Differenze nella struttura e nell'impronta a terra di un pneumatico a tele incrociate e di uno
radiale
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Una caratteristica, anzi, propria del pneumatico radiale è quella di mantenere
pressoché costante l’impronta a terra al variare della pressione di gonfiaggio,
ma bisogna fare molta attenzione poiché non resta costante la distribuzione
delle pressioni a terra, con effetti che si ripercuotono sia sul comportamento
dinamico del pneumatico che sulla sua durata.
Un’altra peculiarità degli pneumatici radiali che va ricordata è quella di essere
sprovvisti di camera d’aria (tubeless), poiché sia il battistrada che i fianchi
hanno elevate caratteristiche di resistenza; per tale motivo essi sono meno
soggetti ad afflosciarsi in caso di foratura.
I parametri in genere usati per caratterizzare le dimensioni del pneumatico
sono:
• Il diametro interno o di calettamento d. Esso viene espresso in pollici, e
coincide con il diametro del cerchio; la tendenza odierna è quella di
avere diametri di calettamento sempre maggiori, in genere per una
vettura media si ha 41d
′′
= , vetture più prestigiose e prestazionali
possono arrivare anche a 81
′′
, le vetture da Superturismo hanno cerchi
da 91
′′
.
• La larghezza L. Essa viene espressa in millimetri, la variazione tra una
misura e la successiva è sempre di 10 mm, la cifra finale è sempre un 5.
Un pneumatico medio oggi presenta una larghezza di 165 mm, ma
salendo con cilindrata e prestigio della vettura le misure aumentano di
pari passo.
• Il diametro esterno D. Esso non viene mai fornito se non sulle vetture
da competizione, inoltre, per un pneumatico caricato, dipende dallo
schiacciamento e quindi non è facilmente valutabile.
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• L’altezza della spalla h. Viene data come percentuale della larghezza
del pneumatico secondo la relazione:
Lh δ=
dove δ è il rapporto d’aspetto del pneumatico. L’altezza della spalla è
un parametro molto importante poiché influenza sia il comfort di
marcia che la precisione di guida: nel primo caso avrei bisogno di un
fianco alto e morbido, nel secondo, invece, di un fianco basso e rigido
che limiti la deformazione laterale del pneumatico. La tendenza odierna
è quella di avere rapporti di aspetto, e quindi altezze, sempre minori
unitamente a valori maggiori della larghezza del battistrada, per
aumentare la superficie di appoggio a terra. Il compito di garantire un
buon comfort di marcia è quasi esclusivamente demandato a sistemi
sospensivi sempre più accurati.
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1.2 L’aderenza
Come si è visto nel paragrafo precedente, le forze che il pneumatico
scambia con il suolo non sono applicate in un punto, ma sono la risultante di
azioni distribuite su tutta l’area di contatto, in virtù della deformabilità del
pneumatico stesso.
La distribuzione delle pressioni sull’area di contatto non è uniforme, si
osserva sperimentalmente che essa dipende dal verso di rotazione presentando
valori maggiori di pressione nella zona anteriore dell’impronta. L’effetto è
che la risultante di tali pressioni non passa per il centro di rotazione della
ruota ma è spostata nel senso della direzione di marcia, generando un
momento resistente che si oppone al rotolamento.
Le forze tangenziali sono esplicabili dal pneumatico grazie all’aderenza che
esso offre a contatto con il manto stradale. L’aderenza è data dall’azione
combinata di due meccanismi differenti: l’isteresi e l’adesione (Figura 1.2).
L’isteresi, detta anche ingranamento, esprime la capacità del pneumatico di
deformarsi adattandosi alle irregolarità del manto stradale.
Durante tale deformazione il pneumatico segue dei veri e propri cicli di
isteresi dissipando energia; questo fenomeno è prevalente alle basse velocità
ed in condizioni di asfalto bagnato. L’adesione è data dalle forze di attrazione
intermolecolare tra la gomma e l’asfalto; questo meccanismo è prevalente alle
alte velocità e su strada asciutta, ma viene meno nel caso di asfalto bagnato.
Pertanto, sul bagnato, si preferiscono mescole morbide con isteresi elevata
che necessitano di maggiore energia per il rotolamento, ma garantiscono
maggiore aderenza.
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Figura 1.2 - Meccanismi di isteresi e adesione
Generalmente, per quantificare l’aderenza di un pneumatico, si fa riferimento
ad un coefficiente di aderenza che altro non è che il valore medio del
coefficiente di attrito statico fra ruota e strada, definito dalla ben nota legge
dell’attrito di Coulomb:
PF µ< (1.1)
dove, nel nostro caso, F è la forza agente sul pneumatico, µ il coefficiente di
aderenza e P il carico verticale. Finché la relazione è valida si è in condizioni
di aderenza, quando il valore di F supera Pµ si ha perdita di aderenza ed entra
in gioco il coefficiente di attrito dinamico, minore di quello statico.
Tuttavia, poiché il comportamento esatto del pneumatico è difficilmente
modellabile, generalmente si usa il modello semplificato dell’ellisse di
trazione, il quale prevede la determinazione di due coefficienti di aderenza,
uno per le azioni longitudinali,
x
µ , ed uno per le azioni trasversali,
y
µ .
Per determinare il valore di tali coefficienti si eseguono delle prove
sperimentali. Per valutare
x
µ , si considera un pneumatico caricato con un
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carico verticale P noto, a cui è applicata una coppia C anch’essa nota. La
coppia è aumentata finché non si arriva allo slittamento del pneumatico, in
corrispondenza del quale si avrà la forza limite sostenibile dal pneumatico
stesso. Ripetendo l’esperienza per diversi valori del carico, si ricava
l’andamento di
x
µ in funzione di P; ricordando la (1.1):
PF
xlimx
µ= (1.2)
In prima approssimazione si può assumere che, finché P non diventa molto
alto, ci sia una relazione di linearità fra P ed
limx
F , cioè che il coefficiente di
aderenza
x
µ sia costante al variare del carico verticale.
Per determinare il valore di
y
µ si deve sollecitare il pneumatico
trasversalmente, senza sollecitazioni longitudinali; a tal fine si monta il
pneumatico, caricato con un certo carico verticale noto P, su un albero
ruotante a velocità angolare nota. Il pneumatico è libero di traslare lungo
l’albero e, sotto l’azione della forza centrifuga
C
F , si posizionerà ad una
distanza ρ dall’asse di rotazione dell’albero tale che l’azione trasversale da
esso esplicata al contatto con il suolo bilanci quella della forza centrifuga.
Misurando tale distanza si ottiene la forza trasversale limite
limy
F poiché, nota
la massa m del pneumatico:
ρω==
2
limyC
mFF
Ripetendo l’esperienza per diversi valori del carico verticale P si ottiene
l’andamento di
y
µ in funzione di P poiché, ricordando la (1.1):
PF
ylimy
µ= (1.3)
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Anche
y
µ si considera, in prima approssimazione, costante al variare del
carico P, assumendo una relazione lineare fra P e
limy
F.
In realtà, si è visto sperimentalmente che un aumento del carico verticale
porta ad una diminuzione dei coefficienti di aderenza, infatti la forza
sostenibile dal pneumatico aumenta all’aumentare del carico verticale, ma non
in modo lineare. Inoltre i due coefficienti dipendono anche dalla temperatura,
dalla rugosità dell’asfalto, dalla velocità e dalla pressione di gonfiaggio.
Quindi, dalle relazioni (1.2) e (1.3) si hanno i valori delle forze massime che
il pneumatico può reggere in direzione longitudinale e trasversale, ma cosa
accade per una qualsiasi altra direzione? In questo caso si utilizza l’ellisse di
trazione (Figura 1.3), che rappresenta la forza massima esplicabile dal
pneumatico in una qualsiasi direzione sul piano orizzontale, in determinate
condizioni operative (carico, superficie stradale,velocità, temperatura ecc…).
Figura 1.3 - Ellisse di trazione
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Se la sollecitazione a cui è sottoposto il pneumatico cade all’interno
dell’ellisse si è in condizioni di aderenza (vettore verde), se cade fuori si ha
perdita di aderenza (vettore rosso). Notiamo che le relazioni (1.2) e (1.3)
rappresentano i semiassi maggiore e minore dell’ellisse nel caso di Figura 1.3,
in cui l’aderenza longitudinale è maggiore di quella trasversale, e quindi
l’equazione dell’ellisse di trazione nel piano xy è:
1
F
y
F
x
2
limy
2
limx
=
⎟
⎟
⎠
⎞
⎜
⎜
⎝
⎛
+
⎟
⎟
⎠
⎞
⎜
⎜
⎝
⎛
(1.4)
Con gli pneumatici moderni in generale si ha
yx
µ≈µ , quindi l’ellisse di
trazione è quasi un cerchio ed il pneumatico ha le stesse caratteristiche di
aderenza in direzione longitudinale e trasversale. Per quanto riguarda i valori,
si può dire che essi sono difficilmente reperibili poiché gelosamente custoditi
dalle case produttrici di pneumatici; tuttavia, generalmente, per pneumatici
stradali si ha 1
yx
<µ≈µ , per pneumatici da competizione si ha
5.1
yx
≈µ≈µ (asfalto asciutto).
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1.3 La deriva
Quando si percorre una traiettoria curvilinea, per sterzare agiamo sul
cerchione per mezzo di una catena di corpi rigidi formata dagli organi
costituenti il meccanismo di sterzo ed il sistema sospensivo. Il veicolo è
soggetto all’azione della forza centrifuga che deve essere contrastata
dall’aderenza trasversale degli pneumatici.
Il pneumatico non è una struttura rigida e pertanto tale forza genera una
deformazione nella zona di contatto tra battistrada e manto stradale, che
provoca uno scostamento del centro dell’impronta a terra dal piano mediano
della ruota. Il pneumatico segue una traiettoria diversa da quella impostata
tramite lo sterzo, la differenza angolare tra le due direzioni è l’angolo di
deriva (Figura 1.4).
Figura 1. 4 - Angolo di deriva del pneumatico
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Per vedere l’andamento dell’angolo di deriva in funzione della forza
trasversale
y
F agente sul pneumatico, possiamo osservare il diagramma di
Figura 1.6.
Per piccoli valori della forza laterale, la deformazione del pneumatico è
contenuta, tutta l’area di contatto è in aderenza, e si può assumere una
dipendenza lineare tra forza trasversale ed angolo di deriva, rappresentata dal
primo tratto rettilineo del diagramma. La pendenza della retta e detta rigidità a
deriva, più avanti vedremo come essa sarà influenzata dal carico verticale
agente sul pneumatico.
Quando la forza laterale aumenta, si ha anche un aumento della deformazione
della impronta a terra. Nell’area di contatto cominciano ad essere presenti
zone dove il battistrada striscia rispetto al suolo, poiché deve adeguare
istantaneamente la sua velocità in direzione e modulo. L’adeguamento in
direzione è facilmente spiegabile poiché la direzione della velocità nel punto
di contatto differisce da quella impostata con lo sterzo dell’angolo di deriva.
L’adeguamento in modulo è, invece, spiegabile osservando la Figura 1.5, in
cui si vede come il pneumatico, schiacciato dal carico P, veda cambiare il suo
raggio di rotolamento dal valore R al valore R0<R. Pertanto, se la ruota rotola
a velocità angolare costante ω , tutti i punti della periferia del pneumatico a
contatto con il terreno hanno velocità:
00
Rv ω=
mentre i punti che non sono a contatto con il terreno hanno velocità pari a:
Rv ω=
Evidentemente vv
0
< , ma tutti i punti della ruota devono avere la stessa
velocità, e quindi la differenza di velocità è compensata dalla superficie del
battistrada con un parziale strisciamento che si concentra nella parte
posteriore, rispetto alla direzione di marcia, dell’impronta a terra.