_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________12
di circolazione V, siamo in grado di comprendere l'equazione di Fisher:
QP=MV, da cui si ottiene P=MV/Q
Quest'ultima formula mette chiaramente in evidenza che il livello
dei prezzi è direttamente proporzionale alla quantità di moneta in
circolazione.
Come si vede, il potere di acquisto della moneta dipende dalla
quantità di moneta in circolazione Q e dalla sua velocità V.1
1 Spagnolo L. V. appunti del corso CUSL Editore, Salerno 1999
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________ 13
1.2 Tipi di inflazione
Esistono diversi tipi di inflazione che si possono classificare o in
relazione alle cause che danno origine a questo fenomeno economico o
in relazione alle forme e ai modi in cui esso si manifesta. Il primo criterio
di classificazione consente di individuare l’inflazione da costi, da
domanda e l’inflazione importata2. Con il secondo criterio possiamo
individuare due tipi di inflazione: l’inflazione palese e l’inflazione
<repressa>, nelle quali si verifica un gap, tra la domanda in termini
nominali e l’offerta reale d i beni. In teoria, un gap inflazionistico di
questo tipo può derivare anche dalla contrazione dell’offerta reale di
merci a fronte di una domanda in termini nominali invariata, a causa per
esempio delle perturbazioni che una guerra crea a livello di produzione.
In pratica, però, questo caso non ha rilevanza alcuna poiché la
riduzione dell’offerta reale avviene in maniera irregolare e non sfocia in
un processo cumulativo di contrazione che creerebbe le condizioni per
una continua ascesa dei prezzi. Tutti i casi storicamente significativi di
inflazione hanno avuto come punto di partenza l’incremento della
domanda aggregata in termini nominali collegato ad una continua
espansione dello stock di moneta che era superiore al tasso di crescita
dell’offerta reale. Questa interpretazione è d’altronde in linea con il
significato originario del termine inflazione, intesa come gonfiamento
della quantità di moneta e perciò della domanda in termini monetari.
Ciò che contraddistingue, in termini empirici, l‘inflazione palese è il
fatto che i prezzi aumentino continuamente lungo un arco di tempo
significativo3. In questo caso l’aumento dei prezzi tendi di per sé a
chiudere il gap inflazionistico: prezzi maggiori contribuiscono ad assorbire
2 F.D. Graham, Exchange, Prices and Production in Hyper-Inflation:
Germany 1920-23, New York (1930) 1967.
3 C. Bresciani-Turroni, The Economics of Inflation. A Study of Currency
Depreciation in Post-War Germany, Londra (1937) 1968 (prima edizione ori
ginale in lingua italiana nel 1931); Bresciani-Turroni era stato testimone ocu
lare degli avvenimenti poiché si era trovato in quel periodo a Berlino come
delegato presso la Commissione delle riparazioni. Egli potè giovarsi della sua
esperienza di studioso e della possibilità di accedere a informazioni riservate
che la sua posizione gli consentiva.
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________14
l’eccesso di domanda monetaria e stimolano l’afflusso sul mercato di
offerta aggiuntiva. Il verificarsi o meno di questi effetti dipenderà tuttavia
dalle aspettative che gli operatori economici nutrono circa le future
variazioni dei prezzi. Se le aspettative sono orientate verso una
attenuazione delle spinte inflazionistiche o addirittura verso una
riduzione del livello dei prezzi, gli aggiustamenti sopra descritti avranno
normalmente corso. L’eccesso della domanda potrà essere assorbito
grazie a un moderato incremento dei prezzi e all’afflusso addizionale di
merci sul mercato. Ma se il mercato si aspetta e teme che nel futuro
processo inflazionistico si intensificherà, l’originario rialzo dei prezzi
condurrà allora all’incremento della domanda monetaria (determinando
una fuga verso i beni rifugio) e alla ulteriore rarefazione dell’offerta reale.
Ne risulterà così ampliato il gap inflazionistico e di conseguenza gli
impulsi inflazionistici subiranno un’accelerazione.
Per descrivere il fenomeno dell’inflazione si possono utilizzare
diversi indici in funzione anche degli obiettivi di ricerca e di indagine che
ci si propone. Citiamo fra questi il deflettore implicito del prodotto
nazionale lordo, l’indice dei prezzi all’ingrosso, l’indice dei prezzi al
dettaglio e l’indice del costo della vita. Anche l’andamento del tasso di
cambio è stato spesso utilizzato come indicatore non solo
dell’evoluzione del potere d’acquisto esterno di una moneta ma anche del
potere d’acquisto interno4. Al giorno d’oggi la stabilità a lungo termine
del costo della vita è diventata uno dei principali obiettivi di politica
economica, dal momento che ogni soggetto economico è anche
consumatore e viene direttamente colpito dalla instabilità del costo della
vita. Gli indici del costo della vita sono perciò i più adatti a misurare
l’intensità dell’inflazione palese5.
4 " K. Laursen e J. Pedersen, The German Inflation 1918-1923, Amsterdam 1964.
5 Il ben noto economista monetario inglese D.H. Robertson, che fu peraltro
pieno di elogi per l'opera di Bresciani-Turroni, riteneva che il suo principale
punto debole fosse quello di avere addossato unicamente ai politici tedeschi la
responsabilità dell'inflazione. Egli non apprezzava affatto «those victorious
Powers whose blind rapacity helped to impose on the leaders of the young
Republic a task so manifestly beyond theìr strength. I for one feel... ihat in this
single but important respect this book lacks balance». D.H. Robertson (Book
Review of) C. Bresciani-Turroni, The Economics of Inflation r.z.. in «Economica»,
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________ 15
L’entità dell’aumento dei prezzi ci consente, altresì, di introdurre
una distinzione tra inflazione strisciante (caratterizzata da un incremento
annuale dei prezzi non superiore al 10%), inflazione accelerata (dal 10 al
50%), inflazione galoppante (oltre il 50% di incremento annuale dei
prezzi) e infine iperinflazione (con un incremento superiore al 50% al
mese).
Quando lo Stato interviene diretamente nel processo di
formazione dei prezzi che in precedenza erano liberamente determinati
dalle forze del mercato, ci troviamo in presenza di quel tipo di inflazione
che abbiamo chiamato inflazione repressa.
Lo Stato può decidere di fare questo per esempio con i prodotti
alimentari al fine di impedire o di limitare incrementi dei prezzi causati
dalla scarsità.
In linea di principio è questa una situazione analoga a quella di un
monopolista privato che non aumenta i prezzi finché non può imputare
questo aumento alla intervenuta variazione dei costi di produzione o del
costo della vita, che possa servire da giustificazione di fronte al
pubblico6. Nel caso di inflazione repressa i prezzi ufficiali rimangono al
di sotto dei prezzi di equilibrio, di quei prezzi cioè che eguaglierebbero
esattamente la domanda e l’offerta e che “pulirebbero” il mercato. Si ha
per conseguenza una carenza di merci che si manifesta dal lato
dell’offerta sotto forma di portafogli ordini ricolmi, termini di consegna
anormalmente lunghi, code per gli acquisti ai negozi e assottigliamento
degli stock di prodotti per la vendita. Dal lato della domanda si formano
invece scorte monetarie non desiderate e cioè un’eccedenza monetaria
che si riflette in un accresciuto rapporto tra saldi liquidi e reddito
nominale: in altre parole in una riduzione della velocità di circolazione
voi. 5, 1938, p. 234.
6 H. Haller, Die Rolle der Staatsfinanzen fùr den Inflationsprozefi nel vo-
lume edito dalla Deutsche Bundesbank, Wdhrung und Wirtschaft in Deutsch-
land 1876-1975, Francoforte 1976, p. 152 (trad. it. parziale Economia e fi-
nanza in Germania 1876-1948, Cariplo-Laterza, Milano-Bari 1988), ha ad-
dirittura sostenuto di recente che «la sopravvivenza della democrazia parla-
mentare era, per dirlo ancora una volta, il grande merito che l'inflazione aveva
avuto
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________16
della moneta7.
7 C. BRESCIANI-TURRONI, op. cit., pp. 403-4, pp. 195 sgg. K.
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________ 17
1.3 Corso dei cambi e prezzi all'ingrosso
Gli indicatori del valore della moneta che furono elaborati e utilizzati
per misurare il deprezzamento della moneta tedesca negli anni 1914-23
furono soprattutto due. L'uno rappresentava l'andamento del tasso di
cambio e misurava naturalmente l'evoluzione del potere d'acquisto del
marco tedesco verso l'estero; l'altro rappresentava invece l'andamento dei
prezzi all'ingrosso e al minuto e misurava perciò le variazioni del potere
d'acquisto della moneta tedesca all'interno. Le statistiche dei prezzi al
dettaglio in Germania erano, all'inizio della guerra, poco sviluppate8. Il
sopraggiungere del conflitto mondiale e dell'inflazione, che era destinata a
durare ben oltre la fine delle ostilità, e l'estendersi del sistema dei contratti
collettivi di lavoro costituirono in questo campo specifico una vera e
propria sfida per gli uffici statistici. Imprenditori e organizzazioni sindacali
avevano bisogno di disporre di misurazioni dell'andamento del potere
d'acquisto che fossero contemporaneamente affidabili e indicative delle
abitudini di consumo delle famiglie dei lavoratori e che potessero così
fungere da base nelle trattative salariali.
Il periodo dell'inflazione segna perciò un momento di grande
sviluppo in Germania delle statistiche del costo della vita: in ragione della
sua importanza esso verrà analizzato separatamente nel successivo
paragrafo.
L'andamento dei prezzi all'ingrosso incominciò ad essere rilevato e
pubblicato a cura dell'Ufficio Imperiale di statistica (dopo il 1918 si
chiamerà Ufficio di statistica del Reich: Statistisches Reichsamt) fin dal 1879,
anche se le rilevazioni riguardavano solo 40 prodotti9. Queste prime
elaborazioni furono perfezionate solo verso la fine del periodo che a noi
interessa di più: nel 1921 venne adottato ufficialmente uno schema di
ponderazione che venne poi impiegato per ricalcolare retrospettivamente
anche i valori anteriori. Solamente dopo il 1923, terminata quindi
l’inflaazione si decise ampliare il numero dei prodotti rilevati e di
impostare secondo cribri moderni il sistema di ponderazione10. L'indice
dei prezzi all'ingrosso si rivelò essere più sensibile al mutare delle
condizioni di mercato rispetto agli indici dei prezzi al dettaglio,
8 Cfr. STATISTISCHES BUNDESAMT, Bevòlkerung und Wirtschaft cit., p. 28.
9 Ibidem.
10 400 prodotti nel 1926 e fino a 1000 negli anni seguenti.
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________18
specialmente dopo la guerra. Ciò era dovuto al fatto che i prezzi di molti
prodotti — soprattutto di quelli alimentari che entravano in questi ultimi
indici — continuavano ad essere sottoposti a stretti vincoli e controlli,
mentre i prezzi all'ingrosso erano relativamente più liberi. Questi ultimi
subivano inoltre l'influenza della situazione dei mercati mondiali in
maniera più diretta e più evidente rispetto ai prezzi al dettaglio. Ma
l'indice più sensibile che consente di valutare l'andamento affettivo o
atteso del potere d'acquisto di una moneta, anche se solo sui mercati
internazionali, è il prezzo di questa sui mercati valutari. Ciò vale
naturalmente solo se il tasso di cambio è lasciate libero di fluttuare e se le
autorità monetarie effettuano limitati interventi sul mercato dei cambi,
come in effetti fu il caso del merci di altre importanti valute nei primi
anni del dopoguerra. Al giorno d'oggi viene utilizzata, come misura
dell'apprezzamento o dei deprezzamento della moneta nazionale sui
mercati delle divise, una media ponderata sulla base della struttura
geografica del commercio estero. Nel periodo 1914-23 da noi studiato il
dollaro costituì i principale punto di riferimento per calcolare il
deprezzamento che il marco tedesco subiva verso l'esterno Fatta
eccezione per il periodo che va dal 1917, momento dell'entrata in guerra
degli Stati Uniti, al 1919, il dollaro fu infatti sempre convertibile in oro:
gli Stati Uniti inoltre erano usciti dalla guerra come la nazione più
potente sotto il profilo economico e finanziario, cosicché le riserve
internazionali erano sempre più detenute in dollari e sempre mene in
sterline, come invece accadeva fino alla vigilia della guerra11. La moneta
americana non solo era assurta in grande stile allo status d moneta di
riserva e veniva impiegata in misura crescente come mezzo di pagamento
nelle transazioni internazionali, ma il tasso d :ambio con il dollaro era
diventato il metro per valutare il deprezzamento delle monete non
convertibili in oro.
11 W.A. BROWN, The International Gold Standard Reinterpreted 1914-34
(New York, 2 voli. 1940), voi. 1, pp. 146 sgg.
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________ 19
Tabella 1.1: Qui viene riprodotto l'andamento mensile
dell'indice dei prezzi all'ingrosso in Germania, come pure l'indice
del corse del cambio del dollaro alla Borsa di Berlino per il periodo
1914-23 (per entrambi: 1913 = 1).
Sorprende il fatto che durante gli anni di guerra l’ incremento del
corso del dollaro sia rimasto al di sotto dell'incremento dei prezzi
all'ingrosso. Ciò riflette in maniera specifica il controllo che le autorità
tedesche esercitavano sugli scambi internazionali nel tentativo di
impedire l'evidente deprezzamento verso l'estero del marco12. Il
12 R. LIEFMANN, Die Geldvermehrung im Weltkriege und die Beseitigung ihrer Folgen,
Berlino 1918, soprattutto il capitolo 7: Die Regelung des Devi-sen und auslàndischen
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________20
problema più importante per l'economia tedesca durante gli anni della
guerra non era infatti quello di conquistare o ampliare i mercati esteri per
i suoi prodotti — il fabbisogno bellico dello Stato eliminava infatti ogni
possibile rischio di sovrapproduzione per l'economia tedesca — bensì
quello di assicurare le importazioni indispensabili a sostenere lo sforzo
bellico al costo più basso possibile. Con la fine della guerra le priorità
cambiarono e l'ampliamento dei mercati di esportazione divenne
necessario per poter sfruttare pienamente il potenziale produttivo
interno. Parallelamente la rimozione del blocco commerciale degli alleati
verso la Germania avvenuta nel 1919 e soprattutto la comparsa, a partire
dal 1920, di una tendenza recessiva a livello mondiale rendevano meno
urgente, o per lo meno più facile da risolvere, il problema di assicurare al
paese un'adeguata copertura dei fabbisogni di importazione. Non
stupisce perciò che le misure di controllo degli scambi con l'estero
venissero allentate: l’11 settembre del 1919 venne abrogata la
centralizzazione del commercio delle divise nelle mani della Banca
Centrale, che era stata introdotta all'inizio del 1917 con il decreto sulle
divise estere13. La motivazione ufficiale di questa misura fu che il
cosiddetto «buco verso ovest» (Lochs im Westen e cioè l'esistenza di
frontiere doganali non controllate fra Germania e Francia dovuta alla
cessione dell'Alsazia - Lorena e fra i territori occupati e non occupati ad
ovest) rendeva inefficace il controllo dei traffici valutari.
I veri motivi di questa decisione possono tuttavia essere più
facilmente compresi alla luce della seguente osservazione di H. Kleine-
Natrop, il quale, come consigliere della Reichsbank, doveva avere una
buona conoscenza del modo di operare di questa: «Il principio più
importante che guidava la politica valutaria [dopo la guerra] era e rimane
quello di modellare influenze e avvenimenti, per quanto stava in nostro
potere, in funzione degli interessi economici del paese»14. Dopo la
Effektenverkehrs im Weltkriege, pp. 123-39. H. KLEI-VE-NATROP, Devisenpolìtik in
Deutschland vor dem Krìege und in der Kriegs-und Nachkriegszeit, Berlino 1922, pp. 12
sgg. Si veda anche, più recentemente, R. KÙHNE, Die Devisenzwangswirtschaft im
Deutschen Reich wàhrend der Jahre 1916 bis 1926. Etne wàhrungspolitische Reminiszenz,
Francoforte 1970.
13 H. KXEINE-NATROP, op. cit., p. 27.
14 Ibidem. Sulla regolamentazione del commercio estero tedesco si veda an
che G. HABERLAND, Elf Jahre staatlicher Regelung der Ein- und Ausfuhr. Eine
systematische Darstellung der deutschen Aujìenhandelsregelung in den Jahren
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________ 21
liberalizzazione dei cambi il rapporto tra l'andamento del corso del
cambio col dollaro e quello dei prezzi all'ingrosso si rovesciò (si veda
Tabella 1).
La necessità di finanziare il deficit pubblico15 continuava ad
alimentare l'inflazione, ma ora l'incremento del corso del dollaro
superava l'aumento dei prezzi all'ingrosso. Poiché nelle statistiche relative
ai prezzi all'ingrosso entravano per lo più prodotti scambiata livello
internazionale, ne conseguiva che l'andamento dell'indice dei prezzi
all'ingrosso e quello del tasso di cambio influenzavano direttamente la
competitività dell'economia tedesca. Si devono tuttavia considerare due
punti.
1) Un pari incremento del corso del dollaro da una parte e
dell'indice tedesco dei prezzi all'ingrosso dall'altra non implica di per sé
che la competitività dell'economia tedesca nei confronti di quella
americana rimanga inalterata. Prescindendo dal fatto che la competitività
non dipende solo dai prezzi ma anche dai costi unitari e quindi
dall'andamento rispettivo della produttività e dei costi, si deve dire che
una variazione della competitività tra la Germania e gli Stati Uniti potrà
discendere anche dai movimenti dei prezzi all'ingrosso in America. La
convertibilità del dollaro in oro significa soltanto che il dollaro può
essere scambiato con una quantità di oro costante ma non anche con la
medesima quantità di merci.
L'indice dei prezzi all'ingrosso tra il 1913 e il 1920 era cresciuto
anche negli Stati Uniti, seppur più lentamente che in Germania16 e,
nonostante una successiva discesa, rimaneva comunque al di sopra del
livello del 1913. La situazione dell'economia tedesca nei confronti di
quella americana risultava perciò migliore di quanto non apparisse
osservando semplicemente l'aumento del corso del dollaro e dell'indice
dei prezzi tedeschi all'ingrosso.
L'andamento dei prezzi all'ingrosso espresso in dollari si ottiene
1914-1925, Lipsia 1927.
15 Con l'eccezione di alcuni mesi verso la metà del 1920, quando ebbe inizio
la recessione mondiale.
16 B.J. WATTENBERG, The Statistical History ofthe United States. From Co-
lonial Times to the Present, New York 1976, p. 200.
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________22
dividendo l'indice dei prezzi all'ingrosso per l'indice del tasso di cambio
marco/dollaro, prendendo per entrambi come anno base il 1913 (come
nella Tabella 1). Negli anni successivi alla guerra i prezzi delle merci
tedesche, espressi in dollari, si collocarono mediamente in ogni anno
(fino al 1923) al di sotto del livello del 1913. Il confronto con
l'andamento dei prezzi americani all'ingrosso (1913 = 1) ci consente di
valutare appieno le variazioni intervenute nei prezzi e di conseguenza
nella competitività. Nel Grafico 1 è rappresentato l'andamento dei due
indici. La distanza verticale fra le due linee rappresenta il vantaggio
competitivo della Germania nel corso degli anni 1919-22 rispetto al
1913.
2) L'andamento del tasso di cambio del marco col dollaro non era
ovviamente rappresentativo dell'andamento del valore esterno della
moneta tedesca nei confronti delle altre numerose monete, specie
europee, che ugualmente si erano sganciate dall'oro. Il Grafico 2 mostra
come il tasso di cambio marco/dollaro abbia subito variazioni più
accentuate rispetto al tasso di cambio del marco con le principali valute
europee17.
Fino alla metà del 1921, tuttavia, queste monete seguirono uno
seguirono uno stesso trend, anche nel caso del rapporto marco/sterlina..
17 Dati chiari e completi sull'andamento dei tassi di cambio delle principali
monete in rapporto al dollaro si possono trovare in: BOARD OF GOVERNORS
OF THE
FEDERAL RESERVE SYSTEM, Banking and Monetary Statistics, Washington, D.C.
1943, pp. 662-82 ed in J.P. YOUNG, European Currency andFinance, Washing
ton, D.C. 1925.
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________ 23
Grafico 1.1: Andamento dei dollari usa e dei prezzi all’ingrosso
in Germania e negli Stati Uniti, 1913-23
(medie annue, 1913=1, scala semi-logaritmica)
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________24
Grafico 1.2: Andamento delle quotazioni medie mensili
In dollari Usa
di alcune monete europee, 1919-22
Fino alla metà del 1921, tuttavia, queste monete È solo a partire da
tale momento — in connessione con l'Ultimatum di Londra del maggio
1921 — che il cambio del marco col dollaro si distacca nettamente dal
trend comune con le altre monete europee. È questa una dimostrazione
del fatto che fino al maggio 1921 l'andamento del tasso di cambio del
marco era dominato dal problema, comune agli altri stati ex belligeranti,
della ricostruzione post-bellica. In seguito invece la questione delle
riparazioni tedesche divenne predominante influenzando pesantemente
la moneta tedesca che da quel momento incomincerà a seguire una
strada ben distinta dalle altre monete.
Gran parte del commercio estero della Germania si svolgeva con le
nazioni europee. Poiché il deprezzamento del marco tedesco era stato
_ Capitolo 1 — Le origini dell’inflazione ____________________________ 25
minore nei confronti delle altre monete europee che non nei confronti
del dollaro, ne consegue che un indice ponderato sulla base delle quote
dell'interscambio commerciale evidenzierà un deprezzamento minore di
quello mostrato dal solo tasso di cambio col dollaro. Per questo motivo
abbiamo calcolato le quote dei 14 partners commerciali europei più
importanti (con una quota minima dell'1%) e degli Stati Uniti nel
commercio estero tedesco utilizzando la media aritmetica dei valori degli
anni 1920 e 1923. Le quote così calcolate sono le seguenti: Belgio
2,365%, Danimarca 3,730%, Austria 2,950%, Gran Bretagna 10,110%,
Francia 5,250%, Paesi Bassi 9,950%, Italia 3,220%, Norvegia 2,120%,
Polonia 3,855%, Svezia 3,550%,Svizzera 4,530%, Spagna 1,545%,
Cecoslovacchia 3,950%, Ungheria 1,000%, Usa 19,130%. La quota
complessiva dei 14 paesi europei presi in considerazione ammonta perciò
al 58,1% e sale al 77,2% includendo anche gli Stati Uniti. Conformemente
al sistema oggi usato dalla Deutsche Bundesbank"18 abbiamo impiegato la
media geometrica per calcolare l'indice ponderato del valore esterno del
marco, avendo in precedenza riportato il prezzo in marchi di ciascuna
moneta a singoli indici con base 1913.
In simboli abbiamo:
G = aisl a282 ... angn; Sg, = 1 dove G è l'indice ponderato cercato, a
(da 1 a n) l'indice del tasso di cambio del marco con ciascuna moneta
considerata e g (da 1 a n) il peso attribuito a ciascun paese sulla base della
relativa quota nell'interscambio tedesco. La colonna 1 della Tabella 2
mostra l'andamento mensile del valore esterno del marco tedesco, calcolato
col sistema sopra descritto, nei confronti delle sole 14 monete europee; la
colonna 2 esprime invece lo stesso andamento rispetto alle 14 monete più
il dollaro.
Un semplice confronto tra questo indice e l'indice del tasso di
cambio marco/dollaro (Tabella 1) rivela immediatamente quanto minore
sia stato il deprezzamento del primo rispetto al secondo. Prendendo in
considerazione, ad esempio, il mese di gennaio 1920 possiamo osservare
che mentre il prezzo del dollaro sul mercato dei cambi di Berlino era
aumentato di 15,4 volte il livello del 1913, l'indice ponderato del valore
esterno del marco rispetto ai 14 partners commerciali europei risultava
essere superiore alla parità prebellica (1913 = 1) di sole 5,69 volte. Se
18 Zur Berechnung des gewogenen Aufìenwerts der D-Mark, in «Monats-
berichte der Deutschen Bundesbank», voi. 31, n. 4, aprile 1979, pp. 22-5.