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Introduzione
"And these children that you spit on; As they try to change their worlds; Are immune
to your consultations. They're quite aware of what they're goin' through."
(David Bowie, Changes)
Nel dicembre 2018 diventa virale il video di una ragazza svedese di quindici anni
chiamata Greta Thunberg, la quale – con il suo abbigliamento semplice e le sue ormai
iconiche trecce – tiene un discorso davanti ad alcune e alcuni dei personaggi politici
più influenti di tutto il mondo, in occasione della COP24, ovvero la Conferenza
mondiale sul clima delle Nazioni Unite. Tutto il mondo rimane sorpreso – alcuni
positivamente, altri negativamente – ascoltando le parole di questa ragazza, la quale
con fermezza e coraggio si rivolge a tutti gli adulti presenti accusandoli di comportarsi
come bambini irresponsabili, di aver rubato il futuro alle generazioni più giovani, di
averle tradite. Tre mesi dopo il celebre discorso alla COP24, nel marzo 2019, più di un
milione di persone ha invaso le strade di tutto il mondo per scioperare per il clima.
L’elemento di maggiore sorpresa per il mondo adulto è rappresentato dalla giovane
età dei e delle manifestanti, in gran parte bambine e bambini, ragazze e ragazzi, e
giovani adulti. Quelle manifestazioni segnano la nascita del movimento Fridays For
Future (FFF), composto e condotto proprio dalle generazioni più giovani, che si
diffonderà a livello globale, acquisendo sempre maggior rilevanza in ogni campo, dalla
nuova consapevolezza che modella le scelte del quotidiano, fino alle decisioni della
sfera istituzionale. Ad oggi, dopo tre anni dal primo sciopero, si può affermare che
Greta Thunberg e i climate strike siano conosciuti in tutto il mondo, dai più “grandi” ai
più “piccini”. La diffusione di questo fenomeno, inoltre, ha portato all’insorgere di un
acceso dibattito sulla legittimità (o meno) dello sciopero da scuola da parte di fanciulle
e fanciulli e sul loro coinvolgimento in tematiche così complesse come la crisi
ambientale ed ecologica.
Il dibattito pubblico, eccezionale nella sua portata, che si è originato dall’affermarsi di
questo movimento ha coinvolto di fatto tutti gli ambienti e mezzi di informazione, dalle
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aule accademiche alla sfera politica, fino alle quotidiane conversazioni tra conoscenti,
dagli articoli di giornali e telegiornali fino alle bacheche dei social media. In questo
dibattito – che si snoda intorno al ruolo di indiscusse protagoniste delle nuove
generazioni – la voce della pedagogia e, più in generale, delle educatrici e degli
educatori sembra però essere paradossalmente assente o non abbastanza incisiva.
In questo lavoro di tesi si ritiene che, invece, il fenomeno degli scioperi per il clima
sollevi diversi interrogativi educativi, che necessitano di essere accolti, approfonditi,
discussi. Questa ricerca, con i suoi interrogativi, trae spunto a partire da una riflessione
su uno degli aspetti più interessanti, anche se spesso ignorato e relegato in secondo
piano, del fenomeno degli scioperi del clima: la rivendicazione da parte delle nuove
generazioni di un ruolo (nuovo) da protagonisti nelle scelte relative al proprio futuro;
infatti, le giovani e i giovani attivisti non chiedono “solamente” un cambiamento per
quanto riguarda la crisi ambientale, ma anche di essere finalmente ascoltate e
ascoltati, di poter partecipare attivamente ai processi decisionali. In questo lavoro,
quindi, si tenterà di cogliere ed esplorare alcune dinamiche dell’esperienza delle e dei
giovani attivisti che possano essere spunto di riflessione per la pedagogia: le
rappresentazioni dell’infanzia, i suoi diritti, il potere politico delle e dei più giovani, il
ruolo della scuola, il rapporto tra infanzia e adulti. Come si avrà modo di osservare nei
seguenti capitoli, le tematiche rilevanti per il mondo educativo sono innumerevoli,
anche se, a parer di chi scrive, sembrano finora essere state ignorate o non
approfondite in modo critico. In questa analisi, ricordandosi sempre dell’indispensabile
legame tra prassi e teoria tipico del pensiero pedagogico, si farà ricorso all’aiuto dei
paradigmi della pedagogia problematicista e di quella ecologica, utilizzando la loro
prospettiva come chiave per interpretare e approfondire l’impegno delle e dei giovani
attivisti. La pedagogia problematicista, in particolare, promuove un modello
pedagogico attento al “qui e ora storico, sociale e culturale” (Contini, 2006, p.10),
perciò è imprescindibile una riflessione pedagogica su un fenomeno così diffuso e
attuale come FFF, che mette in discussione il rapporto tra infanzia e adulti, alunne/i e
scuola, esseri umani e mondo naturale. Come afferma Demozzi, infatti, “il rischio di
una pedagogia scarsamente critica o che si accontenta di ciò che appare è, infatti,
quello dell’adattamento al presente e dell’offuscamento del futuro” (Demozzi, 2016,
p.40). L’obiettivo, quindi, non sarà quello di fornire risposte definitive e assolute, ma di
proporre e porsi delle domande, stimolando un dibattito pedagogico – anche se
inevitabilmente aperto al dialogo con gli altri saperi – sulle proteste per il clima che
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hanno coinvolto milioni di fanciulle e fanciulle. L’intento è quello di dimostrare la
necessità e il valore di uno sguardo pedagogico, attento alla complessità del mondo
dell’infanzia e degli adolescenti.
Nel primo capitolo verrà presentata l'evoluzione del movimento Fridays For Future: il
primo sciopero solitario di Greta Thunberg a Stoccolma; i suoi primi discorsi pungenti,
diventati virali; la diffusione degli scioperi in Europa e in tutto il mondo; gli scioperi
globali; la nascita di un movimento internazionale; la crescita e l’evoluzione di FFF fino
ad oggi, tra le azioni digitali a causa della pandemia e il ritorno nelle piazze. In seguito,
si riporteranno le voci delle e dei principali protagonisti di questo fenomeno: gli adulti,
le fanciulle e i fanciulli.
Nel secondo capitolo, invece, verrà esplorato e approfondito il tema dei diritti
dell'infanzia e dell'adolescenza. Innanzitutto, si mostrerà il grave impatto del
cambiamento climatico che (già) colpisce maggiormente l’infanzia e l’adolescenza,
rispetto all’età adulta; impatto che si manifesta in modo non uniforme, imponendo
quindi una riflessione sulla giustizia inter e intra-generazionale. La crisi ambientale ed
ecologica, inoltre, impedisce anche l’esercizio di quei diritti stabiliti nella Convenzione
sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: uno strumento culturale, oltre che giuridico,
il quale riconosce le fanciulle e i fanciulli non solo come bisognosi di protezione, ma
anche come soggetti di diritto. Gli scioperi verranno letti come espressione del diritto
alla partecipazione.
Infine, nel terzo e ultimo capitolo si entrerà in modo più approfondito e critico nella
riflessione pedagogica – necessaria per affrontare il tema dei climate strike, ma non
ancora sufficientemente affermata – utilizzando principalmente due cornici teoriche:
quella problematicista e quella ecologica. Tra le varie strade possibili, si tenterà di
delineare e prediligere quella di una scuola attenta alla dimensione ecologica (in senso
ampio) e a quella politica. Ci si chiederà come affrontare la fatica mostrata dalle
fanciulle; quali significati può evocare il termine “bambina/o”; come si manifesta il
fenomeno dell’adultizzazione e se gli scioperi possano esporre l’infanzia a questo
rischio; quale sia il ruolo degli adulti.
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Primo capitolo
Gli scioperi per il clima: l’evoluzione, le voci, la narrativa
1.1. Dal seme alle radici: breve storia degli scioperi scolastici per il clima
1.1.1. Skolstrejk för klimatet
“Noi bambini spesso non facciamo ciò che ci dite di fare. Facciamo quello che fate voi. E
se a voi adulti non importa nulla del mio futuro, allora non dovrebbe importare nemmeno a
me. Io mi chiamo Greta e frequento il nono anno di scuola. Sciopererò per il clima fino al
giorno delle elezioni.” (Thunberg cit. in Rigitano, 2018).
Queste sono le parole che il 20 Agosto 2018 un cittadino o una cittadina di Stoccolma
poteva leggere su un volantino, un semplice foglio bianco fermato con un sasso,
lasciato sulla via che porta al Parlamento svedese. Alzando lo sguardo, avrebbe notato
una ragazza seduta per terra, appoggiata al muro di un palazzo, in silenzio, sola. Una
ragazza molto giovane, con due lunghe trecce, una camicia a quadri, una borraccia,
uno zaino e un cartello, sul quale erano scritte, a mano, solamente tre parole:
“Skolstrejk för klimatet” (”Sciopero scolastico per il clima”). Il 20 Agosto 2018, Greta
Thunberg aveva 15 anni e sarebbe dovuta tornare in classe dopo le vacanze estive,
ma quella mattina decise di non andare a scuola, bensì di protestare contro
l’indifferenza degli adulti, dei politici, di fronte ai pericolosi effetti del cambiamento
climatico. Thunberg rimase davanti al Parlamento dalle 8:30 alle 15:00, ovvero per
tutto l’orario scolastico, ma nessun parlamentare si fermò a parlare con lei. Nonostante
ciò, la ragazza era determinata a continuare la sua protesta fino alle elezioni nazionali,
che si sarebbero svolte il 9 Settembre. Come normalmente avrebbe fatto qualsiasi altro
ragazzo o ragazza della sua generazione, Thunberg pubblicò una sua foto durante la
protesta su Twitter e Instagram,
1
la quale diventò presto virale. Anche l’associazione
ambientalista We do not have time pubblicò la foto del primo giorno di sciopero di Greta
Thunberg, seguendola nei giorni successivi e aiutando a far arrivare la notizia ai media
nazionali (Olsson, 2018). Proprio in un articolo di We do Not have Time, pubblicato il
23 Agosto, Thunberg inizia ad esprimere le sue motivazioni e la sua storia. Aveva
iniziato ad interessarsi ai cambiamenti climatici fin da piccola, fin da quando, intorno
1
https://www.instagram.com/p/BmsTxPPl0qW/
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agli 8 anni, i suoi insegnanti le parlarono dei cambiamenti climatici, invitando gli alunni
e le alunne a riciclare e a spegnere le luci per risparmiare energia elettrica:
“Ci hanno parlato di questa cosa chiamata cambiamenti climatici e ci hanno insegnato
che sono una seria minaccia per il nostro futuro […] Più imparavo sulla questione e più
pensavo: se la situazione è così grave perché non dedichiamo tutto il nostro tempo
a parlarne e cercare di risolverla?” (Thunberg cit. in Olsson 2018)
2
.
Nei giorni successivi Greta Thunbergnon era più sola, alcuni giornali la intervistarono
e diversi attivisti si unirono a lei. Altri adulti, invece, si fermavano per dirle che sarebbe
dovuta tornare a scuola, ma lei rispondeva prontamente: ”Ho qui i miei libri. Ma sto
anche pensando: cosa mi sto perdendo? Cosa imparerei a scuola? I fatti non contano
più, i politici non stanno ascoltando gli scienziati, perciò perché dovrei studiare?”
(Thunberg cit. in Crouch, 2018
3
). Thunberg era convinta della sua azione, ma al tempo
stesso stupita del supporto ricevuto in così poco tempo: ”Pensavo sarei rimasta seduta
qui da sola tutto il tempo, ma fin dal secondo giorno ho fatto molte, molte interviste, e
le persone sono venute a mostrarmi il loro supporto. Ogni intervista che faccio è
un’opportunità per sottolineare la gravità della crisi climatica. Ho già ottenuto più di
quello che speravo” (Thunberg cit. in Olsson, 2018).
Durante la prima settimana di sciopero, la notizia della ragazza che rinunciava alla
scuola per sensibilizzare sulla questione climatica si diffuse in tutto il Paese e sui
principali mezzi di informazione nazionali (Olsson, 2018). Verso la fine del mese arrivò
ad interessare anche i media internazionali. In Italia, ad esempio, il 28 Agosto 2018, il
giornale Lifegate pubblicò un articolo su Greta Thunberg(Rigitano, 2018). Un segnale
importante della crescente attenzione che otteneva la giovane attivista svedese fu
l’articolo – dal titolo ”The Swedish 15-year-old who's cutting class to fight the climate
crisis” – pubblicato il giorno 1 Settembre 2018 dal The Guardian, un giornale inglese
diffuso in tutto il mondo (Crouch, 2018). Nell’articolo, Greta Thunberg dichiarava che i
suoi genitori volevano che lei tornasse a scuola, pur comprendendo le sue motivazioni,
e che i suoi insegnanti erano divisi: ”come persone pensano che stia facendo qualcosa
di buono, ma come insegnanti dicono che dovrei fermarmi.” (Thunberg cit. in Crouch,
2018).
2
Per tutti riferimenti al testo di Olsson (2018), le traduzioni qui riportate sono a cura di chi scrive.
3
Per tutti riferimenti al testo di Crouch (2018), le traduzioni qui riportate sono a cura di chi scrive.
10
Greta, però, non aveva intenzione di fermarsi e le sue azioni iniziarono ad ispirare
anche i giovani di altri paesi. Il 4 Settembre 2018, infatti, un piccolo gruppo di cinque
studentesse e studenti manifestò davanti alla Camera dei Rappresentanti a L’Aia,
Paesi Bassi: il primo sciopero scolastico per il clima al di fuori della Svezia ispirato a
Greta Thunberg. L’8 Settembre Greta tenne il suo primo discorso in pubblico, in
occasione della Marcia per il clima di Stoccolma (Thunberg, 2019). Greta decise di
parlare in inglese e chiese alla folla di registrare il suo intervento e condividerlo sui
social, voleva che il suo messaggio arrivasse a più persone possibili (Grossman,
2020). In questa sua prima dichiarazione si trovavano già alcuni temi che sarebbero
stati centrali per il movimento degli scioperi scolastici per il clima. Greta iniziò il
discorso ricordando uno studio scientifico, pubblicato l’anno precedente, sulle
emissioni dei gas serra, una scelta che sottolinea come la sua azione e le sue parole
vogliano fondarsi sui dati scientifici. L’attivista continuò ricordando l’elevato consumo
di risorse da parte della Svezia, la quale ”ruba ogni anno alle generazioni future”,
esigendo così più attenzione ai giovani e al ”futuro delle generazioni che verranno”
(Thunberg, 2019, p. 12). Greta parlava già di un ”nostro” sciopero, evidenziando la
dimensione di gruppo, facendo intuire che non si trattasse di un’azione individuale, ma
collettiva. Il punto focale del discorso è rappresentato da una frase forte e chiara:
”Questo è un grido d’aiuto”, con il quale Greta esorta tutti e tutte (in particolare, giornali,
influencer, partiti, politici) ad agire contro la crisi climatica. Prima di ogni altra analisi,
forse dovremmo soffermarci su questo fatto: c’è una ragazza, di 15 anni, su un palco,
si rivolge al mondo adulto e, semplicemente, chiede aiuto. L’attivista svedese, poi,
annunciò che dopo le elezioni sarebbe tornata a scuola, ma che avrebbe continuato a
scioperare ogni venerdì insieme alle altre persone che si erano unite a lei, finché la
Svezia non fosse stata in linea con gli Accordi di Parigi (Grossman, 2020): nascono
così i ”Fridays for Future” (”Venerdì per il futuro”).
1.1.2. La storia di Greta
Non era scontato che Greta parlasse pubblicamente davanti a una folla di persone.
Nell’articolo di The Guardian (Crouch, 2018) il padre, Svante Thunberg, dichiara:
“Dovrebbe essere a scuola, non possiamo sostenere la sua decisione. Ma rispettiamo
che voglia prendere una posizione. Può restare seduta a casa ed essere infelice, o
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protestare ed essere felice” (Thunberg cit. in Crouch, 2018). Le sue parole
acquisiscono particolare importanza alla luce della storia personale di Greta. Svante,
infatti, comunica fin da subito che a Greta è stata diagnosticata la sindrome di Asperger
(oltre al disturbo ossessivo compulsivo e il mutismo selettivo), la quale in passato
aveva influenzato la sua salute. Il padre non cerca di tenere nascosta questa
caratteristica e non se ne vergogna, anzi, afferma che la figlia considera la sindrome
come un superpotere che l’ha aiutata ad aprire gli occhi sulla crisi climatica (Crouch,
2018), come sosterrà poi Greta stessa
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(Rourke, 2019). Il 31 Ottobre 2018, durante il
discorso per la ”Extinction Rebellion Declaration” a Londra, la giovane attivista dichiara
a tutto il pubblico di avere la sindrome di Asperger, per cui ”ogni cosa è bianca o nera”.
Secondo Greta, questa condizione ha avuto un risvolto positivo, poiché le ha permesso
di non rimanere indifferente di fronte alla gravità della crisi climatica: ”Sotto molti aspetti
credo che noi autistici siamo persone normali e gli altri siano strani” (Thunberg, 2019,
p. 21).
In un TEDx Talk che terrà nel Novembre del 2018, la ragazza racconta in prima
persona di essersi ammalata a 11 anni, di aver smesso di parlare e mangiare,
perdendo dieci chili in due mesi (Thunberg 2018a). Qualche anno prima, all’età di 9
anni, Greta vide un documentario a scuola, il quale parlava dell’inquinamento degli
oceani e dell’isola di plastica. Dopo la visione del filmato i compagni di Greta si
dimenticarono ben presto dei problemi ambientali, mentre per la giovane attivista, ”[…]
l’isola di spazzatura si è ormai fissata nella mente. Piange e vuole andare a casa, ma
non può, perché lì in mensa bisogna mangiare animali morti e parlare di vestiti firmati,
trucchi e cellulari”, racconta la madre Malena ne ”La nostra casa è in fiamme”
5
(Thunberg et al., 2020, p. 59). Greta stessa racconta della sua depressione in diverse
interviste: ”Mi sentivo molto sola, mi sembrava di essere l’unica a preoccuparsi di
questa cosa. Ero l’unica rimasta in questa specie di bolla. Tutti gli altri potevano
continuare con le loro vite come se niente fosse, ma io no” (Thunberg cit. in Rodrick,
2020). La depressione di Greta spinse la madre ed il padre a rinunciare alle loro
carriere, rispettivamente di cantante lirica e di attore, per aiutare la figlia.
4
Greta definisce l’Asperger come un “dono” in un post da lei pubblicato su Facebook il 2 Febbraio 2019:
https://www.facebook.com/732846497083173/posts/767646880269801/
5
Scritto da Greta, il padre Svante, la madre Malena e la sorella Beata, anch’essa con sindrome di Asperger.
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Con il tempo, Greta riuscì a reagire, capendo che poteva realizzare concretamente
qualcosa di positivo nella sua vita, poteva cambiare le cose (Goodman, 2018; Cliff,
2019). Ricominciò, così, a mangiare e parlare. Fece delle scelte di vita importanti e
coerenti con il suo interesse per la sostenibilità, diventando vegana e rinunciando a
volare in aereo, riuscendo a convincere anche i suoi genitori e sua sorella più piccola
a fare lo stesso. Greta e la sua famiglia hanno sempre cercato di raccontare la loro
storia personale, credendo che potesse essere d’ispirazione per tutti e tutte coloro che
volessero cambiare la loro vita a sostegno della sostenibilità e del pianeta terra. Per
un paio di anni, Greta continuò a leggere e informarsi riguardo alla crisi climatica,
diventano esperta sul tema, in modo eccezionale per una bambina della sua età. Nel
Maggio del 2018, vinse un concorso di scrittura sull’ambiente tenuto da un giornale
svedese, riuscendo a pubblicare un articolo. Dopodiché alcuni attivisti la contattarono
e partecipò ad alcuni incontri con loro, ragionando insieme su alcune possibili azioni
di protesta contro la crisi climatica. In quel contesto, nacque l’idea di ispirarsi alle
studentesse e agli studenti della “March for our lives” (Marcia per le nostre vite), i quali
avevano scioperato da scuola e marciato per le strade di diversi paesi del mondo
contro l’utilizzo di armi, dopo la morte di 17 ragazzi per mano di uno studente armato
in un liceo di Parkland.
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Greta racconta di aver trovato l’idea dello sciopero scolastico
molto interessante, invitando gli altri giovani a partecipare, ma nessuno la seguì, perciò
decise di continuare da sola (Cliff, 2019) e sola si ritroverà, in compagnia solo di un
cartello, il 20 Agosto, davanti al Parlamento.
1.1.3. Nasce un movimento
Sul sito ufficiale di Fridays For Future
7
(o FFF), nella sezione ”who we are” (chi siamo),
i giovani di FFF si auto-definiscono come ”youth-led and-organised global climate
strike movement”
8
, che ebbe inizio con lo sciopero scolastico di Greta nell’Agosto del
2018. Viene ricordato che l’8 Settembre 2018 Greta e gli altri manifestanti decisero di
continuare il loro sciopero ogni venerdì, crearono l’hashtag #FridaysForFuture e
6
Il 14 Febbraio 2018, diciassette persone furono uccise da un ragazzo armato al Marjory Stoneman Douglas
high school, una scuola superiore a Parkland, Florida. Il 24 Marzo fu organizzata la “March for our lives” (Marcia
per le nostre vite), in cui gli studenti e le studentesse di diversi paesi nel mondo chiesero maggiore restrizione
sulla vendita di armi da fuoco negli Stati Uniti.
7
www.fridaysforfuture.org. Per tutti i riferimenti a questo sito, le traduzioni riportate sono a cura di chi scrive.
8
Un movimento globale di sciopero per il clima guidato e organizzato da giovani
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incoraggiarono i giovani di tutto il mondo ad unirsi a loro. Secondo il sito ufficiale,
”questo segnò l’inizio degli scioperi scolastici globali per il clima”. Dopo il suo primo
discorso a Stoccolma, la storia della giovane attivista svedese inizia a diffondersi. La
condivisione sui social rivestì un ruolo fondamentale, fin dal primo giorno. Greta stessa
dichiara: “I social media possono essere molto efficaci nel dar via a movimenti.
All’inizio, fu così che catturai l’attenzione. In quel modo I giornalisti iniziarono ad
arrivare” (Thunberg cit. in Tait, 2019
9
).
Greta Thunberg inizia a travalicare i confini nazionali per raggiungere altri Paesi
europei e partecipare ad alcuni scioperi scolastici per il clima o ad altre manifestazioni
contro la crisi climatica e l’indifferenza dei governi. Il padre l’accompagna in ogni suo
spostamento, che avviene utilizzando treni o la macchina elettrica di famiglia,
rinunciando a prendere l’aereo, a causa dell’alto impatto ambientale. Il 6 Ottobre 2018
raggiunge Bruxelles, in occasione di una marcia per il clima organizzata da Rise for
Climate e il 31 Ottobre tiene un discorso a Londra per la “Extinction Rebellion
Declaration”, evento in cui nasce un altro movimento ambientalista che si diffonderà in
tutto il mondo, Extinction Rebellion (Thunberg, 2019). Nel suo discorso ritornano i temi
centrali delle sue prime dichiarazioni. Greta cita diversi dati scientifici sulla crisi
climatica (tra cui l’ultimo rapporto dell’Ipcc),
10
condanna il silenzio dei media e dei
politici, e richiama il tema delle generazioni future: “Quello che facciamo, o non
facciamo, adesso influenzerà tutta la mia vita, e la vita dei miei figli e dei miei nipoti.”
(Thunberg, 2019 p. 24). La giovane attivista chiude la sua dichiarazione invitando al
cambiamento, sottolineando l’urgenza di azioni concrete: “Tutto deve cambiare. E
bisogna cominciare oggi. Quindi dico a tutti là fuori che è arrivato il momento della
disobbedienza civile, il momento di ribellarsi” (Thunberg, 2019, p. 26). L’invito di Greta
Thunberg continua a diffondersi, anche oltreoceano. Il 2 novembre 2018, ad esempio,
Sophia Mathur, undici anni, cittadina di Sudbury (Canada) decide di scioperare da
scuola ogni venerdì (Montpellier, 2018). Il 20 novembre, più di un centinaio di
studentesse e studenti saltano la scuola per chiedere un cambiamento radicale negli
stili di vita e politiche più rigorose per combattere l'inquinamento. Uno dei primi segni
che dimostrano la circolazione e la forza della protesta di Greta è la sorprendente
9
Per tutti i riferimenti al testo di Tait (2019), le traduzioni qui riportate sono a cura di chi scrive.
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Intergovernmental Panel on Climate Change, gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico