Introduzione
La distribuzione cinematografica. L'anello di congiunzione tra chi fa i film e chi
li rende visibili allo spettatore. Ho cominciato ad interessarmi a questo settore
dell'industria cinematografica anni fa, quando ho iniziato a conoscere il mondo
del cinema anche sotto il punto di vista meno romantico della sua
commercializzazione. Lo spunto è partito da una semplice riflessione: perché è
così difficile avere accesso all'enorme patrimonio culturale del cinema di qualità
ed indipendente, sia italiano che di cinematografie altre da quella statunitense?
Ed ecco che la mia curiosità si è spostata nella comprensione di quei
meccanismi socio-culturali ed economici che sottostanno alla base delle politiche
distributive italiane, il cui nodo focale sta appunto nel rapporto della domanda e
dell'offerta di un mercato tanto anomalo e dinamico com'è quello del cinema.
Il punto di partenza della mia ricerca, sviluppato nel primo capitolo, è appunto il
consumo di cinema in Italia visto attraverso i vari canali di sbocco, dalla sala
cinematografica alle nuove piattaforme mediatiche. Il capitolo successivo è
invece dedicato ad una panoramica sul cinema d'essai, dalla sua definizione alle
sale che ne tutelano la salvaguardia e al pubblico che lo sostiene. A questo
punto sono entrata nel merito della distribuzione cinematografica, vista
dall'interno, oltre che per gli effetti che le strategie messe in campo dalle case di
distribuzione producono sulla fruizione del prodotto filmico e su tutta la filiera
produttiva, per poi approdare nel quarto capitolo ad un discorso più ampio sul
processo di digitalizzazione in atto, inevitabile, pare, e che coinvolge tutta
l'industria del settore. Dalla produzione, al parco sale italiano fino alla
distribuzione dei contenuti audiovisivi, stiamo assistendo ad una profonda
trasformazione, che non può lasciare indifferenti. In ultima analisi, la pirateria,
una costante violazione dei diritti di copyright diventata ormai una prassi
condivisa da gran parte della popolazione, che sta minacciando gravemente le
risorse economiche del cinema. Ho raccolto qualche dato in merito alla sua
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dannosità, dando forma ad un fenomeno che resta tuttora, comunque,
difficilmente inscrivibile, data la natura stessa del territorio su cui si muove: web
e illegalità.
In appendice al testo ho ritenuto utile riportare la testimonianza di una voce
autorevole nell'ambito del cinema d'essai italiano, ovvero un'intervista a Mimmo
Dinoia, Vice Presidente Vicario della F.I.C.E., Federazione Italiana Cinema d'Essai.
Così come ho voluto dare un breve spazio al racconto di un'esperienza
cinematografica nel campo dell'esercizio che mi è sembrata potesse
simboleggiare un nuovo modo di posizionare i cinema d'essai nel loro importante
ruolo sociale, accettando con coraggio sia le sfide poste da nuove tecnologie che
il rischio di accogliere nella propria programmazione un certo tipo di cinema
difficile: parlo del Nuovo Cinema Aquila di Roma. Ultima voce d'appendice
riguarda invece la normativa in vigore contro la violazione dei diritti di copyright,
in attesa che nuove riforme vengano varate per contrastare nello specifico la
pirateria audiovisiva.
La raccolta dei materiali necessari ha spaziato nei campi più svariati:
economia, sociologia, finanza, marketing, statistica, storia del cinema; motivo per
cui, nonostante la tesi abbia una forte impronta di stampo economico, non posso
dire di aver confezionato un'elaborato dedicato a questo settore, e mii scuso a
priori di non aver trovato lo spazio per entrare più in dettaglio negli argomenti
trattati, in quanto ognuno di questi capitoli avrebbe meritato uno sviluppo
analitico a parte.
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INDIPENDENTI E MAJORS
LA DISTRIBUZIONE CINEMATOGRAFICA ITALIANA
TRA ARTE ED ECONOMIA
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1Il mercato cinematografico italiano
1.1. Consumo audiovisivo e integrazione verticale
Il mondo si divide in due categorie di persone: quelle che risolvono i
problemi (guardando al passato) e quelle che creano nuove opportunità
(guardando al futuro).
John Naisbitt
Il mercato cinematografico ha caratteristiche per cui si differenzia nella
struttura e campi d'azione da altri mercati economici, essendo molto sfaccettato,
e dividendosi al suo interno in altre fasce di settore che per quanto legate tra loro
possono definirsi mercati autonomi, in relazione ai possibili canali di
sfruttamento.
Si può misurare il mercato cinematografico sotto vari punti di vista; in questa
sede prenderò in esame il consumo del prodotto filmico, indice a mio avviso delle
tendenze e delle esigenze dei consumatori. Non tanto, quindi, la quantità dei film
prodotti può dare una dimensione della forza di un mercato, quanto piuttosto le
reali esigenze e gli introiti che spesso non combaciano con la filiera produttiva.
Il fenomeno della saturazione del mercato ne è un esempio. Nel 2008, sono
stati programmati ben 371 film, per circa 1910 cinema. Le seconde visioni non ci
sono più, e la sensazione del pubblico che la tenitura dei film in sala sia troppo
breve è pienamente confermata dai fatti. Per quel che riguarda l'Home Video,
vendita e noleggio, la saturazione aumenta, non aiutati dal fatto l'interattività
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degli spettatori trova molte risorse d'intrattenimento anche sul web, tra film e
videogiochi.
Prima però di descrivere il consumo di cinema in Italia nei vari settori di
commercializzazione del prodotto, vorrei soffermarmi su un aspetto che
caratterizza l'industria cinematografica sia dal punto di vista strutturale che di
conseguenza sociologico, intervenendo sulle scelte del consumatore,
indirizzandole, ed incidendo di conseguenza sull'assetto futuro del mercato.
Parlo di integrazione verticale, per la quale s'intende un modello di gestione della
filiera cinematografica, basato sul controllo da parte di un unico soggetto
economico di tutti o alcuni degli anelli della filiera produttiva, dalla produzione
allo sfruttamento economico. Ci sono vari livelli di integrazione: le majors
americane con lo Studio System (vedi la Warner), ma anche l'italiana Medusa,
hanno ad esempio sotto controllo l'intero ciclo del film, controllando addirittura
network televisivi (in Italia controllati dal duopolio Rai–Mediaset unita alla
Filmauro, di cui parlerò più approfonditamente nel capitolo dedicato alla
distribuzione). Dal punto di vista economico questo modello è vincente, ed ha
ampiamente preso piede in Italia su esempio statunitense. Questo processo
integrativo difficilmente potrà cambiare rotta, a discapito della concorrenza sul
mercato e della pluralità del servizio. «Non si può fare di un film un successo, ma
se ne può massimizzare il potenziale»1 e certamente controllando ogni singolo
canale di sfruttamento questo è possibile.
Nei paragrafi seguenti prenderò in analisi i vari mercati di sfruttamento del
diritto cinematografico, partendo da una valutazione dell'offerta e dei rispettivi
riscontri, al fine di delinearne i potenziali e le prospettive future.
1 F. Perretti, G. Negro, Economia del cinema. Principi economici e variabili strategiche del
settore cinematografico, Etas Ed., Milano, 2003. p.159
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1.2. Theatrical
Partirò parlando del mercato primario in termine di tempo e d'importanza
strategica, ovvero la sala. Nonostante l'Home Video rappresenti da anni l'entrata
principale2 del mercato (50%, rispetto al 28% dell'esercizio ed al restante 22%
dei mercati ancillari), è in realtà il “banco di prova” delle sale cinematografiche
-ed in particolar modo il primo week-end di programmazione- a decretare o meno
il valore commerciale di un'opera filmica, influendo anche sui criteri contrattuali
della distribuzione. Data la concentrazione sul territorio, bisogna tener presente
quanto in realtà siano Roma, Milano e Torino le città a fare la differenza in
termini di schermi, presenze ed incassi lordi, e sulle quali si punta l'attenzione
per trarre le somme del successo o no di un film. Queste tre città da sole, infatti,
contano il 9,9% degli schermi con il 16,7% delle presenze e fatturando il 17,5%
degli incassi lordi.3
Principali zone cinematografiche: classifica per spettatori dal 1/1/08 al
23/11/08. Fonte: Cinetel
Zona Spettatori % sul tot. Incasso % sul tot.
Lombardia 14.976.175 17,90 95.972.626,31 19,32
Lazio 14.534.669 17,37 85.241.466,42 17,16
Veneto 9.106.749 10,88 54.587.787,89 10,99
Emilia Romagna 8.551.105 10,22 52.365.878,05 10,54
Campania 7.238.855 8,65 40.209.508,39 8.09
Piemonte 6.675.849 7,98 37.320.333,21 7,51
Toscana 5.904.638 7,06 37.324.758,09 7,51
Puglia 4.353.712 5,20 23.797.712,78 4,79
Marche 4.178.540 4,99 24.141.851,26 4,86
Sicilia 3.753.578 4,49 20.372.656,31 4,10
Liguria 2.784.530 3,33 16.472.735,14 3,32
Sardegna 1.624.632 1,94 8.942.138,57 1,80
Senza dover ripercorrere tutta la storia del cinema in Italia ed in Europa, così
come il ruolo che ha avuto all'interno della società dalla sua nascita ad oggi,
2 Ibidem, p.190
3 Riferito al 2006. Fonte: MEDIA Salles su dati Cinetel
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possiamo partire dal momento in cui l'industria cinematografica si è stabilizzata,
prendendo forma attraverso una relativa standardizzazione dei mezzi tecnici e
del prodotto cinematografico, la cui struttura dunque è rimasta pressoché
invariata, con tutte le variabili del caso, fino ad oggi. Riportando i dati raccolti da
Perretti e Negro4 su base quinquennale, e dal 1991 in poi i dati MEDIA Salles,
evidente è come il numero di biglietti sia sceso in picchiata a partire dagli anni
Sessanta in poi, ovvero dopo l'arrivo nelle case italiane della televisione.
Secondo gli ultimi dati Cinetel, pubblicati il 9 gennaio sul sito web del Giornale
dello Spettacolo, nel 2008 si sono sfiorati i 100 milioni di presenze, perdendo il
4,11 punti percentuali sui risultati del 2007 (104 milioni di biglietti), anno molto
redditizio, al quale si è tenuto testa, tutto sommato; gli incassi sono stati
lievemente superiori ai 594 milioni di Euro, in calo del 3,85% rispetto agli incassi
del 2007, ovvero i quasi 618 milioni. Tuttavia se si considera il periodo festivo
compreso tra il 19 dicembre 2008 ed il 6 gennaio 2009, il periodo più redditizio
dell'anno, nel campione Cinetel dei 3.130 schermi italiani, c'è addirittura un
aumento del 17% dei biglietti venduti rispetto allo stesso periodo dell'anno
precedente, con 13 milioni di presenze, ed addirittura il 26 dicembre si è battuto
il record di maggior incasso giornaliero dal 1995 (1,6 milioni di biglietti e 10,7
milioni di Euro incassati)5. Cresce in più dell'1% il pubblico del cinema italiano,
che sfiora la quota del 30%. Peccato solo che la quota dei film d'essai non sia
aumentata proporzionalmente, attestandosi ai 4,5 milioni di euro, a fronte dei
4,1 del 2007. Il consumo di cinema in Italia dunque è in aumento ed allargando i
dati ai 27 Paesi dell'UE, gli spettatori sono addirittura in crescita del 3,8%,
passando da 895,6 a 929,9 milioni dal 2006 al 2007, mentre nei 19 Paesi
dell'Europa Occidentale c'è un incremento medio di 2,6% dei biglietti venduti.
4 Fabrizio Perretti, Giacomo Negro, ivi, p.294, Fonte: Isicult.
5 Giornale dello Spettacolo, N.1 del 16 gennaio 2009, p.3
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Presenze al cinema in Italia dal 1946 al 2006. Fonte: Isicult, MEDIA Salles
Anni Presenze
in milioni
Variazione percentuale Ingressi pro capite
all'anno
1946-50 563,00 - 12
1951-55 770,00 36,8 16
1956-60 754,00 -2,1 15,2
1961-65 703,00 -6,8 13,7
1966-70 567,00 - 19,3 10,7
1971-75 538,00 -5,1 9,8
1976-80 330,00 - 38,7 6,0
1986-90 102,00 -38,2 2,8
1991 84,851 -2,5 1,50
1992 80,147 - 5,5 1,41
1993 88,769 10,8 1,56
1994 94,580 6,5 1,66
1995 86,520 - 8,5 1,52
1996¹ 92,354 6,7 1,62
1997 98,191 6,3 1,73
1998 112,900 15 1,96
1999 98,772 - 12,5 1,74
2000 97,819 - 1 1,72
2001 105,538 7,9 1,85
2002 103,768 - 1,7 1,82
2003 98,037 - 5,5 1,71
2004 112,903 15,2 1,95
2005 102,464 - 9,2 1,75
2006 102,428 0 1,74
2007 114,500² 11,7 1,9
¹ Da qui in poi i dati si riferiscono agli schermi operanti per più di 60 giorni l’anno. Le presenze
sul totale degli schermi erano 96 448 505 nel 1996; 102 566 523 nel 1997; 118 425 865 nel
1998; 103 483 150 nel 1999; 103 367 832 nel 2000; 109 535 939 nel 2001; 114 805 678
nel 2002; 109 312 788 nel 2003; 115 845 480 nel 2004; 104 689 099 nel 2005; 103 931
247 nel 2006.
² Stima MEDIA Salles su dati SIAE e Cinetel. Questo dato tuttavia stride con quello diffuso da
Cinetel e riportato sul Giornale dello Spettacolo, sia nell'articolo on-line del 9 gennaio Cinema:
in Italia sfiorati nel 2008 i 100 milioni di spettatori. Primo "Natale a Rio" , che a pagina 6
dell'edizione cartacea n.3 del 15 gennaio 2009.
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