Indici di rischio per la caratterizzazione della contaminazione dell'area ex-Sisas nei comuni di Pioltello e Rodano (Mi)
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Capitolo 1: Introduzione
Veduta da satellite dell’area ex-SISAS (da maps.google.it)
1.1 Il polo chimico di Pioltello - Rodano
Pioltello, situata a 123 metri sul livello del mare, nella piana del bacino del Lambro, è stata
territorio a carattere prevalentemente agricolo fino agli anni ’50. Tra gli anni ’50 e ’60
diviene teatro di un boom edilizio, legato ad una forte ondata di immigrazione dal sud
dell’Italia, che la porta dai poco più di 6.000 abitanti di allora agli oltre 30.000 dell’inizio
anni ’90, con un grande consumo del territorio agricolo, sia per insediamenti abitativi che
industriali. Oggi il comune di Pioltello conta circa 31.000 abitanti (31.552 secondo l’ultimo
censimento del 2001), distribuiti su un territorio di 13,20 kmq.
Il sito, oggetto di questa tesi, è costituito dall’insediamento produttivo di proprietà della
società SISAS spa. Tale insediamento è ubicato in parte nel comune di Pioltello, in parte
nel comune di Rodano, entrambi in provincia di Milano, e ricopre complessivamente
un’area di circa 313.300 m
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, così suddivisi:
• 118.300 m
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nel comune di Pioltello, di cui: 73.500 m
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interni all’insediamento, 44.800
m
2
esterni all’insediamento
• 195.000 m
2
nel comune di Rodano
Attualmente il sito rappresenta un’entità produttiva con:
• edifici ed impianti non in attività (stand by) ma suscettibili di riavviamento
• impianti dimessi
• raccordo ferroviario ubicato nella zona Nord dell’insediamento collegato alla linea
ferroviaria MI-VE
• aree adibite in passato a discarica di residui di produzione
• aree sterrate adibite a stoccaggio di materiali tecnici vari e deposito di rottami
metallici
• strade e piazzali asfaltati adibiti a parcheggio auto e sosta di mezzi di trasporto per
carico – scarico prodotti
• aree a verde e comunque non edificate, né di servizio alle produzioni
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Il sito si presenta come un agglomerato industriale abbastanza omogeneo all'interno di un
perimetro definito. All'interno del sito le società con problemi di bonifica sono la Sisas
s.p.a. (azienda del Sisas group, attiva dal 1947 al 2001, anno del suo fallimento, nella
produzione di acetilene da metano, acetaldeide, anidride ftalica e ftalati), la Carlo Erba
Antibioticos (in attività dal 1959 nella produzione di materie prime per l'industria
farmaceutica e prodotti chimici reagenti per uso scientifico e industriale), l'Air liquide
(produzione di gas tecnici e la loro distribuzione attraverso un ossigenodotto lungo alcune
centinaia di km nel nord I talia), la CGT (costituita nel 1956 per recuperare l'esubero di
gas acetilene proveniente da Sisas, dal 1983 la società si è dotata di impianti autonomi di
generazione di acetilene e idrato di calcio) e la Energheia (centrale termoelettrica di
cogenerazione -vapore ed elettricità- a servizio dell'intero polo chimico - è stato
presentato un progetto di riqualificazione della centrale).
I maggiori problemi ambientali del sito, nato come Pantogas e ben presto diviso nelle
attuali società, sono legati ai cicli produttivi della Sisas. La produzione di acetaldeide, che
prevede come catalizzatore il mercurio, ha prodotto infatti dispersioni di questo metallo
nell'ambiente, dove è stato disperso in aria (con l'inceneritore), in acqua (è stato ritrovato
a valle, nei terreni un tempo coltivati a riso) e nel terreno (ove si ritrova mescolato agli
altri rifiuti abbandonati all'interno dell'azienda). La produzione di acetilene ha prodotto
enormi quantitativi di nerofumo, che costituiscono la maggior parte delle tre discariche
interne allo stabilimento, denominate A, B e C, in cui vengono stimati 350.000 m
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di rifiuti.
Inoltre a causa del raffreddamento delle acque di processo, venivano emessi in ambiente
enormi quantitativi di benzene.
Anche la vicina Carlo Erba ha prodotto importante inquinamento ambientale, soprattutto
attraverso le acque reflue. Dal monitoraggio delle acque sotterranee attivo da tempo la
falda sotterranea è risultata contaminata dall'inquinamento riconducibile ai prodotti di
lavorazione della Antibioticos.
II fondo delle tre discariche della Sisas si trova a poca distanza dalla superficie della
falda freatica, nonostante l'abbassamento del livello piezometrico e in qualche punto
arrivano a sfiorarla. Attualmente il contatto fra rifiuti e falda è evitato perché sono
mantenuti in funzione alcuni pozzi di emungimento anche dopo il fallimento dell'azienda.
Chiaramente, la situazione non può perdurare a lungo, e le notizie delle difficoltà
produttive della Antibioticos fanno temere le conseguenze di un ulteriore diminuzione
dell'emungimento. Qualora fossero chiusi i pozzi attualmente in funzione nel sito, infatti,
i rifiuti entrerebbero in contatto con la falda sotterranea con ovvie conseguenze
ambientali.
Aspetti giudiziari e indagini epidemiologiche
Con l a collaborazione dell'Istituto dei tumori, la ASL ha condotto uno studio sulla
popolazione di Pioltello. Si tratta di uno studio di mortalità, dal quale è risultato che gli
abitanti di questo comune hanno una possibilità di morire per tumore polmonare doppia
rispetto a quelli del resto della Regione Lombardia. Un analogo studio, condotto con
la tecnica del caso-controllo, eseguito successivamente sugli operai Sisas, ha
dimostrato che il rischio relativo dei lavoratori esposti è 6,5 volte superiore a quello dei
residenti di Pioltello. (CEM, 2006)
Avanzamento dell'istruttoria di bonifica
Nel 1999 la Regione Lombardia ha approvato il progetto di bonifica sulla discarica C, la
più piccola, ma anche la più pericolosa, per la vicinanza alla falda e per le sostanze
contenute, in particolare mercurio e ftalati. Sono presenti, tra l'altro, nella discarica anche
6mila fusti, riempiti dalle morchie derivate da un vecchio impianto per la produzione di
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acetilene col metodo a fiamma sommersa. Purtroppo, con il fallimento della ditta, le
operazioni di bonifica sono state sospese.
Il sito è stato poi inserito tra quelli di interesse nazionale con la legge 388/00 ed è stato
perimetrato con il Dm del 31 agosto 2001.
Per quanto riguarda il sito Sisas sono stati presentati i risultati della
caratterizzazione, dai quali emergono i seguenti problemi:
- le discariche A e B (350mila m
3
) contengono nerofumo contaminato da mercurio
ed IPA;
- la discarica C (35 mila m
3
) contiene in gran parte residui di lavorazioni e circa 6mila
fusti provenienti da scarti di vecchi impianti;
- parte dei terreni interni allo stabilimento risulta contaminata da mercurio ed in
alcuni casi da zinco, idrocarburi aromatici e ftalati.
Il curatore fallimentare ha presentato un progetto di bonifica che prevede la messa in
sicurezza "in loco" delle discariche A, B e C. Sostanzialmente, il progetto propone di
dislocare la discarica B sopra la A e la discarica C sopra la B, mentre i fusti contenenti
residui liquidi verrebbero smaltiti in impianti esterni autorizzati. La falda verrebbe messa
in sicurezza tramite l'iniezione di materiale impermeabile al di sotto del fondo della
discarica A. La conferenza dei servizi ha bocciato il piano di bonifica e ha ingiunto al
curatore di presentare un'altro progetto che preveda l'asportazione dei rifiuti. I pareri della
conferenza hanno di fatto accolto buona parte delle osservazioni presentate da
Legambiente. Anche per l'area Energheia sono stati presentati i risultati della
caratterizzazione. Sinteticamente sono emersi i seguenti problemi: oltre il 50% dei
campioni di terreni esaminati risulta contaminato da mercurio, di questi alcuni sono
localizzati nella zona satura e quindi a contatto con la falda, mentre in un campione sono
stati riscontrati PCB. L'azienda ha presentato un progetto preliminare di messa in
sicurezza permanente che prevede l'impermeabilizzazione del suolo (capping) e la
costruzione di una centrale elettrica. Anche questo piano di bonifica è stato bocciato in
conferenza dei servizi e la costruzione della nuova centrale elettrica da realizzare
nell'area risulta perciò sospesa. Anche in questo caso sono state quindi accolte le
osservazioni presentate da Legambiente.
Per le aree Antibioticos, Air liquide e Cgt sono stati approvati i piani di caratterizzazione
ed è in corso l'esecuzione del piano.
E' in atto la messa in sicurezza d'emergenza della falda con barriera idraulica sotto alla
discarica C del sito ex Sisas (dopo il fallimento dell'azienda la barriera è tenuta in marcia
dal Curatore fallimentare), mentre è stato potenziato il sistema di monitoraggio della falda
sotto alle discariche A e B.
La Corte di Giustizia Europa
Nel settembre 2004 la Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia per le discariche
inquinate della ex industria chimica Sisas. Secondo la sentenza della Corte (c- 383/02)
l'Italia ha violato gli articoli 4 e 8 della direttiva 75/442/CEE sulla gestione dei rifiuti, non
assicurando i dovuti interventi di bonifica in discariche che erano state segnalate come
fonte di pericolo per la salute umana e di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo. I
lotti su cui verte la sentenza della Corte di Giustizia Europea sono quelli contenenti nero
fumo, le discariche A e B, per un totale di 300.000 metri cubi.
La discarica di Rodano-Pioltello è stata inclusa nel 2000 nella lista dei “siti di interesse
nazionale” da sottoporre a bonifica prioritaria, sotto diretta responsabilità del Ministero
dell'Ambiente e con canali di finanziamento privilegiati. I soldi destinati alla bonifica
dell'area dal Ministero sono circa 8 milioni di euro. Il 15 giugno 2004 la conferenza dei
servizi convocata su questo tema ha però bocciato il progetto preliminare di bonifica
presentato dalla stessa Sisas, giudicato non abbastanza efficace.
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1.2 LE DISCARICHE DI RIFIUTI
Discariche A e B
I rilievi planoaltimetrici, eseguiti nel giugno 2002, uniti alle risultanze della tomografia
elettrica (tecnica non invasiva), hanno consentito di definire:
• la profondità al di sotto dei piano campagna che risulta essere di:
- discarica A: da 0,4 a 3 m dal piano campagna;
- discarica B: da 0,0 a 3,2 m dal piano campagna.
• i volumi delle discariche A e B;
Tab. 1.1 – superfici e volumi delle discariche A e B
Superficie Volume
Discarica A 31.400 m
2
210.100 m
3
Discarica B 13.500 m
2
91.900 m
3
TOTALE 44.900 m
2
302.000 m
3
Il contestuale esame della documentazione topografica pregressa porta a ritenere che
non vi sia stato escavo di terreno ma riempimento di depressioni esistenti quali fontanili
da marcite, un tempo diffusi nelle aree circostanti Milano.
Nel processo di produzione dell'acetilene da metano si otteneva, come sottoprodotto
fatale un quantitativo di nerofumo che veniva accumulato nell'insediamento in due aree
distinte lungo il confine Nord e individuate nella planimetria generale come "discarica A e
discarica B.
Le discariche A e B sono state utilizzate dal 1953, anno di messa in marcia dell'impianto
per la produzione di acetilene da metano, fino alla fermata definitiva dell'impianto
avvenuta il 30/09/1983.
Sotto l'aspetto merceologico le discariche A e B sono quindi costituite essenzialmente da
nerofumo a cui sono stati mescolati altri residui di produzione e talvolta, forse per
garantire la consistenza, risulte da scavi e demolizioni.
La discarica incontrollata detta “Discarica C”
Come detto, la nascita della Società S.I.S.A.S. SpA risale alla fine della guerra (1947); le
sue produzioni comprendevano acetilene e derivati e vari altri prodotti organici di base.
Fino al 1976 molti dei rifiuti derivanti dai vari processi produttivi venivano accumulati
temporaneamente in fusti o altri contenitori e smaltiti al di fuori dello stabilimento tramite
aziende terze. Forse a causa delle crescenti difficoltà nello smaltimento esterno, molti dei
rifiuti prodotti, a partire dal 1976 e fino al 1983, sono stati accumulati in un’area lungo il
confine Nord - Est dello stabilimento, individuata come discarica "C". .
Dalla documentazione "Ricostruzione storica delle produzioni e dei servizi ausiliari" del
novembre 2002 si evidenzierebbe la presenza nel cumulo in questione di teste e code di
distillazione dell’anidride ftalica, pannelli di filtrazione provenienti dagli impianti di
plastificanti, miscele di catalizzatori e carboni attivi esausti, liquidi in fusti, fanghi
contenenti mercurio ed allumina e altri prodotti organici e inorganici, oltre a rifiuti
assimilabili agli urbani e materiali inerti.
La grande eterogeneità e caoticità dei rifiuti accumulati, unita alla presenza di materiali
contenuti in un numero non ben precisabile di fusti è stata evidenziata in pressoché tutti
gli studi effettuati in passato.
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La discarica ricopre un'area complessiva pari a circa 8.500 m
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l'indagine pregressa
ritenuta più affidabile stima un volume totale di materiali contaminati da smaltire pari a
37.200 m
3
, dei quali circa 19.000/20000 m
3
formano il cumulo fuori terra, mentre la parte
rimanente è costituita da limi sabbiosi contaminati, presenti fra circa 0,30 e 2,00m al di
sotto del piano di campagna
La società Dames & Moore, incaricata dalla SISAS spa di effettuare un progetto di
bonifica nel 1998, alla luce degli esiti dei sondaggi geognostici e delle analisi chimico
fisiche effettuate sui campioni da questi ricavati, ha individuato come componenti
principali del cumulo C residui e materiali contaminati riconducibili alle seguenti tipologie
"dominanti":
• materiali granulari carboniosi di natura anche peciosa, contaminati principalmente
da ftalati, IPA e metalli pesanti (mercurio, zinco e piombo);
• materiali di colore biancastro, con tipico aspetto granulare, spesso colloso,
associato a microcristalli di colore giallo ocra, risultano inquinati da IPA (a
concentrazioni significative) e ftalati;
• anidride ftalica, cristallizzata all'interno di fusti; i relativi campioni analizzati
risultano contenere significative concentrazioni di acido benzoico e acido ftalico e,
in qualche caso, anche idrocarburi alifatici e composti organici diversi;
• terreni inquinati giacenti prevalentemente alla base del rifiuto, costituiti da limi
sabbiosi, leggermente coesivi, di colore grigio-verde con venature giallo-ocra
caratterizzati da valori di sostanze organiche volatili nel gas interstiziale spesso
molto alti; appaiono contaminati da IPA, ftalati e metalli pesanti.
Le prime tre tipologie di materiali sono prevalentemente contenute entro una matrice
ghiaioso-sabbiosa, che ingloba altri residui di vario genere quali metallo, plastica, stracci,
carta, ecc. Una quantificazione delle tipologie di rifiuti è riportata in tab.1.2
Tab. 1.2 - Stima della composizione di rifiuti presenti nel cumulo fuori terra della discarica
“C” (19.200 m
3
pari a circa 28.800 ton)
Tipologia Quantità (t)* presenza
Mix semisolido di teste/fondi di distillazione di
anidride ftalica
1.500
In fusti ammalorati o
sfuso
Mix solido di acidi ftalico, isoftalico e maleico da
manutenzione impianti e insacco prodotti
200
In sacchi ammalorati
o sfuso
Pannelli filtranti a base farina fossi con sali di
Co, acidi isoftalico, benzoico, meta-toluico,
prodotti di ossidazione del m -xilolo, acido
acetico da filtrazione soluzioni madri acetiche
per produzione acido isoftalico
200 Sfusi
Pannelli filtranti a base di argilla e/o carbone
attivo con DOP, DIBP, DBP, DBM, da
decorazione pastificanti
200 Sfusi
Prodotti di natura petrolifera, liquidi e
semisolidi, da bonifica impianto Acetilene a
fiamma sommersa. Mix di peci e residui
carboniosi da cracking di olio ad alta
temperatura (composti ossidanti, insaturi,
solforati). Dietanolammina da lavaggio. Residui
polimerizzati semisolidi.
1000
In fusti ammalorati o
sfusi