(oltreché ovviamente naturalistico) del paesaggio della provincia milanese (e
lombarda in generale); ma quest’irreversibilità viene però anche assunta come una
sorta di giustificazione morale quando si discute sull’opportunità di
riqualificazione ambientale, ritenendo che nessun tipo d’intervento sia in grado
di apportare vantaggi ad un territorio così trasformato e –per molti aspetti-
menomato di alcune delle sue funzioni originarie. In questo senso allora, uno
degli scopi del lavoro sarà infatti quello di mostrare come (e quanto) alcuni
(semplici) interventi di riqualificazione ambientale in una zona fortemente
antropizzata contribuiscano sia alla limitazione delle criticità presenti che ad
un aumento delle qualità residue(per quanto poco sviluppate o diffuse).
1.2) Metodologia adottata
La metodologia usata per evidenziare i possibili interventi di riqualificazione
deve seguire modalità che permettano una “lettura” del territorio il più possibile
completa e nello stesso tempo veloce e sintetica per evitare appesantimenti
nell’elaborazione dei risultati ottenuti e garantire immediatezza nella lettura
degli stessi. Per ottenere entrambi i risultati si è scelto di rivolgersi ad
alcuni indici e indicatori ambientali sintetici (cfr. Cap. 3, par. 4.2, 4.3, 4.4),
attraverso i quali - mediante particolari aggregazioni- far scaturire i fattori
di criticità e di importanza naturalistico/ambientale.
Si è cioè cercato di legare gli interventi di riqualificazione ai valori numerici
assunti dai vari indici/indicatori.
Un passo fondamentale che precede il calcolo degli indici/indicatori è dato dalla
suddivisione in ambiti territoriali dell’intera area di studio (cfr. par. 5.1).
Quest’azione, che può a prima vista apparire arbitraria o quanto meno eseguibile
con criteri e modalità molto diverse, si rende necessaria per 2 motivi:
1) perchéènecessario attribuire agli indicatori un valore relativo tra diverse
parti dell’intera area: il valore assunto –ad esempio- dall’indicatore di
grana dell’ambito i-esimo non ha nessun significato assoluto, ma ne acquista
uno relativo nel momento in cui lo si confronta con quelli degli altri ambiti
2
;
gli interventi proposti non possono inoltre essere individuati dai valori degli
indicatori calcolati alla scala dell’intero ambito ma, al contrario,
scaturiranno dalle differenze esistenti tra le diverse zone o ambiti.
2) per cercare di dare una lettura del territorio più“discreta”, quindi di
differenziarlo meglio che non se si considerasse come un’entità geografica
unica.
2
Il carattere relativo degli indicatori verrà ottenuto attraverso una
standardizzazione rispetto al massimo valore di ognuno (cfr. par. 5.6).
Prima di passare al calcolo vero e proprio degli indicatori si è reso
indispensabile ottenere la cartografia in formato vettoriale dell’area di studio;
partendo dalla base vettoriale della CTR della Lombardia
3
, è stata creata una carta
tematica di uso del suolo, aggiungendo quegli elementi (siepi, filari, boschi,
prati) non riscontrabili nella cartografia originaria (cfr. par. 4.1). Tutte
queste elaborazioni cartografiche, insieme al successivo calcolo di alcuni degli
indicatori, sono state effettuate attraverso il supporto di un sistema informativo
geografico (Esri ArcvieW 3.0).
Una volta calcolati(cfr. par. 5.2), gli indici/indicatori vengono aggregati
(ambito per ambito) secondo 2 modalità differenti (cfr. par. 5.3): la prima darà
una “misura” delle criticità presenti in ogni ambito, la seconda invece delle
qualità riscontrabili. Criticità e qualità generali di ogni ambito saranno cioè
rappresentate da un valore di sintesi, dato da queste aggregazione degli
indici/indicatori.
A partire da questi valori attraverso un processo di retroazione si troveranno
quali sono le cause (in termini di incidenza percentuale) che conferiscono agli
ambiti le proprie criticità e qualità (Fig.1.1).
In base all’analisi delle cause di criticità e qualità emerse, si evidenzieranno a
questo punto una serie di interventi(cfr. par. 6.1) in grado di ridurre(ove
possibile) le peculiarità negative di ogni ambito, quali ad esempio l’eccessiva
vicinanza di infrastrutture, di urbanizzato e di attività produttive
particolarmente invadenti, oppure la bassa percentuale di elementi naturali,
l’eccessiva frammentazione degli stessi, etc..
Gli interventi proposti, modificando alcune delle caratteristiche ambientali degli
ambiti, provocheranno una variazione degli indici/indicatori e una conseguente
modifica dei valori di criticità e qualità complessiva. Tali modifiche verranno
3
CTR Lombardia, 1997??, scala 1:1000
Indicatore 1
Indicatore 2
Indicatore n
Criticità
Incidenza
Indicatore 1
Incidenza
Indicatore 2
Incidenza
Indicatore n
Causa
criticità
Causa
criticità
Causa
criticità
FIG. 1.1 – Ricerca delle cause di criticità degli ambiti
quindi misurate in termini percentuali rispetto alla situazione iniziale, per
trovare quegli interventi che assumono un’importanza maggiore nella riduzione di
criticità e nell’aumento della qualità (cfr. par. 7.1).
Verranno quindi fatte alcune considerazione circa i costi di questi interventi e
circa la loro efficacia, cioè il rapporto esistente tra la riduzione di criticità
e i costi necessari per ottenerla (cfr. par. 7.2), in modo da trovare quali
interventi risultano maggiormente convenienti ed efficaci (in relazione alle
singole finalità) sia per i singoli ambiti quanto per l’intera area di studio.
Infine verrà svolta un’applicazione sugli indicatori di qualità selezionati(cfr.
cap. 8), al fine di misurare gli effetti di interventi di rinaturalizzazione di
parte del territorio agricolo dell’area di studio: saranno proposte alcune
localizzazioni di nuove aree verdi in base alle quali testare i cambiamenti
indotti sulla qualità naturale globale.
1.3) Considerazioni sulla scelta dell’area di studio
Si è già detto come le aree all’interno della provincia di Milano coinvolte da
progetti -anche soltanto in forma embrionale- di Parchi Locali d’Interesse
Sovracomunale siano diverse. Loro prerogativa comune è costituita dal forte grado
di antropizzazione del paesaggio, insieme alla bassa quantità di elementi naturali
ancora presenti.
Il vincolo fondamentale nella scelta dell’area si è manifestato nella scarsezza di
dati di tipo naturalistico (dati relativi alle specie animali e vegetali presenti,
cartografie tematiche, rilievi vegetazionali, etc) elementi imprescindibili per il
calcolo degli indicatori ambientali, a loro volta fulcro dell’intero lavoro. Due
motivazioni sono (probabilmente) alla base di ciò:
- il già ricordato basso valore naturalistico di tali aree, che ne giustifica la
mancanza d’interesse scientifico.
- la generale carenza di dati naturalistici comune a buona parte della Lombardia
meridionale.
Una via d’uscita a questo tipo di problemi è stata trovata ponendo l’attenzione su
un PLIS già riconosciuto e presente all’interno degli strumenti urbanistici dei
comuni interessati: il Parco Sovracomunale del Roccolo infatti -compreso
all’interno dei comuni di Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo, Nerviano e
Parabiago in provincia di Milano– era in grado di offrire una serie di dati che
avrebbe permesso lo sviluppo del lavoro, grazie alla disponibilità di uno studio
preliminare commissionato dall’Ente Gestore del Parco del Roccolo nel 1997 in
previsione di un’imminente redazione di un Piano Particolareggiato d’Area.
Quest’indagine conoscitiva preliminare sul Parco del Roccolo, insieme alla
cartografia ad essa associata, trasferita ex novo in formato vettoriale, (cfr.
par. 3.2), è stata infatti fondamentale per il calcolo di alcuni degli indicatori
utilizzati nel seguito.
Scelta area di
studio
In Fig. 1.2 è riportato in sintesi lo schema logico della metodologia seguita.
Suddivisione in
ambiti
Interventi di riduzione criticità
Scelta indicatori
Dati disponibili
Calcolo
indicatori
Arcview
GIS
Cartografia
vettoriale
Determinazione
criticità/qualità
Incidenza indicatori
(cause criticità)
Aggregazione
indicatori
Interventi di aumento qualità
Calcolo riduzione
criticità
Costi/Efficacia Interventi
CAP1
CAP4
CAP5
CAP6
CAP7
Fig. 1.2 – Schema metodologia seguita
Calcolo aumento qualità
CAP8
Costi/Efficacia Interventi
Finalità del lavoro
3.3 - Indicatori e paesaggio: requisiti e caratteristiche
Occorre adesso richiamare gli scopi del presente lavoro. Come si vedrà nel
capitolo 4, nel seguito si renderà necessario l’utilizzo di alcuni indicatori che
individuino le qualità e criticità interne al Parco del Roccolo e con i quali si
riescano anche a misurare le variazioni di criticità e qualità a scala di
paesaggio in seguito agli interventi proposti
4
. Lo schema logico/procedurale
seguito è riassunto in fig. 3.1.
4
Si anticipa qui che l’area di studio sarà suddivisa in alcuni ambiti (cfr. par.
5.2), in ognuno dei quali calcolare gli indicatori selezionati.
FINALITA’
- individuazione qualità/criticità area di
studio
- valutazione interventi di riqualificazione
Indicatori
ambientali
Indicatori
paesistici
Indicatori
selezionati
Disponibilità dati Requisiti richiesti
Fig. 3.1 – Schema procedurale adottato per la scelta degli indicatori
Indicatori selezionati e caratteristiche ambientali evidenziate
INDICATORE SELEZIONATO CARATTERISTICA EVIDENZIATA
% Superficie ∈ all’habitat naturale (Hn) Estensione ambienti naturali residui
Grana (G)
Struttura elementi naturali
Qualità faunistica
Grana funzionale(Gf)
Grado di connessione
Struttura elementi naturali
Densità interna aree boscate (D)
Qualità ambiente forestale
Diversità floristica
Numero specie vegetali (NV)
Qualità ambiente forestale
Diversità floristica
Numero specie vegetali d’interesse (NSVi)
Emergenze naturalistiche
Necessità di protezione
Numero specie animali d’interesse (NSAi)
Emergenze naturalistiche
Necessità di protezione
Numero connessioni lineari(CL)
Grado di connessione
Funzioni di trasporto
Numero connessioni non lineari(CNL) Grado di connessione
Numero nodi Grado di connessione
Numero connessioni potenziali(N)
Grado di connessione
Funzioni di trasporto
Distanza minima da infrastruttura (Di) Influenza antropica
Superficie nuclei boscati esposti da
infrastruttura (Si)
Influenza antropica
% nuclei boscati esposti da
infrastruttura(i)
Influenza antropica
Interferenza da infrastruttura (InI) Grado di influenza
Distanza minima da urbanizzato (Du) Influenza antropica
Superficie nuclei boscati esposti da
urbanizzato (Su)
Influenza antropica
% nuclei boscati esposti da urbanizzato
(u)
Influenza antropica
Interferenza da urbanizzato (InU) Grado d’influenza
Numero elementi di degrado (ND)
Ambienti degradati
Perdita funzioni naturali
5.5) Calcolo degli indicatori
Sono adesso disponibili tutti i mezzi per procedere al calcolo dei 20 indicatori,
intrapreso per tutti i 15 ambiti prima definiti.
Il calcolo è sintetizzato all’interno della tabella 5.8(a,b).
Seguono adesso alcune note, circa le operazioni effettuate.
% Superficie ∈ all’habitat naturale (Hn)
Per ogni ambito la somma delle aree appartenenti ai boschi, alle siepi e ai filari
è stata rapportata all’area totale.
Grana (G):
N
An
G
i
= dove
Ani = superficie dell’iesimo elemento appartenente ad habitat naturale
5
N = numero elementi elemento appartenente ad habitat naturale.
Il valore è espresso in ettari.
Grana funzionale(Gf):
Nsf
An
Gf
i
= dove
Ani = superficie dell’iesimo elemento appartenente ad habitat naturale
Nsf = numero delle strutture naturalistiche funzionali.
Il calcolo è stato preceduto dalla conta del numero di queste tessere naturali. Il
valore è espresso in ettari.
Numero connessioni (CL, CNL, Nod):
In ogni ambito si sono individuate le connessioni esistenti.
Numero connessioni potenziali (CP):
In ogni ambito e per ogni nucleo boscato, sono state individuate le connessioni
potenziali, avendo cura di controllare che la distanza esistente tra i 2 nuclei da
connettere non superi i 100m.
Distanza minima da infrastrutture (DI)
Misura la distanza minima esistente tra un nucleo boscato ed un’infrastruttura
lineare; il suo valore è compreso tra 0 e 100m.
6
5
In realtà saranno considerati solo gli elementi con una superficie maggiore di
2000 m
2
, tralasciando le siepi o i filari troppo piccoli per svolgere funzioni
significative.
% nuclei boscati esposti ad infrastruttura (i)
Calcola la percentuale di nuclei boscati appartenenti ad un certo ambito la cui
distanza da un’infrastruttura è minore di 100m.
superficie nuclei boscati esposti ad infrastruttura (Si)
Superficie dei boschi distanti meno di 100m da urbanizzato
interferenza da infrastruttura (Ini)
=
i
100i
p
p
Ini
i
dove:
p
i100
= la lunghezza dei bordi di un nucleo boscato iesimo per cui la distanza
dall’infrastruttura si mantiene inferiore ai 100m,
p
i
= perimetro nucleo boscato iesimo.
Le distanze p
ii100
sono calcolate manualmente. In tab. 5.4 è
indicata la successione delle operazioni per il calcolo
dell’indicatore. Gli ambiti in cui questo non è calcolato sono ambiti non esposti
al disturbo.
6
Per motivi di calcolo anche per gli ambiti dove non sono presenti nuclei, o in
quelli dove questi sono più distanti di 100m, viene assegnato il valore massimo di
distanza.
ambito Σ pi- i100- Σ p
i
Ini
1 255 6255 0,040767
2 35 3877 0,009028
3 45 1048 0,042939
418 3
5
6 215 2189 0,098218
7
8
9
10 250 2825 0,088496
11 51 400 0,1275
12
13 195 1649 0,118253
14
15
Tab. 5.4 – Interferenza da infrastruttura
5.6) Lettura risultati ed aggregazioni
Per cercare di riconoscere i fattori di qualità e criticità, è opportuno operare
un’aggregazione degli indicatori calcolati in tab. 5.6(a),(b), riducendoli a due
complessivi in grado di raffrontare tra loro gli ambiti territoriali di studio:
quest’ultimi potranno quindi essere ordinati secondo i valori aggregati che ne
deriveranno.
Per effettuare questa operazione è però necessario rendere quantitativamente
comparabili gli indicatori, attraverso la loro preliminare standardizzazione:
ognuno di essi verrà raffrontato con il massimo valore trovato rispetto a tutti
gli ambiti. Si ha cioè:
()i
j
ij
ij
amax
a
a = con
i = (1,…,20) = indicatore,
J = (1,…,15) = ambito.
Si ha inoltre che 1a0 ij ≤≤ .
In tab. 5.7(a),(b) sono indicati i risultati di questa standardizzazione.
E’ adesso possibile passare all’aggregazione degli indicatori standardizzati,
essendo tutti compresi in uno stesso range di possibili valori (cioè 0–1); Gli
indici di qualità e criticità complessiva, chiamati Q e C rispettivamente, si
ottengono da:
()
3
NodCNLCL
NSAiNSViNVDGrHnQ
++
++++++= ,
()[]()[]
Gf)(1ND
4
InUSuuDu-1
4
InISiiDi-1
C −++
+++
+
+++
= .
7
7
L’indicatore di grana funzionale è inserito tra gli indicatori di criticità per
dare una misura della frammentazione degli strutture naturali.
11
6.1) Interventi d’attenuazione delle criticità
Una volta individuato il grado di criticità e di qualità insito negli ambiti
territoriali, il prosieguo del lavoro ha come obiettivo quello di individuare
quali possono essere gli interventi in grado di mitigare la criticità ed esaltare
le qualità degli ambiti analizzati.
Individuare opportuni interventi di riduzione delle criticità implica che sia
preliminarmente fatta luce sulle loro cause generatrici: queste, sulla base degli
indicatori selezionati
8
, appaiono, per ogni ambito, essere riconducibili:
I. al disturbo operato dalle infrastrutture sui nuclei boscati presenti
II. al disturbo operato dalle aree urbane e produttive sui nuclei boscati
presenti
III. ad elementi di degrado puntuale o diffuso
IV. alle basse connessioni tra gli elementi naturali presenti
9
.
Ognuna di queste cause è associata ad uno o più indicatori, come mostrato in tab.
6.1.
CAUSA CRITICITA’ INDICATORI ASSOCIATI
Disturbo infrastruttura Di, i, Si, InI
Disturbo urbanizzato Du, u, Su, InU
Elementi di degrado ND
Bassa connessione Gf
10
Individuate le cause, stabiliti i loro legami con gli indicatori è quindi
possibile suggerire gli interventi, elencati in tab. 6.2.
8
Selezionando indicatori diversi, si sarebbero evidenziati differenti fattori di
criticità ambientale.
9
Questo fattore di criticità sarebbe anche potuto essere rappresentato dagli
indicatori di qualità come CL, CNL, Nod, Cp. Si è scelto di usare quello di Grana
funzionale(Gf) per le sue capacità di rappresentare sinteticamente il fenomeno in
esame.
10
Si ricorda che per Grana funzionale (Gf) s’intende il rapporto tra la somma
delle superfici appartenenti ad habitat naturale (boschi, siepi, filari) e il
numero delle strutture naturalistiche funzionali (vale a dire quelle strutture
composte da elementi naturali connessi tra loro). (Cfr. Par. 4.3.1).
Tab. 6.1 – Relazione tra criticità e indicatori
12
CAUSA CRITICITA’ INTERVENTO ASSOCIATO INDICATORI
ASSOCIATI
Disturbo infrastruttura Fasce arborate Di, i, Si, InI
Disturbo urbanizzato Fasce arborate Du, u, Su, InU
Elementi di degrado Eliminazione puntuale ND
Bassa connessione
Attuazione connessioni
potenziali
Gf
11
Ognuno di essi provoca una modifica negli indicatori nei valori degli indicatori
di criticità in modo da provocare una generale sua diminuzione, descritta nel
capitolo successivo. Si presenteranno adesso questi interventi.
7.1) Modifiche degli indicatori
Le 4 tipologie d’interventi identificate nel capitolo precedente provocando delle
variazioni fisiche all’interno di ciascuno degli ambiti, modificano
sostanzialmente il valore degli indicatori. In tab. 7.1 sono evidenziate le
relazioni esistenti tra interventi di criticità e indicatori.
INTERVENTO INDICATORE MODIFICATO
Fasce arborate per infrastruttura Di, i, Si, InI
Fasce arborate per urbanizzato Du, u, Su, InU
Eliminazione puntuale elementi di degrado ND
Attuazione connessioni potenziali Gf
In realtà subiscono una modifica, più lieve come si vedrà, anche alcuni tra gli
indicatori di qualità (tab. 7.2).
INTERVENTO INDICATORE MODIFICATO
Fasce arborate per infrastruttura Hn, Gr
Fasce arborate per urbanizzato Hn, Gr
Eliminazione puntuale elementi di degrado /
Attuazione connessioni potenziali Hn, Gr, Cl, CNL, Nod
11
Si ricorda che per Grana funzionale (Gf) s’intende il rapporto tra la somma
delle superfici appartenenti ad habitat naturale (boschi, siepi, filari) e il
numero delle strutture naturalistiche funzionali (vale a dire quelle strutture
composte da elementi naturali connessi tra loro). (Cfr. Par. 4.3.1).
Tab. 6.2 – Cause criticità e interventi proposti
Tab. 7.1 – Interventi proposti e indicatori di criticità influenzati
Tab. 7.2 – Interventi proposti e indicatori di qualità influenzati
13
7.2) Incidenza delle cause di criticità
Si valuteranno adesso gli effetti che i 4 tipi d’intervento hanno sul valore degli
indicatori di criticità complessiva, ambito per ambito.
Per ognuno di essi sono state preliminarmente calcolate le incidenze (in termini
percentuali) possedute dai singoli indicatori sul totale della criticità, in modo
da individuare le cause che più pesano sullo stato di degrado complessivo e
stabilire gli interventi prioritari per il singolo ambito.
Nelle tabelle 7.3(a-n) sono calcolati questi valori, a partire dall’ambito a
maggiore criticità (cfr. tab. 6.5).
Si nota come l’effetto degli indicatori che esprimono il disturbo operato dalle
infrastrutture e dalle aree urbane e produttive (DI, i, Si, InI e DU, u, Su, InU)
sia diviso per quattro per mediarne l’effetto, come in occasione del calcolo della
criticità complessiva.
AMBITO 10
Causa indicatore valore
DI 1,00 0,369
Disturbo i 0,14 0,053
infrastruttura Ini 0,69 0,256
Si 0,52 0,192
Du 0,29 0,105
Disturbo u 0,90 0,332
urbanizzato Inu 0,17 0,061
Su 0,59 0,219
Grado di connessione Gf 0,73 0,271 0,27
Degrado ND 0,90 0,332 0,33
TOT 1,00
incidenza %
0,22
0,18
AMBITO 13
Causa indicatore valore
DI 0,99 0,461
Disturbo i 0,14 0,067
infrastruttura Ini 0,93 0,432
Si 0,45 0,211
Du 0,00 0,000
Disturbo u 0,00 0,000
urbanizzato Inu 0,00 0,000
Su 0,00 0,000
Grado di connessione Gf 0,62 0,288 0,29
Degrado ND 0,90 0,419 0,42
TOT 1,00
0,29
0,00
incidenza %
Tabb. 7.3 (a,b)- Esempio di
calcolo delle incidenze delle
cause di criticità
14
7.3) Calcolo variazione indicatori, criticità e qualità complessive
A questo punto si procede, ambito per ambito, al ricalcolo degli indicatori a
seguito degli interventi proposti e quindi dei nuovi scenari che si delineano.
7.4) Efficacia degli interventi proposti
Una volta calcolati, gli effetti degli interventi devono essere confrontati tra
loro, per testarne l’efficacia sulla riduzione di criticità calcolata, rapportata
ai costi da sostenere per la messa in atto dei 4 tipi d’intervento esaminati.
In tab. 7.5 sono indicate la riduzione di criticità ottenuti dai singoli
interventi, mentre in tab. 7.6 gli aumenti di qualità. I risultati che si
osservano sono riassunti nei seguenti punti.
I. Gli interventi più significativi per la riduzione di criticità sono quelli
di eliminazione degli elementi di degrado (31% medio) e del disturbo operate
dalle infrastruttura (28% medio) e dalle aree urbane e produttive(30%
medio); si vede inoltre come la loro media e deviazione standard presentino
valori molto simili.
Tab. 7.5 – Sintesi della riduzione di criticità in seguito agli interventi
15
8) Metodologia di valutazione di interventi di naturalizzazione
Si è visto nel capitolo precedente come gli interventi proposti siano identificati
a partire dagli indicatori di criticità e quanto essi li modifichino, determinando
un generale abbassamento del valore di criticità dei singoli ambiti e dell’intera
area del Parco del Roccolo.
Complementarmente a questo tipo d’interventi che incidono fondamentalmente sulla
riduzione di criticità, si introdurranno in questo capitolo alcune ipotesi
localizzative di immissione di nuove aree boscate
12
, allo scopo di individuare una
metodologia per la valutazione dell'efficacia di questo tipo d’azioni nei
confronti della variazione degli indicatori di qualità e quindi sull’aumento di
qualità globale dell’intero territorio del Parco del Roccolo.
Il tipo d’intervento proposto, tecnicamente “consiste negli impianti di nuclei
centrali di specie vegetali, non solo arboree, floristicamente simili alla
vegetazione più evoluta della zona, attorno alle quali sono collocate fasce di
vegetazione progressivamente meno evolute” (Malcevschi, 1999). Ovviamente
s’intende che la scelta delle essenze floristiche da collocare dev’essere oggetto
di un apposito studio botanico.
8.1) Variazione degli indicatori
Obiettivo di quest’applicazione è quella di legare alcune ipotesi localizzative di
nuovi nuclei boscati all’aumento della qualità globale da esse generate. Questo
aumento sarà letto dagli indicatori di qualità già considerati nei capitoli
precedenti e la sua entità dipenderà dai seguenti due fattori localizzativi:
1) estensione dei nuclei boscati immessi
2) dislocazione dei nuclei boscati immessi.
Ad essi sono associati gli indicatori di qualità nel modo indicato in tab. 8.1.
VARIABILI DI LOCALIZZAZIONE INDICATORE MODIFICATO
Estensione nuclei
Hn, G, D, NV
Dislocazione nuclei Cl, CNL, Nod,
1) L’estensione dei nuclei immessi ha infatti le seguenti ripercussioni sugli
indicatori di qualità dei singoli ambiti:
12
Nel Progetto di Rete Ecologica della Provincia di Milano questa tipologia
d’intervento è definito come “creazione di nuovi nuclei boscati extraurbani”.
Tab. 8.1 – Variabili di localizzazione ed indicatori ad esse associati.
16
♦ % Superficie ∈ all’habitat naturale (Hn): aumenta la percentuale di area
naturale
♦ grana (G): aumenta o diminuisce la dimensione media degli elementi naturali
presenti a seconda della grandezza dei nuclei immessi
♦ densità interna aree boscate (D): aumenta la densità media per ambito dei
boschi
♦ numero specie vegetali (NV): aumenta il numero di specie vegetali
13
.
2) A seconda della loro dislocazione, l’immissione dei nuclei influenza invece i
seguenti indicatori di qualità:
♦ Connessioni lineari (CL): aumentano in ogni ambito il numero di connessioni
lineari
♦ connessioni non lineari (CNL): aumentano in ogni ambito il numero di
connessioni non lineari
♦ nodi (Nod): aumentano in ogni ambito il numero di nodi.
13
Per il numero di specie vegetali si ipotizza che con l’immissione delle nuove
aree abbia un aumento minimo di 3 specie, considerando una specie per ogni strato
di copertura immesso (erbaceo, arbustivo, arboreo).