5
PREFAZIONE
Il presente lavoro si occupa di un importante parte della statistica
economica, quale, il calcolo e l’analisi dei numeri indici. In particolar
modo tramite i numeri indici vengono studiate grandezze economiche
aggregate, come ad esempio l’inflazione, calcolata grazie allo studio
delle variazioni dei numeri indici dei prezzi al consumo.
Andando per ordine esamineremo dapprima i numeri indici
dandone definizione e finalità e studiandone le principali proprietà; in
seguito ci concentreremo sullo studio degli indici dei prezzi al consumo
elaborati dall’ISTAT (istituto nazionale di statistica) e ne esamineremo
le finalità nonché le modalità di rilevazione e di calcolo.
Ci concentreremo, quindi, sulla misura delle variazioni relative,
ossia espresse in termini percentuali, dei prezzi al consumo; le
variazioni relative sono studiate sia in relazione al tempo che allo
spazio ai fini dello studio dell’andamento e dell’evoluzione temporale e
spaziale dei consumi italiani. In particolar modo esamineremo le
variazioni temporali dei prezzi al consumo dagli anni 50’ ad oggi; per
quanto riguarda invece le variazioni spaziali ci occuperemo solo di
confronti sub-nazionali, ossia confronteremo l’andamento dei prezzi tra i
diversi capoluoghi di provincia italiani.
Tramite lo studio delle variazioni percentuali cercheremo di
spiegare l’andamento spaziale e temporale dei prezzi collegandolo, in
prima istanza, ai fenomeni storici; in seguito cercheremo di
approfondire i motivi e le ragioni dell’evoluzione degli stili di vita e di
consumo delle famiglie italiane.
Altre fonti cui faremo riferimento sono, inoltre, l’indagine ISTAT
sui consumi delle famiglie, che ci permetterà di studiare l’evoluzione
della spesa media mensile delle stesse a partire dagli anni 70’ ad oggi,
le stime sull’inflazione, nonché gli indici delle retribuzioni contrattuali e
le relative variazioni percentuali dagli anni 80’ ad oggi.
6
CAPITOLO 1
I NUMERI INDICI
1.1 I numeri indici: Definizione e finalità
In statistica una particolare rilevanza riveste lo studio e l’analisi
dei numeri indici.
I numeri indici appartengono alla categoria dei rapporti statistici.
“Un rapporto statistico è un quoziente tra due termini di cui uno almeno
è di natura statistica (ossia riferito ad un fenomeno collettivo) e tale che
tra i due termini esista un legame logico ben definito
(1)
”. Essi hanno
grande importanza nel campo delle elaborazioni statistiche in quanto
consentono, tra le altre cose, di effettuare comparazioni nel tempo e
nello spazio di fenomeni, frequenze, entità ecc. In particolare, i numeri
indici appartengono alla categoria dei “rappor ti che si semplificano”
ossia quei rapporti tra due fenomeni che danno luogo ad un concetto
uguale a quello espresso da uno dei due fenomeni.
I numeri indici permettono di confrontare sinteticamente le
intensità o le frequenze di uno stesso fenomeno in situazioni spaziali e
temporali diverse; essi sono omogenei riguardo al fenomeno indagato
ed appartengono alla categoria dei numeri puri.
Pertanto essi sono quei rapporti statistici che pongono al
denominatore l’inten sità (detta base) di un fenomeno della stessa
tipologia di quella al numeratore. La base è riferita all’intensità assunta
dal fenomeno in un dato tempo, luogo o in una certa situazione (può
trattarsi anche di un valore medio) ed è a questa che di volta in volta
verrà comparata l’intensità del fenomeno posto al numeratore
(2)
.
“In generale i numeri indici ci dicono quale sarebbe stata
l’intensità del fenomeno al tempo t, avendo posto pari a 1 (indici unitari)
1
M. FRAIRE., A. RIZZI., Roma, Statistica: metodi esplorativi e inferenziali,
Cacocci Editore, 2005.
2
Generalmente come base dei numeri indici è assunta una frequenza o un
intensità riferita ad una condizione di “normalità” del fenomeno analizzato.
7
od a 100 (indici percentuali) l’intensità al tempo b assunto come base di
riferimento
(3)
”. Dalla definizione precedente possiamo dedurre che è
possibile esprimere i numeri indici anche in forma percentuale tramite
una moltiplicazione per 100.
Per meglio comprendere cosa sono e a cosa servono i numeri
indici si tenga presente un fenomeno X per il quale di disponga di una
serie storica, ossia una serie di osservazioni effettuate in tempi
differenti. Ciò premesso, si vuole osservare “il comportame nto
temporale del fenomeno X mediante il calcolo delle variazioni registrate
dalle osservazioni quantitative. Ad evidenza, dette variazioni possono
essere misurate in termini assoluti (differenze) oppure in termini relativi
(rapporti)
(4)
”. Le differenze so no di scarsa importanza informativa poiché
non permettono di raffrontare differenze calcolate per fenomeni diversi
in quanto risentono fortemente dell’unità di misura e dell’ordine di
grandezza di X. Viceversa i rapporti sono un valido supporto per
confrontare tra loro fenomeni espressi anche in diversa unità di misura:
trattasi in questo caso dei numeri indici, appartenenti, pertanto, alla
categoria dei numeri puri, entità non influenzati dall’ordine di grandezza
o di misura dei fenomeni. Tramite i numeri indici è possibile quindi
misurare variazioni relative.
1.2 Classificazione dei numeri indici
Esistono varie tipologie di numeri indici.
In primo luogo, i numeri indici possono essere classificati in
numeri indici semplici o elementari ed in numeri indici complessi o
sintetici. Dato k pari al numero di fenomeni osservabili, possiamo in
prima istanza precisare che “ si chiamano correntemente numeri indici
3
A. FORCINA, E. STANGHELLINI, Milano, Elementi di statistica per l’economia,
Morlacchi Editore, 2005.
4
A. PREDETTI, Milano, I numeri indici: teoria e pratica dei confronti temporali e
spaziali, Giuffrè editore, 2006, pag. 4
8
semplici o elementari quelli che si calcolano quando k = 1 e numeri
indici sintetici o complessi quelli riferiti al caso in cui k ≥ 2
(5)
”.
Distinguiamo ancora i numeri indici temporali ed i numeri indici
spaziali. I numeri indici temporali si ottengono tenendo fermo il
riferimento all’unit à spaziale e territoriale ma variando il riferimento
all’unità temporale: “i fenomeni, cioè, sono rappresentati da k serie
storiche o temporali riguardanti la medesima unità spaziale
(6)
”.
Viceversa, i numeri indici spaziali si ottengono tenendo fermo il
riferimento all’unità temporale ma variando quello relativo all’unità
spaziale o geografica: “si è in presenza, in questo caso, di fenomeni
rappresentati da k serie geografiche, territoriali, spaziali riguardanti un
medesimo tempo
(7)
”. I numeri indici spaziali permettono quindi di
confrontare dati riferiti a diversi contesti territoriali ed espressi in diversa
unità di conto, ma sono utilizzati anche quando i fenomeni sono
osservati in contesti geografici con stessa unità di conto ma
disomogenei dal punto di vista territoriale.
Infine, un’ultima distinzione può essere fatta tr a i numeri indici
binari o bilaterali ed i numeri indici multipli o multilaterali. I numeri indici
binari o bilaterali permettono di confrontare “singole e specifiche coppie
di modalità (considerate isolate da tutte le altre modalità)
(8)
”, ossia
singole e specifiche coppie di osservazioni temporali o spaziali.
Viceversa i numeri indici multipli o multilaterali permettono di raffrontare
“ più di due modalità, fino a tutte
(9)
”
e quindi permettono il raffronto tra
più coppie di osservazioni temporali o spaziali. Nel caso di serie
5
Ibidem.
6
Ivi, pag. 7.
7
Ibidem.
8
Ivi, pag. 8.
9
Ibidem.
9
storiche/temporali, gli indici multipli possono essere a base fissa oppure
ottenuti tramite concatenamento degli indici a base variabile. Può
riassumersi con semplicità che i numeri indici binari o bilaterali
permettono di confrontare solo due momenti o due luoghi, mentre
invece i numeri indici multipli o multilaterali permettono di confrontare
più di due momenti o più di due luoghi.
Esaminiamo adesso con precisione i numeri indici semplici o
elementari ed i numeri indici complessi o sintetici.
1.2.1 I numeri indici semplici o elementari
I numeri indici semplici o elementari permettono di confrontare
l’intensità di un fenomeno in momenti differenti , in luoghi differenti o,
ancora, in situazioni differenti. Essi pertanto “sono costituiti dal r apporto
fra singole grandezze economiche riferite a beni omogenei
(10)
” e si
ottengono “dividendo l’intensità di un fenomeno in una situazione, con
quella del medesimo fenomeno in una situazione di riferimento – detta
base – e moltiplicando il quoziente ottenuto per una potenza di 10
prestabilita
(11)
”(di solito 100). A rigore, tuttavia, il numero indice è il
rapporto tra due grandezze riferite al medesimo fenomeno, non
necessariamente di natura economica.
“Sia data una serie storica concernente un generico fenomeno X.
Quando si dividono i termini x
t
(t=0,1,2,…, n) che la compongono per un
denominatore desunto dalla stessa serie e si moltiplicano i quozienti per
una potenza di 10 (comunemente 100), la serie originaria risulta
9
REDAZIONI SIMONE, Napoli, Elementi di statistica, Edizioni Giuridiche Simone,
2010, pag. 40.
11
ISTAT, F. MOSTACCI, Aspetti teorico-pratici per la Costruzione di Indici dei
Prezzi al Consumo, Documenti ISTAT n. 7/2004,
http://www3.istat.it/dati/pubbsci/documenti/Documenti/doc_2004/2004_7.pdf
10
trasformata in una serie di indici semplici o elementari. Si chiama base
dei numeri indici il termine assunto come denominatore dei rapporti
(12)
”.
Pertanto, dato un fenomeno “X” ,possiamo analizzarlo nel tempo
e nello spazio costruendo numeri indici semplici sia temporali che
spaziali. Se consideriamo le varie intensità che il fenomeno X assume
nel tempo e le indichiamo con “t=
0,1,2
…”, possiamo indicare il numero
indice semplice temporale come
t
I
0
(1.1)
Dove x
t
con t=0,1,2…n è la serie storica del fenomeno , ossia la
serie di valori che il fenomeno assume nel tempo; l’indice 0 in basso a
sinistra di I indica che 0 è il periodo assunto come base mentre t in
basso a destra indica il periodo cui si fa riferimento ai fini del calcolo,
che può coincidere anche con quello corrente.
Allo stesso modo possiamo indicare con “ t” le varie intensità che
il fenomeno assume in ambiti spaziali differenti e pertanto, il numero
indice semplice, permetterebbe un confronto tra due ambiti territoriali
diversi, riferiti al medesimo fenomeno.
Il risultato altro non è che un rapporto di tipo statistico, cioè un
numero indice che mette a confronto due valori che uno stesso
fenomeno assume in tempi/luoghi differenti; se si vuole esprimere il
rapporto percentuale occorre moltiplicare quello statistico per 100: in
questo caso sarà possibile un confronto più adeguato con altre
grandezze ed è spesso un procedimento utile per calcolare, posta una
base omogenea, quale tra una serie di variazioni è stata maggiore.
Possiamo indicare il rapporto percentuale come
t
I
0
(1.2)
12
A. PREDETTI, I numeri indici, cit., pag. 13