14
1 INTRODUZIONE
L’ acqua, per definizione, è un composto chimico costituito da idrogeno
e ossigeno di formula H
2
O. Essa è presente in natura nei suoi stati di
aggregazione: solido, liquido ed aeriforme. In realtà questa definizione
appare riduttiva in quanto l’ acqua porta in sé l’ essenza della vita. Infatti
l’ acqua risulta fondamentale per tutti gli organismi viventi sia come loro
costituente principe sia per le funzioni biologiche degli stessi. Inoltre l’
acqua assume anche significati religiosi e di culto essendo considerata
come dotata di una sacralità intrinseca. Si pensi, ad esempio, all’ acqua
come mezzo di purificazione e rigenerazione dell’ anima o ai vari usi
della stessa nella liturgia cristiana. E ancora in una visione romantica l’
acqua può dare ristoro nelle lunghe e calde giornate estive; può rallegrare
i passanti che la vedono sgorgare da fontane poste nelle piazze o da
cascate calate in paesaggi naturali. Data l’ importanza rilevante che
questo composto incolore ed inodore assume, si fa forte la responsabilità
di chi, riprendendo le parole di un racconto di Calvino, ha “ il privilegio
di vivere in un secolo e in un luogo in cui si può godere in qualsiasi
momento della più generosa profusione di acque limpide” (Italo
Calvino,1975).
L’ acqua è sottoposta a un ciclo naturale, detto ciclo dell’ acqua; in
particolare, della quantità di acqua che precipita sulle terre emerse circa il
62% ritorna direttamente all’ atmosfera per evaporazione e traspirazione.
Il restante 38% scorre sulla superficie alimentando il deflusso superficiale
o si infiltra nel terreno favorendo il deflusso sotterraneo. Attraverso il
deflusso sotterraneo, l’ acqua può riaffiorare in superficie per mezzo
delle sorgenti oppure emergere nei fondali marini.
L’ acqua deve essere captata con opere di ingegneria per soddisfare la
richiesta idrica da parte delle comunità le quali la utilizzano per usi
domestici (8% dei consumi idrici globali), per usi agricoli (70% dei
consumi idrici globali) e per usi legati ad attività industriali (22% dei
consumi idrici globali). Quindi, al ciclo naturale si affianca il ciclo
antropico dell’ acqua il quale prevede: la captazione delle acque dalle
sorgenti o dalle acque superficiali; l’ impianto di potabilizzazione e,
15
quindi, l’ accumulo in un serbatoio urbano dal quale si dirama la rete di
distribuzione che convoglia le acque alle utenze. Dopo essere state
utilizzate, le acque sono convogliate nella rete fognaria e avviate all’
impianto di depurazione il quale, attraverso una serie di processi fisici,
chimici e biologici, consente di abbattere il carico inquinante presente
nelle acque in modo da poter sversare le stesse nei corpi idrici naturali e
il reiterarsi del ciclo.
L’ acqua distribuita dagli acquedotti urbani deve rispondere a specifici
requisiti che le conferiscono il giudizio di potabilità. Tali requisiti sono
relativi alle caratteristiche organolettiche (il colore, il sapore e l’ odore),
fisiche, chimiche, batteriologiche. Infatti i suoi caratteri fisici e
organolettici devono conferirle gradevolezza e senso rinfrescante; inoltre,
un’ acqua potabile non deve contenere: microrganismi patogeni, sostanze
chimiche in concentrazioni tali da poter nuocere alla salute e sostanze
tossiche. Le più comuni sostanze tossiche che possono essere ritrovate
nelle acque sono: l’ arsenico, l’ argento, il bario, il cadmio, i cianuri, il
cromo, il mercurio, il piombo e il selenio. Tali sostanze possono essere di
origine naturale e/o provenire da fonti di inquinamento industriale. In
Tabella 1-1 sono riportati i limiti massimi in mg/l proposti dall’
Organizzazione Mondiale della Sanità (V. Milano, 1996).
Tabella 1-1 Limiti posti dall' OMS (Ginevra 1972)
Sostanze tossiche Concentrazione limite [mg/l]
Arsenico, As 0, 05
Cadmio, Cd 0, 01
Cianuri, Cn 0, 05
Mercurio totale, Hg 0, 001
Piombo, Pb 0, 1
Selenio, Se 0, 01
16
Le sostanze tossiche su citate possono causare gravi malattie all’ uomo;
possono dar luogo al fenomeno del bioaccumulo e, quindi, della
persistenza ambientale. Le problematiche connesse a tali sostanze hanno
suscitato un interesse particolare sempre più volto al miglioramento delle
tecniche utilizzate per la rimozione delle stesse.
Oggetto di questo elaborato di tesi è la rimozione dell’ arsenico dalle
acque destinate al consumo umano.
17
2 L’ ARSENICO E LE TECNICHE DI
RIMOZIONE
2.1 INTRODUZIONE
L’ arsenico è un elemento chimico semimetallico che si ritrova sia nelle
acque sotterranee che in quelle superficiali. Le concentrazioni maggiori di
questo elemento si riscontrano nelle acque sotterranee. La presenza dell’
arsenico nelle acque è principalmente dovuta a processi naturali di
rilascio dei minerali presenti nel suolo o ad attività geotermiche.
La contaminazione da arsenico nelle acque costituisce un problema
rilevante in molte regioni del mondo come il Bangladesh. In Italia l’
arsenico è presente in acque sotterranee di diverse regioni come l’ Emilia,
la Lombardia, il Veneto, l’ Alto Adige, la Toscana, il Lazio e la Campania.
L’ ingestione di acque contenenti arsenico può causare cancro ai
polmoni, alla pelle, al fegato e ad altri organi interni, disturbi circolatori
ed altre malattie.
Il D.Lgs. 31/01, entrato in vigore il 25/12/03 come recepimento della
Direttiva Europea 98/83/CE, stabilisce che la concentrazione prevista
nell’ acqua destinata al consumo umano sia ridotta da 50 a 10
microgrammi per litro (m g/l).
2.2 L’ ARSENICO
2.2.1 L’ arsenico e le sue proprietà
L’ arsenico fa parte del V gruppo della tavola periodica degli elementi
chimici. Il suo numero atomico è 33; presenta una densità di 5, 72
g/cm
3
; sublima senza fondere (quindi, passando direttamente
dalla fase solida a quella gassosa) a 613 C ed è caratterizzato
18
da un punto di fusione di 814 C. In Tabella 2-1 si riportano le
sue proprietà.
Tabella 2-1 Proprietà arsenico
PROPRIETA' GENERALI
Nome Arsenico
Simbolo AS
Numero Atomico 33
Periodo 4
Gruppo V
Comportamento dell'ossido (*1) Acido debole
PROPRIETA' ATOMICHE
Massa Atomica in uma (*2) 74,92
Elettronegatività (Pauling) 2,0
Numeri di ossidazione ±3 ±5
Energia di 1a Ionizazione (eV) 9,81
Raggio Atomico (in Angstrom) 1,39
PROPRIETA' FISICHE
Stato di aggregazione (*3) Solido
Temperatura di Fusione (°C) 817
Temperatura di ebollizione (°C) /
Densità (*4) 5,73
Struttura cristallina Ortorombico
*1 = Relativo all'ossido con valenza maggiore;
*2 = Una eventuale ( ) indica che il valore riportato è quello dell'isotopo a vita più lunga di un
elemento radioattivo che non ha isotopi stabili e la cui massa atomica non può essere definita con
precisione;
*3= Alla t = 20 °C e P = 1 atmosfera; *4 = per solidi e liquidi è espressa in g/ml a 20°C. Per i gas in
g/l a a 0°C e 1 atmosfera.
19
L’ arsenico elementare, noto come arsenico metallico, è un materiale
solido grigio acciaio. Generalmente l’ arsenico si trova combinato con
altri elementi come ossigeno, cloro e zolfo; in questi casi, si parla di
arsenico inorganico. Quando, invece, l’ arsenico si combina con carbonio
e idrogeno si parla di arsenico organico. La maggior parte dei composti
di arsenico inorganico e organico si presentano sottoforma di polveri
bianche che sono incolore, inodore e insapore. Tali caratteristiche fanno
sì che nell’ eventualità di una contaminazione di cibo, di acqua o di aria
questa non sia diagnosticabile se non con opportune analisi
(Toxicological Profile for Arsenic, 2007). L’ arsenico grezzo esposto all’
aria secca non si ossida; invece, se l’ aria è umida si copre di uno strato di
ossido. L’ arsenico metallico in aria si ossida lentamente e a temperature
elevate (circa 180 C) brucia rilasciando fumi bianchi dal caratteristico
odore agliaceo e determina la formazione di ossidi di arsenico. I
principali stati in cui si può ritrovare l’ arsenico sono:
• lo stato ridotto ovvero la forma trivalente As III (arsenito) che si
ritrova nelle acque sotterranee;
• lo stato ossidato ovvero la forma pentavalente As V (arseniato)
che si ritrova nelle acque superficiali.
I composti inorganici più noti sono l’ ossido di arsenico trivalente,
As
4
O
6
, e l’ ossido di arsenico pentavalente, As
2
O
5
. In acqua gli ossidi
danno luogo agli acidi corrispondenti ovvero acido arsenioso H
3
AsO
3
(acido debole di cui sono noti i sali, gli arseniti) e acido arsenico H
3
AsO
4
(acido di media forza ed energico ossidante) rispettivamente. Essendo lo
stato di ossidazione +5 quello termodinamicamente più stabile, risulta
semplice il passaggio dall’ acido arsenioso a quello arsenico. Dall’ ossido
di arsenico trivalente si ottengono gli arseniti corrispondenti come ad
esempio l’ arsenito di piombo, l’ arsenito di rame e l’ idruro arsenioso o
arsina AsH
3
(gas incolore, volatile, infiammabile, tossico, dall’ odore
agliaceo).
L’ arsenico può reagire con gli alogeni formando degli alogenuri che
risultano più simili agli alogenuri del fosforo e dello zolfo che non a
quelli metallici a causa della loro volatilità e a causa del fatto che si
ritrovano come liquidi o solidi a basso punto di fusione.
20
L’ arsenico può anche combinarsi con altri metalli andando a costituire
gli arseniuri ovvero dei composti binari. Questi hanno assunto rilievo nel
settore dell’ elettronica per le loro proprietà di semiconduttori (in
particolare, arseniuri di gallio, GaAs, e di indio, InAs).
Inoltre l’ arsenico forma composti organici di grande interesse (Del
Gaudio, 2004).
Tra le diverse forme chimiche ritrovate nelle acque vi è l’ arsenocolina,
(CH
3
)
3
As+CH
2
CH
2
OH, presente nei gamberetti e l’ arsenobetaina,
(CH
3
)
3
As CH
2
CO
2
H, presente in crostacei e pesci.
L’ ossido di trimetilarsina, la trimetilarsina e alcuni arsenozuccheri sono
stati identificati come componenti minori della frazione di arsenico totale
in un numero limitato di organismi marini (Momplaisir et al., 1991).
In natura l’ arsenico si trova raramente allo stato libero; si ritrova solo, in
piccole quantità, cristallizzato in concrezioni grigie. Più spesso è presente
nei solfuri come il realgar, As
4
S
4
, l’ orpimento, As
2
S
3
, e nell’ arsenopirite.
In Figura 2-1 sono riportate le immagini dell’ arsenico nativo e dell’
orpimento.
Figura 2-1 arsenico nativo e orpimento
In realtà, l’ arsenopirite piuttosto che in giacimenti autonomi è dispersa
in minerali solforati di altri metalli come la pirite. Dalla lavorazione di
questi minerali (costituiti da ferro, rame, piombo e altri metalli) si ha la
formazione dell’ ossido di arsenico trivalente. In particolare, questo
composto viene estratto dai gas di combustione raccolti, dopo la
vaporizzazione, durante il processo di fusione dei metalli. La corrente
gassosa viene poi purificata fino ad ottenere una miscela al 97% di As
4
O
6
(arsenito) e al 3% di ossidi di altri elementi (Reilly, 1991).
21
2.2.2 L’ arsenico e l’ ambiente
L’ arsenico è presente naturalmente nel suolo e nei minerali. Si stima che
esso sia il duecentesimo elemento in ordine di abbondanza nella crosta
terrestre (Adriano, 1986) con un quantitativo medio che si aggira intorno
a 2 ppm. Ma i livelli più elevati sono stati riscontrati nelle rocce
sedimentarie di natura argillosa nelle quali è presente in media con 13
ppm (Del Gaudio, 2004). Nel suolo il quantitativo di arsenico si attesta
nell’ intervallo 0, 1-55 ppm in quanto l’ arsenico tende ad accumularsi nel
suolo (Adriano, 1986). L’ arsenico è anche presente nelle acque
(naturalmente –ad esempio nelle acque marine sono presenti circa 0, 3
m g/l di As- e per lisciviazione dei terreni) e in tessuti animali e vegetali.
Il ciclo geochimico dell’ arsenico è alimentato sia da fenomeni naturali
che da attività antropiche. Infatti un’ importante fonte naturale di
arsenico è data dalle attività vulcaniche; ma l’ arsenico può essere
introdotto nell’ ambiente anche da attività umane come ad esempio l’
estrazione e la fusione dei minerali quali il rame e il piombo oppure
attraverso centrali elettriche a carbone ed inceneritori in quanto carbone
e scorie possono contenere tracce di arsenico.
La speciazione dell’ arsenico come As trivalente e As pentavalente
fornisce indicazioni sulla stabilità, biodisponibilità e tossicità dell’
elemento. In particolare, l’ As trivalente è più instabile e tossico rispetto
alla forma pentavalente la quale essendo stabile può adsorbirsi sulla
superficie del suolo soprattutto a bassi pH. Quindi reazioni di
ossidoriduzione determinano la speciazione dell’ arsenico e ne
caratterizzano il comportamento. A conferma di ciò, in ambienti
ossigenati (suoli aerobici) l’ arsenico si presenta come arseniato ovvero
nella forma pentavalente mentre in condizioni anaerobiche si manifesta
nella forma ridotta trivalente ovvero come arsenito (O’ Neill, 1995).
Nel suolo e nelle acque i composti dell’ arsenico sono sottoposti a
processi di ossidazione/riduzione e di metilazione/demetilazione. Questi
processi dipendono da diversi fattori. Nel suolo si ha una dipendenza
dalle specie microbiche presenti, dal potenziale di ossido riduzione e
dalla presenza di ioni che competono per i siti di legame. Quindi si
22
formano composti alchilici volatili che rendono l’ arsenico instabile e, di
conseguenza, si favorisce il trasferimento dello stesso nel compartimento
aeriforme. A tal proposito la concentrazione di arsenico in aria varia da
pochi m g/m
3
(nelle aree incontaminate) a qualche decina di m g/m
3
(nelle
zone industriali) (Lucisano, 1989). Nelle acque il processo di
metilazione/demetilazione è influenzato dal pH, dall’ ossigenazione, dalla
temperatura delle acque e dalla composizione dei sedimenti. Questi
processi portano in questo caso alla formazione di composti metilati, a
diverso grado di tossicità, che possono essere assunti dalle specie
acquatiche. Generalmente la flora e la fauna acquatiche sono in grado di
accumulare arsenico e, di conseguenza, l’ arsenico può arrivare,
attraverso la catena alimentare, all’ uomo (Del Gaudio, 2004).
L’ arsenico può essere rinvenuto anche in vegetali terrestri e ciò perché
alcuni tipi di piante sono capaci di accumulare nei loro tessuti questo
metallo (Reilly, 1991). Un esempio è dato dalla felce la quale può
contenere livelli di arsenico fino a 200 volte maggiori dei valori contenuti
nel terreno su cui cresce. È stato dimostrato che le felci accumulano
arsenico anche se poste in terreni non contaminati ma che ne
contengono un’ aliquota naturale fino a 1 ppm. Pertanto si può pensare
di poter utilizzare tali piante per azioni di bonifica di siti fortemente
contaminati da arsenico.
Il comportamento dell’ arsenico può essere influenzato da alcuni
microrganismi capaci di ridurre le forme ossidate attraverso una serie di
meccanismi, il più importante dei quali è associato alla respirazione
anaerobica. Infatti l’ attività microbica, nel corso di questi processi di
riduzione, può favorire la formazione di acido metilarsinico o
dimetilarsinico e composti volatili (come l’ arsina) che, quindi, vengono
rilasciati in atmosfera (Yan-Chu, 1994).
23
2.2.3 L’ arsenico e i suoi utilizzi
L’ arsenico metallico viene utilizzato in piccole concentrazioni negli
ottoni ad alto tenore di zinco per migliorarne le caratteristiche, nel
piombo e in talune sue leghe per aumentarne la durezza a temperature
elevate e negli acciai. Il maggior uso di arsenico nelle leghe è in batterie al
piombo. A elevato grado di purezza viene impiegato per la preparazione
di arseniuri come l’ arseniuro di gallio, di indio e tallio che trovano
applicazione nel settore dell’ elettronica per le proprietà semiconduttrici
che posseggono. La maggior parte dell’ arsenico è utilizzata sottoforma
di suoi composti, in particolare, sottoforma di As
4
O
6
(triossido di
arsenico) che è un ossidante nella fabbricazione del vetro e nell’ industria
del pellame ma che è anche impiegato come insetticida oppure
sottoforma di composti formati a partire da questo stesso ossido. In
particolare, in agricoltura si è avuto un massiccio impiego di acido
arsenico e arseniati di piombo, rame e sodio come insetticidi, diserbanti
ed erbicidi. Uno studio ha dimostrato che l’ arsenito di piombo, essendo
stato utilizzato come insetticida del tabacco, ha portato ad alte assunzioni
da parte dei fumatori. L’ arsenico viene utilizzato anche nella produzione
di pigmenti per smalti. In passato era utilizzato come conservante per il
legno al fine di renderlo più resistente alle intemperie sottoforma di
arseniato di rame cromato. Alcuni composti di arsenico organico sono
usati come additivi nei mangimi. Infine, in passato l’ arsenico e i suoi
composti hanno trovato applicazione in campo medico come
medicamenti o come veleno; in quest’ ultimo caso per commettere
omicidi e suicidi. Ad esempio, in Cina era utilizzato come curativo di un
tipo di malaria mentre in alcune comunità orientali era impiegato come
cosmetico per conferire tonicità al corpo. Ancora oggi la medicina
omeopatica, veterinaria ed umana, utilizza tale elemento; ad esempio, di
recente piccole dosi di arsenico sono state utilizzate nella terapia di alcuni
malati di leucemia (Del Gaudio, 2004).
24
2.2.4 L’ arsenico e la sua tossicità
L’ arsenico è tra gli elementi più tossici. La tossicità dell’ arsenico e dei
suoi composti è correlata alle forme chimiche dell’ elemento; in
particolare, i composti inorganici sono i più tossici a cui seguono i
composti organici e il gas arsina (Buck, 1978). L’ esposizione all’ arsenico
può avvenire per ingestione, per inalazione e per contatto epidermico. L’
arsenico può causare avvelenamento acuto e cronico.
Il principale responsabile dell’ avvelenamento acuto è il triossido di
arsenico la cui dose letale è di circa 70-180 mg.
L’ arsenico pentavalente, meno tossico della forma trivalente, influenza il
metabolismo del selenio impedendogli di raggiungere il sito di azione. Il
selenio, d’ altra parte, può prevenire l’ intossicazione da arsenico in
bovini, polli, suini (Lucisano, 1989).
La tossicità dell’ arseniato è stata spiegata introducendo il concetto di
“imitazione molecolare” (Clarkson, 1993) ovvero l’ arseniato simula il
comportamento del fosfato; in tal modo viene trasportato attraverso le
membrane cellulari e la sua collocazione nei tessuti segue quella dei
fosfati. Alla base del meccanismo di imitazione vi è la somiglianza
strutturale tra l’ ossianione endogeno fosfato e gli ossianioni tossici di As
V come si può osservare in figura dove le tre molecole sono in forma
monovalente, a pH fisiologico e parzialmente ionizzate.