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1. LE PIANTE OFFICINALI, I PRINCIPI ATTIVI E LE
ATTUALI TECNICHE ESTRATTIVE
Prima di proseguire ed iniziare ad esporre quanto sorto dall’indagine, è utile comprendere per
quale motivo il regno vegetale suscita da sempre l’interesse degli esseri umani.
Le piante officinali possiedono delle virtù dovute alla presenza in esse di metaboliti
secondari, sostanze prodotte dai vegetali che, pur non partecipando ai ruoli essenziali nella
vita della pianta, sono implicati in svariate funzioni, nella comunicazione fra il vegetale e
l’ambiente per esempio. Possono dunque avere un ruolo di protezione nei confronti degli
erbivori, patogeni fungini e predatori, nella competizione tra piante medesime (sostanze
allelopatiche).
Tra queste sostanze, definite in fitoterapia principi attivi
1
(accumulate nell’organo del
vegetale definito droga), sono presenti:
- Alcaloidi: sostanze per lo più tossiche, basti pensare che la famiglia più ricca in
assoluto di alcaloidi è quella delle solanacee, tra cui vi sono Atropa belladonna,
Mandragora officinarium, Datura stramonio, tutte erbe il cui uso era attribuito
alle “streghe”) fra cui si registrano caffeina, nicotina, morfina, atropina, cocaina,
chinina, ecc (3).
- Oli essenziali: sostanze di tipo oleoso di natura terpenica, insolubili in acqua ma
solubili in etere, alcool o altri solventi organici; alcune sono sostanze antisettiche,
altri agiscono sugli apparati cardiocircolatorio, respiratorio, nervoso, digerente,
urinario ed endocrino (3).
- Acidi organici: composti con all’interno della molecola uno o più gruppi
carbossilici; localizzati per lo più in germogli e frutti acerbi; tra i più importanti
sono da menzionare il citrato, l’ossalato, il malico, il succinico ed il tartarico.
Sono caratterizzati da una blanda azione rinfrescante dell’apparato intestinale (3).
- Glicosidi: composti derivati dalla combinazione di una frazione zuccherina
(glucidica) con altre molecole di diversa natura chimica provvisti di una funzione
1
E’ errato ritenere che i principi attivi nei vegetali siano costanti; questi infatti variano molto da individuo a individuo,
da luoghi di crescita e tecniche agronomiche
14
alcoolica. Alcune di esse per l’organismo umano risultano altamente tossiche, per
questo motivo vengono somministrate in dosi infinitesimali. Tra i glicosidi
rientrano anche le saponine caratterizzate da un’azione schiumogena (3).
- Mucillagini: miscugli di polisaccaridi che, a contatto con l’acqua, producono
delle sospensioni colloidali; hanno la proprietà di trattenere l’acqua fino a
centinaia di volte il loro peso (3).
- Gomme: essudati prodotti dalle piante a seguito di lesioni; chimicamente sono
miscele di polisaccaridi (3).
- Resine: miscele di sostanze quali alcooli, acidi, tannini,…, che si creano nei
canali resiniferi e che possono essudare naturalmente o a seguito di traumi o
patologie. Svolgono in prevalenza un’azione sull’apparato respiratorio (3).
- Tannini: sostanze solubili in acqua e alcool; sono presenti nei vegetali in quantità
molto ampia. Hanno un’azione astringente (3).
Molteplici sono inoltre le tecniche estrattive dei principi attivi, dai più tradizionali, classici
rimedi della nonna ancora molto diffusi, quali l’infuso e il decotto, ai più tecnologici (3).
- Infuso: indicato per le piante ricche di composti volatili e di aromi delicati,
estraibili grazie all’azione combinata di acqua e calore.
Dopo aver fatto bollire l’acqua la si versa sulla droga (rappresentata generalmente
per l’infuso da fiori, gemme e foglie) e la si lascia in infusione per una decina di
minuti prima di filtrare. L’infuso va consumato caldo, usato in bagni o impacchi.
- Decotto: indicato per droghe contenenti principi attivi più resistenti al calore quali
radici, semi, cortecce.
La droga va posta nell’acqua quando questa sta bollendo, indi si continua a far
bollire a fuoco moderato per 10-20 minuti, infine si filtra. Il loro utilizzo è simile
a quello degli infusi.
- Tinture idroalcoliche: Per tale preparazione si utilizza alcool etilico a gradazioni
tra i 50° ed i 70° .
La droga, meglio se fresca, viene posta a macerare nell’alcool per il tempo
stabilito in bottiglie di vetro al riparo dalla luce. Esiste una regola pratica per la
preparazione che prescrive di impiegare una parte di droga per ottenere cinque
parti di tintura finale; sono pertanto preparati molto concentrati da somministrarsi
15
a gocce e su zollette di zucchero (per uso interno) o tamponi di garza (uso
esterno).
- Tinture vinose o vini medicati: differisce dalle tinture idroalcooliche solo per il
solvente che in questo caso è vino bianco di buona qualità e alta gradazione.
Il rapporto droga/vino è generalmente nell’ordine di 1 a 20. Si lasciano le droghe
preferibilmente fresche, in infusione per alcune settimane, poi si filtra e si
consuma a cucchiaini o bicchierini.
Sono utilizzate spesso anche come aperitivi o digestivi.
- Oleoliti o oli medicinali: soluzioni oleose dei principi attivi; gli oli utilizzati sono
quelli d’oliva e di semi.
Si pone in infusione la pianta fresca nell’olio, si lascia riposare per il tempo
stabilito, in seguito si filtra e lo si conserva in boccette di vetro.
Gli oli medicinali hanno un impiego in cosmesi, si usano per massaggi, frizioni ed
impacchi.
- Oli essenziali: ottenibili per estrazione in corrente di vapore delle sostanze
contenute negli otricoli nelle diverse parti della pianta.
Per questa pratica si utilizzano apparecchiature particolari che, grazie al vapore
acqueo che passa attraverso la massa vegetale e rompe gli otricoli, fa evaporare e
condensare gli oli essenziali. L’intero processo dura dai 60 ai 90 minuti circa.
- Idrolati (acque aromatiche): soluzioni acquose in cui si trovano diluite piccole
percentuali di oli essenziali; si ottengono per decantazione del condensato
dell’estrazione in corrente di vapore e separazione della fase acquosa dall’olio
essenziale.
- Sciroppi: liquidi densi a base di zucchero o miele in cui sono disciolte dosi
stabilite di preparati erbacei.
- Creme, pomate, unguenti: preparati semiliquidi in cui vengono mescolate le
erbe e sostanze grasse.
Vengono stese sulla parte da curare e si massaggia fino all’assorbimento cutaneo.
- Fumigazioni: ve ne sono di due tipi: “secche” se le sostanze vegetali vengono
bruciate su un braciere e se ne aspirano i fumi; “umide” se le erbe vengono poste
in un catino di acqua bollente, aspirandone sempre i vapori.
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2. SCOPO DEL LAVORO
L’indagine effettuata oltre che a rappresentare, nel suo piccolo, un tassello dell’immenso
mondo delle tradizioni camune i cui pezzi a poco a poco vanno scomparendo, è un aspetto
collaterale di ciò che, da alcuni anni, si è iniziato in Valcamonica per valorizzarne il
territorio, ossia la coltivazione delle piante officinali. La ricerca suddetta vuole fornire le basi
per far comprendere appieno al cliente l’importanza che le piante ebbero per questa terra,
contribuendo così a far conoscere al pubblico parte dell’immensa cultura camuna.
17
3. MATERIALI E METODI
3.1. Le interviste
Oltre alle fonti cartacee e multimediali citate in bibliografia, il lavoro che segue è frutto
di interviste sul campo a persone, per lo più anziane (8 intervistati su 13 hanno più di
60 anni, mentre solo 2 meno di 40), che conservano ancora ricordi sull’utilizzo dei
vegetali nella vita di un tempo.
3.1.1 La ricerca sul territorio
Data la difficoltà nel reperire informazioni mediante una ricerca omogenea su
aree territoriali campione, ci si è affidati alle segnalazioni via via emergenti
durante le singole interviste; in questo modo si è seguita così una pista poco
scientifica forse, ma, nel limite di quanto è rimasto nella tradizione orale, molto
fruttuosa, che ha portato comunque ad indagare l’intera Valcamonica.
Infatti, su un totale di 13 interviste, queste risultano essere distribuite nel modo
seguente (Fig 1):
- 4 nell’Altopiano di Ossimo-Borno
- 2 nell’abitato di Esine
- 1 nel borgo di Breno
- 1 a Pescarzo di Cemmo
- 4 nella zona compresa tra Temù, Vione e Monno
- 1 a Saviore dell’Adamello
3.1.2 Metodo d’intervista
Per l’intervista si era pensato di sottoporre all’informatore i seguenti quesiti:
- Da quanto tempo risiede nella zona?
- Quali specie si utilizzavano?
- Che nome era associato a questa erba in vernacolo locale?
- Da chi si era appreso l’uso delle erbe?
- Venivano coltivate? In caso affermativo, dove?
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- Quando venivano raccolte?
- Che usi se ne faceva?
- Si utilizzavano particolari attrezzi per la raccolta e lavorazione?
- Si è a conoscenza di proverbi, filastrocche, racconti, feste particolari,…,
associate alla tale erba?
Nonostante tutto questo ci si è ben presto resi conto che le conoscenze, in questo
settore, sopravvissute sono notevolmente limitate.
Per questa ragione si è rivolta l’attenzione a possibili documenti esistenti che
attestassero l’utilizzo delle erbe officinali in Valle Camonica.
3.2. Gli antichi manoscritti
Il Libro dei defunti di Pescarzo di Cemmo
A tal proposito è stato consultato il Libro dei defunti scritto dal 1733 al 1791
dell’Archivio Parrocchiale di Pescarzo di Cemmo ove sulle ultime pagine sono presenti
delle ricette redatte da don Giovanni Battista Giordani (Iseo 1704 - Niardo 1767 (4))
all’epoca curato della parrocchia in questione. Ricette che chiosano l’uso delle
proprietà vegetali per la cura di risipola (erisipela
2
), febbri terzane e quartane (febbre
malarica) e punta (polmonite), nonché la creazione di una vera e propria panacea.
Il manoscritto “Qualità di alcune erbe”
Nella ricerca di eventuali testi trattanti l’officinale il ricercatore Vangelisti Riccio mi
indicò un vecchio manoscritto, intitolato “Qualità di alcune erbe”
3
redatto nell’inverno
del 1854 a Pezzo (attualmente frazione di Ponte di Legno) da Mondini Domenico,
tagliapietre nato il 9 novembre 1814 nel suddetto borgo ed ivi deceduto il 19 marzo
1898.
2
Infezione cutanea a chiazze rosse, provocata da batteri.
3
Il manoscritto era in possesso degli eredi dell’autore che, nel 1985 lo lasciarono al Centro Sociale di Pezzo ove
attualmente si trova.
19
Il manoscritto, composto da circa una trentina di pagine e mancante della nona e della
decima, tratta dell’utilizzo e delle virtù attribuite ad alcune piante.
Dopo una lunga “traduzione” ed interpretazione del testo, mi è stato possibile compiere
un raffronto del documento con il testo “I discorsi” di Pietro Andrea Mattioli
4
(2), n’è
risultato che parte del manoscritto venne copiato testualmente dal libro suddetto od è
ad esso rassomigliante.
Di ciò non vi è da stupirsi se si considera il fatto che “I discorsi” rappresentarono, sin
dalle loro prime edizioni nel ‘500, un importante libro medico, diffuso in tutta Europa.
Dal manoscritto di Mondini ho pensato di non utilizzare nel mio lavoro la parte copiata
testualmente dal libro di Mattioli, della quale non sorgono dubbi sulla autenticità, ma
non ho ritenuto di dover scartare la parte rassomigliante in quanto, essendo “I discorsi”
una ricerca sulle virtù dei rimedi naturali non solo riprendendo gli antichi autori
(Dioscoride, Galeno, Plinio,…), ma completandoli con indagini proprie, vi è la seria
probabilità che Pietro Andrea Mattioli fosse venuto, se non di persona quantomeno
tramite collaboratori, in Valle Camonica e quindi fosse a conoscenza di determinati usi
che i camuni facevano di alcune erbe. Utilizzi che sarebbero stati testimoniati sia da
Mondini che da Mattioli medesimo.
Questa mia convinzione è suffragata dalla frase che Padre Gregorio Brunelli da Canè
(1644 – Treviso 1713) scrive ne i suoi “Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri
e profani dei popoli camuni”: “…attesta il Mattioli se le virtù che posseggono i fiori e le
erbe fossero universalmente conosciute dai Camuni, come le conoscono in parte alcuni
speziali che l'utilizzano con profitto e vantaggio, potrebbero dire di avere ottimi
medicamenti, preparati per tutte le infermità, senza farli venire da altri luoghi.” (6).
Le ricette tratte dal Libro dei defunti e dal manoscritto di Mondini hanno comportato
un’ulteriore ricerca sulle unità di misura, fondamentalmente unità di peso, in uso in Valle
Camonica all’epoca della loro stesura e quindi una corrispondenza con le attuali.
In Tab.1 sono presenti i risultati dell’indagine suddetta derivata dall’archivio della
4
Testo che sapevo circolante all’epoca nell’Alta Valle Camonica in quanto fu da questo che, i fratelli Tevini di Vione
ricavarono la ricetta per il liquore NOREAS (5).
20
Repubblica di Venezia:
Tab.1: unità di peso in uso in Valcamonica sotto il dominio veneto
Antiche unità di misura Corrispettivi nell’antico sistema
di misura
Unità di misura del sistema
internazionale
1 libbra 12 oncie 317,99 g
1 oncia 8 dramme 26,49 g
1 dramma 3 denari 3,31 g
1 denaro 24 grani 1,10 g
1 grano 0,05 g
I farmacisti utilizzavano inoltre la libbra medicinale di Vienna:
1 libbra = 420 grammi
Si è inoltre incontrato lo scrupolo che rappresentava l’unità di misura minima,
corrispondente probabilmente alla 24
a
parte dell’oncia.
Se si può dire con una buona dose di certezza che l’unità di misura della repubblica veneta
sia quella utilizzata sul Libro dei Defunti, risalente al periodo in cui la Valcamonica era
territorio della Serenissima; tale concetto non può essere espresso per quanto concerne il
manoscritto “Qualità di alcune erbe”, redatto in un periodo storico in cui la Valle si trovava
sotto dominio austriaco e, nonostante, come già espresso, l’autore faccia riferimento al libro
di Mattioli scritto in periodo veneto, molto probabilmente viene in esso fatto uso dell’unità di
peso austriaca (la suddetta libbra medicinale di Vienna).
Siccome in quest’ultimo caso non vi sono certezze, l’unità di misura del manoscritto viene
tradotta tra parentesi sia nel modo veneto che in quello austriaco rispettivamente.
21
Fig.1: Valle Camonica, le località sottolineate sono i luoghi ove sono avvenute delle interviste
22
RISULTATI E DISCUSSIONE
1. LE PIANTE OFFICINALI E L’ECONOMIA CAMUNA
Le piante officinali, per l’economia montana, assunsero, sino al termine del secondo conflitto
mondiale, pure una valenza d’integrazione al reddito, tanto che non poche sono le
testimonianze di anziani che ben ricordano le giornate passate alla ricerca di tali erbe, poi
vendute per poche monete all’erboraro del paese, allo speziale o alle distillerie.
Documentazioni orali provengono dall’altopiano d’Ossimo-Borno, dove, durante la seconda
guerra mondiale, i giovani raccoglievano l’intera pianta di Plantago major, l’Artemisia
absinthium, il Thymus serpyllum e il fiore di Trifolium repens e, una volta essiccati, li
vendevano ad una persona (probabilmente un erborista) che passava a ritirarli.
Nei ricordi d’anziani di Pescarzo di Cemmo, nella loro gioventù si raccoglievano foglie dei
cosiddetti “Sisaröi” (probabilmente l’ Arctostaphylos uva-ursi) per poi consegnarle ad una
persona che le ritirava.
A Vione, invece, la pianta raccolta era l’Assenzio che veniva poi venduta al liquorificio di
Edolo.
Tale distilleria, accanto ad altre createsi all’inizio del ‘900, rappresentò una delle principali
forme di sfruttamento dal punto di vista economico della flora officinale in Valle. Nella
sopraddetta industria, nel cuore della Valcamonica, si utilizzavano, oltre al già citato
Assenzio nelle sue sommità fiorite, anche i galbuli dello Juniperus communis; le radici di
Gentiana lutea; radici e rosette di foglie basali della Gentiana acaulis; l’Achillea herba-rota
var. moschata, raccolta nella zona del passo Gavia; le foglie di Tussilago farfara, colte nei
pressi di Vione (7).
“Principale forma di sfruttamento delle piante officinali” è stato detto riguardo alle distillerie,
ma non unico: sempre nel comune edolese era attivo un commercio di frutti del Vaccinium
myrtillus verso la Valtellina, interi autocarri venivano caricati di cassette da 5 kg; al
raccoglitore, nel 1937, il ricavo era di 0,70 £ al kg, considerando che il salario, allora
quindicinale, di un giovane operaio nelle fabbriche tessili camune ammontava a circa 20 – 30
23
£, ben si può comprendere quanto fosse di notevole aiuto al reddito familiare la raccolta
periodica di mirtilli; inoltre è da menzionare, sempre nel medesimo comune, la partita di
foglie secche di Uva ursina, oltre i 50 quintali, che nel 1935-36 partì per la Germania. (7).
Nella valle di Lozio, sino agli 30 del ‘900, si era sviluppata, per iniziativa di un immigrato
dalla Francia, la raccolta di Cetraria islandica, foglie di Tussilago farfara nel loro completo
sviluppo, Fraxinus excelsior nella parte delle foglie, foglie di Juglans regia, cime fiorite di
Polygala vulgaris, capsule seminifere (raccolte in primavera) di Colchicum autumnale,
capolini di Anthyllis vulneraria, rizomi di Veratrum album var. lobellianum (pagati nel 1922,
previa essiccazione, £1,50 al kg), cime fiorite di Artemisia absinthium, radici e rosette di
foglie basali di Gentiana acaulis; il tutto veniva poi conferito ai maggiori centri italiani (7).
Pure nel vicino centro di Malegno la raccolta di queste specie era diffusa, si aggiungevano
però le radici di Aconitus napellus per la cui ricerca ci si spingeva sin ai pascoli pingui di
Bazena (7).
Lo sviluppo di un utilizzo economicamente redditizio della flora officinale in Valle
Camonica sembra quindi aver mosso i suoi primi passi negli anni fra le due guerre,
successivamente non vi sarà però seguito.
Nella tabella seguente vengono riportati i dati economici del mercato erboristico del comune
di Edolo nel 1935-36 tratti dall’indagine condotta dal Dott. C. Malagoli nel 1938 (7)
24
Tab.2: dati economici del mercato edolese
SPECIE Termine usato
da Malagoli
nell’inchiesta
Droga richiesta
secondo
Malagoli
Media annua
commerciata
(kg)
Prezzo
pagato ai
raccoglitori
(£/kg)
Prezzo di
rivendita
(£/kg)
Achillea herba-
rota All.
Achillea moscata Fiori 50 12 16
Achillea herba-
rota All. var.
moschata Wulf
Achillea moscata Pianta intera 200 7,50 10
Achillea
millefolium L.
Achillea
millefoglie
3000 0,90 1,20
Aconitus napellus
L.
Aconito Foglie 300 2 2,50
“ Napello Radice 600 4 5
Antennaria dioica
Gaertn.
Auntunazio
idioica
300 6 7,50
Anthyllis
vulneraria L.
Antillide
vulneraria
700 2 2,50
Arctostaphylos
uva-ursi Spr.
Uva ursina 25000 _
5
variab.
Arnica montana
L.
Arnica montana 200 5 6,50
Artemisia vulgaris
L.
Artemisie Foglie monde 800 0,70 1,20
Asperula Asperula odorata 500 0,75 0,90
5
Il prezzo è molto variabile: da un massimo di 2,80 £/kg scese a 1,10 £/kg, e scese ulteriormente, rendendo non
redditizia la raccolta (7).
6
L’Asperula odorata L. a cui il termine dell’inchiesta si riferiva non è comune in Valle Camonica (così neppure nel
bresciano), mentre lo è l’Asperula cynanchica. A convalida dell’interpretazione suddetta sta il prezzo poco rilevante e
25
cynanchica L.
6
Betula alba L. Betulla Foglie 5000 0,65 0,85
Cetraria islandica
L.
Lichene bianca 700 0,80 1
Colchicum
autumnale L.
Colchico Semi 25 6 7
Equisetum
arvense L.
7
Coda cavallina 1000 0,90 1,20
Gentiana acaulis
L.
Genzianella Pianta intera 300 1,20 1,50
Gentiana lutea L. Genziana Radice 2500 1,20 1,50
Gentiana punctata
L.
8
“
“
“
“
“
Glechoma
hederacea L.
Edera terrestre 200 0,70 0,95
Hypericum
perforatum L.
Ipericum
perforatum
300 1 1,20
Juglans regia L. Noce Foglie 700 0,70 0,90
Juniperus
communis L.
Ginepro Bacche 600 1 1,20
Matricaria
chamomilla L.
9
Camomilla
romana
Fiori 20 _
10
Parietaria
officinalis L.
Parietarie Foglie 500 0,90 1,40
l’ingenza della raccolta, oltre che all’asserzione del relatore secondo cui la specie sarebbe comune in tutte le località (7).
7
Probabilmente anche altre specie, di cui le più frequenti nell’ambiente sono: Equisetum palustre L., Equisetum pratense
Ehrh., Equisetum silvaticum L. (7)
8
La Genziana punctata è più diffusa di quella di quella lutea, a cui l’inchiesta si riferiva benché non specificato, e la
raccolta era operata di solito promiscuamente (7).
9
L’inchiesta si riferiva all’Anthemis nobilis L., ma tale specie erbacea non è reperibile nell’ambiente (7).
10
Le offerte erano modeste, il che non ha fatto decollare l’incremento alla raccolta (7).
26
Plantago major
L.
11
Piantaggine 2000 0,70 0,90
Polystichum filix-
mas Roth.
Felce maschio Radice 10000 0,70 0,90
Primula elatior
Hill.
12
Primule Fiori 100 4,50 5,25
Sambucus nigra
L.
Sambuco Groppelli 700 3 4
Stachys officinalis
Trev.
Betonica Cime fiorite 200 0,80 1
Sticta pulmonaria
Asch.?
13
Lichene nera ? ? ?
Teucrium
chamaedrys L.
Camedrio Pianta intera 300 1,50 2
Thymus serpyllum
L.
Timo serpillo 800 0,70 0,90
Tilia europaea L. Tiglio Fiori 50 4 4,50
Tussilago farfara
L.
Farfara Fiori 100 5 6
“ Tussilagine Foglie 500 0,50 0,70
Urtica dioica L. Ortica dioica 1000 0,65 0,80
11
Probabilmente promiscua ad altre specie: Plantago lanceolata L., Plantago media L. (7).
12
La specie raccolta è stata identificata con la Primula elatior Hill., poiché la pianta classica, Primula officinalis Hill., è
poco frequente in Valle Camonica e largamente rappresentata da forme ibride fra le due (7).
13
Non appare distinta dalla Cetraria islandica nei dati forniti, ma va probabilmente esclusa essendo entità rara in zona
(7).