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in scena. Il pubblico da parte sua era molto esperto, prediligeva le ultime
novità, conosceva gli impianti compositivi del melodramma e sapeva ricono-
scere il genio di un nuovo compositore come la raffinatezza degli allestimenti e
il talento artistico dei cantanti; esso trascorreva le proprie serate a teatro a
prolungamento della cena appena consumata fra le pareti domestiche.
In particolare si diceva che il pubblico modenese avesse gusti particolar-
mente raffinati dati dall'abitudine a spettacoli degni di una capitale, a prezzi
irrisori e a un livello degli allestimenti sempre molto elevato: il pubblico non
avrebbe accettato di meno. Vale la pena credo di addentrarsi in quel mondo
che ancora fu generoso nei confronti delle arti della scena per scoprire come
era organizzata l'attività del teatro, chi vi prestava la propria opera, quali
gli attori economici coinvolti oltre al comune, agli impresari e ai capocomici
e quale il ruolo di ciascuno rispetto all'attività teatrale. Quali i risultati
economici delle stagioni in relazione alla qualità degli spettacoli proposti e
al successo di pubblico e di critica, di un teatro posto alla periferia delle
maggiori piazze teatrali d'Italia.
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Capitolo 1
Il teatro dell'Illustrissima
Comunità di Modena
1.1 Il primo teatro "dell'Illustrissima Comunità di Modena"
Nel 1817 il comune di Modena per la prima volta entrò in possesso di un
teatro della città, il teatro pubblico di "Via Emilia". La tradizione di questo
teatro risaliva al 1643, anno in cui venne costruito per volere della famiglia
Valentini con l'intento di farvi rappresentare le commedie. Era posto ad
angolo fra rua Granda e via Claudia (le attuali via Farini e via Emilia). La
cessione nel 1817 del teatro alla Comunità di Modena, fu l'ultima di una
serie di tappe che lo vide cambiare di proprietario diverse volte, sempre as-
sumendo per proprio il cognome della famiglia che lo possedeva (Valentini,
Fontanelli, Rangone). Nel 1807 la famiglia Rangone lo cedette ai palchetti-
sti, accordando loro il diritto di gestirlo come "padroni assoluti"
1
,
il teatro
cambiò ancora una volta nome e divenne teatro di "via Emilia" .
I palchettisti assunsero la proprietà e la gestione del teatro mettendo in
scena ogni anno tre cicli di spettacoli. Questo fino al 1816 tempo in cui
1
"Arte musica e spettacolo a Modena nell'800", Quaderni dell'archivio storico di
Modena, collana a cura di Aldo Borsari, 1996.
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Il teatro dell'Illustrissima Comunità di Modena
l'edificio mostrava segni di decadimento e così come era accaduto altre volte
durante i secoli precedenti necessitava di un intervento di manutenzione
straordinaria. I palchettisti chiesero consiglio al Governatore sul da farsi
perché essi non si sentivano più in grado di assicurare al pubblico i tre cicli
di spettacoli e non desideravano affrontare la spesa richiesta dalla ristruttu-
razione dell'edificio. Rinunciarono così alla proprietà del teatro ed esposero
al Governatore della Provincia i loro desiderio di "porre il teatro nelle mani
del Duca", di regalare quindi il teatro al Duca affinché potesse lui decidere
della sorte dello stesso.
Da quando, nel 1814, il Governatore stesso aveva cessato di concedere
l'estrazione delle tombole in teatro, "per salvaguardare il bene della popo-
lazione"
2
,
allo stesso tempo aveva tolto agli impresari, una fonte di profitto
su cui contare. La consuetudine di estrarre le tombole in teatro era iniziata
durante il periodo napoleonico ed era entrata a far parte dell'economia della
produzione degli spettacoli. Dalla lettera dei palchettisti si comprende che
proprio quella fonte di reddito aggiuntiva costituiva per gli impresari una
fonte di reddito imprescindibile, senza la quale era messa in forse la loro
possibilità di sostenere l'impegno di produrre gli spettacoli, il cui risultato
economico variava di stagione in stagione.
Il Duca resosi conto che i palchettisti non potevano più occuparsi del
teatro di "via Emilia" ritenne che la Comunità di Modena sarebbe stata in
grado di farlo; decise quindi di offrirle il teatro. La Comunità fu grata al
Duca per l'onore concessole di possedere un teatro proprio e "mettersi alla
pari"
3
con altre città che già da tempo ne possedevano uno. Il teatro di
"via Emilia" venne quindi restaurato con la partecipazione del Duca e del
2
Fondo: Archivio Austro-Estense, serie: Governatorato, protocollo, anno 1814,
Archivio di Stato di Modena (ASMO).
3
Fondo: Archivio Austro-Estense, serie: Governatorato, protocollo, anno 1816,
ASMO.
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1.2 Una nuova sede per il teatro dell'Illustrissima Comunità
comune e inaugurato nel giugno del 1817 come il teatro "dell'Illustrissima
Comunità di Modena" . Il comune di Modena divenne quindi proprietaria di
un teatro allorquando sia le famiglie modenesi sia un gruppo di palchettisti
dichiararono, ognuno a suo tempo, di non poter più fare fronte al manteni-
mento e alla conduzione del teatro ed anche il Duca, da parte sua, non si
accollò l'impegno della gestione di un grande teatro "pubblico", da inten-
dersi tale in quanto aperto al pubblico, accezione che gli era stata propria
fin dal XVIII secolo.
1.2 Una nuova sede per il teatro dell'Illustrissima Comunità
Era il 1838 quando ancora una volta il vecchio teatro di "via Emilia" impose
interventi straordinari di manutenzione, dai sopralluoghi effettuati risultava
che le spese da sostenere sarebbero state ingenti ed il luogo in cui si trovava
il teatro risultava essere angusto e non adatto ad eventuali ampliamenti.
Queste ed altre le ragioni portarono la Comunità di Modena a decidersi
di impegnarsi nella costruzione di un teatro nuovo. Modena era la capitale
di un piccolo Ducato e la città dal punto di vista architettonico era in
espansione; diversi i palazzi nuovi in costruzione rendevano maggiormente
visibile la vetustà dello stabile del teatro. Se non si fosse posto rimedio a
tale situazione, certamente il teatro avrebbe posto la città in posizione di
minoranza rispetto a città anche più piccole, anche se "solo in questo servi-
zio pubblico"
4
.
Per migliorare la comodità del pubblico, per assicurarne una
migliore sicurezza all'interno del teatro oltre che per ragioni di prestigio, il
comune, dietro consiglio del Governatore e della Direzione agli spettacoli e
con il consenso del Duca pose mano alla costruzione di un teatro nuovo. Le
condizioni per riuscire nell'intento erano legate al reperimento di fondi
bastanti almeno per l'avvio dei lavori. Uno dei tre componenti la Direzione
4
Fondo: Prodotte degli atti della Comunità, serie: Atti di amministrazione generale,
filza n.437, Archivio Storico del comune di Modena (ASCMO).
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Il teatro dell'Illustrissima Comunità di Modena
agli spettacoli, redasse assieme al Ministro di Buon Governo, un piano da
presentare ai palchettisti. Nello stesso vennero fissate le condizioni di ven-
dita dei palchi del vecchio teatro e quelli di acquisto di altrettanti palchi
nel teatro da edificarsi. Il prospetto, redatto e presentato ai palchettisti per
mezzo del Podestà di Modena, prevedeva la rivalutazione dei palchi di pro-
prietà nel vecchio teatro, fissava i prezzi dei palchi nel nuovo teatro e dava
ai vecchi palchettisti diritto di prelazione nell'acquisto di un palco nuovo.
Coloro che non fossero stati propensi ad acquistare i nuovi palchi avreb-
bero comunque trovato un acquirente dei loro vecchi palchi nel comune, al
prezzo presentato nel piano, mentre coloro che avessero scelto di usufruire
del diritto di prelazione avrebbero goduto di un sovrapprezzo di vendita dei
vecchi palchi dell'8%, rispetto ai prezzi presentati dal piano. Per i palchi nel
nuovo teatro non venne prevista alcuna differenza di prezzo fra i palchi di
proscenio e quelli più distanti dalla scena, mentre le differenze furono imposte
secondo i diversi ordini di palco, i più costosi rimasero infatti quelli dei primi
due ordini (vedi tab. 1.1). Una volta entrati in possesso dei rispettivi palchi, ai
palchettisti non sarebbe stato richiesto alcun canone per assistere a
qualsiasi tipo di spettacolo che fosse stato organizzato in teatro oltre al
prezzo del biglietto di ingresso o all'abbonamento, mentre a loro spettavano
le spese di mantenimento e pulizia dei palchi. Agli stessi venne richiesto un
contributo iniziale non indifferente per passare dal vecchio al nuovo teatro.
Ad un mese dalla lettera dal podestà di Modena ai palchettisti in cui si
annunciava la determinazione del comune ad orientarsi verso la costruzione
di un nuovo teatro, la maggior parte degli stessi aveva accettato di permu-
tare i vecchi palchi con quelli nuovi. Il Duca chiese per sé il palco grande
centrale, un palco doppio ed uno attiguo corrispondente nel secondo ordine e
due palchi nel terzo ordine e pagò il palco doppio del secondo ordine e i
palchi del terzo ordine. Il comune quindi donò alla corte il palco grande
centrale e il terzo palco del secondo ordine. In seguito all'adesione dei pal-
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1.2 Una nuova sede per il teatro dell'Illustrissima Comunità
chettisti il comune ebbe la rassicurazione di ottenere i fondi per iniziare i
lavori di costruzione.
Tabella 1.1: Prezzi dei palchi del Vecchio e
del Nuovo teatro Comunalea
Prezzi nel Vecchio Teatro lire modenesi
palchi a pianterreno di facciata 5.000
palchi a pianterreno laterali 4.000
palchi nel lo ordine di facciata 6.000
palchi nel lo ordine laterali 4.500
palchi nel 2o ordine di facciata 5.000
palchi nel 2o ordine laterali 4.000
palchi nel 3o ordine di facciata 3.500
palchi nel loggione di facciata
1.000
Prezzi nel Nuovo Teatro lire modenesi
palchi nel lo ordine 13.000
palchi nel 2o orine 13.000
palchi nel 3o ordine 12.000
palchi nel 4o ordine 10.500
palchi nel loggione 4.600
a
Dati tratti da: Fondo: Prodotte degli atti della
Comunità, serie: atti di amministrazione gene-
rale, filza n.437, Archivio Storico del comune di
Modena (ASCMO).
1.2.1 Uno sguardo all'edificio
Una breve descrizione dell'edificio e del suo interno possono aiutare a far-
si un'idea del lavoro compiuto e tratteggiare le caratteristiche di uno dei
principali teatri d'opera in Italia, di cui ancora oggi si possono apprezzare
l'ottima acustica, la proporzione delle parti e la finezza delle rifiniture. Fu
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Il teatro dell'Illustrissima Comunità di Modena
innanzitutto la costruzione di un teatro d'opera da parte di artigiani ed ar-
tisti tutti modenesi; fu un punto di orgoglio e una precisa scelta quella di
contattare soltanto modenesi. Appartenevano alla capitale del piccolo Du-
cato oltre all'architetto, i pittori, i decoratori, gli scultori, cui si aggiunsero
due compositori che musicarono due opere appositamente per la stagione
inaugurale.
I lavori di costruzione del "Nuovo teatro dell'illustrissima Comunità di
Modena" iniziarono il 21 maggio 1838, il comune aveva acquistato una doz-
zina di case vetuste, lungo corso Canal Grande, che a suo giudizio potevano
essere sacrificate per dar posto all'edificio del nuovo teatro. Il luogo depu-
tato alla sua costruzione fu scelto in base a criteri di appartenenza al centro
della città e di minor sacrificio di abitazioni da abbattere.
Il consiglio dei conservatori invitò l'architetto di corte, ad assumersi l'in-
carico della progettazione del teatro e della direzione dei lavori di costru-
zione. Per tre anni l'architetto si adoperò alacremente e con arte, assieme
agli artigiani e agli artisti, per ultimare l'opera a tempo di record. Ancora a
tempo di record il pittore Adeodato Malatesta dipinse il sipario, formato da
duecento metri quadri di tela raffigurante il duca Francesco I D'Este in
visita ad un teatro da lui fatto edificare a Ferrara, similmente il pittore
Luigi Manzini dipinse un sipario di secondo livello, detto "comodino",
raffigurante Torquato Tasso accolto da una nobile famiglia modenese.
Dal materiale dell'epoca si ricava che furono anni di intenso lavoro, non
privi di discussioni e di qualche incomprensione, l'architetto infatti pose mano
al cantiere del teatro senza avere presentato ai conservatori del comune o ad
altri alcun disegno che desse un'idea di come sarebbe stato il teatro una volta
ultimato. Il maggior teatro della città venne eretto senza che i modenesi
potessero confrontarsi con un progetto su carta, che non fossero alcune note
spedite al podestà del Comune. Ad opera ultimata rimase solamente lo
stupore e la meraviglia espressi da parte sia della popolazione che degli
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1.2 Una nuova sede per il teatro dell'Illustrissima Comunità
esperti per il lavoro svolto con arte, dovizia di particolari, completezza ed
organizzazione.
L'area complessiva a disposizione per la costruzione del teatro rimase di
2300 metri quadri, purtroppo non si riuscì ad ottenere maggiore spazio: la
mancanza di spazio frustrò i desideri dell'architetto soprattutto per quanto
riguardava la profondità, infatti lo spazio era delimitato da due strade, una
sul fronte e l'altre sul retro del teatro. Si scelse di restringere i fondali e
costruire un atrio piccolo, ed anche così si dovette avanzare di un paio di
metri la facciata rispetto al perimetro dei palazzi a lato.
La pianta del teatro, concepita di forma rettangolare, presentava tre ali
laterali, di cui due allargavano il lato orientale, mentre la terza allargava il
lato meridionale dello stabile.
La facciata principale, posta ad est, fu composta da un portico armato
su 10 colonne doriche, in stile rustico a mattoni a vista, il primo piano fu
composto da un finestrato sovrastato da un ordine jonico che portava ad
un attico finestrato ai lati, mentre la parte centrale, che corrisponde alle
tre arcate centrali del portico, fu ornata con una grande tavola di marmo
bianco e da due corone d'alloro. Ancora al fastigio fu posta una statua
rappresentante il "Genio di Modena", sotto le spoglie di un giovane alato,
che regge in mano una fiaccola mentre con l'altra incorona uno scudo su
cui appare scolpito lo stemma di Modena con le trivelle, a lato dei suoi
piedi furono posti strumenti musicali e maschere teatrali, l'estremità del
frontone fu correlata da due tripodi. La facciata fu adornata ed alleggerita
da tre colonne in marmo poste davanti alle tre colonne centrali del porti-
co, che sostenevano una balconata, ad adornare le tre finestre centrali del
primo piano, sul muro fra le dette finestre furono richiamate a bassorilevo
tre colonne che accompagnavano verso l'ordine jonico e quindi alla tavola
di marmo e al "Genio di Modena". La facciata venne rifinita e caratte-
rizzata da bassorilievi sovrastanti ciascuna delle finestre del primo piano,
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Il teatro dell'Illustrissima Comunità di Modena
che rappresentavano altrettante scene tratte da drammi e tragedie; da un
melodramma e da una favola di autori italiani.
Le chiavi delle arcate del portico furono sovrastate da teste raffiguranti
diversi personaggi teatrali, mentre le volte delle tre arcate centrali furono
adornate da rosoni in bassorilievo. I bassorilievi esterni al teatro continua-
vano con strumenti musicali che sovrastavano due delle tre porte centrali.
Infine una serie di bassorilievi partivano dal lato meridionale fino a quello
di settentrione ed avevano per soggetto un drammaturgo e un compositore
modenesi, seguiva l'immortale Goldoni, per terminare con Luigi Riccoboni
grande riformatore del teatro italiano e francese.
L'ingresso al teatro fu costruito nella parte sinistra del lato di settentrio-
ne, lungo quel lato il portico si allungava per tre archi, che oltre a completare
la facciata servivano da riparo per il pubblico che si apprestava all'ingres-
so con le carrozze. L'ingresso si apriva su un vestibolo e una grande scala
che portava al palco centrale della corona, all'ufficio dell'agenzia teatrale
e alle sale del ridotto. Dal vestibolo si passava all'atrio piccolo per l'in-
gresso dei pedoni, da qui si accedeva all'ufficio del bollettario, al gabinetto
dell'agenzia, alla postazione del corpo di guardia e quindi all'atrio grande.
Sull'atrio principale di forma ellittica, si aprivano le tre porte centrali
della facciata, utili al deflusso del pubblico al termine degli spettacoli, da
un lato si accedeva alla stanza adibita alla vendita dei biglietti e all'ingresso,
mentre dall'altro si apriva la porta che dava alle stanze del caffè. Di fronte
alcuni gradini ed un andito accompagnavano l'accesso alla platea, mentre ai
lati si aprivano due porte per parte che accompagnavano alle scale e quindi
ai corridoi che su ogni piano corrono lungo i fianchi del teatro e attraverso i
quali si accedeva ai palchi. Le decorazioni dell'atrio erano formate da una
serie di pilastri di ordine jonico, il vano delle due porte laterali d'ingresso
fu arricchito da bassorilievi rappresentanti Apollo assieme alle tre Grazie e
a diversi fanciulli alati. Sulla volta dell'atrio furono dipinte al centro due
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