Capitolo I
La formazione degli adulti nella
società della conoscenza.
In aula, fuori dall’aula, oltre l’aula.
“Quando un’opera sembra in anticipo sul suo tempo,
è vero invece che il tempo è in ritardo rispetto all’opera”.
Jean Cocteau
1.1. “Apprendere e imparare, sempre e di continuo”
Agli inizi dell’ultimo decennio del secolo scorso,
l’impulso di due grandi movimenti, da un lato la
globalizzazione, interdipendenza crescente fra
economie del mondo ed emersione di una “economia
globale”, dall’altro la rivoluzione tecnologica, avvento
di Internet e delle nuove tecnologie dell’informazione e
della comunicazione, ha radicalmente mutato le
culture, le società, le consuetudini e le politiche del
pianeta.
La rivoluzione tecnologica che prende il via dagli Stati
Uniti dove l’economia, migliorando efficienza e
produttività, ne riceve benefici immediati, spinge nel
2000 l’Unione Europea, a condividere e promuovere
l’obiettivo strategico «diventare l’economia basata
sulla conoscenza più competitiva e dinamica del
7
mondo, in grado di realizzare una crescita economica
sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una
1
maggiore coesione sociale».
La strategia di Lisbona si traduce subito in azioni a
favore della ricerca scientifica, dell’istruzione, della
formazione professionale, dell’accesso a Internet;
mutamenti strutturali, sostenibili e fruibili anche per
le generazioni future.
Diventare quindi una società digitale, ma anche
dell’informazione e della conoscenza. La spinta verso
la società della conoscenza rafforza in parallelo
iniziative, politiche e piani a sostegno di una
formazione continua lungo tutto l’arco della vita: LLL,
acronimo dell’espressione anglosassone Life Long
Learning.
Il lifelong learning richiede una formazione
personalizzata e meno strutturata, rivedendo la
distinzione tra apprendimento formale e informale e il
ruolo che la rete e i media rivestono nei processi di
2
socializzazione e costruzione del sé.
Ma «la globalizzazione, le nuove tecnologie e gli
3
sviluppi demografici costituiscono una sfida enorme».
Una sfida che chiama in causa, primi fra tutti, i
sistemi di istruzione e formazione, imponendo loro
l’impegno sociale ed educativo di avviare un processo
che incoraggi le persone ad un apprendimento lungo
tutto l’arco della vita, stimolato da progettualità
1
In internet, Consiglio Europeo, Trattato di Lisbona, 2000
URL, http://europa.eu/lisbon_treaty/glance/index_it.htm
2
J. FIELD, M. LEICESTER, Lifelong learning: education across the lifespan, New
Fetter Lane, London, 2000
3
J. FIGEL, Membro della Commissione Europea, Istruzione, Formazione, cultura e
multilinguismo.
8
rinnovate e dal sostegno volto ad accompagnare il
cambiamento attraverso la qualità dei servizi e delle
prestazioni.
Presupposto individuato per l’efficacia di queste azioni
è quello di facilitare e rendere l’apprendimento
accessibile, flessibile e aperto, adattabile ai tempi di
lavoro, personalizzato o personalizzabile, utile e
praticabile. Il computer e la oramai generalizzata
familiarità con le tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (Tic) rappresentano per questo, come
continueranno a rappresentare, non solo gli
strumenti ma un quadro entro il quale è e sarà
possibile pianificare il futuro di qualsiasi intervento a
favore della formazione continua per l’impatto e
l’utilità straordinaria che essi esercitano, specie nei
contesti dell’apprendimento e dell’insegnamento a
distanza.
4
«Apprendere e imparare, sempre e di continuo». Al di
là del segnale d’attenzione dato dall’Unione Europea,
il progetto dell’apprendimento continuo è prima di
tutto divenuto un imperativo personale.
L’apprendimento non è più definito trasmissione e
accumulo di contenuti: i soggetti devono diventare
pienamente protagonisti del mutamento, facendo
della formazione la leva strategica della loro crescita e
dell’innovazione la chiave del processo di
5
trasformazione. Realizzare una lifelong education
richiede la capacità di integrare diverse modalità
didattiche aperte e flessibili in un’ottica
4
E. KNASEL , J. MEED , A. ROSSETTI, Apprendere sempre. L'apprendimento
continuo nel corso della vita, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002, pag. 23
5
Ibidem, pag. 97
9
multidimensionale e reticolare, per un apprendimento
significativo in cui il soggetto è attivo e responsabile
della strutturazione del proprio sapere, saper fare e
saper essere scegliendo, in prima persona, il proprio
6
percorso formativo.
Come suggerisce Quaglino: «La formazione di cui c’è
veramente bisogno è una formazione per la persona,
senza altre e ulteriori destinazioni, né professionali,
7
né organizzative».
Vi è in questo un atteggiamento di generalizzata
individuale consapevolezza della difficoltà a gestire e
ad affrontare la complessità, la pluralità dei ruoli,
l’innovazione, l’interculturalità, la società multilingue,
la transizione, ma non senza un impegno personale di
riflessività; un dovere evolutivo e sociale di persona
che vuol continuare ad essere protagonista e
partecipe dei cambiamenti della società in cui vive e
agisce. Ma con quali strumenti?
La vita è un processo cognitivo: vivere significa
conoscere e conoscere significa vivere. Protagora
stesso ci insegna che «l’uomo è la misura di tutte le
cose, di quelle che sono per quello che sono, di quelle
8
che non sono per quel che non sono».
Parlavamo di rivoluzione digitale che ha trasformato e
continua a rimettere in gioco i nostri modelli e i tempi
della nostra vita per essere riletti, riallineati,
contestualizzati e contemporaneizzati.
6
A. CALVANI, Educazione, comunicazione e nuovi media. Sfide pedagogiche e
cyberspazio, Utet, Torino, 2001
7
G.P. QUAGLINO, Scritti di formazione 3. 1991-2002, Franco Angeli, Milano, 2006
8
In internet, URL, http://it.wikipedia.org/wiki/Protagora
Verificato il 7 ottobre 2009
10
Ed effettivamente questo passaggio epocale, nel quale
le regole con cui siamo stati educati e le nostre stesse
abitudini mentali vengono, come dire,“liberalizzate”,
non avrebbe futuro se non venisse interiorizzato
cognitivamente e rielaborato creativamente.
Lo sviluppo della società dell’informazione interattiva
e della conoscenza pone quindi, subito, il problema di
una nuova creatività concettuale sulla cui base
condurre i nostri percorsi di crescita e di
9
adattamento.
In effetti il processo della costruzione creativa della
conoscenza, ha accentuato la sua evoluzione, proprio
quando il sistema di riferimento è entrato in relazione
al nuovo medium interattivo, Internet. Qui agiscono
elementi quali la velocità di connessione delle
informazioni, l’accelerazione dei sistemi di codifica e
decodifica cerebrale, la digitalizzazione di qualunque
messaggio che stimola l’apprendimento
multisensoriale, il World Wide Web che determina un
processo dinamico di estensione della riflessione, tutti
elementi che spingono verso una modificazione del
nostro essere, verso una ri-polarizzazione concettuale
dei nostri comportamenti e una rielaborazione delle
modalità con cui dare concretezza ai nostri progetti di
10
vita. Cambiamenti che stanno incoraggiando,
all’interno dei processi di globalizzazione e delle
informazioni interattive, il superamento delle
personali abitudini e attitudini tradizionali, agendo
come richiamo della coscienza per una costruzione
9
B. ROSSI, Pedagogia delle organizzazioni. Il lavoro come formazione, Guerini
scientifica, Milano, 2008, pag. 144
10
Ibidem, pag. 146
11
cognitiva più adeguata al contemporaneo sistema
globale interattivo, il cosiddetto “villaggio globale”.
Oggi, saper utilizzare le nuove tecnologie interattive
non è semplicemente un’opportunità, ma rappresenta
un elemento funzionale e necessario per abitare gli
spazi della vita pubblica e privata, il villaggio globale,
e per far parte della “cittadinanza digitale”.
Ritornando allora al tema e all’interrogativo posto,
soffocati come siamo da ritmi di vita pressanti,
laddove il tempo e lo spazio per “apprendere”
diventano categorie impraticabili nella loro essenza
filosofica e nella loro stessa natura, a quali risorse
attingere che possano essere immediatamente
praticate e che possano corrispondere alle esigenze di
apprendimento della persona, just in time?
I modelli formativi classici, che non vanno di certo
barattati con nulla nel loro essere solidi legami
tradizionali di riferimento, non bastano, tuttavia, ad
assicurare le esigenze di life long learning del singolo e
della learning society.
Allontanando ogni sospetto di banalità, va subito
detto che l’innovazione tecnologica, internet e i suoi
derivati, non rappresenta il demiurgo storico che
regola le necessità dell’uomo “moderno”, esso va solo
acquisito come dato reale della nostra
“contemporaneità”, come fonte da sfruttare. Nella
fattispecie, va acquisito come risorsa “altra”, da
utilizzare come pezzo di un insieme che può
contribuire a risolvere quei bisogni di LLL, da cui
siamo partiti.
Veniamo al punto.
12
La diffusione di Internet e il progresso delle tecnologie
multimediali, la crescente articolazione dei profili
professionali, la riconversione dei processi produttivi
e loro trasformazioni, la richiesta di flessibilità del
mercato del lavoro, pongono, quanto mai ora e
innegabilmente con un atteggiamento di maggiore
consenso, la formazione a distanza e l’e-learning,
come interessanti opportunità al bisogno di
formazione e aggiornamento professionale continui,
proprio nell’ottica del richiamo a rendere
l’apprendimento facilmente e immediatamente
“accessibile lungo tutto l’arco della vita”.
Facciamo chiarezza però. L’e-learning, come noto, è
un settore applicativo della tecnologia
dell’informazione che, via Internet, distribuisce online
contenuti didattici multimediali diversificati, fornisce
formazione sincrona e/o asincrona agli utenti che
possono così accedere ai contenuti in qualsiasi
momento e da ogni luogo, incoraggia e anima
l’apprendimento condiviso e collaborativo. Spesso,
erroneamente, si identifica l’e-learning con qualsiasi
tipo di formazione erogata tramite tecnologia, ad
esempio con la Formazione a Distanza. Non è così. Ad
esempio la componente Internet e/o web e la
presenza di una tecnologia specifica, definita in tempi
recenti (parliamo della piattaforma tecnologica o Lms,
11
learning management system), distingue già da
subito l’e-learning dalla Fad. Nell’e-learning il
11
In internet, URL, http://it.wikipedia.org/wiki/Learning_management_system
Un learning management system (LMS) è la piattaforma applicativa (o insieme di programmi) che
permette l'erogazione dei corsi in modalità e-learning. Il learning management system presidia la
distribuzione dei corsi on-line, l'iscrizione degli studenti, il tracciamento delle attività on-line.
Verificato il 7 ottobre 2009
13
paradigma della conoscenza è di tipo costruttivista
(Web Based Training), nella Fad l’apprendimento è
preminentemente trasmissivo (Computer Based
12
Training). Per questo si parla di e-learning di terza
generazione (o evoluzione) rispetto alla formazione a
distanza. Ci sarebbe molto da dire sui concetti, gli
oggetti, la natura e gli usi dell’e- learning, ma non è
questa la sede.
Nello scenario dell’economia della conoscenza, diventa
necessario intendere lo sviluppo considerando il
territorio come spazio dinamico ed evolutivo che va
arricchito di opportunità di apprendimento per tutti i
soggetti che vi operano, a livello di singoli individui,
imprese ed istituzioni.
Ciò nella visione che l’innovazione delle competenze e
delle conoscenze rappresenti la base dello sviluppo
del contesto nazionale e locale, in rapporto allo
13
scenario competitivo globalizzato. In questo senso,
la crescita del livello delle conoscenze e delle
competenze, siano esse individuali, aziendali o
territoriali, sta rappresentando la finalità comune su
cui si va concentrando l’impegno dei sistemi della
formazione, dell’istruzione e del lavoro, coinvolgendo
12
In internet, URL, http://it.wikipedia.org/wiki/Computer_Based_Training
Il Computer Based Training o CBT ("insegnamento basato sul computer") è un metodo di
insegnamento basato sull'uso di speciali programmi didattici per computer o di altro software
dedicato (in forma di CD-ROM, DVD-ROM e così via). Può essere applicato nella formazione a
distanza o nel contesto di un apprendimento autodidatta. Per ovvi motivi, si tratta di un approccio
particolarmente efficace per insegnare l'uso di applicazioni software; quasi tutte le applicazioni
moderne sono dotate di un in linea che si può considerare un esempio di software per il CBT.
Sono tuttavia diffusi anche programmi per lo studio delle lingue o di altre materia non informatiche.
Il CBT in senso stretto può evidentemente coesistere ed essere integrato con altre forme di
insegnamento che impiegano il computer in altri modi, per esempio la formazione a distanza con l' e-
learning. Verificato il 7 ottobre 2009
13
B. ROSSI, Pedagogia delle organizzazioni. Il lavoro come formazione, Guerini
scientifica, Milano, 2008, pag. 194
14
tutorial
in tale azione i diversi attori del territorio operanti
nelle diverse sfere di competenza.
Un’ulteriore tendenza che va evidenziandosi in
termini generali, sta poi riguardando lo sviluppo di
nuovi segmenti del sistema formativo, si tratti di
filiere, canali formativi, o di modalità integrative in cui
sono organizzati i percorsi tradizionali di
apprendimento.
Grazie alla possibilità di personalizzare i percorsi,
gestire in modo flessibile i tempi, i luoghi e i modi
dell’apprendimento, facilitare il confronto e lo scambio
di conoscenze attraverso le comunità di pratiche,
questo servizio può, in fieri, veramente produrre
apprendimento significativo, conoscenza condivisa,
educare all’assunzione di responsabilità e favorire la
14
crescita.
«La vera rivoluzione che caratterizza la nostra epoca
non è quella tecnologica, che è piuttosto
un’evoluzione, ma “l’autogestione” che ogni uomo
deve apprendere a fare di se stesso, “una rivoluzione
del costume umano” proprio perché adeguarsi al
cambiamento e gestirlo richiede alla persona,
15
atteggiamenti nuovi e senza precedenti».
Da qui ricomincia la sfida.
1.2. Formazione in aula, fuori dall’aula, oltre l’aula
Negli ultimi anni si è assistito a una grande
proliferazione di nuovi metodi “fuori dall’aula” quali,
ad esempio, l’outdoor, l’indoor, i giochi aziendali, il
14
Ibidem, pag. 198
15
P. DRUCKER, Le sfide di management del XXI secolo, Franco Angeli, Milano,
1999
15
teatro d’impresa, il coaching, il counselling, il
mentoring, l’e-learning, l’analogia scientifica e
16
letteraria, il cinema…
Parallelamente la formazione manageriale, centrata
prevalentemente sulla trasmissione delle
informazioni “in aula”, iniziava a declinare.
I tratti di questo scenario iniziavano già a
evidenziarsi all’inizio degli anni Novanta, quando
nelle aziende la sfida nel campo del management
delle risorse umane appariva afferire più all’area
comportamentale che a quella dei contenuti, vale a
17
dire più al saper essere che al saper fare.
La sfida delle risorse umane nel campo del
management afferisce in questi anni a fattori quali il
senso d’identità e di appartenenza organizzativa, la
fiducia relazionale, la capacità di operare
efficacemente in team, lo sviluppo dell’autoefficacia e
dell’empowerment, ecc.
Il testo di Daniele Boldizzoni e Raoul C.D. Nacamulli
ci dice anche che in questo stesso periodo, nell’area
della formazione, si assiste a un ulteriore fenomeno:
l’ibridazione fra attività di formazione e di
comunicazione. Questo fenomeno è strettamente
legato allo specifico momento storico attraversato
dalle aziende e per lo più legato ai processi della
globalizzazione, all’influsso delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione. Le
dinamiche della globalizzazione e la complessità del
mercato del lavoro richiedono alle persone di
16
D. BOLDIZZONI, R.C.D NACAMULLI, Oltre l'aula. Strategie di formazione
nell'economia della conoscenza, Apogeo,Milano, 2007, pag. 1
17
Ibidem, pag 2
16
riqualificarsi, cambiare lavoro, fare veri e propri salti
di qualità nasce l’esigenza di avere competenze
trasversali, di tipo ‘meta’; occorre pensare e
progettare una formazione che sia capace di dare
non conoscenze specifiche, ma strumenti flessibili
che consentano, a loro volta, agli individui di
apprendere durante l’intero corso della loro vita.
«Per l’organizzazione sempre più chiara appare la
necessità di stimare la conoscenza differenziale
competitiva e variabile fondamentale dello sviluppo
nonché fonte di ricchezza, e pertanto di acquisire
nuova conoscenza, valorizzarla e considerarla chiave
prioritaria di crescita, incrementarla e farla
“pubblica”, patrimonializzarla, porla in comune e
18
renderla facilmente disponibile e accessibile».
In ambito istituzionale ed organizzativo così come in
ambito formativo si rende necessario mobilitare il
soggetto stesso, le sue risorse, le sue capacità, la sua
energia, le sue possibilità reali di influenzare ciò che
lo riguarda, il suo ‘potere’.
In questo caso, con la parola ‘power’ non si riferisce
al potere esercitato da qualcuno su qualcun altro,
bensì all’empowerment, al potere ‘interno’,
caratteristico del mondo interiore della persona:
potere nel quale convergono fattori diversi e nuovi
quali
Energia, motivazione, sicurezza in sé, senso di
padronanza di sé. Diverse competenze e
metacompetenze assumono grande rilevanza in
relazione alla dimensione dell’individuo ed al
18
B. ROSSI, Pedagogia delle organizzazioni. Il lavoro come formazione, Guerini
scientifica, Milano, 2008, pag. 195
17
rafforzamento della sua sfera interiore: la
responsabilizzazione, la fiducia nell’uso delle proprie
competenze, il pensiero operativo positivo, la
flessibilità, l’innovatività, la capacità di saper
valutare e gestire le risorse disponibili, la fiducia
verso i futuri intervenienti, controllabili e non
19
controllabili. Tutto questo comporta la definizione
di dispositivi e modelli attivi di formazione in cui
giocano un ruolo centrale l’individuo in formazione
ed il processo stesso di apprendimento.
Il fatto di porre al centro del processo educativo i
discenti, intesi come soggetti attivi, ridefinisce
fortemente le competenze del docente, il quale da un
lato deve svolgere un’attività più strutturata
preparando materiale d’aula e pianificando
accuratamente la propria attività, dall’altro lato, si
trova davanti ad un processo più incerto e meno
prevedibile e quindi più affidato alle capacità
relazionali.
Infatti, in un contesto di didattica attiva le
dinamiche di apprendimento non riguardano solo ‘il
passaggio’ di contenuti, ma attengono anche ai
processi emotivi e relazionali dentro l’aula, i quali
debbono essere seguiti momento dopo momento,
nutrendoli, rinforzandoli e, ove risulti necessario,
contenendoli per evitare di perdere il controllo del
processo.
Negli anni novanta quindi la sfida è tutta rivolta
all’empowerment e alla comunicazione; i metodi
sono diversificati (outdoor, indoor, cinema, analogie,
19
D. BOLDIZZONI, R.C.D NACAMULLI, Oltre l'aula. Strategie di formazione
nell'economia della conoscenza, Apogeo,Milano, 2007, pag. 5
18
computer based training, comunicazione interna,
ecc.), potendo scegliere tra un’offerta metodologica
‘fuori dall’aula’ e una di ‘aula’, ciascuna delle quali
aspira ad operare in regime di monopolio.
Sono gli anni in cui il gruppo di formazione va
20
trasformandosi in team vero e proprio di lavoro.
Rispetto agli anni precedenti, al docente è richiesto
di essere un animatore in grado di gestire sia la
dimensione tecnica che quella psicologica dei
partecipanti, nonché un facilitatore dell’analisi e
razionalizzazione dell’esperienza vissuta (Fig.1).
«Il formatore deve prepararsi a questi appuntamenti
e imparare a usare modelli diversi e progettare
percorsi diversi, il più delle volte nelle stesse
organizzazioni che lavorano e apprendono
contestualmente, con la marcata esigenza di
revisione del ruolo stesso del formatore che spesso
deve saper valorizzare la riflessione dei partecipanti
sulle loro esperienze come modalità privilegiata di
trasformazione del sapere “tacito”, in conoscenze e
21
competenze consapevoli».
20
R. D.Di NUBILA, Saper fare formazione. Manuale di metodologia per giovani
formatori, Pensa MultiMedia, Lecce, 2005, pag. 50
21
G.P. QUAGLINO, Scritti di formazione 1978-1998, Franco Angeli, Milano, 1999
cit. in R. D.Di NUBILA, Saper fare formazione. Manuale di metodologia per giovani
formatori, Pensa MultiMedia, Lecce, 2005, pag. 49
19