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Introduzione
“…Quando accadrà di nuovo? Quali tra le mie emozioni sono vere?Qual è il mio vero io? Quello indomito,
impulsivo,caotico, carico di energie e pazzo? O quello timido, ritratto, disperato con idee suicide, destinato a
morire e stanco?”
K.R. Jamison “ Una mente inquieta”
Questa tesi è stata scritta con l’intenzione di approfondire il legame che sussiste tra uno dei principali
disturbi psichiatrici, il “Disturbo Bipolare”, e la presenza di comportamenti impulsivi e violenti. Diverse
osservazioni portano a considerare l’ “impulsività” tanto come un tratto quanto come un sintomo di
bipolarità: la mania, l’ipomania e gli stati misti sono condizioni fondamentalmente impulsive.
In particolare, nella prima parte del lavoro (Cfr.§1) viene analizzato il costrutto di impulsività,
complesso e multidimensionale, e ne vengono riassunte le molteplici definizioni. Si parte da una prima
definizione dell’impulso data dal padre della psicoanalisi nel 1905, alla “reazione immediata ad uno
stimolo dato dalle circostanze” di Murray nel 1938, alle ipotesi di Moeller, di Dickman, di Gray sino ad
arrivare alla concettualizzazione dell’impulsività quale “incapacità nel resistere ad un impulso, spinta o
tentazione a compiere un atto dannoso per la persona o per altri”, definizione del DSM IV. Dopo aver
delineato le principali definizioni del costrutto, si è passati all’analisi e alla descrizione degli strumenti
che misurano i tratti impulsivi : i questionari self-report;i test neuropsicologici e lo studio dell’attività
elettrica del cervello(Cfr.§1.2). Matrice del comportamento violento sembra essere, per alcuni autori, la
spinta impulsiva : da qui nasce la volontà di indagare le aree di sovrapposizione tra il costrutto
“impulsività” e il costrutto “aggressività” che interessano molteplici disturbi psichiatrici (Cfr.§1.3).
Infine, la prima parte della tesi si conclude con una breve analisi della dicotomia tra una visione di tipo
“categoriale”, secondo la quale l’impulsività è caratteristica dei Disturbi del Controllo degli Impulsi
(DSM IV) : Disturbo Esplosivo Intermittente; Cleptomania; Gioco d’azzardo patologico; Piromania e
Tricotillomania (Cfr.§1.5) ed una visione “dimensionale”, secondo la quale il sintomo “impulsività” è
presente in numerosi disturbi mentali quali: Disturbo da dipendenza ed abuso di sostanze; Disturbo
bipolare; Disturbo di Personalità; Disturbi d’Ansia; Disturbi correlati allo stress e pazienti psichiatrici
ambulatoriali ad alto rischio (Cfr.§1.4).
Nella seconda parte del lavoro si prende in considerazione il Distubo Bipolare, appartenente alla classe
dei Disturbi Affettivi e caratterizzato dalla presenza di elevazione del tono dell’umore (mania ed
ipomania) e abbassamento del tono dell’umore (depressione) o ancora dalla presenza di entrambi gli
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aspetti all’interno di uno stesso episodio. Segue un breve excursus sulla storia dei disturbi dell’umore
(Cfr.§2.1) , dalla prima definizione risalente al IV secolo a.c. ad opera di Ippocrate di Kos, il quale
considerava la “melanconia” come conseguenza dell’azione patogena della bile nera sul cervello, sino
alla distinzione fatta da Emil Kraepelin nel 1905 tra nevrosi e “psicosi maniaco –depressiva”e alla
nascita del termine “disturbo bipolare”con Leonhard nel 1979. Successivamente vi è una descrizione
dettagliata del quadro sintomatologico dei disturbi Affettivi caratterizzati da polarità contrastanti:
- Disturbo Bipolare di tipo I : caratterizzato da una continua alternanza di episodi che possono
avere una connotazione depressiva, maniacale e mista o ancora può essere caratterizzato dalla
sola presenza di ricorrenti episodi maniacali; (Cfr.§2.2.1)
- Disturbo Bipolare di tipo II : contraddistinto da una alternanza di episodi depressivi maggiori ed
episodi ipomaniacali spontanei; (Cfr.§2.2.2)
- Disturbo Ciclotimico: caratterizzato da una rapida e continua alternanza di episodi depressivi ed
ipomaniacali di intensità lieve e moderata; (Cfr.§2.2.3)
- Il Disturbo Bipolare NAS: disturbo che include tutte le categorie con caratteristiche bipolari che
però non soddisfano i criteri per nessuno specifico disturbo Bipolare. (Cfr.§2.2.4)
Ricapitolando, il “core” dell’impulsività è rappresentato dalla tendenza ad agire rapidamente senza la
pianificazione delle proprie azioni e senza una valutazione razionale e consapevole delle possibili
conseguenze. Queste caratteristiche sono tipiche della condizione di soggetti affetti da disturbo bipolare
che attraversano un episodio maniacale; ma nella terza parte della seguente trattazione sarà chiarito
quanto l’impulsività sia collegata non solo a questa fase ma anche a quella depressiva. A questo
proposito si è pensato, in un prossimo futuro, di delineare le caratteristiche dell’impulsività sia nel corso
di un episodio maniacale, depressivo e misto somministrando la scala di autovalutazione
dell’impulsività, la Barratt-Impulsivity Scale (BIS), ad numero di pazienti affetti da Disturbo Bipolare.
(Cfr.§3) Per esemplificare quanto detto a proposito del comportamento impulsivo all’interno di questa
malattia mentale, viene proposto un caso clinico redatto dal manuale di “Psichiatria Forense,
Criminologica ed Etica Psichiatrica.” (Cfr.§3.1)
Nella quarta ed ultima parte della ricerca viene preso in esame il comportamento violento che si associa
alla malattia mentale (Cfr.§4.1) e vengono delineati i principali fattori di rischio che predispongono alle
condotte disfunzionali, quali l’età, il sesso d’appartenenza, la condizione socioeconomica e il livello
d’istruzione. La relazione tra diagnosi psichiatriche e comportamento criminale è complessa ed è stata
oggetto di numerose indagini. Soffermandoci in particolar modo sul Disturbo Bipolare (Cfr.§4.3), gli
studi effettuati evidenziano un aumento del rischio di arresto o incarcerazione, che si riflette nella
presenza di un’impulsività marcata e una profonda instabilità dell’umore. Il comportamento criminale è
in gran parte riconducibile alla fase maniacale : il maniacale è disforico, irritabile ed impulsivo, non
riesce a fermarsi e allo stesso tempo a relazionarsi con gli altri. Le azioni sono precipitose, avventate,
impulsive e non vi è riflessione sulle possibili conseguenze. Inoltre, un esordio precoce del disturbo
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affettivo risulta essere associato al comportamento antisociale giovanile e ad una maggiore probabilità
di arresto. L’interesse dunque si focalizza sulla comorbilità tra il disturbo bipolare e quello che il DSM
IV definisce “disturbo Antisociale di Personalità”. Dopo averne delineato i criteri diagnostici (Cfr.§4.2),
si passa all’analisi delle analogie dei due disturbi evidenziando in particolare il tratto impulsivo, il
vissuto di grandiosità, l’irritabilità, l’abuso di sostanze, il fascino superficiale e la scarsa tolleranza alle
frustrazioni. La disinibizione e l’impulsività possono aumentare la probabilità di un comportamento
aggressivo e incontrollabile con la presenza dunque di condotte antisociali.. In conclusione, è stato
ritenuto opportuno indagare quanto precedentemente descritto attraverso l’analisi della storia del
celebre artista Vincent Van Gogh: esempio clinico di disturbo bipolare associato ad aggressività auto
diretta. (Cfr.§4.3.1)
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1. L’IMPULSIVITA’
1.1 Definizione dell’impulsività
L‟“impulsività” è un costrutto complesso e multidimensionale che presenta molteplici
definizioni. Il termine “impulso” deriva dal latino “impellere” e sta a significare l‟atto con il
quale un corpo comunica il moto ad un altro. Viene definito dal vocabolario come spinta istintiva
e irriflessiva, spesso violenta che porta ad agire. (Devoto, Oli,1999)
In psicologia, Freud già nel 1905 definisce l‟impulso come un atto che sorge, senza motivazione
razionale, da una carica emotiva molto intensa e che si compie rapidamente, talvolta
violentemente, presupponendo un offuscamento della coscienza o un disturbo della
volontà.(Freud,1905)
Collegata alla definizione di impulso ma allo stesso tempo sostanzialmente diversa è la
definizione dell‟impulsività data nel 1938 da Murray, il quale la descrive come “una reazione
immediata ad uno stimolo dato dalle circostanze, un rischiare pur di ottenere il più velocemente
possibile certe cose”. (Murray, 1938)
Eysenck e Eysenck hanno collegato l‟impulsività al rischio e alla mancanza di pianificazione
che si insidiano nella nostra mente rapidamente.
Moeller et all. (1980) hanno evidenziato le caratteristiche peculiari che contraddistinguono
questo concetto. L‟impulsività è dunque considerata una predisposizione, un modello
comportamentale biologicamente determinato, che porta il soggetto ad agire in modo rapido,
senza pianificare la propria condotta e senza avere la possibilità di procedere ad una valutazione
razionale e consapevole delle sue conseguenze. Il comportamento è precipitoso e violento, con
risposte rapide senza la presenza di un‟adeguata riflessione.
Secondo il DSM-IV, l‟impulsività è definita come “l‟incapacità nel resistere ad un impulso,
spinta o tentazione a compiere un atto dannoso per la persona o per altri.”
A Dickman si deve la descrizione di due tipi d‟impulsività: impulsività
funzionale e disfunzionale. Si definisce impulsività funzionale la tendenza ad agire senza