Abstract
Con il presente elaborato si può notare come le donne nel corso del tempo hanno
affrontato e vinto sfide difficili, ad esempio l’essersi sempre dimostrate capaci di
inventare un’attività lavorativa e reinventare se stesse. Infatti, si è osservato come
l'ambiente socio-economico abbia avuto un impatto sul mondo del lavoro
femminile e come ne abbia influenzato anche il potenziale imprenditoriale.
L'obiettivo del presente lavoro è quello di individuare le caratteristiche
individuali di successo di una famosa imprenditrice, attraverso la
somministrazione di questionari validi ed attendibili. È stata scelta la Presidente
dell'APS – Learn To Be Free Onlus Irene Pivetti, past-president della Camera dei
Deputati. I questionari scelti sono il TAI – Test Attitudine Imprenditoriale, che
descrive il potenziale imprenditoriale; lo Womi - Work and Organizational
Motivation Inventory, utilizzato per la valutazione della motivazione nei contesti
organizzativi e l'Org-EIQ - Organizational-Emotional Intelligence Questionnaire,
utilizzato per l'individuazione delle competenze emotive ed organizzative che
favoriscono la prestazione superiore e l'eccellenza sul lavoro.
Inoltre, è stata condotta anche un'intervista semi-strutturata formata da 15
domande aperte: centrata sul tema dell’imprenditoria femminile e sulle
caratteristiche lavorative di successo percepite dalla Dottoressa Pivetti.
L'analisi dei dati è stato svolta, dapprima, calcolando le medie e le deviazioni
standard delle scale dei test. Successivamente si è proseguito con il calcolo delle
percentuali e delle frequenze, per quanto riguarda il TAI. Le percentuali hanno un
range potenziale da 0 a 100%. Invece, per quanto concerne l’Org-EIQ e lo
WOMI, si sono trasformati i punteggi grezzi in punteggi standardizzati (punti T,
M = 50, DS = 10) e si sono confrontati punteggi (grezzi e standardizzati) con
quelli ottenuti dal campione normativo dei test.
Le descrizioni ed i grafici presenti nelle diverse sezioni riportate nel presente
elaborato fanno riferimento ai punteggi ottenuti dalla Dottoressa Pivetti ai test,
dai quali si è potuto stilare il profiling del soggetto.
La scelta di questo personaggio famoso è risultata strategica per testare, sulle
5
orme di alcuni studi internazionali (Jung, 1920, Myers e Briggs, 1950, Kersey-
Bates, 2005), caratteristiche personali di personaggi famosi e successo di vita.
Infatti, è risultato singolare vedere proprio come un tale personaggio famoso
potesse essere anche un’imprenditrice di successo, attraverso l’individuazione di
caratteristiche individuali che si auspica possano essere vantaggiose per le donne
italiane che si vogliono affacciare o che stanno già lavorando in questo delicato
mondo dell’imprenditoria femminile.
Dall'interpretazione dei risultati di tali questionari scelti, si evince che il soggetto
mostra uno spiccato impegno nel proprio lavoro, spinto dalla passione in ciò che
fa, in modo da ricercare gratificazioni e realizzazioni personali, anche se con
difficoltà riguardo all’interfaccia casa-lavoro. È perciò orientata più su una
motivazione intrinseca piuttosto che su una motivazione estrinseca poiché il lato
economico per lei è pressoché irrilevante. Punta più sul potenziamento delle
caratteristiche personali di giovani collaboratori che potrebbero esserle utili in un
momento particolare dell’attività lavorativa. Per lei è fondamentale anche
consolidare ed ampliare la rete di relazioni.
Perciò se da una parte si è potuto notare, sia dai test che dall’intervista, spiccate
caratteristiche personali di successo quali per esempio l’importanza della tenacia,
della flessibilità e dell’adattabilità nello svolgimento del suo lavoro. Dall’altra
parte invece emergono alcune lacune riguardanti l’interfaccia casa-lavoro. Ella
rimarca la problematicità nel poter stare a lungo con i figli, potendogli dedicare
solo la mattina per portarli a scuola e le ore serali.
6
INTRODUZIONE
Da un attento review della letteratura della psicologia del lavoro e delle
organizzazioni si osserva che nel mondo attuale, l’imprenditoria femminile è uno
dei modi grazie al quale le donne possono trovare impiego nella società moderna.
Nonostante i dati sconcertanti dal 2008 ad oggi, sulla crisi del mercato del lavoro,
le imprese al femminile sembrano resistere più di quelle dei colleghi uomini.
Sono infatti positivi i dati che emergono dal 2° Rapporto nazionale
sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere: le donne imprenditrici
hanno un’età media di 54 anni, possiedono aziende giovani, di piccole
dimensioni, sono più numerose nel meridione e coltivano grandi aspettative
professionali. Spesso le donne si sono messe in gioco per scelta e non per
necessità. Le loro imprese resistono di più alle difficoltà del mercato rispetto alla
media delle altre imprese. Sono queste le caratteristiche delle donne imprenditrici
che guidano oltre 1,4 milioni di aziende femminili in Italia.
In un rapporto sull'imprenditoria basato su dati del 2009 di 40 Stati l'Ocse
(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: acronimo italiano
dell’OECD, Organisation for Economic Cooperation and Development) si rileva
che circa il 16% delle lavoratrici italiane è “autonoma” o imprenditrice. Un
record, se si guarda la media europea (10%) o quella di paesi come Inghilterra,
Francia e Germania, dove le imprenditrici sul totale delle occupate oscillano tra il
6 e 8%. Più precisamente, il 3,62% delle donne italiane che lavorano sono
imprenditrici, mentre freelance il 12,62%. Realisticamente, le aziende italiane con
proprietario singolo e almeno un dipendente guidate da donne, rivela ancora lo
studio OCSE, sono il 26,8% del totale; in gran parte, oltre il 90%, si tratta di
imprese con meno di 5 dipendenti.
Questo “primato” delle imprese femminili, va inserito in una cornice più grande,
poiché l'Italia è il paese degli otto milioni di partite Iva, un altro record, oltre
quello di essere il Paese delle imprenditrici. Si può ipotizzare che il popolo
italiano abbia lavoratori autonomi perché possiedono un elevato spirito di
iniziativa ma, spesso, anche per mancanza di alternative. È questa la prima chiave
di lettura poiché, chi vuole lavorare, spesso deve inventarsi il proprio lavoro. Ciò
11
vale in particolare per le donne, visto che l'Italia ha anche il primato, questa volta
negativo, di donne non occupate nel mercato “ufficiale”. La perdurante difficoltà
di conciliare la vita familiare con quella lavorativa e l'inadeguatezza dei servizi
sociali per la prima infanzia fanno sì che, nel 2010, tra le donne che hanno figli
con meno di 15 anni, le inattive siano il 40%; tra i 25 e i 34 anni, le madri
occupate solo il 45% mentre i padri raggiungono l'87%. La conferma viene
dall'Istat. Il 30% delle madri (contro il 3% dei padri) ha interrotto il lavoro per
motivi familiari e in genere l'occupazione femminile diminuisce con l'aumentare
del numero dei figli. Secondo l'ultima indagine Isfol sull'occupazione femminile
oltre il 35% delle donne inattive tra i 25 e i 45 anni considera obbligata la scelta
di restare a casa. Rispetto alla media Ocse, l'Italia si conferma quindi ancora una
volta agli ultimi posti in Europa: 11 punti sotto.
I settori in cui le donne rischiano di più in proprio sono quelli del commercio,
dell'accoglienza e dei trasporti. Ancora qualche cifra: il tasso di natalità di
imprese guidate da donne, definita come la percentuale rispetto al totale di quelle
attive, nel 2009 è stato del 13,7%, superiore a quello registrato per le aziende
guidate da uomini (10,9%). Il tasso di sopravvivenza a tre anni dalla creazione è
stato del 37,6%, leggermente inferiore a quello delle imprese a guida maschile
(37,8%). Nel 2011 sono nate circa 10mila nuove imprese gestite da donne,
localizzate in prevalenza nel Centro Nord. Il tasso di crescita è stato del 10,7%
rispetto all'anno precedente contro lo 0,2% registrato dalle imprese maschili.
Dall’altra parte, negli ultimi mesi, si osserva sempre più il dramma di
imprenditori che si tolgono la vita, poiché non riescono a riscuotere i propri
crediti, sono sommersi dai debiti, devono pagare troppe tasse oppure le loro
attività non hanno i risvolti fiorenti auspicati né dopo l’apertura della nuova
attività e né con un’attività già avviata da anni. Anzi con la crisi attuale che desta
preoccupazione per l’economia del Paese, è diminuita la capacità di tolleranza
allo stress degli imprenditori che li ha portati a gesti inconsulti. Ciò è finito al
centro del dibattito politico.
Occorre a questo punto domandarsi come si possa valorizzare il potenziale
imprenditoriale femminile e come oggi si possano proteggere le imprenditrici da
pericolosi “virus e malattie sociali” che ne potrebbero ledere l’autostima e le
capacità.
Nel presente elaborato verranno individuate le caratteristiche individuali di
12
successo di una famosa imprenditrice: Irene Pivetti. Si auspica che la messa in
luce di tali caratteristiche possa essere utile per enucleare alcuni punti di forza da
utilizzare come modello per le donne italiane che si vogliono affacciare o che
stanno già operando nel delicato mondo del lavoro imprenditoriale.
13
I
LE SFIDE AFFRONTATE DALLE DONNE.
Il tema della presenza delle donne nelle organizzazione diviene oggetto di
riflessione solo intorno agli anni '70-'80 del XX secolo, poiché è mutato
quell'equilibrio dato dalla netta separazione tra mondo produttivo e professionale
in cui gravitavano, prevalentemente, gli uomini e mondo riproduttivo e familiare
di cui si occupavano, quasi esclusivamente, le donne (Saraceno, 2006). Infatti,
come sostengono Adler e Izraeli (1988; citato in Monaci, 1997), in quegli anni, si
sono verificati, alcuni cambiamenti che portano l'attenzione proprio sul tema delle
donne nelle organizzazioni.
Dando uno sguardo al passato, per molti secoli, si è potuto notare che, le donne,
hanno dovuto appoggiarsi agli uomini che erano al loro fianco per essere
socialmente accettate e per poter agire nel mondo
1
, anche se sono ovviamente
esistite donne che sono riuscite, con le loro forze e con molti sacrifici, ad
eccellere per intelligenza, sapienza ed arte (Chemotti, 2009). Tuttavia, è proprio
dagli anni '70 e '80 che nel mondo dell’imprenditoria le donne hanno cominciato
a dimostrare di saper mettere in gioco le proprie competenze, ma soprattutto di
sapersi reinventare, dimostrando forza, coraggio e grande capacità nel farlo.
Infatti, c'è chi non è nata imprenditrice, ma si è scoperta tale in un momento
delicato della propria vita; chi ha avuto il coraggio di cimentarsi con lavori
tradizionalmente ritenuti "da maschi"; chi ha ereditato l'attività di famiglia, ma ha
dovuto scontrarsi con i pregiudizi e superare mille difficoltà; chi ha saputo trovare
soluzioni originali alle sfide lanciate dalla globalizzazione e dal confronto con i
mercati stranieri; chi infine, dopo la realizzazione personale, punta ad un
obiettivo più ambizioso: creare alleanze tra le imprenditrici, fare rete, gruppo, per
rendere migliore questo paese. Per questo, parlare di donne e impresa è
1 Padri, fratelli, mariti, figli.
14
importante, nel momento in cui la donna è in grado di sostenere una
responsabilità di tipo imprenditoriale, che suscita ammirazione per la sua capacità
di aprirsi una strada in un ambito a lei poco congeniale. Sono la forza del
carattere, la determinazione nel perseguimento degli obiettivi prefissati, la
concretezza nella risoluzione dei problemi, la capacità di leadership gli elementi
che contraddistinguono in misura speciale una donna che riesce a svolgere questo
tipo di attività (si vedano i cap. successivi).
Quindi, la presenza ancora debole delle donne nel mercato del lavoro (Chemotti,
2009) non si può certo più attribuire ai bassi livelli di istruzione o alla mancanza
di motivazione ad entrare nella sfera lavorativa: non ci sono ragioni oggettive,
non manca lo slancio motivazionale, né i meriti.
Inoltre, si è assistito ad un rapido sviluppo delle tecnologie dell'informazione e
comunicazione (ITC) nelle organizzazioni. Questa nuova visione del mondo è
stata una sfida vinta dalle donne, infatti si può ipotizzare che, possano
primeggiare grazie alla relazionalità, alla capacità di “fare integrazione”, alla
capacità di mettere insieme competenze diverse, di sovrapporre diverse funzioni e
magari “portarsi il lavoro a casa” (Bastico, 2005). Pertanto, in questa nuova
visione, internet è diventato un potente mezzo di lavoro ed ha consentito lo
sviluppo dell'e-commerce: nuovo modo di informare, vendere, vedere, parlare e
lavorare attraverso dispositivi interattivi. Infatti, acquistare e vendere beni o
servizi attraverso tale strumento sta diventando una consuetudine per molti utenti
e le imprese trovano nuovi canali di promozione e distribuzione, riuscendo
attraverso le nuove tecnologie ad abbassare i costi di promozione e vendita dei
prodotti. Tale commercio, perciò ha stravolto procedure ed ha creato nuove
professionalità, poiché si avvale di un sito che mette a disposizione un catalogo di
prodotti e consente l'acquisto on-line. Ad esempio, può trattarsi di un singolo
produttore che apre il suo punto vendita in rete o di un supermercato virtuale che
offre prodotti di vario genere provenienti da prodotti diversi. Il pagamento del
bene o servizio avviene tramite il numero della carta di credito. Inoltre, funziona
sopratutto attraverso un nuovo marketing che ha reso protagoniste dei processi
commerciali le cosiddette comunità interattive: gruppi di persone che si
incontrano sul web aggregate da interessi comuni. In questa visione si potranno
adottare modelli di sviluppo imprenditoriale basati su tattiche nuove, diventando
tele-imprese sempre meno legate a fabbriche, uffici, negozi e sempre più
15