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INTRODUZIONE
In questo lavoro ho voluto affrontare le problematiche inerenti
la gestione del rischio clinico nelle strutture sanitarie. La tesi nasce da
una personale esperienza di lavoro condotta per quattro anni presso
l’Unità Operativa di Risk Management di una grande azienda sanitaria
pubblica. Quest’esperienza mi ha permesso di avere un quadro
complessivo sull’intero processo di gestione del rischio adottato in
azienda. Sul campo è stato possibile constatare una serie di criticità,
di tipo organizzativo e procedurale, che mi hanno spinto ad
approfondire la materia al fine di individuare possibili misure di
prevenzione e controllo.
Dalla letteratura emerge che l’errore non può essere analizzato
in maniera isolata, ma deve essere calato nella realtà in cui esso è
stato posto in essere, attraverso la valutazione di tutti i fattori
sistemici. Da qui l’idea di sviluppare un modello organizzativo di risk
management fondato su un approccio sistemico ed integrato dei
rischi, sostanzialmente pragmatico ed ispirato a criteri di efficacia
operativa, finalizzato soprattutto alla prevenzione, all’interazione tra
le strutture aziendali, alla comunicazione, alla formazione.
Ai fini del presente lavoro, considerato l’apporto fondamentale
per la prevenzione dei rischi che può essere ricavato dalla conoscenza
e rigorosa applicazione dei provvedimenti legislativi in materia di Risk
Management, è stata effettuata un’approfondita analisi della
normativa vigente con particolare riferimento alla Legge n. 24/2017
sulla responsabilità professionale sanitaria.
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La tesi è strutturata in quattro capitoli: il primo, introduttivo,
fornisce una trattazione generale sui principali aspetti del Risk
Management.
Il secondo si sofferma sulle motivazioni che spingono le aziende
sanitarie a dotarsi di un sistema di gestione dei rischi con particolare
riferimento alle conseguenze economiche, giuridiche ed
amministrative del rischio clinico.
Il terzo capitolo è dedicato alla prevenzione e offre un quadro
completo delle azioni che ogni azienda dovrebbe adottare per la
gestione del rischio in senso preventivo.
Il quarto ed ultimo capitolo prova a delineare un modello
ipotetico di risk management nelle aziende sanitarie, definendone i
concetti essenziali, gli obiettivi, le componenti e i suoi limiti.
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1.5 CLASSIFICAZIONE DEGLI ERRORI
Quando si affronta il tema del rischio clinico è necessario
soffermarsi a definire l’errore e le sue varie tipologie.
Il termine italiano errore deriva dal latino “errare” che significa
prendere una via diversa rispetto alla strada prestabilita. L’errore è il
“fallimento nella pianificazione e/o nell'esecuzione di una sequenza di
azioni che determina il mancato raggiungimento, non attribuibile al
caso, dell'obiettivo desiderato”.
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I possibili tipi di errore si
diversificano a seconda delle caratteristiche che li connotano. Come
evidenziato da Reason
11
una delle distinzioni più importanti è quella
tra gli errori “attivi”, di cui fanno parte anche gli errori umani, e gli
errori “latenti”, i veri difetti di progettazione del sistema, che
agiscono come concause nel verificarsi di un evento. L’errore attivo è
ben identificabile e prossimo al verificarsi dell’evento avverso; spesso
è riconducibile ad un’azione sbagliata commessa da un operatore o ad
un incidente, ad esempio il malfunzionamento di una strumentazione.
8
Billings, C. E., 1999, “The NASA Aviation Safety Reporting System: Lessons Learned from
Voluntary Incident Reporting.”, in Proceedings of Enhancing Patient Safety and Reducing
Errors in Health Care. National Patient Safety Foundation, Chicago IL (held at Annenberg
Center for Health Sciences, Rancho Mirage CA Nov. 8–10, 1998)
9
Helmreich RL, Merritt AC. Culture at work in aviation and medicine. Aldershot, UK, Ashgate
Publishing, 1998
10
Tartaglia R, Vannucci A. Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica. Springer Edizioni,
2013, pag. 242
11
Reason J. L’errore umano. Il Mulino, 1990
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Gli errori latenti sono invece, per lo più, insufficienze organizzative-
gestionali del sistema, che hanno creato le condizioni favorevoli al
verificarsi di un errore attivo.
Il famoso modello del “formaggio svizzero” illustra l’intero
processo che porta all’errore (figura 1).
Fig. 1 - Il modello del “Formaggio Svizzero” di Reason
I buchi nelle fette di formaggio rappresentano le insufficienze
latenti che sono presenti nei processi sanitari; quando si modificano
più fattori che normalmente agiscono come barriere protettive, i
buchi si possono allineare e permettere il concatenarsi di quelle
condizioni che portano al verificarsi dell’evento avverso.
Secondo James Reason, professore di Psicologia presso
l’Università di Manchester ed uno dei massimi studiosi al mondo della
materia, gli errori possono essere dovuti ad azioni non intenzionali
("Azioni skill-based") o intenzionali ("Mistakes").
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Gli errori dovuti ad azioni non intenzionali sono distinguibili in:
Sviste (“Slips”): il soggetto sa come dovrebbe eseguire un compito
ma inavvertitamente lo esegue in maniera non corretta. Un
esempio di slip è un fallimento dell’attenzione, come quando viene
premuto accidentalmente il tasto sbagliato di un’apparecchiatura o
viene letta in modo errato una prescrizione medica
Fallimenti della memoria (“Lapses”): si concretizzano in
dimenticanze, omissioni, come per esempio dimenticare di
12
Reason JT. Human error: models and management. British Medical Journal, 2000
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somministrare un farmaco, oppure dimenticare di trasmettere le
consegne ad un collega
Gli errori dovuti ad azioni intenzionali sono distinguibili in:
Errori basati su regole (“Rule-based”): si verificano quando viene
applicata la regola sbagliata, per esempio, applicazione corretta
del protocollo per la patologia “x” ma la diagnosi era “y”
Errori basati sulle conoscenze (“Knowledge-based”): si verificano
quando non viene presa la decisione corretta, per esempio, la
somministrazione di terapia non indicata per la patologia “x”.
La figura 2 riassume le principali tipologie di errore appena
illustrate:
Un altro tipo di errore importante per la sua consistenza
numerica è quello delle Violazioni.
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Per violazioni intendiamo tutte
quelle azioni che vengono eseguite anche se formalmente ciò è
impedito da un regolamento, una direttiva, ecc. (per esempio,
l'incappucciamento dell’ago appena utilizzato).
In sintesi possiamo avere errori causati da azioni involontarie
come gli Slips (azioni eseguite in modo diverso da come pianificato) e
13
Reason, J. Managing the Risks of Organizational Accidents. Aldershot: Ashgate. 1997
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i Lapses (dimenticanze) ed errori causati da azioni volontarie come i
Mistakes (dove le tattiche e mezzi utilizzati sono inappropriati) e le
Violazioni (deliberate inosservanze delle procedure).
Un'altra modalità di classificazione degli errori prende in esame
solo le categorie generali. In questo caso avremo due sole modalità
d'errore:
Errori di commissione: sono errori dovuti all'esecuzione di atti
sanitari o assistenziali non dovuti o praticati in modo non corretto.
Ad esempio, l'utilizzo di sacchetti pieni di acqua per la prevenzione
delle lesioni da decubito
Errori di omissione: errori dovuti alla mancata esecuzione di atti
sanitari o assistenziali, ritenuti, in base alle conoscenze e
all'esperienza professionale, necessari per la cura del paziente. Ad
esempio, il mancato rispetto del piano di mobilizzazione per la
prevenzione delle lesioni da decubito nei pazienti allettati.
1.6 PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO
In materia di gestione dei rischi un apporto fondamentale può
essere ricavato dalla conoscenza dei provvedimenti legislativi in
materia, sia nazionali che regionali.
Nel nostro paese si è iniziato a parlare di errori in medicina in
seguito ai dati delle segnalazioni di eventi sfavorevoli del Tribunale
dei diritti del Malato nel 2000, quando ancora non esistevano studi
completi su tale argomento. L’attenzione e la sensibilità dei cittadini a
tali tematiche portarono il Ministero della Salute ad emanare una
serie di normative tese a migliorare la qualità delle prestazioni
sanitarie e a garantire la sicurezza dei pazienti.
Il Ministero della Salute costituì, già nel 2003, una commissione
tecnica sul rischio clinico che produsse un primo documento di
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riferimento dal titolo “Risk management in sanità. Il problema degli
errori”
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in cui si introduceva una nuova visione sugli incidenti e sulla
sicurezza delle cure, promuovendo la segnalazione e l’apprendimento
dagli errori in contrasto alla ricerca del colpevole, fino ad allora
dominante nella cultura sanitaria e manageriale, avente come finalità
lo studio delle cause e l’individuazione di tecniche per la riduzione e la
gestione del rischio.
Il Ministero della Salute continuò nel 2005 con la diffusione di
"Raccomandazioni" ministeriali che si proponevano di aumentare la
consapevolezza del potenziale pericolo di alcuni eventi, indicando le
azioni da intraprendere per prevenire gli eventi avversi con l'obiettivo
di mettere in guardia gli operatori sanitari riguardo alcune procedure
potenzialmente pericolose, di fornire strumenti efficaci per mettere in
atto azioni che siano in grado di ridurre i rischi e di promuovere
l'assunzione di responsabilità da parte degli operatori per favorire il
cambiamento di sistema. Ad oggi sono state emanate 17
Raccomandazioni ministeriali.
Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008
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pose la gestione del
rischio clinico e la tutela della sicurezza del paziente e del personale
come uno degli elementi fondamentali nell’ottica della promozione del
Governo Clinico e della qualità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN),
prevedendo l’individuazione di strategie di gestione del rischio clinico
preventive e multidisciplinari, con azioni di formazione e
monitoraggio.
Nel 2009 il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche
Sociali istituì il SIMES (Sistema Informativo per il Monitoraggio degli
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Ministero della Salute. Risk Management in Sanità. Il problema degli errori. Commissione
Tecnica Rischio Clinico. 2004
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DPR del 07 luglio 2006. Piano Sanitario Nazionale 2006-2008