7
stata un’incredibile impennata dei costi sostenuti rispetto alle previsioni (da circa
26 miliardi iniziali ai 230 non ancora finali...), si è permesso alle singole
amministrazioni di intervenire con i lavori sulle spiagge altrimenti intoccabili, non è
stata stranamente presa in considerazione l’ipotesi di utilizzare per la posa dei tubi
la strada che circonda tutto il lago senza così dover intervenire sulle spiagge, non
è stata adeguatamente prevista la reale portata dell’impianto, che risulta, come si
vede del resto dagli ultimi articoli di stampa, confermati da più di uno studio
specifico, essere sensibilmente sottodimensionato rispetto alle reali esigenze di un
bacino come quello gardesano che conta nella stagione estiva milioni di presenze
turistiche.
D’altra parte, nessuno meglio di chi ci vive può capire che solo sapendo
conservare una elevata qualità dell’ambiente si potrà continuare a vendere con
profitto anche la sua immagine turistica. Purtroppo le tre Regioni hanno a volte
legiferato in materia ambientale in modo discorde, è mancata un’adeguata
capacità di coordinamento e si è spesso operato in modo frammentario nella
gestione dell’ecosistema lago trascurando l’assunto fondamentale della sua
unitarietà di funzionamento. Queste ed altre sono le principali critiche mosse da
politici, associazioni ambientaliste, semplici cittadini all’indirizzo di un’opera che,
da tutti ritenuta indispensabile, sembra comunque non abbia mai completamente
convinto nemmeno gli stessi progettisti.
Da qualche anno l’impianto è funzionante, spesso parzialmente, per via di
problemi legati al collettamento dei reflui e all’afflusso, talvolta incontrollabile, di
acque piovane e di lago. Sarebbe interessante poter misurare con sufficiente
precisione l’influsso da esso avuto sulla qualità delle acque. Per questo
prenderemo in considerazione le serie storiche dei rilevamenti relativi alla
presenza di azoto, fosforo, ossigeno nelle acque del lago fin dagli anni ’70. Non è
comunque agevole collegare direttamente i fenomeni fra di loro, anche e
soprattutto a causa della vastità dell’ecosistema in esame: vedremo che gli effetti
di oggi possono corrispondere a cause di molto tempo addietro, o non essere
ancora osservabili, o non verificarsi neppure, stante la grande capacità di
autoregolazione relativa al bacino in esame.
8
Le cause che stanno a monte delle continue perdite che spesso si
verificano dai giunti delle tubazioni sono testimoniate, oltre che dai dati relativi ai
punti di raccolta e analisi delle acque, anche da numerose indagini effettuate da
tecnici specializzati su impulso delle autorità competenti, a seguito di proteste e
reclami presentati.
Questa tesi comunque vuole portare delle considerazioni in merito alla reale
necessità delle soluzioni adottate, che è un punto spesso controverso, a cui
cercheremo di dare una risposta per mezzo dei dati in nostro possesso,
avvalendoci inoltre delle proposte alternative che sono state via via da più parti
caldeggiate.
Il punto riguardante i costi sostenuti fino ad ora e quelli da sostenere in
futuro (si parla insistentemente di un eventuale “raddoppio”) è certamente quello
che più si presta ad un’analisi di tipo economico - finanziario. Tuttavia va
considerato il fatto che l’ analisi dei flussi finanziari in questione risulta spesso
difficoltosa e frammentaria soprattutto per due ordini di motivi. Il primo riguarda il
modo di finanziamento dell’opera: il progetto generale e le successive varianti
sono state finanziate in un lungo arco temporale (circa ventennale) da fondi
pubblici stanziati prevalentemente dallo Stato e dalle Regioni coinvolte
nell’iniziativa.
Va da sé che l’esporre in maniera ordinata e intelligibile la consistenza e
l’opportunità di queste somme, considerando che provengono da fonti diverse, in
tempi diversi, è impresa ardua. Cercheremo quindi di dare più che altro un’idea
dell’ordine di grandezza delle quantità in oggetto. Il secondo motivo di difficoltà è
dato dalla forma giuridica adottata dagli organismi gestori del complesso lavoro. Si
tratta prevalentemente di consorzi fra Regioni, Provincie e Comuni, in cui veniva
dapprima adottata una contabilità di tipo pubblico, per passare, solo ultimamente e
non ancora in modo compiuto, all’adozione di una contabilità di tipo aziendalistico.
La rielaborazione dei bilanci, consortili e comunali, si è resa necessaria per
poter dare una visione dell’importanza che l’opera in questione riveste nel
panorama economico della regione gardesana. I bilanci sono stati rielaborati, per
quanto possibile, stanti le difficoltà nell’armonizzazione delle varie poste per
quanto riguarda realtà economiche e giuridiche differenti, seguendo un criterio di
9
massima razionalizzazione. Si è cercato così di far risaltare, più che l’aspetto
prettamente tecnico-ragioneristico, quello sostanziale nell’utilizzo del denaro
(perlopiù pubblico) a disposizione.
Grazie anche all’interessamento della Comunità del Garda, ente che
si propone come organismo sovraregionale per lo sviluppo e lo studio di tutto ciò
che concerne il lago, da cui proviene parte del materiale raccolto, ci è stata offerta
la possibilità di fruire della disponibilità dei responsabili della direzione
dell’impianto di depurazione di Peschiera, dei responsabili dei due Consorzi
(Garda Uno e Riviera Veronese del Garda, oggi Azienda Gardesana Servizi)
titolari dei lavori e co-gestori dell’impianto di depurazione, ai quali manifestiamo un
sentito ringraziamento.
Verrà esposto il parere di alcuni Sindaci dei Comuni interessati e delle
associazioni ambientaliste, si cercherà di fare il punto sullo stato delle indagini avviate
dopo gli esposti presentati. Per quanto riguarda le analisi complete sulla qualità delle
acque, esistono dati ufficiali posseduti dalle ASL, e dati “ufficiosi” ricavati da analisi di
associazioni ambientaliste; cercheremo di coordinare questi risultati.
Il tema preso in considerazione è certo molto vasto e interessante; si
è verificata l’opportunità di focalizzare la ricerca su di due possibili aspetti, lo
studio della parte più propriamente tecnica e quella per così dire più “economico-
ambientale”. In entrambi i casi, i risultati sono per gran parte originali. Il materiale
raccolto infatti, viene prevalentemente dagli archivi degli Enti coinvolti.
Alcuni lavori finora realizzati in precedenza su questo argomento sono la
tesi di S. Cremonesi (Università di Verona) sviluppata necessariamente in maniera
piuttosto generale anche se ben articolata, che essendo di qualche anno fa
(1991/92) non poteva ancora ben prevedere gli effetti dell’opera che solo allora si
andava ultimando; una tesi dell’istituto di Architettura di Venezia in cui il caso del
lago di Garda e in particolare del collettamento e della depurazione delle acque fa
parte di un più generale studio sul bacino Garda-Mincio, ricco di analisi tecniche
specifiche. Ultimamente è stato commissionato dai Consorzi uno studio sulla
situazione esistente all’Università di Torino, che non risulta ancora ultimato.
10
IL BACINO DEL LAGO DI GARDA
Aspetti generali
Il Lago di Garda, o Benaco, alimentato da acque di origine glaciale, è il più
grande bacino d’acqua dolce italiano, con una superficie di 368 chilometri quadrati
e una lunghezza di 52 chilometri, e uno dei più importanti nell’ambito della
Comunità Economica Europea. Assieme ai laghi Maggiore, Lugano, Como ed Iseo
appartiene al gruppo dei più profondi bacini del cosiddetto distretto lacustre
subalpino.
Una sua particolarità rispetto agli altri grandi laghi sudalpini è il rapporto
particolarmente basso, attorno a 6, tra l’intero bacino imbrifero e la superficie del
lago
1
. Il suo bacino imbrifero, contrariamente al lago stesso, si presenta stretto
nella parte inferiore e più largo in quella superiore. Può essere morfologicamente
suddiviso in cinque parti:
1
Il bacino imbrifero del Garda, cioè tutto il territorio che gravita sul lago in termini di pendenza e di
scorrimento delle acque, ha una superficie di 2.260 km quadrati, contro i 6.599 del Lago Maggiore e i 4.509
di quello di Como. Si tratta quindi di un territorio estremamente più ridotto rispetto a quelli che gravitano sugli
altri laghi e quindi le sostanze che vengono drenate, inorganiche od organiche, inquinanti o no, sono
condizionate da questa superficie. Lo specchio d’acqua del Garda è però molto più grande, 368 km quadrati
contro i 212 del Maggiore e i 146 del Lago di Como mentre il volume d’acqua del Garda è di 50 chilometri
cubi , contro i 37 del Maggiore e i 22,5 del Como. Il Garda, quindi, tra i laghi italiani di una certa dimensione, è
quello che si trova nella situazione migliore per quanto riguarda la sua configurazione.
11
1. bacino del Sarca, 1.040 chilometri quadrati
2. versante occidentale, 500 chilometri quadrati
3. versante orientale, 160 chilometri quadrati
4. pianura, 220 chilometri quadrati
5. lago, 368 chilometri quadrati.
L’area del versante occidentale è oltre tre volte quella orientale; ma,
soprattutto, il bacino trentino è nettamente più grande degli altri.
A ciò si aggiunge il lungo tempo teorico di rinnovo delle acque (circa 26
anni, rispetto ai 4 del Maggiore e ai 5 del Lago di Como), che si ottiene dividendo il
volume (49 km
3
) per il deflusso medio attraverso il Mincio (attorno ai 60 m
3
al
secondo). Un tempo dunque piuttosto lungo, che dipende dal maggior volume di
acqua e che significa che i fenomeni di inquinamento necessitano di un tempo
molto più lungo per rivelarsi, ma sono poi estremamente pericolosi appunto per la
conseguente difficoltà di rimozione. E’ alimentato, oltre che dal Sarca, da corsi
d’acqua minori; le precipitazioni dirette sulla sua superficie (circa 900 mm/anno)
sono almeno pareggiate dalle perdite per evaporazione.
L’affluente più importante è rappresentato dal fiume Sarca mentre il fiume
Mincio, che confluisce nel Po, ne è l’emissario. Il lago, la cui altitudine del livello
medio è 65 metri s.l.m. si estende fra le province di Brescia, Trento e Verona con
un’area del bacino imbrifero (lago compreso) di 2.260 chilometri quadrati.
I comuni compresi nel bacino del Benaco sono 81, di cui 21 in provincia di
Brescia, uno in provincia di Mantova, 49 in provincia di Trento e, infine, 10 in
provincia di Verona.
12
La struttura socio-economica di tali comuni non evidenzia in genere attività
industriali tali da costituire gravi fonti di inquinamento, mentre prevalgono attività di
tipo turistico ed agricolo (soprattutto uliveti e vigneti) ed un emergente terziario. In
base a tali caratteristiche, la prevalente fonte di contaminazione è costituita dalle
acque di scarico degli insediamenti urbani e delle molteplici infrastrutture turistiche
tra le quali primeggiano i campeggi (più di cento lungo tutto il perimetro lacustre) e
gli alberghi. (Bonù et al., 1994)
Sulla base dei soli valori di profondità il Garda è nettamente suddiviso in
due bacini, nord-occidentale e sud-orientale, delimitati da una dorsale sommersa
che con andamento sinuoso congiunge la penisola di Sirmione con Punta S.
Vigilio. In corrispondenza alla secca del Vò, posta circa 3 chilometri a Sud di
Punta S. Vigilio ed integrata nella dorsale, le profondità sono inferiori ai 10 m.
Il bacino nord-occidentale è il più grande e il più profondo ed è costituito da
una parte valliva, incassata fra i monti, lunga circa 35 km e da una parte di pianura
lunga circa 15 km. Il bacino sud-orientale, meno profondo e meno ampio, è
interamente collocato nella pianura veneta.
I parametri morfometrici del Lago di Garda, calcolati per l’intero bacino e
per i due sottobacini sono raccolti nella successiva tabella 1.
13
Tabella 1 Parametri morfometrici specifici del Lago di Garda
2
Lago di Garda Bacino
Completo
Bacino
nord-occidentale
Bacino
sud-orientale
Superficie lago (A;km
2
) 368 273 95
Lunghezza costa (I
0
;km)
165 145 45
Lunghezza massima (km)
51.9 51.9 15.6
Larghezza massima (B
max
;km)
16.7 11.7 9.8
Larghezza media (B;km) (*)
7.089 5.260 6.090
Profondità massima (m)
350 350 81
Profondità media (D;m) (**)
133.3 167.6 34.4
Volume (milioni m
3
)
49030 45766 3265
Livello del lago (m)
65 65 65
Bac. imbrifero (km
2
)
2260
Bac. imbr/sup. lago
6.1
Ricambio (anni)
26.8
Max alt. bac. imbr. (m)
3556
(*) (B; m): calcolata dal rapporto tra l’area del lago e la lunghezza massima.
(**) (D; m): calcolata dal rapporto tra il volume e l’area del lago.
Per molte delle variabili elencate i valori relativi al bacino nord-occidentale
si avvicinano o coincidono con quelli calcolati per l’intero lago ad indicare la
preponderante influenza della parte valliva sulle caratteristiche complessive della
conca lacustre.
Nel bacino nord-occidentale la profondità massima è intorno ai 350 metri (al
largo di Brenzone) e nella parte valliva i fondali si sviluppano, tra i 300 e i 350
metri, in una platea di fondo lunga circa 25 chilometri e larga poco meno di due.
2
Fonte: Salmaso N. (1994a)
14
Le sponde, date le elevate profondità e lo sviluppo della platea di fondo, si
immergono con pendenze elevate (13,4% di pendenza media), a picco nella parte
valliva occidentale. Nel bacino più piccolo la profondità massima è attorno agli 81
m e la forma si approssima a quella conica: la zona più profonda è limitata ad una
zona ristretta e le sponde, mancando una vera e propria platea di fondo, si
immergono più dolcemente in profondità (3,3 % di pendenza media). La minore
profondità e la minore estensione del bacino sud-orientale rendono ragione del
suo scarso contributo al volume complessivo dell’intero lago (meno del 7%).
Il bacino sud-orientale appare quindi nettamente caratterizzato
configurandosi “come un’appendice non completamente inserita nel contesto
morfologico del bacino principale”.
L’altezza media della superficie del lago è di 65 metri s.l.m.; per gran parte
della loro estensione i fondali si sviluppano quindi molto al di sotto della superficie
del livello marino. La differenza tra la profondità massima e la quota del lago è
positiva per entrambi i sottobacini (285 m e 16 m). (Salmaso, 1994)
Tabella 2 Principali parametri a confronto
LAGO ALTEZZA AREA VOLUME Prof. Max Prof. Media AREA BACINO
IMBRIFERO
PORTATA
EMISS.
TEMPO DI
RINNOVO
m s.l.m. km
2
km
3
m m km
2
m
3
/sec anni
Como 198 145.9 22.5 410 154 4509 158.3 4.5
Maggiore 194 212.51 37.5 370 177.5 6599 296 4
GARDA 65 367.94 49.0 350 133.3 2260 58.4 26.8
Lugano 271 27.5 4.7 288 171 297.2 0.38 12
Iseo 186 61.8 7.6 251 123 1736 58.7 4.1
Orta 290 15.15 1.3 143 71.6 116 4.6 8.9
Bracciano 164 57.02 5.05 165 88.6 146.7 1.17 137
Bolsena 305 113.55 9.2 151 81 273 2.42 120.6
Trasimeno 258 124.29 0.586 6.3 4.7 304.6 0.86 21.6
15
Tra i grandi laghi del distretto lacustre sudalpino il Garda presenta la
superficie più estesa ed il maggior volume. Di enorme interesse per il paesaggio, il
clima mite e la particolare conformazione geografica, tra la catena prealpina e la
pianura Padana, esso rappresenta un’importante risorsa turistica dei comuni
rivieraschi.
I parametri di valutazione della qualità delle acque
Malgrado la sua importanza, sia come risorsa naturale che economica, il
Benaco è stato tuttavia uno dei bacini tra i meno studiati dal punto di vista
limnologico, in particolare per quanto riguarda le sue componenti biologiche. Tra i
motivi di questo scarso interesse vi era la convinzione, radicata in non pochi
amministratori, che il Lago di Garda potesse rimanere un’eccezione nell’ambito del
generale peggioramento delle condizioni trofiche rilevato in quasi tutti i grandi
bacini europei. Per lungo tempo ciò ha scoraggiato, di fatto, ricerche di carattere
conoscitivo ed applicativo (Salmaso N. e Cordella P., 1994).
Seguendo la classificazione delle acque destinate alla produzione di acqua
potabile, secondo il DPR 515/82, abbiamo un’idea di come le acque del Garda
possano ancora essere considerate fra le migliori dal punto di vista della qualità,
soprattutto per quanto riguarda i parametri chimici.
Nella categoria A1 rientrano le risorse idriche superficiali di buona qualità
per la cui potabilizzazione è sufficiente un trattamento fisico semplice (ad es.
filtrazione su sabbia) e la disinfezione finale (ad es. con biossido di cloro). Tale
trattamento risulta idoneo all’abbattimento della carica batterica, quando modesta,
e all’eliminazione della torbidità, ma è inefficace nella depurazione degli inquinanti
di tipo chimico.
Sulla base dei controlli effettuati fino al 1989 nessuna delle acque
superficiali del Veneto, destinate alla produzione di acqua potabile, può essere
assegnata a tale categoria, fatta eccezione per alcune situazioni localizzate
specialmente sul Lago di Garda.
16
La principale causa di tale deterioramento della qualità dell’acqua è da
individuarsi nell’inquinamento microbiologico. I parametri relativi (coliformi e
streptococchi fecali, ma soprattutto coliformi totali) risultano sistematicamente (con
solo qualche eccezione per il Lago di Garda) superiori ai valori della categoria A1.
Occorre peraltro evidenziare, per una più obiettiva valutazione, che il parametro
relativo ai coliformi totali (per il quale assai frequentemente si registra il
declassamento dei corpi idrici esaminati), ha scarso significato al punto che, da
più parti, viene segnalata l’opportunità di abolirlo.
Abbastanza frequentemente vengono anche superati i valori limite per
l’azoto ammoniacale e più raramente quelli del fosforo. Tale situazione evidenzia
un diffuso inquinamento di origine civile - agricola conseguente al permanere di
carenze nei sistemi di depurazione fognaria degli aggregati urbani e di quelli a
valle di allevamenti zootecnici. Specificamente per quanto riguarda la realtà del
Garda, non si è ancora giunti al livello d’inquinamento degli altri specchi d’acqua
veneti.
Nella categoria A2 si comprendono le risorse idriche superficiali di media
qualità per la cui potabilizzazione si rendono necessari trattamenti fisici e chimici
“normali”. Tale sistema di potabilizzazione, largamente adottato nel Veneto,
schematicamente consta di un trattamento di predisinfezione (soprattutto con
azione antialga), di una chiarificazione, mediante aggiunta di coagulanti chimici e
decantazione in appositi sedimentatori per l’abbattimento della torbidità, seguita
da filtrazione su sabbia e da disinfezione finale, effettuata per mantenere la
sterilità dell’acqua nella rete di distribuzione. Tale trattamento, oltre a una più
spinta azione disinfettante, raggiunge un discreto abbattimento degli inquinanti
chimici (metalli pesanti, composti organici poco solubili o emulsionati, ecc.)
quando siano presenti in concentrazioni modeste. Sulla base dei dati finora
disponibili, rientrano nella categoria A2 solamente le acque del Garda e del lago
di Camazzole. Anche in questo caso sono soprattutto i parametri microbiologici a
portare in tale categoria corpi idrici che, in relazione invece ai parametri chimici,
potrebbero rientrare nella categoria A1.
17
La categoria A3 comprende acque di mediocre qualità che richiedono, per
la loro potabilizzazione, trattamenti fisici e chimici “spinti”, seguiti da affinazione e
disinfezione. Ciò significa introdurre nel sistema di potabilizzazione processi di
chiarifloculazione più sofisticati, di ossidazione mediante ozono, di affinazione su
carboni attivi, ecc. (AA.VV., 1990)
Non rientrano in questa categoria le acque del Garda, risultando
l’inquinamento chimico “di fondo” relativamente modesto.
Tabella 3 Incidenza della componente chimica e microbiologica sulla classificazione delle acque sulla
base delle categorie precedentemente esposte. Periodo novembre 1988 - ottobre 1989 - Lago di Garda
3
N. e % camp. suddivisi
per categoria
N. e % camp. suddivisi
per categoria
Parametri Chimici
N. e % camp. suddivisi
per categoria
Parametri
microbiologici
N. campioni
4
(Chim/Micro)
A1 A2 A3 A1 A2 A3 A1 A2 A3
181
(181/106)
58/32 123/68 - 63/35 118/65 - 83/78 23/22 -
Seppur spesso al di sotto dei parametri stabiliti per i divieti di balneazione,
talvolta le Regioni e i Comuni devono avvalersi della facoltà di deroga ai valori
limite stabiliti dalla legge per il parametro “ossigeno disciolto” (ampliamento del
“range” dei valori percentuali di saturazione di ossigeno da 70-120 a 50-170)
5
,
nonché per il parametro “colorazione”, ascrivibili a manifestazioni di fioriture algali.
Il numero totale dei campionamenti eseguiti e la percentuale dei campioni
risultati favorevoli per ogni anno di osservazione sono di seguito riportati.
3
Fonte: AA.VV (1990) Veneto: Ambiente Novanta, pag. 84
4
Non sempre ogni campionamento comprendeva sia i parametri chimici che quelli microbiologici
5
La percentuale di saturazione riferita all’ossigeno può essere superiore al 100%, poiché il parametro di
riferimento viene preso ad una data temperatura dell’acqua. A temperature differenti varia quindi anche la
percentuale di saturazione rispetto a quella di riferimento.
18
Tabella 4 Numero totale dei campionamenti eseguiti e percentuale di campioni favorevoli
6
anno n. campioni % favorevoli
1984 451 79,6
1985 956 66,3
1986 1076 82,3
1987 943 77,4
1988 950 81,8
1989 759 84,6
totale 5135 Media 78.4
Nel periodo di osservazione 1984 – 1989, relativamente a ciascun
parametro, sono state riscontrate le percentuali di campioni favorevoli di seguito
riportate. Per il Lago di Garda sono stati favorevoli il 100% dei campioni
relativamente a colore, trasparenza, oli, tensioattivi (MBAS
7
), fenoli. Per gli altri
parametri le percentuali favorevoli sono state:
coliformi totali 94,7
coliformi fecali 85,3
streptococchi fecali 95,0
salmonelle 84,6
pH 99,6
ossigeno disciolto 95,4
6
Fonte: AA.VV (1990) Veneto: Ambiente Novanta, pag. 92
7
Metodo di calcolo della presenza di tensioattivi
19
CT
CF
SF
SALM
PH COL TRAS OLI MBAS FEN
OD
75
80
85
90
95
100
1
Fonte: Veneto, Ambiente 90, 1990 pag.93
CT=Coliformi totali CF=Coliformi fecali SF=Streptococchi fecali SALM=Salmonelle
PH=pH COL=Colore TRAS=Trasparenza MBAS=Tensioattivi FEN=Fenoli OD=Percentuale
ossigeno disciolto considerando deroga per gli anni ‘84-‘89
Figura 1 Percentuale dei campioni favorevoli suddivisi per parametri
20
Qualità attuale delle acque del Garda
La qualità delle acque è spesso oggetto di attenzione da parte del grande
pubblico. Gli argomenti più trattati al riguardo sono i problemi inerenti la
balneazione e il funzionamento del collettore che corre lungo la costa veronese da
Malcesine a Peschiera e lungo parte della sponda bresciana. Sono questi due
aspetti, in relazione tra loro, quelli di maggior risonanza, e naturalmente ce ne
sarebbero anche altri meritevoli di attenzione. Ma nella discussione sulla qualità
delle acque c’è un punto chiave che merita approfondimento, anche perché è
spesso non capito.
Il Lago di Garda è un ambiente di enorme valore, unico, con caratteristiche
assolutamente peculiari. Il bisogno di conoscerne le condizioni - di sapere “come
sta” - è del tutto ragionevole; il pubblico chiede di essere informato, in modo
semplice ma obbiettivo. Ebbene: va detto chiaramente che questa informazione
non può essere centrata su un confronto tra il nostro e gli altri grandi laghi europei.
Il fatto che, in una sorta di graduatoria basata su qualche indicatore sintetico di
qualità, il Garda occupi uno dei primi posti, non è sufficiente per esprimere
soddisfazione o per dimostrarne le buone condizioni.
L’ordinamento lungo una scala di trofia è un valido strumento della
limnologia, consentendo un confronto tra i diversi laghi. Ma si può ingenerare
confusione nel pubblico utilizzandolo nelle discussione sulle reali condizioni del
Garda. Il benessere di una persona non dipende dal fatto che qualcuno stia
peggio!
Un buon criterio per giudicare le condizioni del lago consiste nel valutarne
le tendenze, confrontando serie di misure degli stessi parametri; il lago deve
essere cioè paragonato con se stesso in momenti diversi: solo così risulta