INTRODUZIONE
Oggi, nei primi mesi del 2016, assistiamo a cambiamenti
forti nelle abitudini e negli stili di vita dell'essere umano. Tutto è
cambiato non solo rispetto ai secoli precedenti, ma anche in
porzioni di tempo ben più piccole: basta voltare lo sguardo ad un
passato distante solo qualche decennio per osservare più o
meno increduli le nette differenze con il presente.
Tra i maggiori sbagli compiuti dall'uomo vi è il modo in cui
egli si è rapportato, e continua a rapportarsi, nei confronti del
pianeta: secondo molte moderne filosofie, ed anche secondo
diversi antichi tra i quali Pitagora,
1
l’uomo non è al vertice della
piramide, né esiste una piramide che classifica gli individui in
base alla loro importanza: l’uomo è parte della natura,
esattamente come tutti gli altri esseri viventi. Il suo dovere è
vivere utilizzando al meglio le risorse che gli sono realmente
necessarie, tentando di avere un impatto su tutto ciò che è a lui
esterno più basso possibile.
2
Arne Naess, uno dei principali teorici di tale pensiero, iniziò
a diffondere le sue idee dopo il rapporto del Club di Roma
3
circa
i limiti dello sviluppo (1972), che richiamava l’attenzione
mondiale su problemi quali inquinamento, boom demografico ed
esaurimento delle risorse non rinnovabili. Egli sosteneva che
non è sufficiente modificare a livello economico e politico
l’assetto mondiale relativo ai problemi ambientali, ma è in primis
1
P. Singer, Liberazione animale, Il Saggiatore, Milano, 2003, p.199.
2
L. Caimi, Coscienza ambientale e educazione alla legalità, Vita e Pensiero,
Milano, 2006 p. 75.
3
Associazione non governativa la cui missione è individuare i principali problemi
che l'umanità si troverà ad affrontare, ricercandone possibili soluzioni.
6
il comportamento e l’idea che l’uomo ha nei confronti
dell’ambiente che devono essere modificati.
È necessario passare da un sistema di tipo
antropocentrico, che vede l’uomo come centrale e predominante
sulle altre specie e sull’ambiente, e giustifica di conseguenza il
suo sfruttamento indiscriminato delle risorse in quanto presenti
apposta per lui, ad uno biocentrico, che vede l’essere umano
come una delle parti costituenti il sistema a pari con le altre, che
è tenuto a rispettare e salvaguardare.
4
L’uomo non ha “diritti
speciali”
5
rispetto alla natura, e non è superiore ad essa: ne è
semplicemente parte.
Abbiamo creato una società in cui il 4% della popolazione
gode di effettivo benessere.
6
Lo sviluppo a cui siamo giunti, il
livello di modernità a cui ora siamo abituati non solo sta
distruggendo il pianeta, ma non sta servendo quasi a nessuno,
essendo una tale percentuale veramente esigua.
Tra le principali cause, vi è indubbiamente il modo in cui
esso si alimenta. Il “progresso” ha portato ad un aumento
smisurato del consumo di prodotti di origine animale, con
conseguenze negative per l'ambiente e per l'uomo stesso.
In questo elaborato l'attenzione verrà focalizzata sui
cambiamenti inerenti l'alimentazione degli individui,
cambiamenti così' profondi da influenzare ampiamente molti altri
ambiti: quello sociale, quello relativo all'inquinamento, alla
sostenibilità, all'economia, all'etica, e via dicendo. Il modo in cui
mangiamo, a ben vedere, tocca ogni aspetto del vivere. Verrà
4
S. Fusi, Spirito naturale. L’Ecologia Profonda per la salute del
corpo e dell’anima, Tecniche Nuove, 2007, p. 36.
5
Ibidem.
6
N. Ridoux, La decrescita per tutti, Jaka Book SpA, Milano, 2006, p. 16.
7
inizialmente descritta sommariamente la realtà degli allevamenti
intensivi, soffermandosi soprattutto in quelle specificità che li
caratterizzano: la loro nascita, le principali caratteristiche che
accomunano in tutto il mondo questo tipo di strutture, per poi
descrivere in maniera leggermente più dettagliata alcune delle
principali realtà. La ricerca condotta a tale riguardo non
pretende assolutamente di essere esaustiva, ma solamente di
mettere in luce aspetti purtroppo tanto comuni quanto
sconosciuti.
Successivamente, il testo tratterà le conseguenze di tali tipi
di allevamenti: gli sprechi, l'inquinamento che produce, gli
squilibri ambientali e sociali, i rischi per la salute umana. Un
capitolo a parte verrà poi dedicato a quelle che possono essere
chiamate le “conseguenze etiche” degli allevamenti intensivi,
cercando di far comprendere come temi cari al corso di studi di
Scienze per la Pace siano in queste realtà sistematicamente
violati: la nonviolenza, il rispetto, la tutela della dignità di un altro
essere vivente.
La tesi si conclude cercando di dare soluzioni e alternative
concrete a tali situazioni, analizzando la possibilità di
internalizzazione dei costi, materiali e immateriali, e soprattutto
dando la responsabilità di ciò che accade a chi di dovere: noi
stessi. I cambiamenti sono nelle nostre mani, nello specifico nei
nostri piatti, e sta a noi scegliere la coerenza ed il cambiamento,
od il continuare a fare finta di nulla ignorando la verità.
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CAPITOLO 1.
L'INDUSTRIA DEI PRODOTTI DI ORIGINE
ANIMALE
1.1. Cenni storici: dall'uomo cacciatore agli allevamenti
intensivi
È durante la cosiddetta “rivoluzione neolitica”
7
che l'essere
umano, abituato a procacciarsi il cibo attraverso la raccolta di
vegetali spontanei o alla caccia, che inizia il processo di
trasformazione delle abitudini alimentari che ci porta agli
allevamenti intensivi dei nostri giorni. L'uomo, nomade e al pari
con le altre specie, si spostava di volta in volta alla ricerca di
cibo, seguendo i ritmi della natura, fino alla scoperta della
semina, dell'agricoltura e del processo di domesticazione degli
animali.
8
L'origine della società stessa si basa infondo sulla capacità
dell'uomo di diventare sedentario, coltivando e allevando ciò che
gli è necessario per il suo sostentamento. La sedentarietà
porterà con se un aumento della popolazione, e la necessità di
stabilire regole e confini per la convivenza, giungendo quindi ad
una società sempre più articolata e densa di bisogni, primo fra
tutti il soddisfacimento dei bisogni primari: il cibo è ovviamente
tra le prime esigenze che devono essere appagate. Il processo
di domesticazione è stato fondamentale dunque per lo sviluppo
7
A. Duè, L'uomo e l'ambiente, la Preistoria vol. I, Jaka books, 1999, pp. 30-33.
8
S. Castiglione; L. Lombardi Vallauri, Trattato di biodiritto. La
questione animale, Giuffrè, Roma, 2012 p. 115.
10
delle società, al punto da esserne diventato uno dei cardini
principali. Non soltanto come fonte di cibo, ma anche in altri
settori, come nell'uso degli animali per i trasporti, l'agricoltura, la
guerra.
Con la crescita della popolazione sedentaria gli
allevamenti iniziano ad aumentare di numero e dimensioni, e
man mano che le società accrescono il loro benessere, aumenta
anche la domanda di prodotti di origine animale,
tendenzialmente riservati alle società più sviluppate. Tutt'oggi i
maggiori consumi di prodotti di origine animale, in special modo
di carne, sono presenti nei paesi più sviluppati, mentre nelle
zone più povere del mondo, specialmente nell'Africa sub-
sahariana, la carne rimane (per ora) un lusso riservato a pochi,
o comunque qualcosa da poter consumare solamente in
occasioni speciali.
Se inizialmente si poteva parlare di un rapporto “rispettoso”
dell'uomo nei confronti degli animali, oggi sicuramente ogni
parvenza di rispetto è sfumata sotto le regole economiche del
maggior profitto al minor costo. Prima dell'avvento della società
moderna l'allevatore aveva realmente un legame con i suoi
animali, spesso viveva con essi durante i lunghi viaggi di
transumanza, o comunque la sua vita da allevatore ruotava
attorno agli esseri della propria fattoria.
9
Considerando che ad
oggi circa il 90% della carne e dei prodotti di origine animale
deriva da allevamenti intensivi
10
, risulta ipocrita e piuttosto inutile
dunque rifarsi al ricordo idilliaco di allevamenti e trattamenti di
questo tipo, ad oggi veramente rari, in percentuale, sulla terra.
9
S. Castiglione, L. Lombardi Vallauri, Trattato di biodiritto. La
questione animale, op.cit., pp. 116-117.
10
http://www.saicosamangi.info/animali/
11
1.2. Nascita e sviluppo degli allevamenti intensivi
Con il termine allevamenti intensivi o industriali (factory
farming) si vanno ad identificare tutti quegli allevamenti ad alto
rendimento che tendono, come già accennato, alla ricerca della
massima resa al minimo costo, utilizzando macchinari, selezioni
genetiche, farmaci e così via, e riducendo al minimo gli spazi, i
tempi e tutto ciò che potrebbe limitare i guadagni.
11
La nascita degli allevamenti intensivi viene in realtà fatta
simbolicamente risalire ad un errore: un'allevatrice statunitense,
Celia Steele, si vide consegnare cinquecento pulcini anziché i
cinquanta che aveva ordinato. Per far fronte ad un tale numero
di animali da allevare decise di allevarli in ambiente chiuso,
utilizzando degli integratori, riuscendo così a decuplicare il
numero di animali in soli dodici anni: nel 1935 i polli erano
diventati ben 250 mila.
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Le esigenze economiche e sociali portarono durante la
prima metà del Novecento ad una grande diffusione di tali
tipologie di allevamenti, e dunque ad una riduzione dei terreni
adibiti al pascolo o alla crescita degli animali “a terra”, ora
allevati sistematicamente all'interno di grandi fabbricati chiusi e
lontani dalla popolazione, o comunque in pascoli ridotti con alta
densità di bestiame.
Il consumo di massa dei prodotti di origine animale è stato
allo stesso tempo causa e conseguenza dell'aumento di tale tipo
di allevamenti, portando ad una maggiore domanda, una
11
http://www.treccani.it/enciclopedia/allevamento-degli-animali
12
J. S. Foer, Se niente importa,. Perché mangiamo gli animali, Guanda, Milano,
2009, p. 107
12