1. Introduzione
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Le precipitazioni variano notevolmente da zona a zona, dai 500 mm annui del sud-
ovest fino ai 4000-5000 mm annui della foresta pluviale. Inoltre, mentre nelle zone
occidentali del Madagascar la stagione delle piogge è ben definita, con il 90% delle
precipitazioni annuali concentrate nel periodo ottobre-aprile, nella foresta pluviale le
precipitazioni sono costanti per tutto l’anno, con una leggera diminuzione nei mesi di
settembre e ottobre (Tattersall e Sussman, 1975).
L’isola inoltre è spesso colpita da cicloni, mediamente sette l’anno, quasi tutti
originatisi nell’oceano indiano. A rendere ancora più imprevedibile il clima è la
ricorrenza periodica di El niño, che modifica la circolazione dei venti e delle piogge.
Le foreste del Madagascar non hanno quindi dei cicli di fioritura regolari e la loro
produttività è bassa, con periodi di carenza di frutta molto più lunghi rispetto alle altre
foreste del globo che ospitano primati (Wright, 1999).
Quando il Gondwana iniziò a
frammentarsi (fig. 1.2), circa
160 milioni di anni fa, il
Madagascar si separò prima
dall'Africa, 120 milioni di anni
fa, e solo dopo dall'India, 88
milioni di anni fa. Il conseguente
isolamento è testimoniato dallo
straordinario grado di
endemismo delle specie animali
e vegetali dell'isola (Tattersall,
2006). Gli antenati dei lemuri
attuali, della famiglia degli
Adapidi, raggiunsero l’isola tra l’Eocene e l’Oligocene, circa 38-65 milioni di anni fa.
Sulla loro origine ci sono due ipotesi: quella africana (Tattersall, 1993) e quella
asiatica, supportata dall’assenza in Africa di fossili di lemuri e dalla somiglianza del
pettine dentale di lemuri e lori asiatici (Gingerich, 1975). Nel primo caso essi
avrebbero raggiunto il Madagascar attraversando il canale di Mozambico, che in quel
periodo doveva essere largo 100-200 Km, mentre nella seconda ipotesi la distanza
sarebbe stata ancora maggiore, ma la presenza di correnti marine favorevoli avrebbe
facilitato la traversata.
Fig. 1.2 La frammentazione del Gondwana.
2
1. Introduzione
_________________________________________________________________________
I primi uomini a giungere sull'isola, fra 2000 e 1500 anni fa, erano probabilmente di
origine indonesiana e malese. L’estinzione dei lemuri giganti, nonché la distruzione
dell’80% della foresta originaria, sono dovute proprio all’impatto antropico (Wright,
1999).
Il 4 ottobre 2006 l’EAZA (Associazione Europea Zoo ed Acquari) ha dato ufficialmente
il via alla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per la salvaguardia del
Madagascar 2006/2007, alla quale partecipa anche il Parco Zoo Punta Verde, dove
questo studio è stato effettuato.
3
1. Introduzione
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1.2 I lemuri del Madagascar
La superfamiglia Lemuroidea, facente parte del sottordine delle Proscimmie,
comprende, a seconda della tassonomia cui si fa riferimento, tra le 49 e le 63 specie
viventi e almeno 16 estinte, tutte endemiche del Madagascar e delle piccole isole
circostanti (fig. 1.3) (Gould e Sauther, 2006).
Fig1.3 Classificazione dei generi della Superfamiglia Lemuroidea. In rosso è indicata la classificazione
di Lemur catta e Varecia variegata.
4
1. Introduzione
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Il termine lemure deriva dal latino lemur, che significa fantasma, ed è dovuto alle
abitudini notturne di molti lemuri e alla presenza del tapetum lucidum dietro la retina
che, riflettendo la luce, dà nel buio un colore rossastro ai loro occhi.
Lo studio dei lemuri è molto importante poiché essi possiedono molte caratteristiche
primitive. Il loro cervello è di dimensioni ridotte rispetto a quello degli altri primati della
stessa taglia; le aree visive ed associative sono relativamente piccole, mentre le aree
olfattive sono molto sviluppate (Jolly, 1966). I pollici e gli alluci sono entrambi
opponibili, anche se, preferendo annusare gli oggetti piuttosto che manipolarli, la
manualità è ridotta. Come nelle altre strepsirrhine è presente il toothcomb, il pettine
dentale, formato dall’unione degli incisivi
e dei canini dell’arcata inferiore in una
sorta di pettine, con il quale fanno il
grooming (Sauther et al., 2002). Il
secondo dito dei piedi presenta inoltre la
toilet claw, un’unghia ad artiglio, anche
questa usata per il grooming (fig. 1.4).
Rispetto alle altre strepsirrhine hanno
occhi relativamente piccoli e il muso
allungato.
La superfamiglia Lemuroidea è
caratterizzata da nove tratti unici tra i
primati: dominanza femminile sui
maschi; presenza di aggressioni mirate fra femmine; assenza di un chiaro dimorfismo
sessuale indipendentemente dalla struttura sociale della specie; presenza di molte
specie monogame; competizione spermatica combinata con aggressioni tra maschi
nel periodo riproduttivo; elevato tasso di mortalità infantile; catemeralità (capacità di
alternare cicli di attività notturna e diurna) in alcune specie; ritmo metabolico basso;
stagione riproduttiva molto ristretta regolata dal fotoperiodo (Wright, 1999).
Fig. 1.4 Toilet claw di Varecia rubra e toothcomb di
Lemur catta.
La dominanza femminile sui maschi è una caratteristica distintiva dei
lemuri, essendo in tutti gli altri primati i maschi dominanti o codominanti assieme alle
femmine (Smuts et al., 1987). Questa condizione unica non sembra essere un tratto
primitivo, in quanto le altre proscimmie, asiatiche e africane, sono tutte organizzate in
gruppi a dominanza maschile (Charles-Dominique, 1977; Richard, 1987). L’ipotesi più
accreditata è che sia un carattere evoluto a causa del clima difficile del Madagascar,
5
1. Introduzione
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in modo da garantire alle femmine la priorità sul foraggiamento in periodi
fondamentali come la gestazione e l’allattamento (Jolly, 1984; Overdorff et al., 2005).
Le aggressioni mirate fra femmine, generalmente evitate da una stabile struttura
gerarchica, diventano invece intense durante la stagione riproduttiva, e spesso
possono portare all’esclusione dal gruppo delle femmine che ne sono bersaglio
(Taylor e Sussman, 1985; Pereira e Kappeler, 1997; Sussmann et al., 2003; Ichino,
2006). Questo tipo di aggressività non è documentato per nessun altra specie di
primate (Wright, 1999).
Il dimorfismo sessuale è molto basso per tutte le specie di lemuri indipendentemente
dalla loro struttura sociale, sia essa monogama, a gruppi misti o poliginica, in
contrasto con la maggior parte dei primati (Kappeler, 1991, 1993; Pereira e Kappeler,
1997). Una spiegazione di questo fatto è che l’evoluzione di maschi di dimensioni
maggiori avrebbe portato ad un consumo eccessivo di risorse e sarebbe stata
svantaggiosa per la dominanza femminile (Jolly, 1984). Un’altra ipotesi è che i lemuri
discendano tutti da un antenato notturno monogamo, in cui il dimorfismo era quasi
assente come negli altri primati monogami (van Schaik e Kappeler, 1996).
Questo spiegherebbe anche l’abbondanza di specie monogame fra i lemuri, più di un
quarto del totale delle specie, nonostante la monogamia sia presente solo nel 3% dei
mammiferi e nel 13% dei primati (Wright, 1999).
La competizione spermatica, solitamente utile a ridurre gli scontri fra maschi per
l’accesso alle femmine in estro, nei lemuri invece è accompagnata da un notevole
aumento dell’aggressività nella stagione riproduttiva (Pereira e Weiss, 1991; Sauther,
1991; Kappeler, 1997). La formazione in molte specie di copulation plugs, veri e
propri tappi di liquido seminale coagulato che rendono inefficaci successive
copulazioni, rende fondamentale per i maschi l’essere i primi a copulare con una
femmina (Parga, 2003).
La mortalità infantile nei lemuri raggiunge valori due volte superiori a quelli degli altri
primati, facendo supporre che gli investimenti nella prole siano bassi oppure limitati in
un periodo di tempo breve a causa del clima severo e imprevedibile (Wright, 1995).
La capacità di alternare cicli di attività diurna e notturna, definita da Tattersall (1987)
catemeralità, è una caratteristica non presente fra i primati al di fuori del Madagascar,
fatta eccezione per Aotus azarae (Wright, 1999). Tra i lemuri è invece particolarmente
diffusa nel genere Eulemur, forse per evitare possibili predatori durante il
foraggiamento (Tattersall, 1987; Curtis D., 2006).
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1. Introduzione
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Il ritmo metabolico dei lemuri, molto basso se confrontato con quello degli altri primati,
sembra necessario per sopportare i periodi freddi e con scarsa disponibilità di cibo
(Wright, 1999).
La stagione riproduttiva molto ristretta e fortemente regolata dal fotoperiodo è un’altra
caratteristica unica fra i primati (van Horn, 1975; Rasmussen, 1985). Il periodo
riproduttivo è sincronizzato per ogni specie in una o due settimane all’anno, e la
singola femmina è in estro per 4-32 ore (Jolly, 1966; Evans e Goy, 1968; Budnitz e
Dainis, 1975; Foerg, 1982; Koyama,1988; Sauther, 1991; Pereira, 1991; Morland,
1993; Wright, 1995). A differenza delle altre proscimmie che in cattività, e quindi
senza particolari stress ambientali, possono riprodursi in qualsiasi stagione, nei lemuri
la riproduzione resta sempre strettamente legata al fotoperiodo. Il vantaggio di questa
rigorosa e breve stagionalità sembra essere che lo svezzamento dei cuccioli viene a
coincidere con i mesi climaticamente più favorevoli (Wright, 1999).
La IUCN (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources)
Red List considera a rischio di estinzione il 63% delle specie di lemuri oggi presenti in
Madagascar. Undici di queste sono addirittura considerate Critically Endagered
(Gould e Sauther, 2006).
7
1. Introduzione
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1.3 Lemur catta
1.3.1 Caratteri generali
Lemur catta (fig. 1.5) è un lemure di
media grandezza, con un corpo lungo
38-45 cm. La sua caratteristica
distintiva è la coda, lunga dai 56 ai 62
cm, che presenta 14 o più anelli bianchi
e neri alternati (Jolly, 1966).
A questa caratteristica è dovuto il suo
nome comune, lemure dalla coda ad
anelli. Il peso corporeo medio in natura
è di 2.2 Kg nei maschi (Sussman,
1991), mentre in cattività è superiore,
raggiungendo a volte anche i 4 Kg
(Kappeler, 1990a). La sua pelliccia è
grigia o marroncina sul dorso, mentre il ventre è bianco. Il muso è anch’esso bianco e
gli occhi ambrati sono circondati da una caratteristica mascherina triangolare nera. Il
naso, i genitali e i palmi delle mani e dei piedi sono neri e glabri. Il dimorfismo
sessuale è appena accennato, i maschi hanno la testa e le spalle leggermente più
grossi delle femmine. La differenza più appariscente, oltre agli organi sessuali, è una
ghiandola sudoripara nell’avambraccio, molto più sviluppata nei maschi (Fig. 1.5)
(Jolly, 1966; Mertl, 1977).
Fig. 1.5 Esemplare maschio di Lemur catta.
All’interno dell’avambraccio è visibile la ghiandola
sudoripara antebrachiale.
Lemur catta viene considerato semi-arboricolo, in quanto, rispetto agli altri lemuri,
passa molto tempo al suolo. Si muove generalmente su quattro zampe, ma per
migliorare la visuale può alzarsi sugli arti inferiori. E’ un lemure diurno,
particolarmente attivo nelle prime ore del mattino e alla sera, anche se come gli altri
lemuri probabilmente vede bene anche al buio (Jolly, 1966). La sua visione è
tricromatica (Sauther et al., 1999).
L’areale di Lemur catta è limitato alla zona sud-occidentale del Madagascar (fig. 1.6)
(Gould, 2006), caratterizzata da condizioni di elevata siccità e da temperature di circa
33 °C nel mese più caldo (novembre) e di circa 13 °C in quello più freddo (luglio). Il
suo habitat tipico è la foresta a galleria e i cespugli di Euphorbia (Budnitz e Dainis,
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1. Introduzione
_________________________________________________________________________
1975; Sauther, 1998). I suoi predatori naturali sono aquile e piccoli carnivori, tra cui
Cryptoprocta ferox (il fossa). La sua longevità è di circa 25 anni negli zoo, mentre in
natura risulta inferiore, essendo di circa 16-17 anni (Gould et al., 2003).
A causa della rapida distruzione del suo habitat in Madagascar, Lemur catta viene
classificato come endagered nella US Department of
Fish and Animals Federal List of endagered and
threatened animals and plants ed è compreso
nell’appendice I della CITES (Convenzione
Internazionale sul Commercio delle Specie Protette e
minacciate d'estinzione), che ne vieta tassativamente il
commercio in quanto a rischio d’estinzione. La IUCN
(International Union for the Conservation of Nature and
Natural Resources) lo classifica come vulnerable. La
popolazione in natura si stima essere fra i 10000 e i
100000 esemplari, mentre quella in cattività è di circa
2000 esemplari (International Species Information
System, 29 dicembre 2006).
Fig. 1.6 Areale di Lemur catta.
1.3.2 Socialità
Lemur catta è una specie dallo spiccato comportamento sociale. Vive in gruppi misti
formati generalmente da 8-20 individui, in cui maschi e femmine sono ugualmente
numerosi (Jolly, 1966; Budnitz e Dainis, 1975; Sussman, 1991; Jolly et al., 2002;
Gould et al., 2003). La distanza fisica fra gli animali è variabile, passano molto tempo
in stretto contatto e possono foraggiare a un metro l’uno dall’altro. I membri di un
gruppo mostrano una notevole sincronia nei loro comportamenti e spesso capita che
debbano fare la fila per accedere a una risorsa limitata (Jolly, 1966).
Come negli altri lemuri le femmine hanno la priorità sul foraggiamento e sono sempre
dominanti sui maschi, i quali mostrano una spontanea sottomissione in qualsiasi
interazione agonistica con esse (Kappeler, 1990b; Pereira, 1995). Il nucleo del
gruppo è formato dalle femmine e dai loro cuccioli, mentre i maschi vengono confinati
nelle zone periferiche, formando quello che Jolly definisce il Drones Club. Il punto
focale del gruppo sembra essere la femmina dominante, la quale decide spesso la
9
1. Introduzione
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direzione dei movimenti del gruppo, anche se piccoli spostamenti durante il
foraggiamento possono essere guidati anche da altri individui, tra cui maschi
subordinati (Jolly, 1966; Budnitz e Dainis, 1975; Sauther et al., 1999). Le femmine
solitamente restano per tutta la vita nel gruppo natale (filopatria femminile), mentre i
maschi migrano periodicamente da un gruppo all’altro (Sussman, 1992; Budnitz e
Dainis, 1975; Gould et al., 2003).
Ogni gruppo contiene generalmente più matrilinee, l’una dominante sull’altra. Le
madri sono sempre dominanti sulle figlie e queste non necessariamente ereditano lo
status sociale della madre. La gerarchia femminile può essere lineare e stabile per
periodi molto lunghi, ma può anche subire bruschi mutamenti per cui viene definita
come non lineare (Nakamichi e Koyama, 1997; Sauther et al., 1999). La gerarchia
maschile, non invariabilmente lineare, è molto meno stabile di quella femminile,
anche se è sempre chiaramente identificabile un singolo maschio dominante (Taylor,
1986; Budnitz e Dainis, 1975; Kappeler, 1993; Nakamichi e Koyama, 1997; Gould,
1997b).
Quando la numerosità diviene eccessiva il gruppo si scinde e le femmine di una
matrilinea possono venir cacciate da quelle di un’altra con delle ripetute aggressioni
mirate, solitamente subito dopo la nascita dei cuccioli. Esse andranno a formare il
nucleo di un nuovo gruppo, mentre sembra che i maschi non abbiano alcun ruolo
nella scissione dei gruppi. Trasferimenti di femmine tra gruppi già esistenti sono
invece molto rari (Sussman, 1991, 1992; Taylor e Sussman, 1985; Jolly et al., 2002;
Gould et al., 2003; Pride, 2005; Ichino, 2006).
I maschi gerarchicamente più importanti hanno accesso al centro del gruppo, mentre
alla periferia si trovano gli individui subordinati e i maschi che stanno cercando di
migrare nel gruppo. I maschi migrano spontaneamente, a gruppi di 2 o 3, per la prima
volta fra i 3 e i 5 anni di vita, poi periodicamente ogni tre anni circa. Ogni anno la
percentuale di maschi migranti è del 30%. La maggior parte delle migrazioni avviene
al termine della stagione secca, in concomitanza con la nascita dei cuccioli
(Sussman, 1992; Gould, 1997b). Nel nuovo gruppo i maschi hanno inizialmente una
posizione subordinata e periferica e vengono spesso attaccati dagli individui residenti
di entrambi i sessi. In particolare, sembra che l’aggressività femminile abbia lo scopo
di proteggere i cuccioli da possibili tentativi di infanticidio, scomparendo infatti subito
dopo lo svezzamento (Pereira e Weiss, 1991; Ichino, 2005). L’aggressività maschile
10
1. Introduzione
_________________________________________________________________________
verso i maschi immigranti persiste invece in tutte le stagioni (Budnitz e Dainis, 1975;
Sussman, 1991; Pereira e Weiss, 1991; Gould, 1997b; Nakamichi e Koyama, 1997).
In generale, le interazioni aggressive sono molto più frequenti fra maschi che fra
femmine e raggiungono l’apice durante la stagione riproduttiva (Budinitz e Dainis,
1975). Esse possono venir divise in base alla loro intensità in tre categorie (Parga,
2006).
Interazioni aggressive di intensità 1: sono quelle in cui non c’è contatto fisico, quali
finti attacchi, ritirate, tail-waving (fig. 1.8) o stink fight (vedi 1.3.6.2), vocalizzazioni yip
e chatter (vedi 1.3.6.3). Il rischio è minimo e così pure l’energia spesa.
Interazioni aggressive di intensità 2: c’è il contatto fisico, anche se non estremo.
Comprendono morsi, colpi e inseguimenti. Sono più dispendiose energeticamente
delle prime e c’è il rischio di riportare delle ferite, anche se non gravi.
Interazioni aggressive di intensità 3: Il contatto fisico è estremo, comprendono lotte,
strattonamenti e jump-fights, nei quali gli animali si fronteggiano eretti sulle zampe
posteriori e cercano di saltare addosso all’avversario, in modo da trovarsi nella
posizione più favorevole per poterlo colpire con i canini. Questi scontri, nei quali
nessuno dei due individui sembra voler capitolare, spesso finiscono con ferite molto
gravi (Parga, 2006).
Tutte le interazioni aggressive coinvolgono solo due individui per volta, alleanze e
coalizioni sono molto rare e questo spiega il perché le figlie non abbiano un ranking
immediatamente inferiore alle loro madri (Jolly, 1966; Kappeler, 1993; Sauther et al.,
1999; Nakamichi e Koyama, 1997). Nei maschi è possibile tuttavia la formazione di
partnership preferenziali, soprattutto durante le migrazioni, ma queste sembrano
avere una breve durata (Sussman, 1992; Gould, 1997b: Nakamichi e Koyama, 1997).
Partnership preferenziali temporanee sono comuni anche fra maschi e femmine,
senza che vi sia alcun effettivo vantaggio riproduttivo per il maschio, il quale in questo
modo ottiene comunque l’accesso a zone più centrali del gruppo (Gould, 1996).
L’esistenza di meccanismi di riconciliazione dopo gli scontri, un tempo esclusa
(Kappeler, 1993), è oggetto di dibattito, essendo stata riscontrata in alcuni studi
(Rolland e Roeder, 2000; Palagi et al., 2005b). La consolazione, ovvero l’aumento di
interazioni amichevoli con terzi dopo gli scontri, sembra assente (Kappeler, 1993).
Il gesto sottomissivo più comune consiste nel semplice spostarsi in presenza di un
individuo di rango superiore ed è solitamente accompagnato dalla vocalizzazione yip
(vedi 1.3.6.3) (Macedonia, 1993).
11
1. Introduzione
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Tra i comportamenti sociali più importanti c’è sicuramente il grooming, molto spesso
reciproco (fig. 1.7), la vicinanza fisica (contact) e il gioco (Jolly, 1966). All’interno del
gruppo, gli individui tendono maggiormente a instaurare rapporti sociali con i parenti
più prossimi (Taylor e Sussman, 1985; Nakamichi e Koyama, 1997). Il grooming,
eseguito non con le mani ma con la
toilet claw e con il toothcomb, viene
fatto più spesso da animali subordinati
ad animali dominanti che viceversa e i
maschi fanno più spesso grooming
verso le femmine che viceversa
(Nakamichi e Koyama, 1997). Come ci
si potrebbe aspettare, le femmine
passano molto più tempo in
comportamenti sociali che i maschi
(Sussman et al., 2003).
Fig. 1.7 Grooming reciproco fra due femmine di
Lemur catta eseguito con il toothcomb.
1.3.3 Territorialità
In natura, l’home range di un gruppo di Lemur catta varia da 4 a 25 ettari, a seconda
della disponibilità di risorse e della dimensione del gruppo (Budnitz e Dainis, 1975;
Gould, 2006). Solitamente viene utilizzata una parte del territorio per 3-4 giorni
consecutivi, al termine dei quali il gruppo si sposta in un’altra zona, coprendo in
questo modo il suo intero home range in circa 10 giorni (Jolly, 1966).
Lemur catta era considerata una specie fondamentalmente territoriale fino a poco
tempo fa. Ora viene considerata semi-territoriale, in quanto non mantiene un uso
esclusivo del proprio home range, e home range di gruppi diversi possono
sovrapporsi (Sauther et al., 1999). Nelle aree di sovrapposizione spesso possono
avvenire degli scontri, nei quali la difesa del territorio viene gestita dalle femmine,
indipendentemente dalla loro posizione gerarchica, mentre i maschi stanno in
disparte (Budinitz e Dainis, 1975; Nakamichi e Koyama, 1997). Raramente questi
combattimenti arrivano allo scontro fisico, solitamente le femmine si limitano a
rincorrersi, vocalizzare e marcare il territorio. A volte i maschi possono ingaggiare
degli stink fight (vedi 1.3.6.2) con un maschio del gruppo antagonista, ma non è
12
1. Introduzione
_________________________________________________________________________
chiaro se la funzione di questo comportamento sia territoriale o se si tratti
semplicemente di uno scontro individuale (Budinitz e Dainis, 1975).
1.3.4 Dieta
Lemur catta può essere considerato un onnivoro opportunista, in quanto può cibarsi
di frutta, foglie, piccioli, fiori, semi, ragni, ragnatele, bruchi, cicale, bozzoli di insetti,
uccelli e anche terra (geofagia). La frutta rappresenta il 30-60% della sua dieta, le
foglie e l’erba il 30-50%, i fiori il 5-12% e il resto meno del 3% (Jolly, 1966; Sauther et
al., 1999; Gould, 2006). A seconda della stagione e della disponibilità, Lemur catta
può facilmente cambiare le sue abitudini alimentari, caratteristica molto importante in
un clima imprevedibile come quello del Madagascar (Sauther, 1998). La specie che
più di ogni altra ne caratterizza la dieta è comunque Tamarindus indica (Jolly, 1966;
Sauther, 1998; Gould, 2006).
Nonostante il pollice opponibile, Lemur catta non usa le mani per raccogliere il cibo e
portarlo alla bocca, ma lo morde direttamente da dove si trova. Le mani vengono
usate solitamente per avvicinare i rami su cui si trovano i frutti e le foglie oppure per
bere l’acqua che si accumula nelle cavità degli alberi, utilizzandole come delle spugne
(Sauther et al., 1999).
1.3.5 Riproduzione
Lo svezzamento dei cuccioli avviene a sei mesi di età, dopodiché gli individui
vengono considerati giovani fino a un anno e mezzo e subadulti fino ai due anni e
mezzo, età in cui i maschi raggiungono la maturità sessuale, mentre le femmine la
raggiungono a 3 anni (Koyama, 1988).
La stagione riproduttiva in Madagascar va da metà aprile a giugno (Jolly, 1966;
Budnitz e Dainis, 1975), mentre va da ottobre a dicembre per gli esemplari in cattività
nell’emisfero boreale, essendo regolata dal fotoperiodo (Van Horn, 1975). In questo
periodo i genitali di Lemur catta subiscono notevoli mutamenti: nei maschi il volume
dei testicoli diventa il maggiore fra tutte le strepsirrhine (Kappeler, 1997), nelle
femmine la vulva, solitamente lunga 1.5 cm, raggiunge i 3 cm di lunghezza e diventa
13
1. Introduzione
_________________________________________________________________________
più gonfia fino al comparire di una macchia rosa al centro (Jolly, 1966). L’aggressività
aumenta notevolmente: le femmine competono tra loro per lo spazio e le risorse, i
maschi per essere i primi ad avere accesso alle femmine in estro. La gerarchia,
stabile per tutto l’anno, sembra perdere importanza tanto che tutti i maschi adulti
hanno la possibilità di copulare (Jolly, 1966; Budnitz e Dainis, 1975; Gould, 1996;
Parga 2006), anche se sembra che la femmina dominante sia sempre la prima a
entrare in estro e a riprodursi (Palagi et al., 2003).
All’interno del gruppo tutti gli accoppiamenti hanno luogo nell’arco di due settimane e
ciascuna femmina è recettiva solo per un giorno, diverso per ognuna di loro, durante il
quale copula con più maschi, anche esterni al gruppo (Jolly, 1966; Budnitz e Dainis,
1975; Koyama, 1988; Pereira, 1991; Sauther, 1991; Sussman, 1992). Il liquido
seminale emesso coagula velocemente nella vagina a formare dei copulatory plugs,
in modo da rendere le successive copulazioni più difficili (Sauther et al., 1999). Il pene
del Lemur catta è comunque adattato a eliminare, entro un certo intervallo di tempo, i
copulatory plugs eventualmente presenti (Parga, 2003). Per evitare questo, dopo
l’eiaculazione i maschi controllano la partner per un certo periodo, evitando che altri
maschi le si avvicinino (Sauther, 1991; Sauther et al., 1999). Se la fecondazione non
avviene le femmine avranno un ulteriore estro ogni 39 giorni, fino ad un massimo di 3
estri per anno (Evans e Goy, 1968). Generalmente la fecondazione avviene
comunque durante il primo estro stagionale (Parga e Lessnau, 2005). E’ importante
notare che le femmine evitano l’accoppiamento con i maschi ad esse imparentati
(Taylor e Sussman, 1985; Pereira e Weiss, 1991; Sauther, 1991).
La gestazione dura 131-136 giorni, al termine della quale nascono uno o due
(raramente anche 3) cuccioli (Budnitz e Dainis, 1975; Jolly et al., 2002), in
corrispondenza della stagione delle piogge e quindi del periodo in cui il cibo è
presumibilmente più abbondante. La fecondità femminile, ovvero la percentuale di
femmine in età fertile partorienti ogni anno, è del 75-85% (Jolly et al., 2002; Gould et
al., 2003). La mortalità infantile è molto elevata, con il 50% dei cuccioli che non
sopravvivono al primo anno di vita (Sussman, 1992; Gould et al., 2003). Sembra che
una delle cause principali di mortalità infantile siano le cadute dagli alberi (Budnitz e
Dainis, 1975).
I cuccioli appena nati stanno solitamente attaccati al ventre della madre, per spostarsi
poi dopo due settimane sul dorso (Palagi et al., 2002). Essi vengono accuditi anche
dalle altre femmine del gruppo, mentre sembra che i maschi abbiano solo un ruolo
14
1. Introduzione
_________________________________________________________________________
marginale nelle cure alloparentali (Jolly, 1966; Gould, 1997a). Dopo la terza
settimana cominciano a esplorare il territorio circostante, mentre all’età di due mesi
iniziano a nutrirsi di cibo solido e a giocare con gli altri cuccioli. Nei primi sette mesi di
vita si sviluppano molto velocemente, poi mostrano una drastica riduzione della
crescita dopo l’ottavo mese, in corrispondenza della stagione avversa. Questo
accade anche in cattività, dove il cibo è sempre disponibile (Sauther et al., 1999).
1.3.6 Comunicazione
Lemur catta usa per comunicare una combinazione di segnali visivi, olfattivi e vocali,
che spesso si completano a vicenda. Il rilascio di marcature odorose è sempre
associato a un segnale visivo (Mertl, 1976), così come molte vocalizzazioni vengono
emesse con una postura tipica.
1.3.6.1 Comunicazione visiva
Per quanto Lemur catta non abbia l’espressività tipica dei primati, sono state descritte
varie espressioni facciali tipiche.
Staring open-mouth face: gli occhi sono ben aperti, la bocca è aperta e i denti sono
coperti dalle labbra. Viene usata durante il mobbing ai predatori e nelle aggressioni
simulate (Jolly, 1972).
Staring bared-teeth scream face: gli occhi sono ben aperti, la bocca è aperta con gli
angoli tirati indietro a scoprire denti e gengive. Questa espressione è associata a
fughe dovute a improvvisi spaventi (Jolly, 1972).
Silent bared-teeth face: gli occhi fissano lo stimolo e le sopracciglia possono essere
rilassate o corrugate, gli angoli della bocca sono tirati indietro a scoprire i denti. E’
usata per comunicare sottomissione o un approccio amichevole (Jolly, 1972).
Bared-teeth gecker face: è un’espressione simile alla precedente, ma
accompagnata dalla vocalizzazione Yip (vedi 1.3.6.3). Viene usata dai subordinati
durante i conflitti con i dominanti (Jolly, 1972).
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