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Abstract
Le differenze tra culture che professano la religione islamica e quella occidentale
hanno generato molte incomprensioni sull'identità dei primi, soprattutto negli ultimi anni,
con l'avvento dell'immigrazione e del terrorismo. Spesso i mezzi di comunicazione italiani
tendono ad agevolare fenomeni di xenofobia, attraverso la rappresentazione negativa del
migrante, in particolar modo di fede musulmana. Attraverso le pagine di questa tesi verrà
esposta un’analisi dei mezzi di comunicazione di massa tradizionali, come la stampa, e i
new media (come i social media e il web 2.0). Queste ricerche verranno supportate
dall'esposizione di due teorie dei media: quella dell’agenda-setting, elaborata da McCombs
e Shaw, che mette in luce come i mezzi di comunicazione tradizionali abbiano stabilito una
centralità verso questi temi soprattutto dopo gli ultimi attentati terroristici (Capitolo 3); la
teoria della spirale del silenzio di Elisabeth Noelle-Neumann (Capitolo 4) che spiega come
le manifestazioni di intolleranza nel web siano così popolari rispetto a idee favorevoli a
comprendere e ad accogliere società così differenti come fonte di arricchimento culturale.
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Introduzione
La questione dell'identità dello straniero - che racchiude tematiche come
l'immigrazione, la differente religione, appartenenza culturale, crescita del fondamentalismo
religioso e il riconoscimento dei diritti giuridici degli stranieri nati nel suolo italiano - è
diventata uno dei temi caldi di questo periodo storico. L'Italia, soprattutto in questi ultimi
anni, è divenuta meta di immigrazione. Questo fenomeno, piuttosto recente, è percepito da
molti italiani come un'invasione di massa indesiderata. Vengono spesso additati come
“clandestini”, “terroristi” e avvertiti come individui poco civilizzati. Frequentemente le
stime della loro presenza sul suolo italiano ( o europeo) viene sovrastimata, ma ad essere in
forte crescita è il fenomeno della xenofobia, ovvero l'odio nei confronti delle minoranze
etniche e razziali, e l'islamofobia, contro gli osservanti della religione musulmana.
Eurobarometro (2015) rivela che il 64% degli europei è convinto che la discriminazione
etnica di una persona è diffusa. Il 50% del campione pensa che quella basata sulla fede sia
altrettanto frequente. Il 33% degli europei ritiene che esprimere le proprie convinzioni
religiose può scoraggiare l'assunzione in un posto di lavoro. Dunque, il lavoro svolto si
propone come un'approfondita ricerca sull'immigrazione islamica in Italia e sulla difficile
comprensione della differente cultura di cui questi popoli sono portatori. L'obbiettivo della
seguente tesi è mettere in luce come il processo di integrazione da parte della comunità
musulmana migrante sia ostacolato dal pregiudizio fondato su stereotipi, agevolati dalla
rappresentazione distorta delle differenze culturali nei nostri mezzi di comunicazione. Si
parte dalla deduzione che i mass media (televisione, stampa, radio, web...), siano
responsabili della costruzione dell'opinione pubblica, ovvero l'insieme delle opinioni
collettive che si sviluppano da un dibattito. Già nel 1690 John Locke, nel Saggio
sull'intelletto umano
1
, ipotizzò che l'opinione pubblica avesse una funzione di controllo
sociale, attraverso la legge morale espressa. Con la nascita e lo sviluppo dei medium di
massa, si comincia a teorizzare sugli effetti di questi nell'opinione pubblica. Il seguente
lavoro, infatti, analizza in che modo i mass media contribuiscono a formare l'opinione
pubblica e il ruolo svolto dai mezzi di comunicazione, dei quali viene ipotizzato il potere
attraverso alcune elaborazioni teoriche condotte da teorici della comunicazione. La tesi si
articola in quattro capitoli: il primo capitolo introduce il concetto di religione come “fatto
sociale” e analizza il rapporto tra la fede musulmana e quella cristiana nel mondo
1
Cfr. Locke J, An Essay Concerning Human Understanding, London, 1690.
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occidentale, con il fine di comprendere le differenze tra le due confessioni, il loro rapporto
con la società e gli aspetti legati ad essa (politica, cultura e influenza sociale). Uno dei
quesiti su cui il capitolo si basa è se è possibile far convivere fenomeni come quello della
secolarizzazione con società profondamente differenti dalla nostra, dove gli aspetti divini
sembrano profondamente intrecciati con la sfera pubblica. Dopo aver affrontato il rapporto
religione-società all'interno dei paesi a maggioranza islamica, un altro argomento esposto
all'interno di queste pagine è come gli immigrati musulmani di terza generazione vivono il
loro culto in un contesto secolare come l'Occidente. Nel terzo e quarto capitolo verrà
affrontato come l'odio nei confronti dei migranti e dei musulmani (islamofobia) venga
alimentato dai mass media, attraverso l'utilizzo di una comunicazione parziale e spesso
stigmatizzante nei confronti di tali gruppi sociali. Come già citato in precedenza, come
supporto a tale ipotesi verranno esposte due teorie dei media: la spirale del silenzio e
l'agenda setting. Entrambe si basano sull'idea che i media sono capaci di influenzare e
formare l'opinione pubblica.
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CAPITOLO I
Le religioni, terrorismo e secolarizzazione
1 Introduzione
L'enciclopedia Wikipedia, conta la presenza nel mondo di 30.547 confessioni religiose
e 5 miliardi di credenti
2
. Quelle che possiedono il maggior numero di fedeli sono:
Cristianesimo, con 2.200.000.000 fedeli
3
, è divisa in 5 differenti dottrine:
cattolicesimo (1.300.000.000), protestantesimo (550.000.000), chiesa ortodossa
(225.000.000), chiesa anglicana (73.000.000) e orientale (72.000.000);
Islam, con 1.800.000.000 seguaci, divisa in 3 correnti: Sunniti, Sciiti, Kharigiti;
Induismo, con 1.100.000.000 di aderenti, divisa in due principali correnti: Visnuismo
(580.000.000) e Sivaismo (220.000.000);
Budhismo, con 488.000.000 seguaci;
Taoismo, 400.000.000 fedeli e tre correnti;
Confucianesimo, 237.000.000 seguaci e otto correnti;
Scintoismo, 100.000.000 sostenitori;
Ebraismo, 15.000.000 aderenti e tre dottrine.
Anche se con riti e dottrine profondamente differenti, tutte le società, sin dalle origini,
sono accomunate da credenze e pratiche religiose. La nozione di religione, partendo dalla
sua etimologia latina religio, si riferisce al culto verso ciò che è ultraterreno. Rientra in tale
2
Wikipedia(2017).
3
Cfr. Pew Forum on Religion & Public Life, Pew Research center The Global Religious Landscape (18
dicembre 2012).
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definizione non necessariamente una credenza verso una divinità ma tutto ciò che si
rapporta al sacro. In ambito sociologico, una religione è: «un sistema specifico di idee,
norme e pratiche concernenti la sfera sacra, condivise da una comunità di credenti»
4
.
Affinché la religione diventi efficace e socialmente rilevante, deve essere condivisa da un
gruppo sociale, e interiorizzata attraverso processi di socializzazione, ovvero mediante
pratiche sociali di apprendimento come avviene per qualsiasi forma di cultura. Il sentimento
religioso non è, infatti, ascritto ma appreso culturalmente e deriva da due caratteristiche
'innate' della mente umana: l'uomo nasce consapevole della sua mortalità. D'altro canto, la
religione è nata per cercare di dare delle spiegazioni agli eventi e all'esistenza dell'uomo (e
del mondo). Emile Durkheim, nel saggio Le forme elementari della vita religiosa, descrive
la religione nella sua funzione socialmente coesiva
5
. Il sociologo francese sosteneva che la
religione attraverso i rituali svolge una funzione di rafforzamento e consolidazione della
società, rinforzando i legami sociali e il sentimento di appartenenza ad una comunità.
Questa appartenenza gioca una forte valenza identitaria per chi aderisce al sistema, ovvero,
permette ai fedeli di sentirsi come dei fratelli. La religione, come sistema, svolge la funzione
di regolare l'azione umana attraverso un insieme di norme, valori e consuetudini. Questi
processi sociali di adesione ai dogmi, riti e norme di carattere religioso, sono rafforzati
dall'istituzionalizzazione del sacro e dal carattere pubblico dei rituali. Secondo Durkheim, la
credenza da sola non può costituire religione. L'istituzionalizzazione del culto avviene
attraverso la creazione di luoghi di preghiera e la codificazione per iscritto delle dottrine che
fungono da liturgia per chi si fa mediatore tra fedeli e divinità, spesso un sacerdote, un
pastore o una guida spirituale. Un'istituzione religiosa, per rafforzare il suo ruolo, può
prevedere anche una gerarchia. La Chiesa cattolica, che in Italia conta 55.665.000 fedeli, è
costituita da un clero con a capo un pontefice, i vescovi, i sacerdoti e i diaconi. Il Papa,
vescovo della diocesi di Roma, è la massima autorità riconosciuta dalla religione cattolica e
sovrano della Città del Vaticano, una città-stato all'interno della capitale d’Italia con una
monarchia teocratica eletta dal conclave. Tuttavia, ci sono organizzazioni prive di gerarchie,
come la religione islamica, soprattutto quella maggioritaria sunnita
6
. Ne Le regole del
metodo sociologico, Durkheim definisce fatto sociale: «qualsiasi modo di fare, stabilito o
no, suscettibile di esercitare sull'individuo una costrizione esterna o anche che è generale
4
Smelser, 2007- 278
5
Cfr. Durkheim E., Le forme elementaires de la vie religieuse, Paris, Librerie Félix Alcan,1912.
6
La religione islamica non ammette un clero, sia nella corrente sunnita che quella shiita. Tuttavia,
quest'ultima riconosce una gerarchia. Lo sciismo è professato da una minoranza, rispetto alla dottrina
maggioritaria sunnita, alla quale aderisce l'80% dei credenti. La differenza tra sunniti e sciiti risiede proprio
nella differenza di poteri conferiti al successore di Mohammad: secondo i primi è il califfo (capo della
comunità, ummah) ad essere il discendente del profeta, non eletto da lui ma dalla ummah. Nella fazione sciita,
invece, riconosce che il profeta avesse eletto come capo della comunità suo cugino e genero Ali dopo la sua
morte, dunque il ruolo di capo è presieduto dall'Imam. A causa di questa differente interpretazione, anche il
ruolo del successore di Mohammad cambia. Nella corrente sunnita, il califfo viene considerato come
guardiano della shariah ma non ha alcun potere di interpretare i testi sacri. Per gli sciiti, l'Imam è l'erede
diretto di Mohammad e in quanto tale può interpretare le sacre scritture e rappresenta la guida spirituale del
popolo.