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Prefazione
Metropoli, de La Repubblica, e Bergamondo, de L’Eco di Bergamo, si occupano di
immigrazione. Il primo è un allegato domenicale - acquistabile su richiesta, insie-
me al giornale nazionale, al costo aggiuntivo di 10 centesimi -, il secondo è una
sezione del quotidiano bergamasco. In realtà sarebbe più corretto utilizzare le
forme verbali al tempo passato: il logo Bergamondo, infatti, è comparso per
l’ultima volta il 18 dicembre 2009; quello di Metropoli è stato inserito, dal settem-
bre dello stesso anno, nelle pagine delle edizioni locali de La Repubblica. Le moti-
vazioni sono diverse; la durata della pubblicazione simile: per entrambi circa tre
anni e mezzo.
Ciò che li accomunava era il tentativo di presentare e descrivere la realtà dei nuovi
italiani (de jure o de facto) con occhi diversi. Per conoscere e comprendere vera-
mente ogni “mondo” (e quindi anche quello dei migranti) è necessario interpellare
chi lo costituisce: sono i protagonisti che devono raccontarsi, non altri a parlare di
loro, soprattutto se non esperti o addetti del settore. Ecco l’obiettivo principale
dei due prodotti editoriali: dare voce agli stranieri, discostandosi dalla maggior
parte dei mezzi d’informazione che, come emerge dalla «Ricerca nazionale su
immigrazione e asilo nei media italiani» - si veda il capitolo 2 di questo elaborato -
considerano gli immigrati soggetti passivi delle notizie, senza consultarli nemmeno
all’interno di analisi sulle politiche in campo migratorio. Per avere uno sguardo
differente rispetto alla normalità la cronaca nera doveva essere lasciata fuori. I
fogli dei giornali sono già pieni di immigrati che rubano, violentano e spacciano; i
titoli a effetto, con tanto di nazionalità in bella vista, non fanno altro che seminare,
coltivare o rafforzare l’idea che straniero sia uguale a criminale. Metropoli e Ber-
gamondo si dedicano ad altro: narrano, in lingua italiana, le storie e i sogni di chi
arriva in Italia, i problemi e le difficoltà che attanagliano coloro che sono stati
costretti ad abbandonare la propria casa e spesso, anche i familiari e tutti gli affet-
ti. Ma, con l’intento di fornire una fotografia a tutto tondo, trattano anche di
religione, folklore, tradizioni, corsi di formazione, istruzione, arte, sport e cultura.
4
L’elaborato è suddiviso in sei capitoli: due introduttivi, tre riservati all’analisi dei
due inserti (per comodità lessicale, e onde evitare continue differenziazioni, anche
alla sezione de L’Eco di Bergamo viene dato l’appellativo di «inserto») e uno con-
clusivo.
Nel primo capitolo si analizza il mondo dell’immigrazione, cercando di delineare un
quadro dei soggetti che lo compongono: quanti sono gli stranieri in Italia? Come
sono distribuiti sulla penisola? Da dove vengono? Com’è la loro situazione demo-
grafica? Quali religioni professano? Oltre alle risposte a questi quesiti sono presen-
tati approfondimenti su minori, studenti e lavoratori (focalizzandone impieghi,
livelli retributivi, infortuni e iscrizioni ai sindacati), vengono esposti i dati relativi al
loro contributo finanziario e all’ammontare delle rimesse. In seguito ci si sofferma
anche sull’acquisizione della cittadinanza e sui matrimoni misti, mettendo infine in
luce aspetti come criminalità, disparità di trattamento e discriminazione razziale.
Se questa realtà, descritta a livello nazionale, è il campo d’indagine di Metropoli,
Bergamondo ha come riferimento il territorio della provincia di Bergamo, per il
quale viene compiuto un lavoro analogo - con l’aggiunta di una sezione sui livelli di
povertà e integrazione -. Non tutte le informazioni verranno recuperate nel pro-
sieguo della ricerca; la loro esposizione, tuttavia, permette di avere una panorami-
ca abbastanza completa - a tratti dettagliata - sul fenomeno migratorio e di scre-
ditare alcuni luoghi comuni (ad esempio il numero di immigrati che arrivano in
Italia via mare). Sempre all’interno di questo capitolo si trova una sezione relativa
alla legislazione italiana (con un accenno anche a quella dell’Unione Europea):
l’obiettivo è inquadrare la situazione da un punto di vista normativo, cercando, in
poche pagine e senza entrare nei particolari, di individuare il trend seguito dal
Parlamento nel legiferare. Le ultime pagine riguardano “il sentire comune”, il
modo cioè in cui, secondo i sondaggi, gli italiani vedono e considerano “i nuovi
arrivati”.
Nel secondo capitolo entra in gioco la carta stampata e il suo rapporto con
l’immigrazione. Fondamentali sono le modalità di uso del linguaggio che, molto
facilmente, può veicolare messaggi di paura. Sono riportati, a titolo esemplificati-
5
vo, articoli pubblicati su diverse testate nazionali, mostrando, con dati ricavati
anche dal sito del Ministero della Giustizia, come spesso le informazioni siano
incomplete, o non sufficientemente approfondite (nelle carceri la percentuale di
stranieri è elevata. Delinquono di più o ci sono altri motivi?). In seguito è proposto
un focus relativamente a quella che la stampa, negli anni Novanta, non ha avuto
remore nel definire «invasione di albanesi». L’ultima sezione è dedicata a una
ricerca del 2009 su «Immigrazione e asilo nei media italiani», dove sono analizzate
le quantità di notizie attinenti gli stranieri, il modo in cui se ne parla - con un inte-
ressante studio sulle parole più utilizzate - e le tematiche maggiormente connesse
con l’immigrazione. Rapportando questi dati, e servendosi anche dell’ausilio e del
confronto con studi precedenti, è possibile evincere l’immagine che prevale
dell’immigrato - e quindi, concretamente, l’idea che ne ha l’uomo medio -. Ulterio-
re questione: gli stranieri hanno voce in capitolo sulle notizie che li riguardano?
Quanto vengono interpellati? Infine è stata inserita una brevissima nota - a scopo
informativo - sul rapporto tra dovere di cronaca e diritto alla privacy.
Ecco quindi la presentazione dell’oggetto di questa trattazione: Metropoli e Ber-
gamondo, prodotti indubbiamente nuovi, che cercano di distanziarsi e differen-
ziarsi dalla maggior parte della stampa. Già dagli editoriali di Ezio Mauro e Ettore
Ongis, rispettivamente direttori de La Repubblica e L’Eco di Bergamo, emergono
gli obiettivi delle redazioni: raccontare il mondo degli stranieri, cercando con essi
uno scambio culturale e facendoli sentire parte della popolazione; l’allegato na-
zionale a questi aspetti aggiunge anche quello di strumento di servizio. Il terzo
capitolo entra quindi nel cuore della questione, delineando anche la storia dei due
prodotti giornalistici: quando e come sono nati, la loro forma d’inserto, la foglia-
zione e gli sviluppi successivi; e ancora: la strutturazione del sito internet di Me-
tropoli e la tiratura delle copie cartacee, la lettera di congedo di Bergamondo e
l’organizzazione da parte del quotidiano lombardo di un torneo di calcio con squa-
dre di diverse nazionalità. Nella parte finale si lascia spazio alle scelte pubblicitarie,
alle redazioni e alla scelta dei giornalisti che hanno collaborato e contribuito a
sviluppare i progetti.
6
La quarta parte dell’elaborato è sicuramente la più corposa. Qui si esaminano i
contenuti di 291 articoli di Metropoli e 242 di Bergamondo, pubblicati nei primi
sette mesi del 2009. I 533 pezzi di giornale sono stati suddivisi in tredici macrote-
matiche per consentire un confronto più dettagliato: «società», «politica e legisla-
zione», «economia e lavoro», «salute», «istruzione e formazione», «religione»,
«integrazione ed emarginazione», «problematiche degli stranieri», «storie», «arte
e cultura», «festività, tradizioni e folklore», «sport» e «articoli di servizio». Quello
che affiora sono similitudini e differenze, sia osservando il peso riservato a ciascu-
na macroarea che addentrandosi nelle diverse sezioni. In chiusura l’aspetto focale:
il ritratto dell’immigrato. Quale figura di straniero viene tracciata? Quanto si disco-
sta da quella esaminata nel capitolo 2? All’interno del lavoro sono state inserite
intere pagine o articoli degli inserti, per permettere di visualizzare la loro struttu-
razione anche da un punto di vista grafico.
Nel quinto capitolo si analizzano i risultati raggiunti dai due “giornali”: sono stati
letti? Da chi? Hanno ottenuto gli obiettivi che si erano preposti? I riscontri sono
forniti sia dalle redazioni che da immigrati, referenti di comunità, e addetti del
settore appositamente intervistati.
Nelle conclusioni si evidenziano l’utilità e la positività di Metropoli e Bergamondo,
che indubbiamente hanno saputo presentare un aspetto umano degli stranieri, e il
parallelismo tra l’immigrazione attuale e le emigrazioni italiane del secolo scorso.
La trattazione si conclude con alcuni documenti redatti da migranti che chiedono
riconoscimento e dignità, la presentazione di giornali stranieri stampati in Italia,
alcuni spunti di riflessione sul tema dell’informazione e due ipotesi di ricerche
future.
L’appendice è dedicata alle note metodologiche relative alla selezione degli articoli
per la scelta del campione considerato nel capitolo 4 e alle loro modalità di suddi-
visione nelle macroaree.
7
Capitolo 1. Il mondo dell’immigrazione
1.1 Quadro a livello nazionale
1.1.1 Popolosità e aree di provenienza
Secondo «Immigrazione - Dossier statistico 2009 - XIX Rapporto»1, redatto da
Caritas/Migrantes e presentato a Roma - contemporaneamente ad altre ventisette
città - mercoledì 28 ottobre 2009, i cittadini stranieri residenti in Italia al 31 di-
cembre 2008 sono 3.891.295; se si includono anche le presenze regolari non anco-
ra registrate in anagrafe si arriva a circa 4.330.000 unità2.
Le percentuali di incidenza sulla popolazione totale sono quindi del 6,5% (residen-
ti) e 7,2% (regolari). L’aumento rispetto al 2007 è stato di 458.644 persone: un
incremento pari al 13,4%3.
Il 2008 è stato il primo anno in cui l’Italia, per incidenza degli stranieri residenti sul
totale della popolazione, si è collocata al di sopra della media europea e, seppure
ancora lontana dalla Germania e specialmente dalla Spagna (con incidenze rispet-
tivamente dell’8,2% e dell’11,7%), ha superato la Gran Bretagna (6,3%)4.
1
CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier Statistico 2009. XIX Rapporto. Aree di origine, presenze,
inserimento, lavoro, territorio. Edizioni Idos, 2009.
Nel mio lavoro prediligo l’utilizzo dei dati forniti dal Dossier Caritas/Migrantes rispetto a quelli
presentati nel rapporto Istat «La popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2009». La
scelta deriva da una valutazione quantitativa: l’Istat, infatti, facendo riferimento ai dati forniti dagli
Uffici Anagrafe dei Comuni Italiani, nei suoi rapporti “conteggia” esclusivamente le persone iscritte
nei registri comunali, e, pertanto, in possesso della residenza. Il «Dossier Statistico Cari-
tas/Migrantes», invece, considera anche le persone regolarizzate e di fatto residenti, ma le cui
pratiche non sono ancora state terminate; in tal modo il dato risulta perciò essere più completo e
rispondente alla realtà. In entrambe le ricerche non figurano gli immigrati clandestini.
2
Ivi, pag. 11.
3
Ivi, pag. 81. «Al 31-12-2007 la popolazione residente complessiva ammontava a 59.619.290
persone, di cui 3.432.651 con cittadinanza straniera (5,8% del totale). Considerando che al 31-12-
2002 (primo dato ufficiale) la popolazione straniera era di 1.549.373 persone (2,7% del totale), si
può facilmente constatare che in cinque anni era più che raddoppiata sia in termini assoluti che
relativi». Ivi, pag. 89.
4
Ivi, pag. 81. Va osservato tuttavia come nei Paesi di più antica tradizione migratoria, grazie ad
agevoli normative, è maggiormente elevato il numero di cittadini nazionali di origine immigrata: in
Francia il 23% della popolazione ha genitori o nonni di discendenza immigrata; in Germania, men-
tre i cittadini stranieri sono scesi a circa l’8% del totale, quelli con un passato migratorio raggiungo-
no il 18%. In Italia, dove questa distinzione non è statisticamente semplice, nel 2008 si è giunti a
quasi 40 mila casi di acquisizione di cittadinanza a seguito di matrimonio o di anzianità di residenza.
8
A livello nazionale la distribuzione per Paese di cittadinanza degli stranieri è piut-
tosto concentrata. Gli abitanti regolarmente soggiornanti dei primi sedici Stati in
ordine di numerosità costituiscono, nel loro insieme, il 75% della popolazione
immigrata residente; considerando solo le prime cinque nazioni (Romania, Alba-
nia, Marocco, Repubblica Popolare Cinese e Ucraina) si arriva al 50%5.
I migranti rumeni, con quasi 800 mila residenti al 1° gennaio 2009, formano la
comunità straniera più consistente (20,5% del totale, con un aumento rispetto al
1° gennaio 2008 pari al 27,4%)6. Al secondo posto in ordine di “popolosità” si
colloca la collettività albanese, con oltre 441 mila residenti e un incremento rispet-
to al 1° gennaio 2008 pari al 9,8%. Seguono i residenti marocchini, che nel 2008
sono aumentati del 10,3%, raggiungendo le circa 404 mila presenze, i cinesi (oltre
170 mila, +8,8%) e gli ucraini (quasi 154 mila, +16%)7. È interessante osservare che
se si considerassero i paesi della ex-Jugoslavia nel loro insieme8 essi costituirebbe-
ro il quarto paese nella graduatoria per numerosità, con oltre 213 mila immigrati
residenti. I cittadini libici, principale terra di partenza delle navi che approdano nel
Sud Italia, sono un numero esiguo: 1.471. Dal mare, contrariamente a quanto si
ritiene, arriva solo il 10% degli stranieri9. Le ultime posizioni della graduatoria,
relativa ai Paesi che contano in Italia più di 900 residenti sono occupate da Para-
guay (1.053), Norvegia (1.009), Kazakistan (999), Mali (992) e Dominica (984).
La seguente tabella, fornita dal «Dossier Caritas/Migrantes» mostra nel dettaglio
gli Stati di provenienza con almeno 900 residenti in Italia.
5
Ivi, pag. 83.
6
Ivi, pag. 83. Il ritmo di incremento è quindi ancora alto, anche se inferiore a quello registrato
nell’anno precedente. Sembra dunque avviato verso un ridimensionamento il boom cui si è assisti-
to nel 2007, a seguito dell’ingresso nell’Unione Europea di Romania e Bulgaria (1° gennaio 2007) e
della successiva entrata in vigore della normativa sulla libera circolazione e il soggiorno dei cittadini
UE nei Paesi membri (11 aprile 2007). Risultano invece più elevati, sempre rispetto al 2007, gli
incrementi avvenuti nel 2008 da altri Paesi dell’Est europeo, come ad esempio la Moldavia, i cui
cittadini sono cresciuti del 30,4%.
7
Ivi, pag. 83.
8
Bosnia Erzegovina, Croazia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia.
9
«Gli sbarchi sono cresciuti in maniera costante dal 2004, e quasi raddoppiati nell’ultimo anno,
passando dai 20.455 del 2007 ai 36.951 del 2008» (CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier
Statistico 2009, pag. 135). Questi dati dimostrano come il numero delle persone arrivate via mare
costituisca meno dell’1% della popolazione straniera residente in Italia e meno del 10% dei nuovi
ingressi nel 2008 (come detto, nel 2008, gli immigrati sono aumentati di 458.644 unità).
9
Tabella 1 – Popolazione straniera residente in Italia per Paese di cittadinanza - Stati con almeno
900 residenti al 31 dicembre 200810
10
CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier Statistico 2009, pag. 86. Elaborazione su dati Istat.
10
Per quanto riguarda l’analisi delle aree geografiche d’origine, il «Dossier Cari-
tas/Migrantes», si serve dei dati forniti dall’Istat11.
Tabella 2 - Continenti di provenienza degli stranieri residenti al 31 dicembre 2007 e 200812
Area 31.12.2007 31.12.2008 Variazione % 2007/2008
Europa 1.785.870 2.084.093 16,7%
Africa 797.997 871.126 9,2%
Asia 551.985 616.060 11,6%
America 293.550 316.675 7,9%
Oceania 2.527 2.547 0,8%
Apolidi 722 793 9,8%
Totale 3.432.651 3.891.295 13,4%
I cittadini del continente europeo, in rapporto alla popolazione straniera residente
in Italia, con 2.084.093 persone iscritte all’anagrafe, sono oltre la metà: il 53,6%.
Solamente il 4,2% del totale dei residenti appartiene a uno degli Stati che, fino
all’aprile 2004 costituivano l’Europa dei quindici13, mentre i cittadini dei “Paesi UE
di nuova adesione”, quasi tutti localizzabili nell’area geografica dell’Europa centro
orientale (Croazia, Serbia, Montenegro, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Macedonia,
Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Albania, Turchia), rappresentano il 24,9%
degli stranieri con 967 mila residenti (+24,5% rispetto all’anno precedente). Circa
un altro quarto degli abitanti regolari (24,1%), invece, è cittadino di Nazioni
dell’Europa centro orientale non appartenenti all’UE (principalmente Albania,
Ucraina, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Moldavia) che contano comples-
sivamente circa 940 mila iscritti in anagrafe, con un aumento del 12% rispetto al 1°
gennaio 2008. Se a questi Stati aggiungiamo Romania e Bulgaria la percentuale
arriva al 45,7% (+18,7% rispetto al 2008).
11
ISTAT, La popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2009.
12
Fonte: Istat.
13
Belgio, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca, Irlanda, Regno Unito,
Grecia, Spagna, Portogallo, Austria, Finlandia e Svezia (gli Stati sono in ordine di ingresso).
11
Nella graduatoria relativa agli altri continenti, al primo posto si trova l’Africa (circa
871 mila persone, poco meno di un quarto - 22,4% - di tutti gli immigrati residen-
ti), seguita da Asia (più di 615 mila presenze, 15,8%), America (circa 317 mila,
8,1%) e Oceania (quasi 3 mila, meno dello 0,1%).
Il primo Paese africano è il Marocco (403.592 unità, +10,3% rispetto all’anno pre-
cedente); dietro ci sono Tunisia (100.112, +7%), Egitto (74.599, +7,2%), Senegal
(67.510, +7,8%) e Nigeria (44.544, +9,6%).
All’incirca la metà dei cittadini asiatici (281.493 mila) proviene da Stati del subcon-
tinente indiano: India (91.855, con un incremento rispetto al 2007 pari al 18,6%),
Sri Lanka (68.738, +12,6%), Bangladesh (65.529, +18,6%) e Pakistan (55.371,
+12,2%); i restanti 335 mila sono prevalentemente di nazionalità cinese (170.265,
+8,8%) o filippina (113.686).
Gli stranieri americani, nella maggior parte dei casi (94%) arrivano dell’America
centro-meridionale. Gli Stati più rappresentati sono: Ecuador (80.070, +9,3%) e
Perù (77.629, +9,7%); di numero decisamente inferiore gli immigrati statunitensi
(15.324) e quelli canadesi (2.492).
La presenza di queste nazionalità, significative da un punto di vista numerico, si
rileva anche negli inserti de La Repubblica e L’Eco di Bergamo. Occorre tuttavia
rilevare come spesso gli articoli riguardino il mondo dell’immigrazione nel suo
complesso, con aspetti che accomunano tutti gli stranieri, quali, ad esempio, le
politiche dei governi, le questioni legislative, la crisi economica e la situazione
abitativa. In questo frangente una differenziazione in base ai luoghi di provenienza
risulta essere non sempre adatta o pertinente. Le storie raccontate, le iniziative
presentate e le tradizioni folkloristiche descritte in numerose pagine, d’altro canto,
riflettono maggiormente criteri di interesse e particolarità, di approfondimento o
curiosità piuttosto che di rappresentanza territoriale. Può essere tuttavia riscon-
trato come, di fatto, siano quasi assenti riferimenti a cittadini americani, canadesi,
di Paesi dell’Europa dei quindici o dell’Oceania.
12
1.1.2 Situazione demografica e rapporto tra i sessi
In base a quanto riportato dal «Dossier Statistico Caritas/Migrantes»14 più di un
quinto della popolazione immigrata è costituito da minori (862.453), cinque punti
percentuali in più rispetto a quanto avviene tra gli italiani (22% contro 16,7%). I
nuovi nati da entrambi i genitori stranieri (72.472; erano 64.049 nel 2007)15 hanno
inciso nel 2008 per il 12,6% sulle nascite totali registrate in Italia, ma il loro appor-
to, se si considerano anche i figli con solo mamma o papà giunti da altri Stati, è
pari al 16,7%. Ad essi si sono aggiunti altri 40.000 under diciotto arrivati a seguito
di ricongiungimento familiare16. L’età media degli stranieri è di 31,1 anni, contro i
43 degli italiani. Al 1° gennaio 2008, poco meno di un residente con origini estere
su due (49,2%) aveva un’età compresa tra i 18 e i 39 anni; gli ultrasessantacin-
quenni, invece, erano solo il 2% del totale17 (contro il 21,1% degli italiani)18. L’im-
migrazione è dunque anche una ricchezza demografica per la popolazione italiana,
che va incontro al futuro con un tasso di invecchiamento accentuato. Altro aspetto
significativo relativo all’età riguarda il bisogno di cure e quindi, indirettamente, il
beneficio del sistema di Welfare19.
«Come negli anni precedenti, anche all’inizio del 2009, il rapporto tra i sessi nella
popolazione straniera risulta mediamente equilibrato (98,6%), mostrando una
leggera prevalenza femminile»20. Nel 2008 la percentuale di donne è stata pari al
50,8%; era 50,4% nel 2007 e 50,6% l’anno prima. La proporzione però, come è
possibile vedere nella tabella 1 di pagina 9, nasconde forti sbilanciamenti
all’interno delle singole comunità. Decisamente femminili sono le collettività della
Thailandia (con una percentuale di donne pari all’89,9%) e di molti stati
dell’Europa Occidentale: Lettonia (83,7%), Russia (80,9%), Repubblica Ceca
(80,8%), Bielorussia (80,3%). Elevati anche i dati di Ucraina (79,9%), Kazakistan
14
CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier Statistico 2009, pag. 11 e 82.
15
Ivi, pag. 77 e 79.
16
Ivi, pag. 167.
17
CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier Statistico 2009, pag. 82.
18
Fonte: Istat. A fronte di 56.186.639 residenti italiani, le persone con 65 anni o più sono
11.876.133.
19
Tale questione verrà affrontata nella sezione «Contributo finanziario e rimesse», cfr. cap. 1.1.6.
20
CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier Statistico 2009, pag. 82.
13
(79,6%), Uzbekistan (79%), Indonesia (78%) e Cuba (76,4%). Prettamente maschili i
cittadini afghani (le donne sono solamente il 6%), liberiani (85,8% la percentuale
maschile), sudanesi (86,6%), senegalesi (78,7%), iracheni (70%), egiziani (69,7%) e
pakistani (69%). Rispecchiano il valore medio i dati degli altri cinque Stati (Ucraina
esclusa) che occupano le prime sei posizioni per numerosità: Romania (dove la
percentuale di donne è pari al 53,1%), Albania (45,2%), Marocco (42,1%), Cina
(47,8%) e Filippine (58,1%).
La “questione femminile” viene proposta sia da Metropoli21 che da Bergamondo22
in occasione dell’8 marzo, con riferimento al desiderio delle donne di una maggio-
re integrazione e di una più elevata considerazione e valorizzazione all’interno
della società. Altri aspetti che emergono dagli articoli appartenenti al campione
d’analisi sono la questione del velo (relativamente alla possibilità di nuotare in
piscina)23 e la realtà di colf e badanti, presentata e discussa più volte, ora ponendo
l’attenzione sulla normativa, ora lasciando la parola alle dirette interessate.
1.1.3 Distribuzione territoriale dei residenti stranieri in Italia
«La popolazione straniera si distribuisce sul territorio italiano in modo fortemente
disomogeneo»24. Gli stranieri risiedono prevalentemente nelle regioni del Nord
(62,1%: 35,1% nel Nord Ovest e 27% nel Nord Est) e del Centro del Paese (25,1%);
presenze molto minori caratterizzano il Sud (9,1%) e le Isole (3,7%)25. Quasi un
quarto (il 23,3%) degli stranieri residenti in Italia è iscritto nelle anagrafi dei comu-
21
KARIMA MOUAL, Battersi per restare. Il sogno italiano delle donne migranti, Metropoli, Il giornale
dell’Italia multietnica, inserto domenicale de La Repubblica, gruppo editoriale L’Espresso, 8 marzo
2009, pag. 8-9; EKATERINA KOSHKINA, Anna Safronik, “Italiani brava gente però poco aperti” e KARIMA
MOUAL, Rula Jebreal, “Troppi pregiudizi, è una vita a ostacoli”, Metropoli, 8 marzo 2009, pag. 9.
22
MARIAGRAZIA MAZZOLENI, Donne immigrate, 8 marzo di protesta. «Sottovalutate nonostante le
lauree», Bergamondo, su L’Eco di Bergamo, Sesaab editrice, 5 marzo 2009, pag. 35; IMANE BARKMAKI,
Islam rosa e Occidentale: «Confronto che accresce», Bergamondo, su L’Eco di Bergamo, 5 marzo
2009, pag. 35; IMANE BAMAKI, Femministe con il velo rileggono il Corano, Bergamondo, su L’Eco di
Bergamo, 5 marzo 2009, pag. 35.
23
KARIMA MOUAL, RASSMEA SALAH, La corsa allo sport delle musulmane “Con il velo ma vogliamo
nuotare”, Metropoli, 10 maggio 2009, pag. 8-9; DANIELA MORANDI, Donne musulmane. Un’ora a
settimana alla piscina «Siloe», Bergamondo, su L’Eco di Bergamo, 23 aprile 2009, pag. 40.
24
CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier Statistico 2009, pag. 84.
25
Ivi, pag. 84 e tabella pag. 11. Dati forniti dall’Istat.
14
ni della Lombardia, che da sola ospita quasi due volte il numero degli immigrati
che abitano regolarmente nel Mezzogiorno.
Tabella 3 – Popolazione straniera residente per provincia e regione al 1° gennaio 200926
26
Fonte: Istat.
15
Queste differenze di distribuzione «si riflettono ovviamente anche sul peso *…+
della popolazione straniera sul complesso della popolazione residente nelle diver-
se aree. Nelle regioni del Nord Est l’incidenza ha un valore medio del 9,1%, il che
significa che poco meno di un residente su dieci è straniero»27, mentre nelle Isole,
dove poco più di due abitanti su cento sono immigrati, l’incidenza si riduce ad un
quinto del valore precedente. Valori elevati si registrano anche nelle Regioni del
Nord Ovest (8,6%) e del Centro (8,3%). Il dato del Sud (2,5%) è invece allineato con
quello delle Isole. «A livello regionale le differenze si mostrano ancora più accen-
tuate»28: significativi i numeri della presenza di stranieri in Emilia Romagna (9,7%),
Umbria (9,6%), Lombardia e Veneto (entrambi 9,3%), Toscana (8,4%) e Marche
(8,3%). Nel Centro-Sud la sola percentuale rilevante è quella dell’Abruzzo (5,2%)29.
Figura 1 – Incidenza percentuale degli stranieri per comune al 1° gennaio 200930
27
CARITAS/MIGRANTES, Immigrazione - Dossier Statistico 2009, pag. 84.
28
Ivi, pag. 85.
29
Ivi, pag. 85.
30
Fonte: Istat.