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1- Teorie sull'identità sociale: R.Harrè e H.Tajfel a confronto
1.1- La psicologia discorsiva e la teoria del positioning di Harrè
La psicologia discorsiva
Le teorie di Harrè si inseriscono all'interno della psicologia discorsiva, che viene fatta
risalire agli studi di G.H.Mead e di Vygotskij. Questa psicologia si richiama alla
linguistica, all'etnometodologia, al costruzionismo sociale, all'etogenia e si presenta
come qualcosa di nuovo e rivoluzionario rispetto a quanto l'aveva preceduta: la
rivoluzione sta nel considerare gli esseri umani come soggetti attivi, la cui mente è
costituita da un insieme di attività discorsive, fra cui le emozioni, situate in specifici
contesti
1
. Per attività discorsive si intendono attività concertate e collettive, costituite da
sequenze strutturate di atti intenzionali che utilizzano sistemi di segni o simboli.
L'eredità fondamentale del costruzionismo sociale consiste nel considerare la
costruzione di una persona come un processo collettivo e sociale, plasmato dalle
convenzioni locali. Tale tesi si rifà al pensiero di Vygotskij, il quale sostiene che le
abilità e le capacità psicologiche individuali derivano dalla partecipazione a fenomeni
psicologici collettivi attraverso l'interiorizzazione e l'appropriazione di pattern di
interazioni sociali. Secondo Vygotskij le abilità cognitive sono acquisite nell'ambito del
dominio pubblico, nelle azioni interpersonali all'interno dell'area di sviluppo prossimale
e successivamente vengono appropriate come capacità di un individuo psicologicamente
autonomo
2
. La zona di sviluppo prossimale è quella zona in cui un soggetto più capace
e più esperto colma i deficit nelle espressioni del soggetto meno capace, interpretandole
come tentativi di giungere a un'espressione maggiormente precisa; in questo modo il
soggetto meno abile assume dei contributi supplementari da quello più abile, così da
promuovere il proprio processo di sviluppo. Le abilità si muovono cioè dalla zona di
sviluppo prossimale alla zona di sviluppo attuale, diventando attributi permanenti del
soggetto.
Ripartendo dalle tesi di Vygotskij, Harrè sviluppa una teoria della mente, intesa come
1 Harrè R.-Gillett G . (1996), La mente discorsiva, Milano Raffaello Cortina, pag.IX
2 Traduzione dell'articolo di Harrè R. (2002) “Public sources of the personal mind:social
constructionism in context”, in Theory &Psychology vol.12(5): 611-623, Sage publications, pag. 617
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“dinamicamente ed essenzialmente radicata nel contesti storico, politico, culturale,
sociale e interpersonale”
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; egli intende l'identità di una persona come la traiettoria unica
spaziale e temporale, rappresentata dal suo corpo, sottolineando anche qui l'importanza
del contesto e in particolare della posizione occupata dal soggetto all'interno di esso.
Harrè promuove un'idea di psicologia discorsiva, una psicologia rivolta allo studio dei
discorsi pubblici e privati, delle significazioni, delle soggettività e dei posizionamenti,
perché solo attraverso di essi i fenomeni psicologici possono trovare spiegazione;
secondo l'autore la psicologia dovrebbe cioè diventare lo studio delle modalità e delle
strategie che le persone utilizzano, attraverso i sistemi simbolici, sia in contesti pubblici
sia privati, per attuare progetti e raggiungere scopi.
La teoria del positioning
Per elaborare la teoria del positioning Harrè di rifà al modello di uomo antropomorfico
di S.Hampshire, basato sull'assunto fondamentale che ciascun essere umano ha una
prospettiva, cioè occupa una certa posizione e sa di occuparla, si percepisce come un
osservatore del mondo e come capace di agire sulle cose in questa posizione
4
; è proprio
l'occupare una posizione la condizione necessaria per essere un agente, cioè per essere
capace di agire sulle cose, che occupano a loro volta determinate posizioni. L'occupare
una posizione è anche la condizione necessaria della percezione, del percepire qualcosa
con la consapevolezza che ciò è diverso da se stessi, cioè occupante una posizione
diversa. Inoltre l'essere umano per considerarsi tale deve avere potenzialità linguistiche,
cioè deve essere in grado di interagire discorsivamente col mondo attraverso il
linguaggio.
La teoria del positioning dà grande importanza alla dimensione morale nei processi
cognitivi: essa si manifesta nelle credenze e nelle pratiche che implicano diritti e doveri.
Oltre a ciò tale teoria sottolinea l'importanza dei significati e dei processi di
significazione mutuati dal contesto discorsivo, che si manifestano e imprimono nelle
azioni; il significato delle azioni è in parte determinato dalla posizione dell'attore nel qui
ed ora del discorso, posizione determinata dal riconoscimento di alcuni diritti
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da parte
3 Harrè R.-Gillett G . (1996), La mente discorsiva, Milano Raffaello Cortina, pag.29
4 Harrè R.-Secord P.F. (1977), La spiegazione del comportamento sociale, Bologna Il Mulino, pag.149
5 Traduzione dell'articolo di Harrè R.-Moghaddam F.M. (2009), Recent advance in positioning theory, in Theory
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degli altri partecipanti al contesto discorsivo.
Harrè formula la teoria del positioning a partire dalla considerazione del fatto che diritti
e doveri sono distribuiti fra i partecipanti a un'azione collettiva, quindi anche a un
discorso. Da qui l'idea che assegnare a qualcuno una posizione significa assegnare o
negare diritti e doveri, sulla base di attribuzioni di personalità e di caratteristiche
personali. Perciò l'accesso e la disponibilità di certe pratiche, sia conversazionali sia
concrete, è in parte determinato dal livello di competenza dell'individuo, ma in parte
anche dall'avere certi diritti e doveri in relazione al contesto locale del discorso e
dell'azione.
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Il positioning è qualcosa che appare nel corso di un'interazione, è un processo
discorsivo e il suo contenuto può essere momentaneo e effimero; se il positioning fa
riferimento a doveri effimeri, che cambiano da situazione a situazione o se non è
riconosciuto dagli altri, allora si tratta di falso positioning.
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Cambiare il positioning secondo Harrè è possibile e comporta un cambiamento del
significato dell'azione che si sta compiendo e quindi anche la modifica della trama della
storia dell'incontro.
Poiché ogni individuo abita molti discorsi differenti, ognuno dei quali possiede il suo
insieme di significazioni a volte in conflitto fra loro, è necessaria una negoziazione e un
aggiustamento di essi affinché siano resi compatibili; la vita mentale ha perciò una
funzione equilibratrice, integrante e correttiva.
L'atto del positioning si compone di 2 fasi:
1. definizione/attribuzione delle caratteristiche e delle competenze della persona da
parte di se stessa o di altri a livello discorsivo: questa fase può essere chiamata
prepositioning. Questa attribuzione di una posizione al soggetto si basa su
presupposizioni fatte a partire dalle azioni, a seconda che esse implichino
potere/fragilità (quindi il posizionamento entro i discorsi implica relazioni di
potere), abilità/incapacità o un certo status sociale; il posizionamento comporta
l'assegnazione di diritti e doveri, che possono essere attribuiti in modi differenti
&Psychology vol.19(1): 5-31, Sage publications, pag.8
6 Traduzione dell'articolo di Harrè R.-Moghaddam F.M. (2009), Recent advance in positioning theory, in Theory
&Psychology vol.19(1): 5-31, Sage publications, pag.6
7 Traduzione dell'articolo di Harrè R.-Moghaddam F.M. (2009), Recent advance in positioning theory, in Theory
&Psychology vol.19(1): 5-31, Sage publications, pag.11
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fra le diverse culture, ovvero risentono del contesto culturale e sociale nel quale
l'azione-discorso si svolge, in particolare risentono del sistema normativo nel
quale le persone in questione vivono.
L'attribuzione di posizione, con conseguente assegnazione di diritti e doveri, dà
significato all'azione del soggetto e determina anche l'attribuzione di un ruolo, che va a
costituire la sua identità sociale.
2. atto del positioning vero e proprio, ovvero assegnazione o ritiro di diritti e
doveri ad opera della persona stessa o di altri
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Per interpretare il comportamento dell'altro dobbiamo riconoscere il suo auto-
posizionamento entro la complessa struttura di regole e pratiche, in cui questo individuo
si muove, in relazione al contesto socioculturale di riferimento e all'hic et nunc
dell'azione; ciò implica l'auto-identificazione empatica con l'altro, per permettere
all'osservatore di dare senso a ciò che l'altro sta facendo, per comprendere cosa
significhi la situazione in questione per il soggetto, attraverso l'interpretazione delle sue
azioni ed emozioni. Si tratta pertanto di co-costruzione, di negoziazione di significati.
Perciò le auto-descrizioni delle persone (self-reports) sono fondamentali nelle ricerche
psicologiche, perché sono l'espressione di come stanno le cose per il soggetto, del suo
modello di mondo cognitivo. Harrè sostiene come l'analisi narrativa del linguaggio,
dell'uso dei pronomi all'interno dei discorsi e dei costrutti normativi (cioè dei costrutti
che fanno riferimento al sistema morale) sia fondamentale, perché i discorsi
manifestano importanti aspetti della personalità dei parlanti, dei loro processi di
significazione, in relazione alle responsabilità, ai giudizi morali della comunità di
appartenenza, ai diritti e ai doveri attribuiti o assunti. Lo stile morale di una comunità
infatti si mostra nei discorsi, è un prodotto del repertorio espressivo di una cultura.
Il modello discorsivo trasforma la mente in un punto d'incontro di relazioni sociali, non
più realtà ontologica indipendente costituita da un insieme auto-esistente di processi e
stati; mente come costruzione sociale, in quanto i concetti disponibili che emergono dai
nostri discorsi formano il modo in cui pensiamo.
Come già sottolineato, secondo Rom Harrè la psicologia deve occuparsi dei resoconti
personali, in particolare dell'esperienza fenomenica degli individui: ciò che le persone
8 Traduzione dell'articolo di Harrè R.-Moghaddam F.M. (2009), Recent advance in positioning theory, in Theory
&Psychology vol.19(1): 5-31, Sage publications, pag.10
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dicono deve essere considerato come il resoconto di dati relativi a cose che esistono
realmente e che sono dotate di significato in rapporto alla spiegazione del
comportamento della persona stessa. L'analisi dei resoconti permette di scoprire i
significati e le regole sottostanti ai comportamenti del soggetto, in continuità con
l'approccio fenomenologico. Queste regole sono costituite dai desideri e dai bisogni,
nonché dalle aspettative riguardanti le azioni di altre persone, sono le proposizioni che
guidano l'azione; tali regole determinano i ruoli ovvero il sotto-insieme di regole seguite
da una particolare categoria di individui. “Il ruolo di una persona (…) è l'insieme delle
azioni che ci si aspetta da essa entro la struttura dell'atto-azione di un certo tipo di
episodio”
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. I resoconti delle azioni fatte dalle persone devono pertanto essere considerati
esse stesse i fenomeni da studiare dalla psicologia.
Sulla base del prepositioning e positioning, sono 3 gli ordini di status che una persona
può occupare:
1. riguarda il prepositioning
2. implica il riconoscimento di una certa posizione esplicita o implicita
3. implica avere una posizione base che non cambia nelle diverse situazione
conversazionali, che comporta certi diritti: questo prevede che i discorsi abbiano
una certa forza illocutoria e che il soggetto occupi una posizione protetta e
rispettata dagli altri membri.
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L'episodio costituisce il frame all'interno del quale interpretare l'azione del soggetto,
quindi anche il positioning. Posizionarsi in un certo modo comporta non solo
l'attribuzione di un ruolo, di diritti e doveri, ma anche la categorizzazione in un certo
genere di persone.
Posizionamento e identità
L'esperienza del positioning si basa su una quadruplice locazione (spaziale, temporale,
morale e sociale) di cui la persona ha consapevolezza, in quanto si considera come un
soggetto che ha un posto e un punto di vista dal quale percepisce, si auto-percepisce ed
è percepito, agisce ed è agito. In tutto ciò fondamentali sono le emozioni, perché
9 Harrè R.-Secord P.F. (1977), La spiegazione del comportamento sociale, Bologna Il Mulino, pag.49
10 Traduzione dell'articolo di Harrè R.-Moghaddam F.M. (2009), Recent advance in positioning theory, in Theory
&Psychology vol.19(1): 5-31, Sage publications, pag.12
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attraverso di esse le persone agiscono le dimensioni normative, espressive,
socioculturali e valutative, producendo atti sociali eseguiti con una grande forza
illocutoria; ogni atto linguistico infatti ha una forza illocutoria che è il suo potere sociale
in quanto rivelato in un determinato contesto
11
.
Il concetto di sé e del proprio senso di individualità è qualcosa di fluido e fluttuante, la
cui acquisizione è indagabile solo attraverso la prospettiva discorsiva. Il senso che
ognuno di noi ha della sua individualità non è qualcosa che si può scoprire
improvvisamente, empiricamente, attraverso l'osservazione; esso deriva dal “senso di
avere un posto o posti in varie molteplicità, ovvero sistemi di locazioni”
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nello spazio o
punti di vista. Oltre a ciò un individuo ha un senso di esistere dato dal dipanarsi
temporale della propria vita come una traiettoria attraverso il tempo; in quest'ottica la
memoria ha un ruolo fondamentale nel garantire il senso di identità, di continuità del sé
attraverso il tempo, le esperienze, le situazioni.
Un altro aspetto dell'identità tipico delle culture influenzate dal sistema morale
giudaico-cristiano, è il senso della propria responsabilità di agente, situato in una rete di
obblighi e impegni reciproci nei confronti di una molteplicità di altre persone.
Ultimo aspetto dell'identità è dato dal posto sociale fra una molteplicità di persone,
ordinate attraverso status, età, reputazione etc. Per questo, come citato all'inizio di
questo capitolo, avere un senso di sé significa avere un senso 4 volte locato, avere un
posto in 4 molteplicità coordinate (spaziale, temporale, morale e sociale); “io
sperimento me stesso non come un'entità, ma come avente un posto da cui percepisco,
agisco, sono agito e dove sono percepito come me stesso”
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.
Un normale individuo biologico è capace di manifestare una molteplicità di possibili sé
sociali, ciascuno dei quali possiede un certo grado di coerenza, e rassomigliare ai sé
presentati in determinate circostanze da altri individui biologici
14
.
L'identità personale, intesa come il fatto di essere degli esseri umani unici ha due aspetti
fondamentali:
il fatto che ogni essere umano altro da sé è considerato da questo sé come una
persona unica, prontamente identificabile come tale; l'idea di individuo unico è
11 Harrè R.-Gillett G . (1996), La mente discorsiva, Milano Raffaello Cortina, pag.36
12 Harrè R.-Gillett G . (1996), La mente discorsiva, Milano Raffaello Cortina, pag.113
13 Harrè R.-Gillett G . (1996), La mente discorsiva, Milano Raffaello Cortina, pag.114
14 Harrè R.-Secord P.F. (1977), La spiegazione del comportamento sociale, Bologna Il Mulino, pag.145