2
teorico e politico e quanto avviene nella realtà. Lo studio del caso
dell’Agenzia “Chances”, servizio del Comune di Roma che si occupa di
orientamento e formazione al lavoro per gli immigrati, ha permesso, inoltre,
di conoscere le reali esperienze degli operatori e degli immigrati intervistati.
La ricerca si apre con una panoramica sull’impatto dei recenti flussi
migratori verso l’Europa del Sud, collegata a quelle che sono le politiche
migratorie attuate in tutti i paesi dell’Unione Europea, sia di vecchia che di
nuova immigrazione. Ci si è concentrati successivamente sul caso dell’Italia
per analizzarne, sia a livello storico che legislativo, il modo di affrontare la
presenza straniera. Un paragrafo è dedicato anche alle caratteristiche
quantitative e qualitative della presenza immigrata a Roma.
La seconda parte dello studio evidenzia il ruolo fondamentale
dell’educazione interculturale e della formazione professionale per favorire
l’integrazione degli immigrati nel nostro Paese. Sia dell’educazione
interculturale che della formazione professionale sono analizzati gli aspetti
tecnici relativi alla normativa in materia e alla strutturazione degli interventi
per i bambini e per gli adulti. Si pone poi l’accento sui programmi
comunitari e sugli interventi del Fondo Sociale Europeo, visti come risorse
aggiuntive a quelle nazionali, finalizzati alla formazione professionale. In
Italia, infatti, solo il 10% delle risorse formative viene destinato alla
popolazione immigrata. Il sostegno dell’Unione Europea diventa quindi
essenziale per poter garantire a questa fascia della popolazione la continuità
3
e la serietà dei percorsi formativi. La progettazione di questi percorsi non
può non tenere in considerazione le reali richieste del mondo del lavoro. E’
per questo che si sono dedicati tre paragrafi all’analisi del mercato del
lavoro italiano, alla conoscenza di come avviene e dove avviene
l’inserimento lavorativo degli stranieri nel Lazio e a Roma e all’iniziativa
del Ministero del Lavoro, che ha portato alla realizzazione di un’Anagrafe
Informatizzata dei Lavoratori Extracomunitari, per facilitare l’accesso di un
numero di stranieri corrispondente alle reali richieste dei datori di lavoro
italiani. Il tutto per evitare gli arrivi clandestini, la diffusione della
criminalità e l’elevato tasso di disoccupazione degli immigrati.
Prima di concentrarsi sulle associazioni che si occupano di formazione
professionale per immigrati nell’area romana, si è svolta una breve analisi
delle caratteristiche dell’offerta formativa nel Lazio. Questo perché, ormai,
sono le singole Regioni a stabilire le regole di attuazione degli interventi
formativi e a ripartire i fondi a disposizione.
I progetti di formazione professionale analizzati sono stati in tutto otto,
scelti in quanto esempi concreti di percorsi innovativi di formazione e
inserimento al lavoro delle persone immigrate. Ma per comprendere ancora
meglio la realtà della formazione professionale per immigrati, le difficoltà
che gli operatori incontrano nell’ottenere i fondi e nel realizzare i progetti e
l’efficacia o meno degli interventi, riscontrata dagli utenti, si è anche
effettuato uno studio di caso. Si sono realizzate, infatti, delle interviste in
4
profondità alla Responsabile, ai mediatori/formatori e alle esperte del
mondo del lavoro che operano nell’Agenzia “Chances”. Si sono raccolte,
inoltre, le testimonianze di tre immigrati che hanno usufruito della
consulenza di questo sportello. Su queste interviste è stata effettuata
un’approfondita analisi. Gli strumenti della ricerca sono riportati
nell’Appendice finale.
5
1.1 I recenti flussi migratori verso l’Europa del Sud
Le migrazioni umane non costituiscono una novità del nostro secolo ma
hanno da sempre fatto parte della storia degli uomini. Le migrazioni,
tuttavia, sono fortemente condizionate dalle tecnologie disponibili nelle
diverse epoche. Già prima che la rivoluzione industriale mettesse a
disposizione mezzi di trasporto di massa, milioni di europei erano emigrati
all’interno della stessa Europa o verso l’America. Questi flussi migratori
erano condizionati, inoltre, dai legami (coloniali, economici, politici, di
vicinanza geografica) esistenti tra i paesi di partenza e i paesi di arrivo
1
.
Questa articolazione sostanzialmente rigida del processo migratorio inizia
ad entrare in crisi negli anni Settanta. Pur continuando ad essere favorite dai
rapporti economici e politici che legano gli stati nazionali, le migrazioni
sono ora influenzate da reti individuali, familiari, di gruppo ed associative.
“La facilità e l’abbassamento dei costi dei trasporti internazionali e lo
sviluppo straordinario dei mezzi di comunicazione di massa sono gli
strumenti principali che hanno permesso questa progressiva
globalizzazione, non solo economica, del pianeta e che, a sua volta, ha
determinato un nuovo assetto nel sistema migratorio internazionale”
2
.
1
Cfr. Bonifazi C., L’immigrazione straniera in Italia, Il Mulino, Bologna, 1998, p. 134.
2
Ivi, p. 135.
6
All’interno di questo quadro la situazione dei nuovi paesi d’immigrazione
dell’Europa del Sud appare particolarmente interessante. Accanto a nazioni
storicamente configuratesi come mete di grandi flussi migratori, come la
Francia e la Germania, sono comparsi altri paesi che, grazie allo sviluppo
delle loro economie, hanno visto crescere rapidamente la percentuale di
popolazione straniera residente. Portogallo, Italia, Spagna e Grecia si sono
trasformati da “paesi d’uscita” a “paesi d’ingresso”. La crescita economica
che ha interessato questi Stati, che nel secondo dopoguerra erano stati
soggetti ad una forte emigrazione, e l’aumento del divario di ricchezza tra le
economie occidentali e quelle dei Paesi in via di Sviluppo, hanno causato
l’aumento di flussi di immigrati
3
.
L’osservazione delle caratteristiche dei nuovi flussi migratori e le modalità
di inserimento dei lavoratori immigrati nell’Europa meridionale, rispetto
all’Europa settentrionale, hanno indotto diversi studiosi a parlare di
“modello mediterraneo dell’immigrazione”
4
.
Inizialmente questi paesi hanno continuato ad essere aree di emigrazione,
anche dopo l’arrivo dei primi flussi migratori. Così, ad esempio, durante gli
anni Ottanta l’emigrazione dal Portogallo è rimasta costante, mentre si è
significativamente ridotta in Italia e in Spagna; invece l’emigrazione dalla
3
Cfr. ISFOL, Il lavoro degli immigrati: programmazione dei flussi e politiche di inserimento, Franco
Angeli, Milano, 2001, p. 71.
4
Cfr. Carchedi F. (a cura di), La risorsa inaspettata. Lavoro e formazione degli immigrati nell’Europa
mediterranea, Ediesse, Roma, 1999, p. 22.
7
Grecia verso la Germania è aumentata leggermente dopo il 1988
5
.
L’inversione di tendenza si è avuta in corrispondenza dell’inizio delle
politiche restrittive nei paesi dell’Europa del Nord, che hanno introdotto un
regime di limitazione del reclutamento di manodopera straniera e hanno
avviato delle politiche di chiusura delle frontiere
6
.
Inoltre la conformazione geografica di questi paesi, la vicinanza a quelli di
emigrazione e la profonda modernizzazione che li ha caratterizzati negli
ultimi decenni sono stati ulteriori motivi di attrazione. Se in passato le
differenze in termini di sviluppo, reddito e tenore di vita divideva l’Europa
settentrionale dall’Europa meridionale, ora tale distanza divide l’Europa del
Sud dai paesi al sud del Mediterraneo. Qui la popolazione continua ad
aumentare mentre i paesi dell’Europa mediterranea si trovano a dover
affrontare la sfida provocata dal progressivo invecchiamento della
popolazione e dal calo delle nascite, che i flussi migratori potrebbero
contribuire ad attenuare
7
.
Gli stati dell’Europa del Sud sono accomunati dalla mancanza di una
tradizione in materia di politica d’immigrazione. Questo, da un lato, ha
rappresentato un significativo stimolo all’ingresso, dall’altro ha finito per
mantenere gli immigrati in una condizione di illegalità
8
. L’Europa
meridionale ha avuto uno sviluppo economico diverso dall’Europa
5
Cfr. Caritas di Roma, Immigrazione. Dossier statistico, Anterem, Roma, 2001, p. 31.
6
Cfr. Carchedi F. (a cura di), Op. cit., p. 22.
7
Cfr. Caritas di Roma, Op. cit., p. 32.
8
Cfr. Carchedi F. (a cura di), Op. cit., p. 24.
8
settentrionale, che ha ulteriormente favorito i flussi migratori. Se
l’economia dell’Europa del Nord, infatti, ha privilegiato un modello fordista
che creava una forte domanda di manodopera straniera nelle fabbriche,
l’economia dell’Europa mediterranea ha invece puntato maggiormente
sull’espansione del terziario, del turismo, dei servizi alle persone, del lavoro
domestico. Nei principali settori economici (agricoltura, pesca, turismo,
costruzioni) il lavoro è di tipo stagionale e richiede quindi una manodopera
flessibile, a buon mercato, mobile e fortemente disponibile alle richieste dei
datori di lavoro. Gli immigrati si sono inseriti in questo mercato del lavoro,
essendo continuamente soggetti allo sfruttamento e all’ esclusione sociale
9
.
In questi paesi si verificano al contempo alti tassi di disoccupazione e
significative presenze migratorie. Ciò è dovuto alla segmentazione del
mercato del lavoro, per cui si riduce l’occupazione stabile alle dipendenze e
aumentano i lavori instabili, il sottosalario e il mancato riconoscimento dei
diritti sindacali. E’ in questo tipo di mercato del lavoro che gli immigrati
trovano collocazione ed è per questo che la compresenza di immigrazione e
disoccupazione è un paradosso solo apparente. La presenza degli immigrati
ha fatto soltanto emergere situazioni di disagio già esistenti nei mercati del
lavoro nazionali
10
. Inoltre “diverse ricerche hanno dimostrato il carattere
complementare e sostitutivo della manodopera straniera rispetto a quella
locale, per cui non soltanto gli immigrati vengono impiegati in quei
9
Cfr. Caritas di Roma, Op. cit., p. 32.
10
Cfr. Carchedi F. (a cura di), Op. cit., pp. 21-22.
9
segmenti occupazionali rifiutati dalla forza lavoro locale, ma la manodopera
straniera serve anche a mantenere in vita strutture produttive che altrimenti
rischierebbero di scomparire”
11
.
La caratteristica principale dei flussi migratori che hanno interessato la
Spagna, l’Italia, il Portogallo e la Grecia è rappresentata, innanzitutto, dalla
vasta composizione etnica e nazionale. Gli immigrati non provengono solo
da altri paesi del Mediterraneo (come i molti albanesi presenti in Grecia) ma
anche da paesi lontani. Forte è la presenza femminile, concentrata
soprattutto nel settore dei servizi alla persona e del lavoro domestico.
In particolare nel caso italiano i principali fattori di attrazione sono
rappresentati dalla vicinanza e dalla posizione geografica (per i collettivi
provenienti dai paesi mediterranei) e dalla presenza della Chiesa Cattolica
(per alcune comunità del Sud-est asiatico e dell’America Latina). Elevato è
il numero delle comunità presenti che, spesso, dopo un periodo di transito
nel Sud, si dirigono verso le aree più industrializzate del Centro-Nord.
Nel Mezzogiorno si trovano soprattutto persone provenienti dall’Africa che
trovano impiego nel settore agricolo; nel Centro-Nord gli immigrati
trovano occupazione soprattutto nelle piccole e medie imprese
manifatturiere ed edili, mentre nelle grandi città sono impiegati nei servizi
domestici e alla persona. In quest’ultimo settore i lavoratori provengono,
per la maggior parte, dalle Filippine, dallo Sri Lanka, da Capoverde,
11
Caritas di Roma, Op. cit., p. 32.
10
dall’Eritrea e dall’Est Europeo
12
. Al di là delle presenze attuali bisogna
sottolineare la ricchezza della storia migratoria del nostro Paese già prima
degli anni Settanta, di cui le numerose minoranze linguistiche tutt’oggi
presenti sono la testimonianza. Le comunità tedescofone dell’Alto Adige,
quelle albanesi e grecofone del Meridione e della Sicilia, il nucleo catalano
di Alghero, i serbo-croati del Molise, i franco-provenzali della Puglia,
testimoniano la natura aperta della nostra società e la sua capacità, almeno
in passato, di assimilare e di integrare quanti giungevano nella penisola
13
.
In Portogallo gli immigrati presenti sono in gran parte originari dei paesi
che avevano relazioni di tipo coloniale: Angola, Mozambico, Capoverde,
Guinea. La loro occupazione prevalente è quella legata all’edilizia urbana,
settore in cui è molto diffuso il lavoro senza norme contrattuali e con salari
bassi. Le donne sono occupate nei servizi domestici o in attività di
ambulantato in strada. Un’attività diffusa tra gli immigrati è la ristorazione
in esercizi privati
14
.
La situazione spagnola è caratterizzata da un’alta concentrazione di
immigrati nelle grandi aree metropolitane, provenienti soprattutto dal Nord
Africa e dall’America Latina. Gli africani sono occupati prevalentemente
nei settori dell' agricoltura o dell’ edilizia. I latino-americani sono di solito
più qualificati e svolgono mansioni diverse. Negli ultimi anni si è insediata
una consistente componente polacca, che costituisce oggi il 50%
12
Cfr. Carchedi F. (a cura di), Op. cit., pp. 25-26.
13
Cfr. Bonifazi C., Op. cit., p.85.
14
Cfr. Carchedi F. (a cura di), Op. cit., pp. 27-28.
11
dell’immigrazione proveniente dall’Est europeo. I primi arrivi dalla Polonia
iniziarono negli anni Ottanta ed erano soprattutto di richiedenti asilo
politico. Nel corso degli anni alle motivazioni politiche hanno fatto seguito
quelle di natura più economica
15
.
Oggi gli Stati del Mediterraneo hanno capito che tali flussi di immigrati non
sono destinati ad esaurirsi. Per questo hanno attuato riforme economiche e
normative per migliorare le politiche dell’immigrazione e far sì che questa
nuova presenza venga valorizzata, permettendone un’integrazione fondata
sulla parità di trattamento.
15
Cfr. Ivi, pp. 29-30.