INTRODUZIONE
“Dopo molte avversità, tanti momenti di difficoltà,
che fortuna in un paese straniero aver trovato lavoro.
Molte avide mosche sciamano sull’oro che si ammucchia in
quantità,
ma il nostro buon governo ci proteggerà da loro.
Dopo molte avversità, tanti momenti di difficoltà,
che fortuna in un paese straniero aver trovato lavoro.
Ho promesso di tornare con tesori per tutti loro.”
Canzone trasmessa in un aeroporto dello Sri Lanka promossa dal
Bureau of Foreign Employment (Ufficio per il lavoro all‟estero).
Nell‟ultimo secolo il mondo è molto cambiato, non ci sono più confini definiti, siamo
tutti mescolati e rimescolati in un agglomerato sociale che perde progressivamente i
connotati di una comunità unita che si auto riconosce.
Per quanto l‟integrazione delle diverse popolazioni sia attuata, siamo esseri cresciuti su
terreni sociali di diversa composizione e pertanto una serena convivenza, presupposta
per la sola prossimità fisica, non è scontata; infatti gli esseri umani non si integrano per
il solo condividere spazi comuni, basti pensare alle varie forme di ghettizzazione che
l‟umanità dai tempi più remoti mette in atto.
L‟attuale situazione sociale dei paesi occidentali implica una società cosmopolita:
ovvero una società composta di individui provenienti da ogni parte della terra, basata
sull‟idea di una generale abolizione dei confini a favore della collaborazione e del
reciproco aiuto necessari al sostegno della società moderna. Ma in mancanza
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dell‟apporto della componente “immigrazione straniera” le società occidentali
rischierebbero un collasso economico-sociale.
L‟occidente ricco e tecnologicamente sviluppato non può più sopravvivere senza un
continuo apporto di forza lavoro straniera, perciò una società multietnica è
fondamentale all‟evoluzione di una società efficiente. Lo sviluppo economico, politico,
sociale ha spinto le popolazioni occidentali a perseguire modelli di vita molto diversi da
quelli del passato. Il movente del lavoro non è più la sopravvivenza ma l‟acquisizione
di status socio- economici sempre più elevati. in questo contesto di trasformazione di
valori e significati; le donne sono sempre più decise ad ottenere il livello occupazionale
degli uomini e meno desiderose di diventare madri: le famiglie non sono più incentivate
a procreare, i bambini diminuiscono e gli anziani aumentano.
Le istituzioni dal canto loro danno poca attenzione al cambiamento demografico in atto,
mancano i servizi adeguati a supportare una società nuova: una società di coppie con
pochi figli, di anziani in necessità e di immigrati disposti ad accudire queste famiglie in
crisi.
Dal versante opposto la globalizzazione economico- produttiva ha esportato modelli di
vita tipicamente occidentali che hanno attratto molte persone dei paesi in via di
sviluppo (il benessere, la possibilità di lavoro, la libertà politica e religiosa, la scarsità di
controlli e la facilità di guadagno ) a partire verso l‟occidente ricco.
Le popolazioni occidentali sono sempre più orientate verso l‟alto della scala
professionale, ma chi si occupa dei lavori che stando alla base per la loro umiltà
sorreggono però tutta la piramide sociale occupazionale?
Senza base, qualsiasi meravigliosa costruzione crolla; le nostre società sempre più
dedite alle occupazioni intellettuali ed economiche, rifuggono quelle meno redditizie e
meno prestigiose.
Il progressivo perpetuarsi di questa tendenza porta il nostro sistema socio-economico ad
essere affetto da una crescente offerta di lavoro per occupazioni umili, rifuggite dai
cittadini dei paesi industrializzati.
Queste professioni, divengono per le loro caratteristiche la meta lavorativa della grossa
parte degli immigrati regolari e non .
Il mondo industrializzato si trova quindi a ricercare lavoratori stranieri per le seguenti
occupazioni: manodopera nell‟edilizia, manovalanza, assistenza, lavoro di cura, pulizie,
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operai per catena di montaggio, operatori ecologici. Possiamo dunque fin d‟ora notare
come il fenomeno della immigrazione e del relativo accoglimento presentino una
duplice dinamica:
In primo luogo i paesi industrializzati vivono una situazione di crescente carenza
di manodopera nelle imprese e di lavoratori – lavoratrici per i servizi di
assistenza e di cura.
In secondo luogo i paesi in via di sviluppo inducono i loro cittadini ad andare
nei paesi stranieri in modo tale da avere, al loro ritorno in patria, un aumento
delle risorse economiche e un aumento della ricchezza totale,
A questo punto della riflessione viene da porsi un quesito basilare:
“Chi ha bisogno di chi?”
Lo studio qui presentato parte dal contesto generale a livello internazionale ed europeo
per poi analizzare un fenomeno particolare in atto nella Regione Veneto. Nel corso
dell‟esposizione si tenterà di evidenziare l‟ambiguità di fondo del fenomeno che sta
prendendo piede nel nostro paese e in tutto il mondo occidentale.
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1_ IL FENOMENO MIGRATORIO
1.1_Migrazioni internazionali
Grandi movimenti hanno da sempre caratterizzato lo sviluppo della popolazione
mondiale, se si volesse andare indietro nel tempo, bisognerebbe ricordare come le
migrazioni hanno assicurato all‟umanità una delle due caratteristiche che la distinguono
rendendola unica, o quasi, tra le specie viventi: essere diffusa su tutto il pianeta.
Seconda caratteristica, la specie umana è l‟unica che sopravvive da così tanto tempo,
molto probabilmente proprio grazie alla sua elevata capacità di adattamento.
La spinta alla mobilità territoriale e alla colonizzazione di nuovi spazi va quindi
considerata un elemento caratteristico della nostra specie, la straordinaria riuscita è
dipesa dalla capacità dell‟uomo di adattarsi socialmente e culturalmente ai nuovi
ambienti, annullando e superando in tal modo, limiti e lentezze dell‟adattamento
biologico cui sono costrette le altre specie animali (Davis, 1988) A fianco delle
migrazioni dovute alla necessità di trovare nuove risorse e nuovi spazi per vivere,
bisogna considerare anche il fenomeno dei rifugiati che scappano da paesi devastati da
guerre e carestie.
Da sempre ci sono stati flussi migratori di varie entità e destinazioni, ma è in particolare
fra la fine dell‟Ottocento e i primi del Novecento che l‟emigrazione europea assume
l‟intensità di un esodo; in pieno periodo di boom industriale si è venuto a creare uno
squilibrio tra eccesso di crescita demografica e non adeguato sviluppo occupazionale ed
economico.
In questa situazione le migrazioni sono state in grado di dare un contributo decisivo al
ristabilimento degli equilibri demografico- economici poiché riuscivano a scaricare
dall‟Europa fino al 20 % del surplus demografico annuale.
Attualmente lo scenario si è notevolmente modificato; i paesi che soffrono per il surplus
demografico non sono più quelli europei ma quelli africani, asiatici. Paesi molto
differenti tra loro ma tutti sovrappopolati con la possibilità di scaricare all‟estero solo il
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2- 3 % dei loro surplus demografici: le migrazioni perciò in nessun caso sono in grado
di risolvere i problemi socio- demografici globali.
I flussi migratori sono diventati imponenti , ed hanno portato ad una forte crescita della
pressione migratoria verso i paesi industrializzati.
La spinta ad emigrare permane per due fattori concomitanti:
Nei paesi di origine la popolazione acquisisce una sempre maggiore
consapevolezza della propria condizione di assoluto sottosviluppo, grazie alla
televisione e al cinema che inviano una immagine del mondo occidentale ricco e
pieno di opportunità; ogni migrante vede nell‟emigrare la possibilità di avere un
miglioramento delle condizioni di vita nel paese di destinazione con la speranza
di tornare a casa dopo aver raccolto un piccolo capitale per sollevare la famiglia
dai problemi economici. Inoltre il surplus demografico fa si che gli individui non
riescano a trovare in patria una occupazione adeguata, che fornisca sufficienti
risorse economiche per sfamare la propria famiglia.
Nei paesi di arrivo si registrano sempre maggiori squilibri qualitativi nel mercato
del lavoro, perciò, lavori considerati non prestigiosi finiscono in mano agli
stranieri emigrati.
In questa situazione l‟immigrazione diventa per il paese di destinazione
economicamente conveniente e per il paese di provenienza una valvola di sfogo
demografica.
Se si analizza in modo particolareggiato i vari fenomeni migratori nelle diverse epoche
storiche si nota che motivazioni molto diverse hanno caratterizzato la partenza dal paese
di origine dei molti emigranti alla ricerca di un destino migliore.
Risultano invece molto simili gli effetti creati dall‟immigrazione nel paese di
destinazione e quelli creati dall‟emigrazione nel paese di provenienza: difficoltà di
inserimento nelle comunità di arrivo, necessità di ridefinire i propri progetti alla luce di
una realtà meno propizia di quanto avessero immaginato,l‟elaborazione di una nuova
identità culturale, ma anche il miglioramento delle condizioni di vita degli immigrati e
delle loro famiglie, l‟apporto di nuove risorse umane che assicura ai paesi d‟arrivo un
importante contributo economico.
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Ogni salto tecnologico e produttivo e ogni trasformazione di organizzazione sociale ha
contribuito a ridisegnare il quadro migratorio: arrestando alcuni flussi, creandone di
nuovi, modificando presupposti, cause ed effetti del fenomeno stesso.
I flussi migratori internazionali che si sono realizzati negli ultimi decenni in un sistema
globale ad elevata interdipendenza sono stati spesso caratterizzati da una distanza
culturale tra le popolazioni interessate molto più grande che in passato, anche per questo
le difficoltà di integrazione e di convivenza permangono, nonostante il reciproco
impegno.
I paesi occidentali nella morsa di uno sviluppo insostenibile (dove tutti vogliono luna
professione remunerativa e prestigiosa, e nessuno si vuole più abbassare a svolgere i
lavori più umili)si trovano oggi a lasciare scoperta una fascia di attività che nel passato
era di competenza delle donne.
Infatti attualmente l‟elevato costo della vita nei paesi altamente industrializzati spinge
entrambi i coniugi a lavorare fuori casa, trovandosi poi in difficoltà nella gestione di
eventuali figli o anziani che necessitano di cure e di assistenza.
Questa situazione pur non adattandosi ad ogni singola famiglia occidentale è il modello
che si sta diffondendo con sempre maggiore velocità. La corsa al successo, in quanto
prestigio, fama, benessere e soldi, la paura nel futuro, sempre più incerto e denso di
possibili conflitti sociali, economici, politici e ambientali per intensità mai visti fino ad
ora, la sfiducia nelle istituzioni, dimostratesi deboli e inadeguate al soddisfacimento
delle necessità delle famiglie, scoraggia le coppie ad avere figli che vedono nelle
procreazione oneri e rischi.
Gli anziani aumentano di numero, mentre i bambini diminuiscono, sempre meno i figli
riescono a sostenere i genitori anziani e sempre più la richiesta di supporto alle
istituzioni si fa sentire.
Le famiglie a causa di un inadeguato supporto dei servizi socio- sanitari, si trovano
costrette a chiedere l‟aiuto delle collaboratrici domestiche / familiari, le quali svolgono
i lavori di cura che le famiglie non riescono più a gestire.
Questa necessità da parte delle famiglie si sposa perfettamente con le esigenze di larga
parte dell‟attuale flusso migratorio. Tra tutti gli ambiti occupazionali verso i quali è
diretto il flusso migratorio femminile, è il settore dell‟assistenza familiare, sanitaria,
domestica quello che ne assorbe larga parte.
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Qui di seguito sono presentati gli scenari planetari più coivolti da questi spostamenti di
donne che vanno a sostituirsi nelle loro originarie mansioni alle donne occidentali che
non riescono ad adempiervi da sole.
I movimenti delle lavoratrici domestiche (e in parte lavoratrici del sesso) sono i
seguenti:
Dall‟Asia meridionale ai paesi del Golfo
Dall‟Asia meridionale all‟ Europa
1→ Dalle Filippine all‟India;
2→ Dalle Filippine alla Grecia e
Cipro;
3→ Dallo Sri Lanka alla Grecia e
Cipro;
4→ Dalle Filippine alla Spagna;
5→ Dalle Filippine all‟Italia.
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