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CAPITOLO 1
LO STEREOTIPO E IL PREGIUDIZIO
In questo capitolo verranno esposti alcuni temi fondamentali che riguardano
lo studio dello stereotipo e pregiudizio. Nella prima parte del capitolo verrà fornita
una definizione iniziale di entrambi i costrutti. Seguirà l'analisi dei costrutti, secondo
le varie prospettive teoriche sviluppatesi negli ultimi decenni. Verrà infine affrontato
il tema della genesi degli stereotipi e dei pregiudizi.
1.1 DEFINIZIONE DI STEREOTIPO
Il term i ne stere oti po (dal greco stereos = ri gi do e tup os = i m pron ta), h a
origine in tipografia, e indica il nome dato agli stampi di cartapesta dove veniva fatto
colare il piombo fuso. Tali stampi potevano essere utilizzati molte volte e la loro
caratteristica principale era la rigidità.
L'introduzione del concetto di stereotipo nelle scienze sociali si deve al
giornalista Lippmann (1992), che coniò questo termine per definire le conoscenze
fisse e impermeabili che organizzano le nostre rappresentazioni delle categorie
sociali. Egli sostiene che il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto,
ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma, in ciò
fortemente condizionato dalla stampa, che andava allora assumendo i connotati
moderni della comunicazione di massa.
Secondo Lippmann, gli stereotipi sono parte della cultura del gruppo a cui
l’individuo appartiene e come tali vengono acquisiti dai singoli e utilizzati per
comprendere la realtà. Gli stereotipi svolgono per l'individuo una funzione di tipo
difensivo: contribuendo al mantenimento di una cultura e di determinate forme di
organizzazione sociale essi garantiscono all'individuo la salvaguardia delle posizioni
da lui acquisite.
Gli stereotipi possono però diventare stereotipi sociali solo quando vengono
condivisi da grandi masse di persone all'interno dei gruppi sociali (condivisione
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sociale). Data una certa immagine negativa del gruppo, si può essere convinti che
tutti gli individui di quel gruppo possiedano alcune caratteristiche negative nella
stessa misura (livello di generalizzazione). Si può ritenere che gli stereotipi siano
difficilmente mutabili (rigidità degli stereotipi), in quanto ancorati nella cultura o
nella personalità. Nell’interpretazione di Lippmann, le conseguenze degli stereotipi
sono tendenzialmente negative proprio per la loro rigidità, per il fatto di essere
impermeabili di fronte alle evidenze contrarie e per la loro potenziale funzione di
distorsione della realtà. Inoltre, secondo Lipmmann, gli stereotipi hanno delle finalità
culturali e sono dei veicoli per creare omogeneità di valori e di credenze. A questo
proposito, gli stereotipi socioculturali acquistano una notevole importanza rispetto
alla formazione, trasmissione e mantenimento di certi valori che si rispecchiano nelle
relazioni tra generazioni e tra strati sociali.
Gli agenti di promozione di tali informazioni (gruppo familiare, gruppo dei
pari, mezzi di comunicazione) fanno sì che i membri di un gruppo apprendano
l’insieme di credenze e di parametri sociali che li guidano nell’organizzazione delle
loro conoscenza riguardo alla realtà che li circonda. Questi sistemi vengono
mantenuti e rinforzati alle generazioni successive attraverso i processi di rinforzo.
Il concetto di stereotipo è strettamente connesso con quello di pregiudizio. In
pratica esso costituisce quello che possiamo indicare come il nucleo cognitivo del
pregiudizio.
1.2 DEFINIZIONE DI PREGIUDIZIO
Il pregiudizio può essere definito in vari modi, a seconda del livello di
generalità o di specificità che si decide di assumere. Il massimo livello di generalità
corrisponde al significato etimologico, vale a dire giudizio che precede l'esperienza o
in assenza di dati empirici, che può intendersi quindi più o meno errato. Al massimo
livello di specificità, si intende per pregiudizio la tendenza a considerare in modo
ingiustamente sfavorevole le persone che appartengono ad un determinato gruppo
sociale.
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Il rapporto di conoscenza dell'altro è, di fatto, fortemente influenzato dagli
stereotipi e dai pregiudizi. Questo ci spinge a cercare di capire quali sono i
meccanismi che determinano tali concezioni e atteggiamenti, anche nella prospettiva
di tentare di modificarli o, per lo meno, di evitare che siano usati meccanicamente e
senza consapevolezza.
Adorno (1950) concepisce il pregiudizio come espressione di un tipo
particolare di personalità, la personalità autoritaria.
Accanto alle teorie che enfatizzano il ruolo dei tratti di personalità se ne
sviluppano altre che tendono a valorizzare dinamiche di tipo cognitivo. L'autore che
ha principalmente contribuito allo sviluppo dell’approccio cognitivo è Allport, che si
focalizza sullo studio dei quei processi di conoscenza e di elaborazione degli stimoli
che provengono dalla realtà sociale.
La spiegazione cognitiva del pregiudizio fa riferimento al modo in cui l'essere
umano raccoglie ed elabora le informazioni provenienti dal mondo esterno. La storia
di questo modo di vedere il pregiudizio si può far iniziare con l'opera di Allport che,
nel 1954, pubblicò “La natura del pregiudizio”, un importante volume nel quale si
descrivevano i processi mentali sui quali il pregiudizio si basa. L'idea fondamentale è
che il sistema cognitivo ha come prima necessità quella di ridurre e semplificare la
massa delle informazioni da trattare e lo strumento principale per ottenere questo
scopo è il raggruppamento delle informazioni elementari in insieme omogenei
definibili come categorie. La semplificazione tramite categorie si applica in
continuazione sia al modo fisico sia al quello sociale. Applicata al mondo sociale, la
categorizzazione porta a vedere gli altri in base ai possibili criteri in cui sono
raggruppabili e in funzione delle nostre necessità del momento, attribuendo poi ai
singoli individui le caratteristiche che definiscono l'intera categoria.
Nell'uso ordinario, il possesso dei requisiti di base, è condizione necessaria e
sufficiente per l'inclusione nelle categorie, sicché tutti i membri, per definizione,
devono possederli , mentre è i rrilevante il possesso di al tri requisi ti che non sono
previsti nella definizione. Nel caso di stereotipi e di pregiudizi si verifica quasi
sempre una estensione dai requisiti di base che definiscono la categoria e che sono
relativi all’appartenenza sociale, a requisiti del tutto accessori che invece sono di tipo
psicologico e riguardano i tratti della personalità, le disposizioni, le qualità morali.
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Questi ultimi vengono associati ai primi in maniera molto stretta, finendo per
diventare in qualche modo anch'essi parte della definizione e stabilendo dunque, in
modo arbitrario, una corrispondenza fra la definizione oggettiva e quella soggettiva.
Un determinato tratto diventa tanto più un elemento di stereotipo indebito quanto più
si discosta dalla ragione originale che ha indotto il raggruppamento in categoria di
quegli individui.
Nel rapporto con le persone noi abbiamo la necessità di fare delle previsioni
sulle loro qualità e sul loro possibile comportamento il più rapidamente possibile. Se
dovessimo interagire con ogni persona, prima di capire che quella persona è per noi
pericolosa o dannosa, la nostra esistenza sarebbe molto complicata e rischiosa. Per
questo motivo, attiviamo un processo detto di inferenza, che nel complesso funziona
come un mezzo tutto sommato efficace di orientamento delle scelte e delle
interazioni. In fondo, noi scegliamo di interagire con quelle persone che il nostro
sistema di inferenza ci segnala.
1.3 CREAZIONE E ATTIV AZIONE DEL PREGIUDIZIO
Nella vita quotidiana, di solito si attribuiscono certe caratteristiche personali e
comportamentali a determinati gruppi, a partire dalla osservazione di alcuni elementi
oggettivi; mentre nel caso di stereotipi e pregiudizi si collegano in maniera arbitraria
caratteristiche oggettive e di appartenenza sociale con caratteristiche personali.
Un processo ordinario, che viene esasperato nel caso di stereotipi e
pregiudizi, è il fenomeno che viene definito di accentuazione percettiva, che consiste
nella tendenza a percepire gli oggetti che sono inclusi in una stessa categoria come
più simili tra loro di quanto siano nella realtà, e a percepire invece gli stessi oggetti
diversi rispetto agli oggetti che sono inclusi in categorie diverse.
La spiegazione cognitiva del pregiudizio dopo Allport è ulteriormente
sviluppata dai ricercatori nell’area della social cognition; l'elemento caratterizzante
l'approccio cognitivista è quello di considerare il pregiudizio come la conseguenza
indesiderata di una modalità normale di funzionamento della mente, che spiega la
predisposizione dell'uomo a commettere errori nel processo di valutazione sociale.
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La prospettiva socio-psicologica, che ritroviamo nel lavoro di Brown, ritiene invece
che la spiegazione individuale relativa alla creazione degli stereotipi e pregiudizi
abbia alcuni limiti fondamentali. Il primo è quello di aver sottovalutato l'influenza
del contesto sociale nella formazione degli atteggiamenti dell'individuo, e quindi
anche del pregiudizio; il secondo di non aver spiegato come sia possibile che tutti
coloro che appartengono a uno stesso gruppo sociale esprimano lo stesso pregiudizio
nei confronti altro gruppi sociali. Infine si sottolinea il fatto che la prospettiva
cognitiva non ha tenuto conto che alcuni pregiudizi si accentuano e si diffondono in
periodi storici particolari, in presenza di eventi scatenanti.
Gli stereotipi e i pregiudizi, quindi, da problemi del funzionamento mentale
dell'individuo diventano giudizi erronei e irrazionali di tipo collettivo. Il pregiudizio
diventa quindi la tendenza a considerare in modo negativo, senza una giustificazione,
le persone che appartengono a un determinato gruppo.
La prospettiva socio-culturale ritiene che sia inaccettabile interpretare gli
stereotipi e i pregiudizi solo come un problema legato al funzionamento mentale
dell'individuo, ma al contrario che vadano valutate adeguatamente le loro dimensioni
storiche, culturali e collettive. L'incontro tra culture differenti, infatti, si fa
minaccioso nel momento in cui si afferma la certezza dell'individuo di appartenere a
un mondo di valori più giusto, migliore. Per conoscere il mondo e le altre persone
l'uomo usa una griglia di categorie che deriva dalla sua tradizione culturale e da
questa possono originarsi i pregiudizi.
Il pregiudizio viene tipicamente definito come la valutazione positiva o
negativa di un gruppo sociale e dei suoi membri. Gli stereotipi includono la
conoscenza, le credenze e le aspettative associati a questi gruppi (ad es., Hamilton &
Sherman, 1994; Mackie & Smith, 1998). Sebbene la ricerca su questi due temi si sia
frequentemente sviluppata in isolamento, i pregiudizi e gli stereotipi sono
chiaramente legati in importanti modi (vedere per una rassegna Mackie &
Smith, 1998).
Per esempio, un argomento centrale nella teoria della psicologia sociale è
stato che la creazione degli stereotipi promuove il pregiudizio e che la riduzione del
pregiudizio dipenda dal cambiamento dello stereotipo. Molti teorici sostengono
anche che il pregiudizio dovrebbe influenzare la strutturazione dello stereotipo. A
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questo proposito, il pregiudizio si evidenzia nell’approvazione di uno stereotipo, tale
che le persone ad alto pregiudizio esprimono tipicamente più giudizi stereotipici di
quanto facciano le persone a basso pregiudizio (ad es., Devine, 1989;
Monteith, 1993).
Un’importante tradizione teorica sostiene che questo effetto emerge perché il
pregiudizio incoraggia l’uso degli stereotipi come un mezzo per giustificare
l’ineguaglianza sociale (Allport, 1954; Katz & Braly, 1933; Lippmann, 1922).
Questa prospettiva ha ricevuto una crescente attenzione negli ultimi anni, ottenendo
un certo supporto empirico (Crandall & Eshleman, 2003; Jost & Hunyady, 2002; Jost
& Major, 2001; Kay & Jost, 2003; Yzerbyt & Anouk, 2001; Yzerbyt, Rocher, &
Schadron, 1997).
Tuttavia, considerando l’importanza del legame tra il pregiudizio e la
creazione di stereotipi, questa è una prova diretta relativamente esigua relativa
all’impatto del pregiudizio sulla creazione degli stereotipi.
La ricerca che esamina i meccanismi specifici attraverso i quali il pregiudizio
può influenzare la creazione degli stereotipi è stata particolarmente carente. In quali
modi potrebbe il pregiudizio influenzare i processi sociali-cognitivi per mantenere gli
stereotipi? Buona parte delle ricerche che hanno indagato questa questione si sono
focalizzate sui processi di inibizione degli stereotipi.
Sebbene chiaramente importanti, i processi inibitori possono essere soltanto
una delle diverse vie attraverso le quali il pregiudizio modera la creazione dello
stereotipo. Nello specifico, poiché essi regolano l’espressione, ma non
necessariamente il contenuto delle credenze stereotipiche, i processi inibitori possono
essere visti per il loro ruolo indiretto nella creazione dello stereotipo. È anche
possibile che il pregiudizio abbia un ruolo diretto influenzando il contenuto delle
credenze stereotipiche attraverso i meccanismi cognitivi impiegati durante
l’elaborazione dell’informazione relativa allo stereotipo.
Il pregiudizio, per esempio, può influenzare l’allocazione dell’attenzione
verso l’informazione che conferma o contraddice gli stereotipi esistenti, potrebbe
influenzare il modo in cui l’informazione viene interpretata e determinare se
l’informazione disponibile viene usata come base per i giudizi sui gruppi e sui loro
membri. Un aspetto importante è l’influenza del pregiudizio sulla codifica e