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CAPITOLO 1
Lorenzo Viani e il suo uragano di colori
1.1 Vita tra Realtà e pittura
Lorenzo Viani nacque a Viareggio, nella Darsena Vecchia, il 1
novembre 1882 da Emilia Fondora e Rinaldo Viani. La famiglia si era
trasferita da Lucca, per seguire Rinaldo, divenuto servitore di Don Carlos
di Borbone
1
nella Villa Reale della pineta levante di Viareggio. Questa fu
per il piccolo Viani una migrazione forzata, che lo segnerà per tutta la vita,
radicando il lui quella avversione costante verso la società. Il padre infatti
aveva lasciato la pastorizia a Pieve S. Stefano per diventare servo,
decisione mai tollerata dal Viani: «meglio pastore che servo»
2
, alludendo
alla visione del padre vestito da rigatino dietro le sbarre dei cancelli.
Questa immagine lo colpì a tal punto da indurlo all’interesse per la povera
gente.
Il Viani adulto ricorderà questo periodo con cupo tedio, imbevuto di
quel sentimentalismo che caratterizzerà tutta la sua opera: «Quando ero là,
mi prendeva una grande malinconia […]: questa sensazione è rimasta
1 Don Cerlos di Borbone, figlio di Filippo V e della sua seconda moglie Elisabetta Farnese, conquistò,
con l'appoggio diplomatico della madre, il vicereame napoletano divenendone sovrano a tutti gli effetti, e,
assumendo il titolo di Carlo Re di Napoli, ripristinando l'autonomia del Regno di Napoli, facendone una
nazione indipendente e sovrana
2 G. Pitteri, Lorenzo Viani, Milano, 1978 p.6
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nell’animo mio, […] sento salire dall’anima armonie sconosciute che mi
carezzano il cuore e sento forte il desiderio di piangere»
3
.
Un'infanzia dunque trascorsa tra Darsena e Palazzo, tra la povertà dei
marinai e il fasto sontuoso di una dinastia in esilio, anni abbastanza agiati
se confrontati con la miseria che presto investirà la famiglia Viani. La
stessa Viareggio, pozzo incolmabile di immagini e sentimenti dal quale lui
attinse ripetutamente, è fondamentale per capire la sua arte. Questa
cittadina era invivibile fino al 1735 a causa della malaria che rendeva l’aria
irrespirabile, abitata esclusivamente da mercanti, pescatori e soldati. In
seguito a varie opere di bonifica divenne un luogo di villeggiatura d’estate,
entrando in contrasto con la desolazione e l’inagibilità del porto e della
zona non turistica dei mesi invernali.
Fu proprio nel “nido dei marinai” che Viani passò tutta la sua
adolescenza, idealizzando la figura del pescatore come esempio di coraggio
e libertà, costretto come era, ad abbandonare le famiglia e a lottare
incessantemente con la morte. Questa realtà era in netta contrapposizione
con la vita dei ricchi turisti che affollavano il Caffè Eden e lo Chalet
Margherita dove si ascoltavano Wagner, Puccini e Verdi; «qui
soggiornavano ospiti illustri come D’annunzio con la Duse, Puccini e
Pirandello, un mondo spumeggiante anche se stagionale»
4
.
Fin da piccolo mostrò un temperamento vivace e ribelle che non gli
permise di continuare le scuole. L'esperienza scolastica si arrestò infatti
all'inizio della terza elementare per una congenita insofferenza a ogni
forma di disciplina, e il tarlo dell'anarchia si insidiò nella giovane mente.
3 R. D’Aquileia. Pagine autobiografiche dai diari di guerra, a cura di A. Vivaldi, 1964 p. 39-40
4
I.Cardellini Signorini, Lorenzo Viani, Firenze 1978, p. 11
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Confessò ancora bambino alla madre di essere ossessionato dal pensiero
della morte:
Ero sanissimo e vivevo in un ambiente dove non era possibile avere idee
tristi. Una sera mia madre vedendomi tanto turbato mi chiese cosa avessi e
io gli risposi: ho paura della morte! Risero tutti almeno dieci minuti e per
molto tempo fu l’oggetto di matte risate, dato il mio aspetto più che florido.
Ma questa specie di chiodo non mi è stato possibile toglierlo dal cervello.
Intorno alle mie figure non aliterebbe sempre questa morte? A me sembra di
si. Credo che passino tutte le mie visioni d’arte traverso questo antro buio
del mio cervello e ne assumono il colore e l’intonazione
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Dal 1893 al 1898 fu apprendista presso il barbiere Fortunato Primo
Puccini, dove «oltre a incominciare le prove da pittore, entra in contatto
con la letteratura, quella realistica di Zola, romantica di Hugo,
rivoluzionaria di Michelet»
6
, in questa bottega il piccolo Viani trovò «il
materiale ideale per esercitare il suo vivace spirito di osservazione»
7
.
Incontrò personaggi di primo piano come Leonida Bissolati, Andrea Costa,
Menotti Garibaldi, Plinio Nomellini, Giacomo Puccini, Gabriele
D'Annunzio etc.
Secondo le pagine del Romito la sua adolescenza fu più triste
dell’infanzia: quando il padre fu licenziato dal servizio, la famiglia Viani
conobbe la miseria, condizione umana che non era sconosciuta al giovane
Lorenzo: i suoi vagabondaggi per le zone di Viareggio più povere e
derelitte avevano già profondamente impressionato l'animo sensibile del
ragazzo. A 15 anni si ritrovò quindi ad essere povero e ad avere una misera
casa; fu così che divenne anarchico: «L’anarchismo coronato di fiamme
riscaldò la mia anima». Ancora molto giovane si trovò a frequentare il
5 L. Viani, Scritti e pensieri sull’arte, (a cura di) M. Ciccuto, Viareggio, Baroni 1997, pp. 55-60
6L. Pomponio, Angiò uomo d'acqua. Il capolavoro di Lorenzo Viani scrittore, Aracne 2005, p. 13
7 P. Luxarolo Franchi, Dizionario Critico della Letteratura italiana IV, pp. 427/428
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“Casone” di Viareggio, luogo di ritrovo di “trasandati” e liberi pensatori.
Nel 1900 fu notato da Plinio Novellini
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che apprezzò i disegni sui marmi
della barbieria intravedendone una spiccata forza espressiva; fu lo stesso
Novellini che lo invitò a frequentare l’Istituto delle Belle Arti di Lucca e
che lo raffigurò come trombettiere nel noto quadro su Garibaldi il Maestro,
«[…] e infatti se ne riconoscono le sembianze»
9
.
Nel 1901 fu arrestato perché rappresentante della “Delenda
Carthago”, gruppo estremista anarchico, e dal 1902 passò a studiare sotto
Fattori
10
. Un paio d’anni dopo morì il padre, e le responsabilità della
famiglia ricaddero sul fratello Mariano, che sempre credette in lui e che
«finanziò col suo lavoro da calzolaio»
11
. Nel 1905 il Viani si presentò per la
prima volta al pubblico al Regio Casino di Viareggio; i disegni sono quasi
esclusivamente buoi e caprioli, relatore della mostra, che definì Lorenzo
«un giovane eversivo e impetuoso di poetiche e tematiche macchiaiole
ricche di sinistri bagliori e minacce»
12
. Da ora in poi la personalità di Viani
si farà più solida, staccandosi dai soggetti iniziali di sfondo animale, legati
agli insegnamenti di Fattori e Nomellini, e dirigendosi verso la
rappresentazione di quel mondo fatto di pescatori, mendicanti, e miserabili.
Nel 1906 aprì il suo primo studio a Torre del Lago, accanto alla casa
di Puccini, «ed è qui che il Viani si dà allo studio del vero»
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; la sua stessa
8 Plinio Nomellini è stato uno dei massimi esponenti della pittura macchiaiola e soprattutto divisionista,
della quale diede una personale interpretazione sostituendo al puntinismo una pennellata filamentosa.
Allievo di Fattori, l’artista è conosciuto per i paesaggi, le marine, i dipinti di figura, i soggetti garibaldini,
nonché per composizioni a sfondo sociale e allegorico.
9 F. Bellonzi, Pittura e grafia di Lorenzo Viani, Viareggio 1969, p. 2
10 Giovanni Fattori, pittore italiano considerato, insieme a Silvestro Lega e a Telemaco Signorini, tra i
maggiori esponenti dei Macchiaioli.
11 L. Pomponio, Angiò uomo d'acqua. Il capolavoro di Lorenzo Viani scrittore, cit p. 37
12Ivi., p 14
13 Cardellini-Signorini, Lorenzo Viani, cit., p. 13
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passione per i macchiaioli
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denota la sua indole libertaria, alla difesa della
purezza della propria arte a costo della miseria.
Nel Marzo del 1907 a Firenze incontrò il poeta apuano Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi
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, che diventerà per Viani l’idolo di tutta una vita e
protagonista del suo primo romanzo, Ceccardo, scritto nel 1922.
«Ceccardo, per diventare il modello letterario per eccellenza di Viani,
aveva saputo probabilmente comportarsi in modo coerente […] tra la dura
vita dei lavoratori e poesie»
16
.
Il Ceccardo era stato per Viani il mito per eccellenza, colui che più di
tutti aveva sostituito e rafforzato, con il suo esempio di uomo libero e
deluso, il ricordo di un padre vagabondo. Nello stesso anno l’irrequieto
Lorenzo si presentò alla Biennale di Venezia ma le sue opere non ebbero
molto successo, il suo rapporto con il pubblico sarà infatti sempre ambiguo.
Esse vennero ritenute “tendenziosamente artificiali”, e venne additato come
“amatore dell’orrido”, non riconoscendo le grandi forze educatrici della sua
sensibilità e del suo istinto pittorico.
Nel 1908 partì per Parigi con l’animo colmo di speranze e illusioni.
«Gli sembrava che la città-luce lo chiamasse, gli facesse promesse
prodigiose»
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, ma quella che credette essere il paradiso di sogni e chimere,
regno di quella fantastica libertà artistica e espressiva, si tramutò in inferno.
Qui soffrì la fame credendo di impazzire; anni dopo “quando gli si
nominava Parigi si sentiva rabbrividire, come quando gli ricordavano la
14 Movimento sviluppato a Firenze a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento; Caratteristica di questi
pittori è di rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di
scuri.
15 Fu poeta inizialmente di ispirazione carducciana; le esperienze pascoliana e dannunziana e una vena
naturalistica lo inserirono poi nel filone del decadentismo europeo. Partecipa alla Grande Guerra come
“interventista” e qui conosce il socialista Benito Mussolini.
16 Viani, Storia di Vagèri, a cura di Nicoletta Mainardi con saggio critico introduttivo di Marco Marchi,
Vellecchi editore, p. 13
17 Pomponio Laura, Angiò uomo d'acqua. Il capolavoro di Lorenzo Viani scrittore, cit., p. 33
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guerra”
18
. «Viani vi trovò, in dimensione colossale, quel che molto
casalingamente Viareggio gli aveva messo sott’occhio […]: i poveri senza
speranza, gli spostati, gli storpi, i visionari. […] Parigi confermava
Viareggio»
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. Nello scenario Parigino captò tutto quello che vi era di nuovo
nella piazza, dalle stampe giapponesi ai “pagliacci e mendicanti” di
Picasso, che Viani descrisse come: «giovane brutto, col cappello a torero,
lo sconcertatore, lì in pantofole, pijama e mestichino»
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, ed entrò in contatto
con le Avanguardie e con l’espressionismo.
Se Viareggio e il litorale tirrenico sono il teatro di stanchi uomini di
mare, Parigi è l’immensa ribalta della follia, delle cabarettiste
schizofreniche, dei chierici perversi, degli ossessi nudi e pelosi. Qui
compose il famoso quadro “L’Epidemia” e “Consuetudine”, che espose al
Salon d’Autonne, e per il quale fu nominato Socio Onorario del Salon
stesso. I suoi viaggi nella capitale francese furono tre, nel 1909 tornò a
Viareggio sfinito e decadente per le sofferenze patite durante questo
soggiorno; lo stesso Viani racconterà un aneddoto interessante riguardo la
sua condizione al suo rientro in patria: la madre, nel vederlo così mal
ridotto, gli chiese se l’avesse visto qualcuno e dopo averlo rassettato, si
affacciò all’uscio per gridare «E’ tornato il mi’ Lorenzo da Parigi: come sta
bene!»
21
.
Una volta a casa Viani lasciò il suo studio per prendere in affitto,
grazie alla Camera del Lavoro, un androne sul Canale Burlamacca nel
cuore della darsena, uno stanzone freddo, senza finestre dove l’autore
dormiva sopra un giaciglio di paglia. Compose qui tele enormi come “Il
18 G.Nerini, Lorenzo Viani, nella vita e nell’arte, Milano 1938, p. 60
19
G. Pitteri, Lorenzo Viani, cit., p. 13
20
A. Righi, in Mostra di Lorenzo Viani, Firenze 1954, p. 38
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Ivi p. 17