7
l'obiettivo è quello di studiare i motivi che portano alla messa in
opera di un tale sistema, le finalità che si intendono raggiungere, le
condizioni di partenza, a livello sia tecnico che socioeconomico, su
cui si è chiamati ad operare. Queste occorrenze, insieme
all'organizzazione funzionale e soprattutto alle modalità di gestione
dei sistemi telematici locali, costituiscono l'interesse del terzo
capitolo, nel quale si fa riferimento, nell'affrontare gli argomenti
citati, anche ad alcuni aspetti contestuali, come l'alfabetizzazione
informatica e la possibilità di rinsaldare il senso di appartenenza al
proprio territorio, che si giudicano fondamentali nella prospettiva
funzionale che ogni rete civica dovrebbe avere alla base.
Un elemento che sembra opportuno chiarire da subito è il fatto che i
tre momenti della realizzazione, del funzionamento e dell'utilizzo
(ma sarebbe più giusto parlare di partecipazione) sono strettamente
intrecciati fra di loro, come si cercherà di dimostrare nel corso della
trattazione, per la natura stessa delle reti civiche, che si presentano
come entità in divenire il cui momento realizzativo si pone sempre
come temporaneo e mai definitivo, per il fatto di essere il frutto
dell'interazione e del riposizionamento continui di chi le promuove e
di chi ne usufruisce.
Nel quarto capitolo si guarda con maggiore attenzione al ruolo dei
soggetti della Pubblica Amministrazione all'interno dei sistemi di
telematica civica, per evidenziare come essi possano agire in
maniera diversa, e ricevere differenti influenze nella loro struttura
organizzativa interna, a seconda che si pongano come soggetti
promotori o intervenienti. L'utilizzo degli strumenti di rete da parte
delle istituzioni non si presenta come semplice sfruttamento di un
nuovo mezzo di comunicazione, ma è destinato a cambiare le
modalità stesse di esercizio della funzione amministrativa e di
governo di esse, in direzione di quella prospettiva di e-government
da più parti e in più contesti annunciata
3
.
Lo stato dell'arte della ricerca sulle reti civiche mostra,
naturalmente, i segni di un campo di studio ancora giovane e il cui
oggetto d'indagine è tuttora in pieno divenire. Sono pochi dunque
gli studi che riescono ad inserire con precisione questo strumento
all'interno di un più vasto discorso sulle nuove forme di
comunicazione offerte dalle tecnologie dell'informazione (i c.d. new
media). Questo fa sì che le analisi maggiormente centrate
sull'argomento, e le più numerose, siano attualmente quelle
prodotte dagli stessi soggetti che creano e gestiscono le reti civiche,
segno evidente di come siano gli addetti ai lavori i primi ad avere
interesse a che la riflessione critica riesca a circoscrivere e a dare
una sistemazione precisa all'ambito del loro operare. Per questo
studio si è dunque fatto ricorso a molti interventi e documenti
prodotti da loro, e si è ritenuto opportuno stabilire con questi un
contatto diretto che potesse meglio indagare le questioni che in esso
vogliono essere affrontate. Partendo da queste produzioni e
testimonianze, e integrandole con un'indagine mirata al reperimento
di dati certi sulla presenza di servizi nelle reti civiche facenti parte
Immaginarsi migliori
8
del campione, si è tentato di colmare un vuoto riscontrato in
materia e riguardante la connessione fra le applicazioni pratiche di
reti civiche che è attualmente possibile riscontrare e gli elementi di
gestione di queste, elementi che assumono un riscontro particolare
nell'ottica di azione e strutturazione degli Enti pubblici territoriali.
Un ultima precisazione da fare riguarda l'ultimo capitolo, il quinto,
della tesi: in esso ci si propone di progettare, a livello di obiettivi
funzionali e non tecnico, una rete civica per la zona di Tivoli. Vuole
questo essere un tentativo di tirare le somme dello studio effettuato
per verificarne anche l'esattezza, con la speranza che esso possa poi
sfociare, o almeno essere la base, di un'effettiva realizzazione
pratica. Si cercherà quindi di riportare nell'architettura di questo
ipotetico sistema di telematica civica le conoscenze
precedentemente acquisite, sullo sfondo di un'integrazione fra
fornitura di informazione e servizi e stimolo alla partecipazione che
si ritengono debbano essere elementi fondamentali per realizzazioni
di questo tipo che vogliano presentarsi come qualitativamente
valide.
Note
1
Per un approfondimento sull'utilizzo degli strumenti telematici, e in
particolare delle reti civiche, da parte delle istituzioni pubbliche si
veda Faccioli F., Comunicazione pubblica e cultura del servizio, prg
2.5, pagg. 87-98, Carocci, Roma, 2000 e Rolando S., Un paese
spiegabile, cap. 12, pagg. 152-160, ETAS, Milano, 1998
2
In questa tesi vengono prese in considerazione solo reti civiche
italiane. Questo per due motivi principali: innanzitutto, ampliare il
discorso anche alle reti civiche estere avrebbe significato un atto di
presunzione che avrebbe inciso negativamente sulla validità del
lavoro; l'altra ragione sta nella specificità delle reti civiche del
nostro paese, che hanno vista legata la loro nascita ed esistenza,
più che in ogni altra nazione, all'azione degli Enti pubblici territoriali,
con conseguenze e motivazioni che si spera questo lavoro sarà in
grado di rendere il più possibile chiare.
3 Sul governo elettronico e in generale sulle politiche delle
istituzioni pubbliche in riferimento alla Società dell'Informazione si
vedano i vari documenti elaborati dalla Commissione Europea
presenti nella bibliografia di questo lavoro, fra cui i materiali del
convegno Political Change for the Information society, reperibili
all'indirizzo
www.poliseurope.org/hitparade/Electronic_Government.stm
9
CAPITOLO 1
QUADRO GENERALE E DEFINIZIONE
DELL'OGGETTO D'INDAGINE
Quello degli strumenti e dei servizi specifici delle reti telematiche è
un universo frastagliato che sta vivendo ora un momento di grande
espansione, dovuto a fattori intrecciati fra loro come l'aumento
dell'utenza e il coinvolgimento di interessi sempre più importanti,
causati a loro volta dalla accresciuta consapevolezza delle
potenzialità insite nello sfruttamento del networking come modello e
tecnologia comunicativa.
1.1 Alla ricerca di una definizione
Come tutti gli universi in divenire, anche questo paga lo scotto di
una ancora non raggiunta chiarezza ed univocità nella definizione
delle sue componenti. Ciò è ancora più evidente nel caso delle reti
civiche, laddove con questo termine si intendono tuttora realtà ben
diverse fra di loro. Per focalizzare con precisione l'oggetto d'analisi
di questa tesi converrà dunque passare innanzitutto in rassegna le
definizioni che attualmente sono in circolazione nella pratica comune
e nella ricerca sul campo, per poi cercare di delineare con maggiore
esattezza cosa si è inteso e cosa si è studiato per rete civica in
questo lavoro. E' bene comunque sottolineare fin d'ora che è
sbagliato andare alla ricerca di una definizione precisa e definitiva:
ogni "comunità digitale", infatti, è e deve essere il più possibile lo
specchio della comunità locale che pone come proprio riferimento;
rintracciare un modello generale è perciò operazione inutile e
scorretta, che denoterebbe per altro un'idea di omologazione non
coerente con gli stessi motivi di esistenza dell'oggetto d'analisi.
Detto questo è in ogni caso doveroso circoscrivere il campo d'azione
entro certi limiti, e per far ciò è naturalmente necessario rintracciare
elementi comuni verso cui le varie applicazioni esistenti si orientano.
Sembra opportuno cominciare a rendere le idee più chiare
proponendo due fra le definizioni che maggiormente hanno avuto
successo nella letteratura finora sviluppata sull'argomento. La prima
è quella di Anne Beamish, la cui tesi di dottorato dal titolo
"Communities on-line"
4
è diventata un piccolo classico nel campo; la
ricercatrice americana del M.I.T. usa l'espressione community
network per riferirsi tout court alle varie esperienze di "città digitali"
Immaginarsi migliori
10
presenti in rete, e ne dà innanzitutto una definizione che prende in
considerazione esclusivamente i parametri tecnici:
"a community network is always a network of computers and
modems that are interconnected via telephone lines to a
central computer"
per poi focalizzare l'attenzione sul collegamento di questo sistema
tecnico ad un luogo fisico:
"community networks are based in a physical place what
participants have in common are their cities and
neighborhoods."
La seconda definizione è stata invece formulata da Federica De
Cindio
5
del Dipartimento di Scienze dell'Informazione dell'Università
di Milano, una delle promotrici della rete civica della stessa città.
Essa parla di una rete civica come di un:
"libero ambiente on-line disegnato per promuovere e favorire
la comunicazione, la cooperazione e lo scambio di servizi tra i
cittadini e le altre parti sociali pubbliche o private
(organizzazioni no profit, istituzioni di governo, imprese) di
una comunità locale, aprendo allo stesso tempo la comunità
locale alla comunicazione con le altre parti del mondo."
11
1.2 Accenni storici
Prima di illustrare le classificazioni rintracciate in letteratura, è bene
fare cenno a qualche riferimento storico, utile a meglio posizionare
l'oggetto d'analisi. La vicenda delle reti create dall'interconnessione
di più computer fra di loro nasce negli anni '60, quando furono
messi a punto i primi standard di trasmissione dati su linea
commutata: erano applicazioni pensate e sviluppatesi in ambiente
militare statunitense, funzionali a garantire un flusso comunicativo
certo anche in caso di attacco nemico. Fu creata così ARPANET
(1969), che molti ora indicano come la progenitrice di INTERNET.
Uscite dagli ambiti strettamente militari, le tecnologie di rete furono
fatte proprie innanzitutto dal mondo della ricerca scientifica, il primo
ad avere gli strumenti conoscitivi utili ad appropiarsene e a saper
vedere i vantaggi, per lo scambio di informazioni, derivanti da un
loro utilizzo.
All'inizio dunque vi erano solo reti "settoriali", utilizzate da grandi
organizzazioni che sviluppavano ambienti comunicativi circoscritti
per quanto riguarda la tipologia dei partecipanti, pur se
geograficamente distribuiti su lunghe distanze. L'ingresso dei privati
fu reso possibile grazie alla fornitura d'accesso data dagli Internet
Service Providers (ISP): l'utenza delle reti dunque si ampliò e
contemporaneamente si diversificarono i loro usi. Il World Wide Web
non era ancora stato inventato (i ricercatori del CERN di Ginevra ne
presenteranno il progetto solo nel 1990), e con questo la possibilità
di avere a disposizione ipertesti e realizzazioni multimediali, e
dunque Internet fino a quella data significava solamente posta
elettronica, mailing list, news, chatting: strumenti atti a garantire la
comunicazione bidirezionale a distanza. Strumenti che avevano ed
hanno tutte le carte in regola per creare piccoli o grandi universi di
individui interessati a discutere, a scambiarsi informazioni e
suggerimenti su un determinato argomento, settore o territorio.
Le reti civiche nascono proprio dall'intreccio degli elementi appena
esposti: esse si sviluppano infatti negli Stati Uniti e in Canada a
partire dalla seconda metà degli anni '80 grazie all'azione, nella
maggior parte dei casi, di Università o Enti di interesse pubblico,
quali per esempio le biblioteche, interessati ad ampliare le
possibilità di scambio insite nella rete a tutti i membri e le
componenti di una comunità locale.
Immaginarsi migliori
12
1.3 Classificazioni
L'elemento che funge da minimo comun denominatore e che
caratterizza le definizioni citate è quello che collega un determinato
servizio presente in rete ad uno specifico territorio.
Esaminando le varie applicazioni pratiche, ferma restando la
necessaria relazione funzionale appena sottolineata, notiamo però
che esse differiscono, a volte anche di molto, una dall'altra. Queste
diversità sono naturalmente dovute a diversi elementi e circostanze,
i maggiori dei quali sono:
- i soggetti promotori
- il grado di interattività
- le soluzioni tecnologiche utilizzate
- la comunità di riferimento
C'è da rilevare che le variabili utilizzate, essendo ovviamente
compresenti fra di loro, portano a far sì che alcune delle tipologie
presentate siano sovrapponibili, e che caratteristiche presenti in un
modello siano allo stesso tempo rintracciabili in un altro. Questo non
deve stupire: è bene ricordare infatti che, malgrado, come detto,
l'oggetto d'analisi non sia ancora stato definitivamente messo a
fuoco dalla letteratura sull'argomento, l'ambito rimane comunque
circoscritto, per cui anche ai meno esperti sul tema il riferimento
alle reti civiche non dovrebbe rimanere così oscuro, ed è
presumibile porti ad un'immagine mentale che riguardi l'elemento
comune rintracciato sopra, la connessione cioè fra un "qualcosa"
presente in rete (una comunità, un servizio, uno spazio informativo)
e un luogo geografico ben definito.
13
1.3.1 I soggetti promotori
Se è vero che è in Nord America che le reti civiche hanno visto le
loro prime applicazioni, è naturale guardare lì per cercarne una
prima definizione. La distinzione classica
6
a cui si fa più spesso
riferimento in quel contesto prende in considerazione la variabile del
soggetto promotore, colui o coloro che danno il via all'iniziativa;
seguendo questo solco si è soliti distinguere tra due tipi di
realizzazioni:
- community networks: nate dall'iniziativa di singoli cittadini o da
gruppi di essi; dette anche "free nets";
- civic network: promosse dalle Amministrazioni Pubbliche per
fornire per via telematica informazioni e servizi di pubblica
utilità.
Le reti del primo tipo hanno il loro capostipite nell'iniziativa che un
medico di Cleveland, Tom Grunder, fece partire nel 1984. Egli attivò
una BBS (Bullettin Board System) in cui si potevano chiedere
consigli e fornire informazioni di carattere medico. Con il passare del
tempo si vide che il maggior interesse dei partecipanti stava nello
stabilire contatti sia con i medici che con chi si trovava a vivere la
stessa condizione di malato. Il pubblico della BBS si ampliò in
questo modo fino a comprendere parenti e amici, cosicché le
tematiche affrontate non rimasero solo quelle sanitarie: nacque
così, nel 1986, la Freenet di Cleveland, paradigmatica anche per il
software utilizzato, il "Free Port", che diventò ben presto lo standard
anche per le altre Freenets, le quali si collegarono in rete fra di loro
dando vita alla NPTN (National Public Telecomputing Network).
Le "civic nets" sono invece i tipi di rete di cui ci si occuperà in
questo lavoro. Anche in questo caso si ha un precedente illustre,
che è quello del PEN (Public Electronic Network), attivato nel 1989
dall'amministrazione di Santa Monica in California. Uno degli
obiettivi iniziali di tale progetto era quello di offrire in maniera più
comoda e soddisfacente servizi ai cittadini, nonché quello di favorire
e stimolare una maggiore interazione fra i cittadini e fra questi e gli
amministratori della città. L'interesse suscitato da questo nuovo
strumento fu vasto e si trasformò subito in una partecipazione
attiva in grado di dare vita ad azioni concrete: la più famosa fu la
creazione, da parte dei partecipanti alle discussioni in rete, di un
servizio di assistenza per i senzatetto della città
7
.
Nella definizione americana si ripropone dunque la contrapposizione
fra iniziativa pubblica e privata; qui la diversità del soggetto
promotore porta ad una evidente differenziazione del risultato
finale, sia per quanto riguarda gli obiettivi che ci si propone di
raggiungere sia per l'effettiva proposta di servizi messi a
disposizione on line. Nella realtà però le cose non sono così
Immaginarsi migliori
14
semplici, e ridurre la questione ad una differenziazione fra due poli
vuol dire non rendere giustizia ad altri tipi di entità presenti in rete,
che hanno comunque dalla loro il fatto di considerare un preciso
territorio come proprio riferimento. Esistono infatti numerosi
esempi, che è giusto far rientrare nella categoria della "telematica
civica", promossi da almeno altri due tipi di soggetti:
- associazioni di cittadini
- imprese private
Per quanto riguarda le associazioni non profit, esse sono attratte
dalla possibilità di utilizzare lo strumento del conferencing in rete: a
costi decisamente bassi si possono promuovere discussioni su temi
relativi al proprio campo di azione, che in molti casi è riferito ad un
ambito territoriale circoscritto. Si crea così un ambiente
comunicativo che sovrappone l'interesse tematico che accomuna i
partecipanti all'appartenenza ad una stessa comunità di cittadini. E'
un po’ quello che successe con le prime freenets, con la differenza
che le associazioni già organizzate si fanno e si sono fatte carico di
creare, dalle loro prime realizzazioni, vere e proprie reti civiche,
coinvolgendo man mano altri soggetti, compresi quelli facenti capo
alla Pubblica Amministrazione. Si tratta quindi di un vero e proprio
ruolo da protagonisti che alcuni cittadini organizzati hanno
esercitato, ruolo che in molti casi ha supplito ad un'iniziale
mancanza di iniziativa da parte degli enti pubblici.
Diverso è naturalmente il discorso che concerne le aziende private.
In questo caso la decisione di aprire uno spazio dedicato ad un
determinato territorio si lega alla volontà commerciale di offrire
servizi a pagamento ad altri privati che ritengono sia loro interesse
farsi conoscere dai visitatori di quel sito, i quali si presume siano i
cittadini dell'ambito geografico al quale il servizio si riferisce. Questo
tipo di iniziative è stato preso in molti casi dagli Internet providers,
gli operatori privati che presentano sicuramente il maggior rapporto
fra la capacità di utilizzare le tecnologie di rete e la necessità di
avere un radicamento sul territorio. In realizzazioni come queste il
coinvolgimento di altri attori è ovviamente subordinato all'esigenza
di fare profitti, e dunque l'offerta di servizi serve più che altro a
rendere appetibile e interessante l'ambiente del sito. Non per questo
non si deve prestare attenzione a queste realizzazioni, visto che
molte volte i risultati raggiunti sono più che accettabili. Sistemi
come questi sono stati definiti "city nets".
15
Fig. 1.1 I diversi concetti di rete
Fonte: AIReC
Quella del soggetto promotore è dunque una variabile fondamentale
da prendere in considerazione per riuscire a capire perché si sono
sviluppati diversi modelli di "telematica civica", modelli che
sussistono tuttora pur se si nota ormai una certa tendenza alla loro
integrazione. Proprio l'aspetto dell'integrazione merita un
approfondimento: istituzioni universitarie, pubbliche
amministrazioni, associazioni di cittadini e imprese private non sono
altro che diverse componenti di una realtà territoriale, ognuna
necessaria e non esclusiva per il funzionamento della vita sociale,
almeno per quel che riguarda l'organizzazione comunitaria così
come si è sviluppata nel mondo occidentale. E' naturale dunque che
ognuna di queste categorie di soggetti si organizzi per proporre la
propria presenza in un ambiente sempre più importante come quello
della comunicazione via rete telematica. E' però altrettanto naturale,
e auspicabile, che tutte queste componenti trovino la capacità di
costruire uno spazio comune, proprio come è avvenuto nel mondo
"fisico": è un requisito fondamentale (non l'unico) perché una rete
possa realmente definirsi "civica", un presupposto che sottintende la
volontà di non escludere nessuno da un nuovo e così importante
contesto sociale.
Immaginarsi migliori
16
1.3.2 Il grado di interattività
Prendendo in considerazione il fattore del grado di interattività per
classificare e definire i vari servizi di telematica civica, ci si riferisce
in maniera più diretta, rispetto alla specificazione riguardante i
soggetti promotori, alla loro reale architettura funzionale.
Per grado di interattività si intende il livello di interazione in rete
reso possibile dal servizio in questione, la possibilità cioè di
scambiare suggerimenti, opinioni, proposte con chi gestisce e
immette le informazioni presenti e con gli altri partecipanti alla vita
della rete. Una classificazione che sembra accettabile prendendo in
considerazione questa variabile è presente in una ricerca italiana,
quella riguardante il censimento dei siti civici nazionali
dell'Osservatorio Reti Civiche della Città Invisibile
8
. In questo lavoro
si propongono quattro tipologie rintracciabili in rete, distinte
appunto dalla differente predisposizione di strumenti atti a favorire
la comunicazione bidirezionale:
• "Siti vetrina": di solito non sono gestiti direttamente da un ente
pubblico. Hanno come finalità principale quella di fornire
informazioni turistiche, contenendo cenni sulla storia del luogo,
sui monumenti e sulle attività commerciali più direttamente
legate al settore del turismo. L'interazione è nulla.
• "Comuni in rete": sono il più delle volte gestiti dall'ente locale.
Contengono in genere brevi descrizioni e informazioni (indirizzo,
telefono ecc.) sugli uffici comunali, collegamenti con altre
amministrazioni pubbliche, e altre informazioni rintracciate nella
tipologia precedente. Le possibilità di interagire con gli enti
locali sono ancora modeste se non assenti, solo in alcuni casi è
prevista per esempio una casella e-mail per il sindaco.
• "Amministrazioni interattive": la gestione è svolta direttamente
dall'ente. Il grado di interazione comincia ad essere elevato,
perché oltre alla possibilità di contattare gli amministratori
tramite posta elettronica, c'è la predisposizione di servizi in
forma interattiva quali forme di teleprenotazione, richiesta di
certificati, consultazione di mappe intelligenti ecc.
• "Reti civiche": oltre ai servizi precedenti, l'elemento principale è
la presenza di uno o più strumenti di comunicazione
multidirezionale fra cittadini ed enti locali. Si caratterizzano
dunque per l'offerta di gruppi di discussione, forum tematici,
mailing list, in altre parole luoghi dove i partecipanti possono
costruire un ambiente comunicativo fra pari.
17
Fig. 1.2 Livello di interattività di alcuni comuni italiani in rete
Fonte: RUR, "Rapporto 1998 sulle città digitali in Italia"
Secondo questa classificazione, dunque, si può parlare di reti civiche
solo se l'obiettivo caratterizzante è la volontà di creare innanzitutto
uno spazio che veda come principali protagonisti proprio i
frequentatori e i partecipanti alle discussioni, nella convinzione che
una comunità, seppur telematica, si formi prima di tutto grazie
all'interazione fra chi ne abita il territorio. La stessa discriminante la
si ritrova nei molti interventi e scritti dei membri di AIReC
(Associazione Informatica e Reti Civiche della Lombardia) che in
Italia è uno dei maggiori punti di riferimento, sia per produzione
teorica che per realizzazione pratica, per quel che riguarda il mondo
delle reti civiche: il loro sforzo è tutto teso a dimostrare che una
rete civica non esiste se non c'è la possibilità per i cittadini di
esprimere la loro opinione; la migliore esemplificazione di questo
concetto è sicuramente la Rete Civica di Milano, il cui slogan
d'altronde parla chiaro: "la rete civica siete voi".
Immaginarsi migliori
18
1.3.3 Le soluzioni tecnologiche utilizzate
Freenets o civic network, amministrazioni interattive o reti civiche, i
servizi di telematica civica cambiano dunque in base a diversi
fattori. Ce n'è però uno che, per chi naviga in Internet, e dunque
per la maggior parte degli utilizzatori delle reti telematiche, sta alla
base di ogni altra distinzione: è il tipo di soluzione tecnologica
utilizzata per dar vita alla rete civica, che ne consente o no la
visione per i frequentatori della "rete delle reti". Qui più che di una
distinzione si può parlare, almeno in partenza, di una
contrapposizione, quella cioè fra chi utilizza una interfaccia Web
(internet oriented) e chi si affida al modello delle BBS (Bullettin
Board System).
In Italia abbiamo due esempi privilegiati che descrivono bene
questa diversità: la Rete Civica di Milano, nata per opera del
dipartimento di informatica dell'Università, la quale adotta il modello
BBS, e la rete Iperbole di Bologna, creata dal Comune e
interamente accessibile da Internet. I due sistemi differiscono
certamente per soluzioni adottate e servizi disponibili, ma le loro
differenze sono state accentuate forse troppo rispetto a elementi
comuni che comunque esistono, tanto da finire con l'essere utilizzati
come i paradigmi da cui partire per spiegare le caratteristiche dei
due diversi modelli tecnologici.
La soluzione "Internet oriented" permette l'accesso alla rete
direttamente dal Web, fornendo così una precisa caratterizzazione di
apertura e disponibilità a tutti dei servizi messi a disposizione. In
questi casi, infatti, è quasi sempre possibile consultare informazioni
e partecipare a newsgroup e forum senza dover essere registrati o
avere un accesso riservato.
La soluzione che adotta il modello delle BBS parte da una scelta
diversa, che è quella di creare un ambiente circoscritto dove
scambiarsi soprattutto messaggi (da qui la metafora della bacheca)
e dove quindi è l'interazione fra gli utenti a farla da padrone. Il
perché dell'utilizzo di questa tecnologia (e della scelta, in molti casi,
di riservare l'accesso ai soli iscritti) sta sia nel tipo di comunicazione
che si vuole sviluppare, riservata a chi ha effettivi interessi su un
territorio, sia nella diversità dei soggetti promotori, che nella
maggior parte dei casi non sono enti locali ma associazioni di
cittadini o dipartimenti universitari, più interessati dunque alle
possibilità di scambio comunicativo che all'offerta di informazioni.
Questa diversità prima che sistemica è "storica": secondo una
classificazione temporale adottata da Paolo Subioli
9
, che mette in
relazione appunto soluzione tecnologica e risultati funzionali, il
modello delle bacheche elettroniche è infatti quello adottato dalle
reti civiche di 1° generazione, le quali si caratterizzavano appunto
19
per la grande interattività e per il fatto di stimolare l'inserimento di
contenuti da parte degli utenti. Il rovescio della medaglia risultava
però essere soprattutto la poco efficace rappresentazione delle
informazioni, unita ad un accesso e a una ricerca poco intuitivi e in
cui riuscivano a muoversi bene solo gli utenti più esperti. La non
integrazione con gli standard del web è stato poi un altro fattore che
ha limitato lo sviluppo quantitativo di questo tipo di applicazione.
Le reti civiche di 2° generazione sono invece caratterizzate
dall'approccio Internet oriented (o web-based): l'integrazione con gli
standard di comunicazione del web consente un accesso
sicuramente più ampio, e la ricchezza grafica delle pagine HTML
permette una maggiore efficacia e versatilità nella rappresentazione
delle informazioni. Questi elementi vanno però a scapito di una
certa diminuzione dell'interattività e di una logica di produzione
dell'informazione di tipo broadcast, e dunque accentrata.
Senza ampliare troppo un discorso che sarà più opportuno
riprendere dopo, basterà qui accennare che è ora il momento delle
reti civiche di 3° generazione, le quali prevedono un'integrazione fra
i due modelli, in modo da sommarne gli aspetti positivi e eliminare o
rendere minimi gli svantaggi di ognuno. Si tratta cioè di integrare
informazione e dibattito, in modo che la prima sia alimentata dal
secondo e questo abbia alla base l'altra. E' un concetto ben spiegato
da Rodotà
10
, quando afferma che "la rete non offre soltanto la
possibilità della migliore utilizzazione delle informazioni disponibili,
ma anche di una loro continua integrazione, valutazione e
diffusione." La piattaforma scelta per il raggiungimento di questo
obiettivo è naturalmente il web, visti anche gli ultimi sviluppi
tecnologici che hanno dato la possibilità di leggere le bacheche
elettroniche direttamente da Internet. Pur se continuano ad
esistere, anche in Italia, "ambienti chiusi" ad accesso riservato,
anche questi luoghi virtuali hanno ormai un loro sito web di
presentazione che ne segnala almeno la presenza ai naviganti,
segno evidente che il passaggio attraverso Internet è ormai
irrinunciabile per chi intende costruire e abitare uno spazio
comunicativo strutturato secondo i canoni del "fare rete".
Immaginarsi migliori
20
1.3.4 La comunità di riferimento
La ragione d'essere delle reti civiche, lo abbiamo detto, sta
nell'unire le risorse della comunicazione telematica di rete con un
determinato territorio; nel tentativo, in altre parole, di aggiungere
uno spazio "altro" al luogo fisico nel quale viviamo, con la speranza
che quest'ultimo possa venire rinforzato grazie all'acquisizione di
una dimensione nuova. E' un'idea che non si sviluppa solo nel
terreno dei sogni e delle possibilità, ma si inserisce bensì in un
dibattito quanto mai vivo e necessario che riguarda il cambiamento,
tuttora in divenire, delle forme e dei luoghi dell'abitare, un
cambiamento in buona parte provocato dallo sfruttamento delle
nuove tecnologie e che ancora tramite il buon utilizzo di queste si
cerca di governare. Ecco perché quello della dimensione territoriale
diventa un parametro così importante per una precisa
caratterizzazione del fenomeno delle reti civiche: vedere dove e a
chi si (auto)rivolgono significa connotarne anche la funzione e
specificarne i modi dell'esistenza.
Nel considerare la variabile della comunità di riferimento, delle
persone cioè a cui la rete civica è rivolta, si guarderà direttamente
alla situazione italiana, laboratorio privilegiato di applicazione e
campo di indagine del presente lavoro. Se è vero che su Internet
possiamo rintracciare miriadi di comunità, è altrettanto vero che
molte di esse si caratterizzano per essere incentrate su interessi
comuni anziché su comuni territori geografici, facendo anzi della
non esistenza di confini fisici una delle condizioni del loro essere;
sono le cosiddette comunità virtuali, che annoverano fra di loro casi
ormai storici come "The Well"
11
. Le comunità che qui prendiamo in
considerazione sono invece inestricabilmente intrecciate e collegate
con precise entità territoriali, e in Italia è possibile rintracciarne le
diverse dimensioni che esse possono assumere.
Anche in questo caso, come per altre variabili presentate in
precedenza, la distinzione è fondamentalmente biunivoca,
potendosi precisamente individuare reti civiche a livello cittadino, o
comunale, e reti civiche territoriali.
Le reti civiche "cittadine" sono quelle presenti in maggior numero e
che nel complesso raggiungono i risultati più alti anche a livello
qualitativo. E' d'altronde comprensibile che sia così, per diverse
ragioni: la principale sta naturalmente nel fatto che la città è il
riferimento territoriale più immediato che ogni cittadino ha, ed è
dunque il luogo che egli meglio conosce e dove di più si sviluppano i
suoi interessi; logico dunque che sia più facile offrire informazioni e
servizi e stimolare un dibattito in questo contesto. C'è poi un
elemento che in Italia ha un peso da non sottovalutare: nella storia
del nostro paese il ruolo dei "municipi" è stato sempre rilevante,
tanto che si parla di campanilismo per descrivere il sentimento di
21
forte attaccamento al proprio Comune piuttosto che a un'entità più
vasta come per esempio la regione. Ma oggi le città, anche quelle
medie, sono in una fase di mutazione e di ridefinizione del loro
ruolo, non più luogo accentratore bensì nodo di scambi di influenze
che possono venire anche da molto lontano. Influenze culturali,
commerciali, religiose. "Le città continuano a mantenere una
pluralità di significati, ma appare preminente, rispetto al passato,
l'essere luogo geometrico degli attori sociali in rete, la cui
concentrazione e mediazione di interessi può far affermare strategie
indispensabili per competere nell'arena globale"
12
. La rete civica può
porsi come spazio di propagazione e di produzione di questi stimoli
e interessi, perché racchiude nel suo stesso nome l'essenza del
cambiamento in atto.
Per reti civiche "territoriali" si intendono invece quelle realizzazioni
che hanno come riferimento una comunità più vasta di quella
cittadina, e che può essere formata dall'insieme di più comuni o dal
territorio di un ente intermedio come la Provincia o la Regione.
Questi ultimi due casi vantano in Italia diversi esempi; il perché si
spiega con la vivace propensione che le Amministrazioni pubbliche
nazionali hanno mostrato nell'aprire propri spazi su Internet. Le reti
civiche promosse da Provincie e Regioni si pongono in particolare
come una sorta di "centri di aggregazione virtuale" in grado di
raccordare singole entità presenti sul proprio territorio di
riferimento, le quali da sole avrebbero certamente meno forza per
proporsi nel mare magnum della comunicazione di rete. Diverso è il
caso di quelle reti civiche che comprendono un territorio non
tracciato da confini legislativi, e che si pone la maggior parte delle
volte come più limitato ed omogeneo rispetto agli esempi descritti in
precedenza. Qui il soggetto promotore è spesso non istituzionale, e
l'obiettivo primario è di solito quello dell'interazione fra gli utenti,
caratteristica dimostrata dal fatto che l'architettura originaria di
questi sistemi era (e in alcuni casi ancora è) quasi sempre quella
delle BBS. Nel nostro paese fra gli esempi qualitativamente più
significativi che si possono far rientrare in questa categoria vi sono
la rete ONDE di Desenzano sul Garda, la rete INSIEME di Treviglio,
la rete del Polirone e altre, quasi tutte situate al Nord.
Se la comunità di riferimento può essere utilizzata per determinare
una ulteriore classificazione, non va dimenticato che essa costituisce
il parametro fondamentale per l'architettura, tecnologica, sociale e
funzionale, delle reti civiche: è solo se queste saranno in grado di
rispecchiare i valori e le forze presenti sul proprio territorio che
potranno poi porsi anche come forza propulsiva per la crescita dello
stesso.