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Capitolo IV
Imagery motivazione ed autoefficacia
“Finchè non cambiamo interiormente,
finchè non lavoriamo sulla nostra mente,
niente al di fuori di noi cambierà.
Eppure i cambiamenti interiori sono incredibilmente semplici
perché la sola cosa che dobbiamo veramente cambiare sono
i nostri pensieri”
Louise L.Hay
4.1 Le tecniche del Mental Training
Secondo l’enciclopedia Treccani, il termine Arousal rimanda ad uno:
“Stato generale di attivazione e reattività del sistema nervoso, in risposta a stimoli interni
(soggettivi) o esterni (ambientali e sociali). Esso è attribuibile all’influenza della formazione
reticolare attivante sul sistema nervoso autonomo e sull’intera corteccia cerebrale, e si connota
come una variabile continua sulla quale i diversi individui possono variare.”
In neuropsicologia il termine arousal afferisce ad una temporanea condizione del sistema
nervoso, in risposta ad uno stimolo di intensità variabile e molto significativo, caratterizzato da
uno stato generale di eccitazione, contraddistinto da pronta reazione agli stimoli esterni e da un
maggiore stato attentivo-cognitivo di vigilanza.
E’ una condizione presente negli uomini, ma anche negli animali e si amplifica durante i
momenti in cui vengono richieste maggiori prestazioni psicofisiche. Durante questo stato di
profonda attivazione, viene coinvolto tutto il sistema nervoso centrale, quello vegetativo e quello
periferico senza nessuna distinzione, con conseguente aumento della pressione arteriosa e della
frequenza cardiaca in grado di generare in tutto il corpo un’indispensabile condizione generale di
allerta sensoriale, muscolare e neurofisiologica. Nei momenti in cui l'arousal viene attivato il
sistema nervoso produce una maggiore quantità di neurotrasmettitori quali la dopamina, la
serotonina, l'acetilcolina e la noradrenalina. Dal punto di vista anatomico vengono, invece,
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attivati diversi organi interni, alcune ghiandole ed il sistema limbico, in particolare amigdala ed
ipotalamo, pancreas endocrino e i lobi temporali e frontali.
Negli anni Settanta il termine arousal venne introdotto nella teoria del "flusso" dello psicologo
ungherese Csíkszentmihályi, che indicò con questo termine un’esperienza di forte
concentrazione durante una attività competitiva e/o agonistica. Lo stato di eccitazione è causato
da una forte motivazione fisiologica di base quale la sopravvivenza dell'individuo e/o della
specie o la ricerca di nutrimento.
Quando l’organismo deve effettuare una prestazione deve, necessariamente, attivarsi e quindi
mettere in moto una serie di processi caratteristici dello stato di arousal:
1) attivazione del sistema nervoso centrale e dunque l’aumento dell’attenzione e della
vigilanza;
2) attivazione del sistema muscolo-scheletrico per preparare i muscoli allo sforzo;
3) attivazione del sistema vegetativo simpatico ovvero polmoni e cuore che si attivano per
sopportare lo sforzo.
Nelle competizioni atletiche, l’energia psichica alla base della motivazione, attiva la mente e
quando associata ad emozioni come la felicità, certamente è positiva; al contrario quando è
associata ad emozioni rabbia e tristezza, acquista una caratterizzazione negativa. Quando gli
atleti intuiscono che c’è uno squilibrio tra il loro livello di abilità, ovvero quello che loro si
sentono in grado di fare, e quello che viene richiesto loro di fare, si verifica uno stato di stress.
Il livello ottimale dell’energia psichica associato ad un adeguato livello di stress è lo stato di
flow, caratterizzato da un arousal funzionale al raggiungimento dell’obiettivo sportivo ed in
questo stato l’attenzione viene essenzialmente orientata sul compito, facendo in modo che
l’atleta non sia disturbato dai propri pensieri intrusivi, in quanto completamente assorbito dalla
sua attività, controllando le proprie azioni.
I segnali tipici di una iper-attivazione sono:
Aumento della frequenza cardiaca
Ansietà
Difficoltà di concentrazione e di attenzione
Innalzamento della pressione arteriosa
Tensione e rigidità muscolare
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Affaticamento precoce
Scarso controllo delle proprie reazioni emotive
Attenzione focalizzata sui fattori distraenti esterni o interni
Le strategie per abbassare il livello di attivazione sono diverse, da esercizi che consentono di
mantenere bassa la frequenza respiratoria a quelli di rilassamento muscolare e di focalizzazione
dell’attenzione, fino ad arrivare ad esercizi di deconcentrazione dai fattori distraenti.
4.2 Self-talk (monologo interiore)
Ciò che ognuno con i suoi pensieri suggerisce a sè stesso, può radicalmente modificare la propria
qualità della vita. Il pensare è un’attività volontaria, ma è anche quello che siamo; è il risultato di
un processo; la somma complessa dell’attività cerebrale che va dalla volontà, alle convinzioni
profonde. E’ un modo di essere e non semplicemente un processo. Ogni individuo agisce proprio
spinto e sulla base dei pensieri che diventano la sua esperienza quotidiana, sulla quale viene
costruita la realtà ed in cui si realizza l’idea stessa di realtà.
Il suo potere creativo si espande al di fuori del corpo e non vive solo dentro di noi, ma permea
tutto ciò che ci circonda, anzi, è proprio in questo atto che avviene la costruzione della vita, ma
anche il cambiamento e la trasformazione, diventando ciò che pensiamo e identificando la
propria facoltà di creare ed agire sulla base delle esperienze, la propria storia.
Il dialogo che, nella pratica sportiva, l’atleta attua con sè stesso, è di estrema importanza, infatti i
pensieri sono in grado di condizionare il comportamento e di migliore la performance se positivi
ad esempio. Il self-talk consente il raggiungimento di diversi obiettivi, favorendo il senso di
fiducia personale, associando parole stimolanti ad emozioni e sensazioni utili.
Attraverso la tecnica della “Ristrutturazione Cognitiva”, un’abilità psicologica avanzata che
migliora la performance sostituendo i pensieri irrazionali con quelli più adattivi per l’atleta, si ha
un miglioramento della fiducia in sè stessi; si favoriscono risposte nuove, nei casi di correzione
di errori nell'esecuzione; viene potenziato il controllo dell'attenzione, il senso di fiducia
personale, l'apprendimento delle abilità, elicita emozioni positive, aumento dell’autostima;
corregge gli errori nell'esecuzione del gesto motorio, dando modo allo sportivo di costruire la
necessaria fiducia nei propri mezzi e consentendogli di superare i suoi limiti.
Nel 1977 uno studio di psicologia dello sport, ha verificato che il dialogo motivazionale
interiore, offre la possibilità di dissolvere timori e dubbi.
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Secondo la Dott.ssa Francesconi il Self Talk va utilizzato:
Fig. 1 - C. Francesconi, La tecnica del SELF TALK in ambito sportivo.
Per Bandura il concetto di self-efficacy resta primario nella sua teoria, in base alla quale: “ciò
che riteniamo di essere capaci di fare determina quel che possiamo fare effettivamente” (Bandura
A. , 2001, p.178).
Dunque, ogni individuo riesce a raggiungere un obiettivo prefissato solo se fortemente convinto
della riuscita senza farsi sopraffare dagli ostacoli e per l’atleta, l’obiettivo nel corso della sua
esperienza sportiva, deve essere proprio quello di arrivare alla piena consapevolezza delle
proprie facoltà mentali, che gli consentono di usare al meglio le proprie capacità.
Per raggiungere questo stato di equilibrio, l’atleta può fare affidamento alla desensibilizzazione
sistematica, ovvero, la prima delle terapie comportamentali basate sull’immaginazione.
Scrive Wolpe:
“ La componente principale della procedura, consiste nell’immaginazione graduata di scene che
normalmente provocano ansia, mentre un individuo è profondamente rilassato. Il metodo della
desensibilizzazione sistematica consiste nel costruire una gerarchia di situazioni ansiogene
compilando un elenco di situazioni e ordinandole da quella che genera meno ansia a quella che
ne genera di più” (Wolpe, 1958).
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A chi si sottopone alla desensibilizzazione sistematica, viene insegnata una tecnica di
rilassamento e ad individuare un'immagine mentale in grado di indurre uno stato di rilassamento,
questa immagine individuata, tra un paesaggio, un volto o un colore ecc. associata all'esercizio di
distensione, diventa l’antidoto contro lo stato di ansia.
Wolpe identifica diverse fasi da seguire:
1. “Addestramento al rilassamento muscolare
2. Costruzione di una gerarchia di stimoli ansiogeni
3. Abbinamento delle immagini ansiogene con lo stato di rilassamento” (Wolpe, 1958).
Questa procedura è in questo ambito, sicuramente, una delle tecniche elettive, ma non certo
l’unica. Altre possono essere associate ad essa o usate isolatamente, come ad esempio:
la tecnica dell’estinzione, che consiste nel pensare a diversi aspetti ansiogeni della
situazione di gara fino a quando essi non produrranno alcuna tensione e l’ansia prodotta
si estinguerà;
la tecnica del rinforzo che consiste nel suggerire all’atleta d’immaginare lo svolgimento
brillante della propria gara, in cui si vede gratificato dall’allenatore, dai membri della
giuria e dai suoi familiari, e questo tipo di rinforzo sociale contrasta efficacemente
l’ansia;
la tecnica del modellamento consiste nell’osservazione dei compagni di squadra più bravi
in gara e affinché la tecnica funzioni, è necessario che questi ultimi siano dei buoni
modelli capaci di affrontare la gara con disinvoltura, offrendo ovviamente un nuovo
modello che l’atleta potrà acquisire e reinterpretare.
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Francesconi riporta un modello interessante sulle funzioni del self talk:
Fig.2 - C. Francesconi, La tecnica del SELF TALK in ambito sportivo.
4.3 Gestione delle emozioni sotto stress
L’attività sportiva rappresenta un’esperienza carica di emozioni. Una pesante sconfitta può
portare delusione e tristezza, cosí come un’importante vittoria può scatenare felicità e gioia. Per
queste ragioni, è possibile sostenere che lo stato emotivo di un atleta può incidere fortemente
sull’esito della gara, influenzando la sua prestazione sia durante l’allenamento che durante la
competizione vera e propria.
Secondo Deci:
“l’emozione è una reazione ad uno stimolo (reale o immaginato, pensiero), che comporta
modificazioni a livello fisiologico (interno e della muscolatura). L’emozione viene sperimentata
in modo soggettivo e personale, può essere comunicata attraverso vari canali come espressioni
facciali e tendenze all’azione, ed è in grado di mediare ed attivare i successivi comportamenti.
L’emozione diventa quindi sinonimo di risposta, la varietà di stimoli capace di innescare una
reazione emotiva è molto ampia: si può parlare di stimoli ambientali esterni (percepibili
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attraverso i canali sensoriali: visivi, uditivi, olfattivi ecc..) o stimoli interni (pensieri, sensazioni
viscerali, o per esempio il battito cardiaco)” (Deci, 1980).
Il perno ed il ruolo centrale della reazione emotiva sembra essere la valutazione soggettiva dello
stimolo ovvero il processo cognitivo, dato che solitamente non reagiamo in modo emotivo a
stimoli per noi non rilevanti ed insignificanti, sebbene se questo tipo di processo non significa
che sia sempre consapevole, ma può avvenire anche inconsciamente. Seguendo il modello delle
emozioni di Lazarus, le emozioni emergono nel momento in cui l’individuo valuta l’ambiente in
maniera significativa rispetto al proprio benessere. Generalmente le valutazioni vengono
generate dalle motivazioni individuali che mi spingono verso il raggiungimento di determinati
obiettivi e delle risorse necessarie al fine di ottenerli.
Non bisogna minimizzare anche la cosiddetta valutazione “secondaria”, inerente le abilità e gli
sforzi indispensabili per la gestione della situazione che si presenta, ovvero della valutazione
delle proprie capacità e dunque del coping e della valutazione delle aspettative future, poichè
ognuna di esse comporta l’attivazione di emozioni negative o positive, in grado di influenzare
l’andamento della prestazione sportiva.
Come già ribadito più volte nei paragrafi precedenti, le emozioni provocano tendenze all’azione
e comportano modificazioni a livello fisiologico, ovvero una serie di cambiamenti sia a livello
biochimico che corporeo, tra cui l’espressione facciale o cambiamenti meno visibili, come la
frequenza del battito cardiaco o del respiro, immediatamente percepite dal soggetto, fino ad
arrivare ad alterazioni che possono essere rilevate soltanto attraverso misure biochimiche.
Nell’esperienza emozionale in ambito sportivo, il ruolo dell’attivazione fisiologica è
fondamentale in quanto i cambiamenti generati dall’esperienza emozionale possono
compromettere la prestazione. Durante l’allenamento i livelli di attivazione vengono controllati e
monitorati e consentono di rintracciare il giusto equilibrio per una prestazione eccellente.
Le emozioni incidono sui comportamenti successivi attraverso l’inibizione o meno della
tendenza all’azione che nell’ambito sportivo, ha una forte implicazione per il comportamento,
tale da allontanare o portare verso l’obiettivo.
Come detto, le emozioni incidono sui livelli di concentrazione ed attenzione, in quanto forti
reazioni emotive possono compromettere la prima e restringere la seconda che se focalizzata può
essere positiva contribuendo ad allontanare i fattori distraenti, ma se il focus è rivolto a stimoli
irrilevanti per il compito, diventa debilitante e se eccessivamente ristretto, comunque porta alla
perdita di elementi importanti.