Paolo Aghemo Il Web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria Relatore prof. Stefano Lisi 7
✓ Dal web 1.0 al web 2.0
Cosa sia il web 2.0 tanto citato non è sempre chiaro a tutti, è sufficiente discuterne con
qualcuno di nostra conoscenza, tenendo presente che abbia un minimo di familiarità
delle NTIC1, per accorgersi della difficoltà che si ha nel definirlo. Anche il sondaggio
(documentato nel quarto paragrafo del primo capitolo) pensato per questa tesi né da atto,
infatti il 60 % dichiara di non conoscere il termine del web 2.0 pur con un 100 % di
partecipanti che dichiara di conoscere internet e il suo utilizzo2
Probabilmente ancor meno chiara è la necessità di denominare in qualche modo il
fatidico www, cioè il World Wide Web (ormai abbreviato in “web” termine
maggiormente utilizzato di “internet” almeno dai navigatori3 abituali) definendolo 2.0 e
chiarendo in tal modo che se esiste un due punto zero, sicuramente, ci sarà stato e c'è
ancora un 1.04.
Le definizioni, lo si sa, non sono mai esaustive ma solo indicative seppur utili per avere
un quadro di riferimento generale e all’interno di un argomento specifico possono
assumere significati lievemente differenti. Si partirà quindi da una definizione generale
facilmente rintracciabile sul web stesso con un semplice motore di ricerca5 per giungere
ad una più dettagliata di Tim O'Reilly, conosciutissima ormai rintracciabile sia in sintesi
che per esteso in molti blog e siti dinamici che si occupano dell'argomento, ed inserirla
infine nel contesto specifico del nostro argomento,la didattica.
1
NTIC: abbreviazione per New Tecnology Information Comunication, Nuove tecnologie dell’informazione e
comunicazione.
2
Il sondaggio Ł stato effettuato completamente online e solo l’1% ha dichiarato di non utilizzare quasi mai e
non ritenere utile l’utilizzo del web di per sØ.
3
Altro termine ormai utilizzato e conosciuto anche se omonimo di un altro dal passato glorioso, navigare
necesse est ...
4
L’identificazione delle varie release del software, potremo definirle delle realizzazioni successive dopo la
prima probabilmente incompleta o con eventuali bug (baco) cioŁ con errori di scrittura, sono identificate da
numeri sequenziali con un punto e la sequenza per esempio Open Office 2.1, quando cambia il numero
all indicatore allora si ha un cambiamento rilevante della tipologia di software.
5
Un sistema automatico che analizza dati da lui stesso raccolti portando ad indici di contenuti disponibili
classificati in base a formule matematiche che ne indicano la rilevanza; c’Ł ne sono molti di cui alcuni
famosissimi ma anche di specifici a seconda del tipo di ricerca.
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In generale e in sintesi il Web 2.0 è:
una locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet (e in
particolare del World Wide Web), rispetto alla sua condizione precedente. Si tende ad indicare
come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello
di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook,
Myspace, Twitter, Gmail, Wordpress, Tripadvisor ecc.).
La locuzione pone l'accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0, diffuso fino agli
anni 90, e composto prevalentemente da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione
con l'utente eccetto la normale navigazione tra le pagine, l'uso delle email e l'uso dei motori di
ricerca6.
Quale la differenza con il web 1.0 e quando nasce il web 2.0?
In questo ci viene in aiuto la definizione di Tim O'Reilly tradotta in italiano col titolo
“Cosa è Web 2.0, Design Pattern e Modelli di Business per la Prossima Generazione di
Software7. L'autore parte dal punto di svolta che ha generato, per la rete, tale
cambiamento identificandolo con la cosiddetta “bolla dot-com”8 scoppiata nell'autunno
del 2001. La bolla dot-com, identificata anche come bolla della new economy poiché si
parla di società di servizi che svolgono la maggior parte del loro business tramite un sito
internet, fu causata dalla sopravvalutazione, nell'immediato, di alcune di queste società
che vennero quotate in borsa.
Egli sostiene immediatamente che le bolle e le crisi conseguenti sembrano essere una
caratteristica comune a tutte le rivoluzioni tecnologiche. Chi ha simulato o non ha
programmato bene il proprio percorso è destinato a scomparire, emergeranno le
iniziative di successo mostrando cosa separa le une dalle altre.
Tale concetto di “web 2.0” compare la prima volta nel 2004 in una sessione di
brainstorming tra il citato autore e MediaLive International. In questa conferenza si
giunse alla conclusione che la rete, la new economy, non era crollata ma anzi era più
6
Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0 , consultato a luglio 2009.
7
L’articolo originale si pu trovare all’indirizzo web http://oreilly.com/web2/archive/what-is-web-20.html Ł
datato 30/09/2005.
8
Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Dot-com , consultato a luglio 2009.
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importante di prima con sempre nuove ed interessanti applicazioni e sempre nuovi siti
nascenti con regolarità.
Dunque l'evento della “bolla dot-com” aveva segnato per la rete9 un punto di svolta.
L'anno successivo nacque la conferenza sul web 2.0 consolidando così la diffusione e
l'utilizzo del termine ma cercando anche di definirlo in modo più netto, dato che nella
rete, così come negli slang, un termine rimbalza velocemente da un sito all'altro da un
blog a un altro e rischia di essere utilizzato a sproposito.
O'Reilly10 fa chiarezza sul cosa intendano lui ed i suoi collaboratori partendo da una
tabella in cui mette a confronto gli elementi del Web 1.0 e quelli del 2.0 (alcuni,
chiaramente non esaustivi) per poi identificare e definire la differenza sostanziale tra una
applicazione del web 1.0 e una del web 2.0. Il punto iniziale e cruciale e questo: il web è
una piattaforma, cioè un sistema che può essere programmato e perciò personalizzato da
9
Nel testo rete Ł usato come sinonimo di internet e del web (www.).
10
Egli ritiene urgente definire chiaramente il web 2.0 poichØ il termine cominciava ad essere usato a sproposito
e senza comprenderne il significato.
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sviluppatori altri - gli utenti - e successivamente adattato alle innumerevoli necessità
che gli sviluppatori originali della piattaforma non avevano contemplato e con minor
necessità di tempo nel fare i dovuti aggiustamenti11, e conferma l'asserzione con l'ausilio
di mappe concettuali (come nell'esempio sopra12).
In tal modo ci viene esplicato che il web 2.0 non ha confini rigidi ed è possibile
identificarlo con un insieme di principi e procedure che collegano un autentico sistema
di siti che, in parte o in toto, dimostrano e fanno propri tali principi.
La tabella di confronto ci dà l'idea della differenza delle applicazioni, alcune notissime
altre meno, e del passaggio avvenuto.
Web 1.0 Web 2.0
DoubleClick --> Google AdSense
Ofoto --> Flickr
Akamai --> BitTorrent
mp3.com --> Napster
Britannica Online --> Wikipedia
personal websites --> blogging
evite --> upcoming.org and EVDB
domain name speculation --> search engine optimization
page views --> cost per click
screen scraping --> web services
publishing --> participation
11
Questa definizione di piattaforma Ł di Marc Andreessen , nell’originale inglese: A "platform" is a system that
can be programmed and therefore customized by outside developers -- users -- and in that way, adapted to
countless needs and niches that the platform’s original developers could not have possibly contemplated,
much less had time to accommodate .
12
Tim O’Reilly, Op. cit., nota 7.
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content management systems --> wikis
directories (taxonomy) --> tagging ("folksonomy")
stickiness --> syndication
Il successo delle seconde sulle prime, pur se alcune del web 1.0 partivano dal principio
della piattaforma, è dovuto alla comprensione di ciò che Chris Anderson definisce il
long tail “(lunga coda”) cioè il potere collettivo dei piccoli siti che contribuiscono a
costituire la gran parte del contenuto del web.
La lezione del web 2.0 è questa contare sul customer-self service e sulla gestione di
dati algoritmici per raggiungere l'intero web, le periferie e non solo
il centro, la lunga coda, per dirla con la metafora di Anderson,
non solo la testa. Dunque si parte dalla piattaforma, come
Netscape che propose una specie di webtop al posto del desktop
per arrivare a google che iniziò la sua attività come applicazione
web nativa, fornita come un servizio senza infrastrutture o release di software industriali
ma miglioramenti continui. Google si è posto tra il browser e il server di destinazione
dei contenuti, come intermediario tra l'utilizzatore e la sua esperienza online basata sulla
gestione dei database, cosa che evidenziò la differenza.
O'Reilly nel suo articolo continua il confronto posto tra le due modalità di concepire il
web, come descritto in tabella, giungendo alla constatazione che una piattaforma web
sarà sempre superiore ad una applicazione anche se nel nostro caso il confronto è ormai
fra due tipologie di piattaforme, o meglio, fra il tipo di business che le sostiene che è
radicalmente diverso.
Uno è basato su un singolo fornitore di software con base installata, sistema operativo e
le API (acronimo di “Application Programming Interface” o Interfaccia di
Programmazione di un'Applicazione) strettamente integrati che forniscono il controllo