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CAPITOLO I
MODIGLIANI SENZA LEGGENDA
I.1 I contributi critici
La fortuna di Amedeo Modigliani esplode rapidissima dopo la sua morte.
Un po‟ di successo inizia ad arrivare già nell‟ultimo periodo della sua
vita, ma è nel momento in cui appare evidente che le sue condizioni sono
disperate che inizia a crescere vertiginosamente: un dipinto che prima
della morte vale 100-150 franchi, già mentre il corteo funebre percorre
gli otto chilometri tra l‟ospedale della Charité e il cimitero del Père
Lachaise, arriva a valerne almeno 800.
La notizia della sua morte ha un modesto rilievo giornalistico e solo su
alcuni quotidiani progressisti. Il più famoso foglio parigino, “Le Figaro”,
la ignora del tutto; su qualche giornale di sinistra compaiono elogi di
maniera, riferiti soprattutto al “fratello del nostro compagno Emanuele”,
che è diventato deputato a Livorno.
Berthe Weill, la gallerista che ha organizzato la sua prima personale nel
1917, testimonia che un mercante, avendo intuito già dal 15 gennaio che
la sorte di Modigliani è segnata, inizia a fare incetta di quadri per cui,
appresa la notizia della morte, continua a ripetere: “Ditemi voi se non ho
avuto fortuna, solo ieri li compravo per niente”
5
. Si riferisce di scene analoghe
durante il funerale.
5
CHRISTIAN PARISOT, Amedeo Modigliani 1884-1920, M. Adda, Bari 2003
9
Gli unici giornali che danno un rilievo non solo di cronaca ma anche
critico all‟evento sono l‟“Evénement”, in cui Carco scrive:
“Si sono dette molte insensatezze sul suo conto, è stato ignorato e trattato anche
troppo ingiustamente… senza dubbio a causa di eccessi di cui s’è parlato così tante
volte da alimentare una vera leggenda. Modigliani è risultato offensivo nei confronti
di alcuni collezionisti, dando con ciò pretesto a reazioni scandalizzate. Ma queste
stranezze riguardano l’uomo e non sta a noi giudicarle. A noi resta la sua opera. E
di quale potenza! Ricordo i suoi nudi e i suoi ritratti. Un pittore di carattere, di
atteggiamento, di raffinato ritmo. Ne conosco pochi che, estranei come lui a ogni
influenza, siano riusciti a imporre uno stile più sobrio e più direttamente partecipe
dei soggetti trattati”
6
,
e “Les Indépendants”, dove le parole di C. Coquiot sottolineano “la
sinteticità, la raffinatezza e la preziosità”
7
dei disegni di Modigliani oltre
ad attribuire all‟artista per la prima volta l‟epiteto di pittore-scultore
8
.
Qualche anno dopo la sua morte, Scheiwiller riconosce l‟importanza
anche dei nudi, dividendoli in due categorie:
“Nella prima vanno posti quelli in cui si sente come Modigliani avesse davanti
splendide modelle emozioni non solo spirituali ed artistiche, appassionate e
carnali… Nella seconda categoria van posti quelli, più musicali e che anche
riprodotti non possano in nessun modo turbare i sonni del buon borghese. […]
L’artista ha trafuso in essi il suo godimento estetico, e come mistico prega davanti
all’ignoto, così egli adora la sua donna e attraverso il suo disegno prezioso, la sua
pennellata raffinatissima, ne fa rivivere tutta la dolorosa fragilità”
9
.
Le parole di questi giornalisti e di uno tra i primi critici sono importanti
per capire i nodi dell‟arte di Modigliani sui quali si soffermeranno i
contributi successivi.
La prima persona che inizia delle ricerche approfondite sull‟attività di
Modì è il fratello Emanuele. Una serie di circostanze gli impedisce di
recarsi subito a Parigi, e questo dà vigore alle voci, già insistenti, di un
disinteresse da parte della famiglia verso le necessità di Amedeo. In
realtà, Modigliani è aiutato nei limiti in cui le risorse famigliari e le
costrizioni della guerra lo consentono. È la stessa sorella Margherita a
6
F. CARCO, Modigliani, “L’Eventail”, Ginevra 15 luglio 1919
7
G-COQUIOT, “Les indépendants”, Parigi 1920, pp. 98-99
8
Ibidem
9
G. SCHEIWILLER, Amedeo Modigliani, (1925), 1927
10
cercare di sfatare “l‟odiosa leggenda” attraverso una lettera spedita
all‟editore Scheiwiller, in cui sostiene che, essendo morto Modì tre mesi
dopo l‟armistizio, è stato all‟inizio difficilissimo procurarsi il passaporto
per andare all‟estero
10
.
Emanuele, comunque, durante il soggiorno parigino, visita mercanti
d‟arte e gallerie e si rende conto che non c‟è in giro un solo quadro del
fratello rimasto invenduto. Racconterà poi di essere rimasto sorpreso
dalla velocità con cui tutte le opere erano stati vendute e che era riuscito
a farsene mostrare qualcuna soltanto dopo aver giurato di non voler
accampare alcun diritto sulla proprietà
11
. D‟altronde Emanuele confessa
di non capire molto lo stile del fratello e di preferire i quadri accademici.
La sua azione diventa anche di mediazione, quando riesce a convincere i
genitori di Jeanne Hébuterne a far traslare la salma della figlia vicino a
quella del suo grande amore Amedeo, e quando riesce a completare le
pratiche di adozione per far sì che la figlia di Jeanne ed Amedeo, che ha
solo quattordici mesi, possa essere adottata dalla sorella Margherita.
Una delle persone con cui Emanuele entra in contatto è il dottor Paul
Alexandre, i cui ricordi vengono raccolti dal figlio Noël e pubblicati nel
1993
12
. Tra i molti aneddoti raccontati ce ne sono un paio interessanti: il
primo riguarda un giudizio che gli stessi medici amici di Alexandre
danno sull‟opera di Modigliani. Uno di questi addirittura arriva a
chiedere se le “deformazioni” dei suoi ritratti non siano frutto di un
difetto visivo
13
. L‟altro invece riguarda un ritratto di Paul Guillaume
14
,
con l‟iscrizione “Novo pilota”. Tra i più importanti mercanti di Parigi,
10
G. SCHEIWILLER, Amedeo Modigliani, (1925), 1927
11
CORRADO AUGIAS, Modigliani l’ultimo romantico, Mondadori, Milano 1998
12
NOËL ALEXANDER, Modigliani: testimonianze, documenti e disegni inediti provenienti dalla
collezione del dottor Paul Alexandre / riuniti e presentati da Noël Alexandre..., U. Allemandi, Torino
1993, pp. 40-49
13
Ibidem
14
AMBROGIO CERONI, I dipinti di Modigliani, (con una presentazione di) LEONE PICCIONI, Rizzoli,
Milano 1970, Paul Guillaume (Novo Pilota) 1915, catalogo n. 100
11
Guillaume si occupa di vendere le opere di Modigliani dal 1914 al 1916.
In uno dei quattro ritratti dedicatigli dall‟artista, può leggersi la scritta in
questione. Molti critici, Ambrogio Ceroni ad esempio
15
, ritengono si
possa trattare di un elogio alla figura del mercante, considerato una
“guida” per molti giovani artisti. Alexandre, invece, chiarisce che
l‟iscrizione è da interpretare come un attacco ironico, ma non meno duro,
nei confronti del modello
16
.
Questi due episodi dimostrano come, esclusa la cerchia degli scrittori e
dei collezionisti più chiaroveggenti, l‟incomprensione nei confronti del
lavoro di Modigliani, in vita, fosse pressoché generale; la stessa
incomprensione arriva dalle prime critiche che seguono le mostre
dedicate all‟artista in Italia. Il 1°ottobre del 1922 Arturo Lancellotti, sul
romano “Corriere d‟Italia” scrive:
“Il questi colli lunghi come quelli degli struzzi e dai volti seguenti la medesima linea
discendente come se fossero visti dall’occhio di un astigmatico, dirò meglio come se
fossero visti in uno specchio convesso, non c’è niente che lasci presagire l’artista.
Non il disegno, né la penetrazione psicologica, nemmeno per idea il colore”
17
.
C‟è chi si accanisce ancora di più, come Enrico Thovez, che a proposito
delle sculture scrive:
“Sono dodici teste goffe e sbilenche, quali può disegnarle anche un bambino di
cinque anni che non abbia assolutamente alcuna disposizione al disegno. Dico di
cinque anni, perché verso i sette o otto, qualunque infante ha già inevitabilmente una
maggiore capacità rappresentativa”
18
.
I due italiani che per primi capiscono Modigliani e gli aprono la strada
sono Paolo D‟Ancona, con una serie di articoli nel 1925, e soprattutto il
15
AMBROGIO CERONI, op. cit. pp. 92
16
NOËL ALEXANDRE, op. cit., pp. 40-49
17
ARTURO LANCELLOTTI, “Corriere d’Italia”, 1922
17
ENRICO THOVEZ, (a cura di) BIANCA SALETTI, Scritti d’arte, Libreria Editrice Canova, Treviso 1980
12
già citato Giovanni Scheiwiller, con una monografia illustrata che esce
nel 1927 ma contiene al suo interno un saggio datato “dicembre 1925”
19
.
Nel decennale della morte di Modì vengono scritti molti articoli che
affermano la grandezza dell‟artista, a firma di Luigi Bartolini, Corrado
Pavolini, Lionello Venturi, solo per citarne alcuni.
Eppure, ancora nel 1930, Ugo Ojetti scrive che il pittore livornese è da
trattarsi con serietà, anche se non è il caso di “schiacciare con paragoni
giganteschi un artista tanto nobile ma tanto fragile ancora e acerbo e delicato”
20
.
Ojetti entra anche in polemica con Venturi: il primo tenta di fare di
Modigliani un artista quasi esclusivamente italiano, in linea con le
crescenti correnti nazionaliste, mentre il secondo sostiene che solo a
Parigi l‟artista ha trovato la sua strada. Nell‟articolo La linea di
Modigliani, pubblicato nella rivista “Il Poligono”, Venturi scrive:
“[…] Se si assume in Cézanne il simbolo della visione costruttiva in profondità e in
Monet il simbolo della visione decorativa in superficie, si sente che Modigliani è
lontano dall’uno come dall’altro e che egli parla un diverso linguaggio”
21
.
Anche se Modigliani è imprescindibile senza Cézanne,
“Davanti ad una sua testa tra colore e forma, tra superficie e profondità, mi sembra
di vedere un contrasto nei particolari che si appianava perfettamente nella visione
d’insieme per merito della linea”
22
.
Tutta questa polemica concentra l‟attenzione sull‟artista scomparso da
poco.
Per merito della lungimiranza e della prodigalità del dottor Albert C.
Barnes, armatore e mercante che si innamora dei pittori di Montparnasse,
inizia la fortuna di Modigliani in America, ma anche quella di Leopold
Zborowski, uno dei più attivi agenti in circolazione a Parigi. Pare che a
19
G. SCHEIWILLER, Amedeo Modigliani, (1925) 1927
20
UGO OJETTI, Modigliani, “Pegaso”, dicembre 1929, pp. 728 e segg.
21
LIONELLO VENTURI, “Il Poligono”, 1930
22
NELLO PONENTE, (saggio critico di) PALMA BUCARELLI, Modigliani, catalogo della mostra tenuta
alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma gennaio-febbraio 1959