IL VIAGGIO DI ROLAND
TESI DI LAUREA IN LINGUE NELLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE – A.A. 2013/14
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INTRODUZIONE
Ogni viaggio, per definirsi tale, ha un punto di partenza e una meta da raggiungere. In questo
viaggio letterario tra le epoche che ho tentato di tracciare, ho voluto osservare come la figura dell’Eroe
Roland plasma la sua forma, la sua funzione e il suo messaggio morale a seconda dell’epoca in cui
va a collocarsi.
Da un evento storico trascurabile, in cui un conte di nome Hruodlandus a capo di una
spedizione militare per conto di Carlo Magno perse la vita miseramente a Roncesvalles, nacque una
delle opere più importanti nella storia della letteratura europea e della filologia romanza. Mi riferisco,
ovviamente alla Chanson de Roland. La figura perfetta e impalpabile del paladino Roland è stata una
prolifica fonte di ispirazione per i letterati dei secoli successivi. Si può dire che da esso si siano
sviluppati due percorsi letterari, entrambi di rilevante importanza ed entrambi arrivati fino ai giorni
nostri. Il primo, che potrei definire il ‘percorso italiano di Roland’, ha come tappe salienti tutte le
rielaborazioni nostrane avvenute in epoca rinascimentale del cavaliere francese nella figura di
Orlando. Luigi Pulci con il Morgante, Matteo Maria Boiardo con l’Orlando innamorato e Ludovico
Ariosto con l’Orlando furioso ne sono i principali fautori, e dobbiamo a Italo Calvino il merito di
aver riportato in auge nel ventesimo secolo tutta l’atmosfera fiabesca di questi poemi classici della
Materia cavalleresca italiana. La sua ‘trilogia araldica’ I nostri antenati (di cui fanno parte i ben noti
romanzi fiabeschi Il barone rampante, Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente) è il punto di
arrivo di questo primo percorso partito dalla Materia di Francia.
Il secondo, sicuramente meno noto al pubblico e alla critica italiani, è ‘il percorso
angloamericano di Roland’, ed è l’oggetto di questa tesi. Le ragioni storiche che hanno portato alla
nascita della Chanson de Roland aprono il Capitolo 1 di questo scritto, con una analisi di quanto fosse
importante per l’epoca un Eroe Cristiano come il paladino Roland. In particolare sono riportati brani
del testo in riferimento alla morte di Roland, che sacrificò la sua vita per chiamare i soccorsi suonando
l’olifante, elemento importante poiché il corno è un oggetto che ritorna in tutte le versioni dell’Eroe
Roland. Come passo successivo si è cercato di svelare il mistero che si celava dietro tre enigmatici
versi presenti nel King Lear di William Shakespeare, che facevano riferimento a un tale ‘Childe
Roland’ che ‘to the Dark Tower came’. Una risposta che ci è stata data dal folklorista Robert
Jamieson, che all’inizio del diciannovesimo secolo ricostruì, tra le innumerevoli delle sue raccolte, le
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storie di diffusione prevalentemente orale cui faceva riferimento Shakespeare: le ballate danesi di
Rosmer Haf-Mand, che vedeva protagonista il giovane Childe Roland, e la folktale scozzese Child
Rowland and Burd Ellen.
Dal Medioevo si passa all’età vittoriana. Oggetto principale di studio del Capitolo 2 è la poesia
“Childe Roland to the Dark Tower came”, che il poeta inglese Robert Browning compose in un solo
giorno ispirandosi proprio a quei versi di Shakespeare. Dopo una breve presentazione del poeta e
delle tematiche principali della sua poetica, ho effettuato un’analisi critico-letteraria sulla poesia,
sviscerando Stanza per Stanza tutti i significati e tutti i numerosi riferimenti presenti all’interno del
componimento. Una particolare attenzione è stata posta sull’evoluzione della figura dell’Eroe
decaduto Roland rispetto ai suoi predecessori letterari, il significato del suono dello slug-horn e sulla
circolarità della poesia.
Il capitolo 3 si occupa brevemente di presentare tutte quelle opere, pittoriche e letterarie, che
ebbero come diretta fonte di ispirazione il Childe Roland di Robert Browning. Mi sono soffermato in
particolare sullo script radiofonico The Dark Tower di Louis MacNeice e le motivazioni per cui è
stata concepita l’opera.
Stephen King e la sua eptologia The Dark Tower, ispirata anch’essa dalla poesia di Browning,
sono l’argomento del Capitolo 4, che chiude il mio studio. Si è analizzata la figura del pistolero
Roland Deschain come Eroe moderno, usando come metro di paragone lo schema del ‘Monomito’
elaborato da Joseph Campbell nella sua opera saggistica The Hero with a Thousand Faces. In
particolare ho cercato di definire le caratteristiche di questo Eroe mitico e umanamente imperfetto, e
di come si colloca nell’era moderna, di cosa significhino simbolicamente la Torre Nera, il corno di
Roland e la circolarità dell’opera.
Un cavaliere di nome Roland, un viaggio, un corno e una torre sono gli elementi che
periodicamente ritornano in questo percorso letterario. Ognuno di questi assume un significato ben
preciso in riferimento all’epoca in cui ogni opera analizzata è stata scritta. È stato mio interesse andare
a documentarmi proprio su questi significati. L’idea di sposare questo argomento mi è nata da una
serie di piccoli eventi che, un po’ simbolicamente, hanno tutti a che fare con questi elementi. Nel
2010 sono passato per Roncisvalle durante la mia personale esperienza come pellegrino del Cammino
di Santiago. Gli omaggi a quella figura eroica che fu il paladino Roland si sprecavano: la chiesa della
cittadina, fontane, monumenti. L’aria stessa che si respirava tra gli alberi di quei sentieri freddi e
nebbiosi dei Pirenei mi hanno trasportato in una sorta di atmosfera magica ancora vivida oggi nella
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mia mente; pareva di sentirli davvero quei cavalieri che con i loro cavalli hanno battuto quelle strade
per secoli. Gioco forza aveva voluto che poco prima di partire per quel viaggio fossi fresco della
lettura della saga di King, quella saga che aveva proprio nell’ultimo libro quella poesia di Robert
Browning in appendice. Il passo successivo è stato semplice. È stato determinante per me trattare di
un argomento che fosse il sunto di tante mie piccole passioni, un argomento che personalmente ha
contribuito anche ad accrescere la mia forza interna. Stephen King chiama i suoi lettori Constant
Readers, tra questi ci sono anche io. In un sorta di immedesimazione, nella stesura della mia tesi mi
ha molto aiutato immaginarmi di rivolgermi anche a loro, magari qualcuno incuriosito di sapere da
quali colonne letterarie sia nato il pistolero Roland Deschain.
Aver avuto la possibilità di trasformare una delle mie passioni in un lavoro di ricerca è stata
la mia più grande soddisfazione all’interno del mio percorso di studi. In tal senso desidero ringraziare
la Prof.ssa Elisabetta Marino, per aver seguito il mio lavoro e per avermi dato fiducia da quando
questo scritto era solo una vaga idea nella mia testa fino al momento della stampa, lasciandomi carta
bianca nell’impostazione e nella realizzazione.
Un ringraziamento va inoltre a Casa Guidi, e alla Browning Foundation che si occupa di
mantenere intatta la casa dei coniugi Browning esattamente come l’avevano abitata i poeti inglesi
quasi due secoli fa a Firenze, cristallizzandola in una eterea e suggestiva bolla temporale. La
consultazione del materiale critico e saggistico presente nel fondo bibliotecario di Casa Guidi è stato
di fondamentale aiuto per me nella stesura del capitolo riguardante Robert Browning.
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1.1 IL CONTE HRUODLANDUS, LA CHANSON DE ROLAND E L’ARCHETIPO DELL’EROE CRISTIANO
Roland. L’origine etimologica di questo nome è incerta ma sicuramente da localizzarsi nel
panorama linguistico germanico, più precisamente teutonico
1
, con la forma Hrodland. Due sono le
ipotesi più quotate: potrebbe derivare dall’unione di hroth (= fama, gloria) e land (= terra, patria)
traducibile con “glorioso nella sua patria” o “gloria del suo paese”, oppure dall’accostamento di hroth
e nanthaz (= audace, valoroso) con il significato di “famoso per il suo coraggio”
2
. E’ dunque un nome
di una certa rilevanza per chi lo possiede. Gli autori che hanno scelto di investire i loro personaggi di
questo nome ne erano consapevoli e non hanno mancato di far corrispondere alle loro creature azioni
gloriose degne di questa origine. Quindi si può affermare che sin dagli albori ‘Roland’ è destinato a
compiere grandi gesta, ad essere rappresentante di virtù magnifiche, a viaggiare e a non restare mai
fermo, ad essere un Eroe positivo.
Il punto di partenza del viaggio di Roland è un fatto reale, un episodio che rientrava in un
piano di politica unificatrice della Francia di Carlo Magno, ancora non consacrato imperatore. Un
evento storico-militare di poco peso, ma che, a posteriori, si rivela un episodio di fondamentale
importanza per la storia della letteratura
3
. Einhard
4
, cronista franco che prestò i suoi servizi alla corte
di Carlo Magno, nella biografia dedicata al suo re Vita Karoli Magni, riporta che il 15 Agosto 778
5
,
in un passo dei Pirenei vicino Roncisvalle, un contingente di retroguardia franca che aveva ricevuto
l’ordine di tornare in patria dopo una fallimentare spedizione nei territori di Navarra e di Aragona fu
assalito e massacrato da un gruppo di montanari baschi
6
; il cronista riporta alcuni nomi di figure che
avevano un certo prestigio presso la corte del re, e a cui era stato affidato il comando delle truppe:
Eggiardo, siniscalco, Anselmo, conte palatino e Hruodlandus, Brittannici limitis praefectus
7
, reso in
italiano come “Orlando (o Rolando) conte palatino della marca di Bretagna”. Storicamente di
1
Joseph T. Shipley. Dictionary of Word Origins. New York. The Philosophical Library of New York. 1945. 2
nd
edition.
P. 426.
2
Gioachino Gili (a cura di), Il libro completo dei nomi. Origini, significato, usi, curiosità, Novara, De Agostini Libri
S.P.A., Ed e-book, 2011.
3
Cesare Segre, “Introduzione” in La Chanson de Roland, Trad. Renzo Lo Cascio, Milano, BUR Classici, 1985, 9^ Ed.
2013. P. 9.
4
N. Maingau, valle inferiore del Meno, 770 ca. - M. 840.
5
Mario Bensi. “Premessa al testo” in La Chanson de Roland, Trad. Renzo Lo Cascio, Milano, BUR Classici, 1985, 9^
Ed. 2013. Pp. 41.
6
Ibidem. Einhard riporta il termine wascones. C’è chi sostiene che fossero i baschi, chi i guasconi. Sono entrambe
popolazioni che abitavano le zone adiacenti ai Pirenei, quindi perfetti conoscitori di quelle zone rurali: sfruttarono vie
nascoste per attaccare di sorpresa la retroguardia francese. Storicamente poco importa chi fossero con esattezza, se non
il fatto che sicuramente non erano popoli di fede musulmana.
7
Einhard, Vita Karoli Magni, 829-836, Editio quinta, Hannover et Lipsiae Impensin Bibliopolii Hahniani, 1905. P. 49.
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Hruodlandus si sa ben poco altro se non il fatto che probabilmente era un nipote di Carlo Magno e un
personaggio piuttosto autorevole tra la corte carolingia.
8
Siamo nell’epoca in cui la penisola iberica era occupata da varie etnie di emiri musulmani.
Carlo Magno si era proposto, in difesa dei cristiani mozarabi che avevano libertà limitata di professare
il proprio culto religioso, di attuare una strategia di mediazione tra i vari popoli islamici con il fine di
estendere il suo regno. L’episodio di Roncisvalle fu l’infelice conclusione di una campagna militare
che Carlo Magno aveva ordinato su invito dell’emiro Sulaymān ibn al-῾Arabī, signore di Barcellona
e Gerona, alla ricerca di una mediazione militare che placasse le contese interne con gli emiri che
occupavano Cordova. L’incursione, che non aveva l’obiettivo della conquista territoriale ma
quantomeno dell’estensione dell’influenza politica franca nei possedimenti arabi, non ebbe il
successo sperato limitandosi ad un assedio fallito alla città di Saragozza, così le truppe franche si
apprestavano al rientro in patria in vista di una potenziale minaccia di attacco da parte dei Sassoni
9
.
Carlo Magno ordinò ad una parte delle truppe capitanate da vari nobiluomini di fiducia, tra cui
Hruodlandus, di appostarsi momentaneamente a Roncisvalle e di difendere il bottino saccheggiato. E
qui avvenne il fatto descritto da Einhard.
In questo clima di forte contesa territoriale e religiosa tra cristiani e i musulmani che si erano
innestati in Europa era costume esaltare la vita di santi e martiri, e le azioni militari che mettessero in
luce la causa cristiana a discapito del nemico di credo differente. Hruodlandus morì miseramente sul
campo di battaglia e sarebbe caduto sicuramente nell’oblio se non fosse stato che proprio da questo
episodio si attivò un colossale processo di strumentalizzazione delle sue gesta e della sua morte,
probabilmente voluto dallo stesso Carlo Magno. L’identità dei montanari, di fede sicuramente non
islamica, che altro non avevano fatto se non difendere il proprio territorio dall’attacco di un nemico
straniero, fu tramutata in quella di un gruppo di aggressori saraceni, e l’insuccesso militare divenne
un alto momento di martirio.
Nei tre secoli successivi, segnati dal grande conflitto tra il Cristianesimo e l’Islam che
coinvolse gran parte dell’Europa e del bacino del Mediterraneo, ci fu una grande rielaborazione
fantasiosa e propagandistica dei fatti di Roncisvalle e Hruodlandus divenne il simbolo di questa
secolare contesa religiosa, un martire quasi canonizzato. Tra le corti e le piazze di tutta Europa si
rielaborarono, si deformarono e si diffusero le eroiche gesta di Roland, impeccabile cavaliere a
8
Mario Bensi, Op. Cit., P. 41, Alcune monete franche coniate nel 781 e una lista ufficiale di personaggi illustri della
corte carolingia riportano il nome di un certo ‘Rothlandus’.
9
Ibidem, Pp. 39-41; Karl Reichl, Singing The Past: Turkic and Medieval Heroic Poetry, 2000, New York, Cornell
University Press, Pp. 153-156.
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servizio del leggendario Carlo Magno che combatté e sacrificò la sua vita in nome della fede cristiana.
Roncisvalle divenne un luogo di culto, ambitissima meta cristiana, battuta già secolarmente dai
pellegrini in cerca di indulgenze che percorrevano il Cammino di Santiago
10
. Dopo il 778 i registri
anagrafici di tutta Europa videro aumentare esponenzialmente le coppie di fratelli chiamati Orlando
e Oliviero.
Tra l’8° e l’11° Secolo il piano politico -
propagandistico di creare un eroe cristiano che si
ergesse ad emblema e ispirazione a tutti i soldati che
combattevano le crociate in nome di Dio ebbe come
punto di arrivo la composizione della Chanson de
Roland, il primo e ben noto poema del Ciclo
Carolingio, che sancisce e delinea le caratteristiche
della Chanson de geste come genere letterario di
tipo epico.
11
Sarebbe inutile e ridondante disquisire sulla
trama o sull’importanza letteraria, filologica e storica della Chanson de Roland, attribuita, ma senza
fonti certe, a Turoldo
12
. Basti ricordare che da quel momento tutte le miriadi di versioni prodotte dalla
tradizione orale successiva alla battaglia di Roncisvalle trovarono solidità nel personaggio di Roland,
vero e proprio ‘archetipo dell’Eroe Cristiano’, in cui tutte le virtù del paladino, come la fedeltà al Re,
la devozione a Dio, la sete di conoscenza, il rispetto per il codice d’onore cavalleresco, il desiderio di
gloria e la continua ricerca del perdono e della benedizione trovano una perfetta fusione. In poche
parole, la Francia, e così tutta l’Europa, in un preciso disegno di rivalsa politico-religiosa, creò per
mezzo della letteratura un Eroe Cristiano che fosse in grado di combattere ideologicamente un
10
La produzione iconica dedicata a Roland che si produsse nei secoli fu numerosissima, così come numerose furono
anche le presunte reliquie che si diffusero come luogo di venerazione, e non solo a Roncisvalle: tra le più famose ci
sono la basilica di Saint Romain de Blaye (se ne trovano le rovine nell’attuale dipartimento della Gironda in Francia)
che fu per tradizione venerata come luogo di sepoltura di Roland, nel Liber Miracolum Sancti Jacobi inoltre si fa
riferimento ai resti del presunto olifante suonato da Roland seppellito nei pressi della basilica di Saint Seurin de
Bordeuax. Tuttora Roncisvalle è la prima tappa di una certa importanza del ‘Camino Francés’, tra le tappe più popolari
e storiche battute dai pellegrini che camminano verso Santiago. Sia sulle strade che tagliano i Pirenei e sia nella
cittadina stessa i monumenti di omaggio a Roland sono tantissimi.
11
Ibidem, Pp. 44-47.
12
Ibidem, Pp. 55-57. L’ultimo verso della Chanson riporta il suo nome, ma l’identità del compositore rimane in parte
ancora avvolta nel mistero. E’ dubbio se Turoldo sia l’autore, il trascrittore o semplicemente il cantore che la recitò;
indirettamente si capisce dal testo stesso che fosse un uomo colto, forse un ecclesiastico. L’etimologia del nome
rimanda ad una quasi sicura origine anglonormanna.
Figura 1 - Una fontana dedicata a Roland sulla tratta del
Cammino di Santiago che porta a Roncisvalle