tipici che, al contrario, potrebbero distruggerlo.
Nel secondo capitolo, invece, si è voluto focalizzare l’attenzione sui connotati
specifici della New Economy, sottolineando, tra l’altro, la profonda differenza esistente
tra le espressioni talvolta utilizzate, erroneamente, come sinonimi, quali Internet, Net
Economy nonché E-commerce.
In tal modo si è cercato di delineare il contorno di un fenomeno che, forse con
troppa precipitazione, è stato da molti salutato come la più grande rivoluzione dopo la
scoperta del fuoco. Tale superficiale euforia, enfatizzando la portata innovativa di un
fenomeno certamente importante, ma non comparabile alle storiche rivoluzioni
economiche, ha ingenerato in taluni il convincimento che l’avvento della New Economy
abbia scardinato anche tutti i paradigmi dell’economia tradizionale, obbligando gli
Studiosi a riscrivere tutti i saggi dottrinali che sono stati basilari per interpretare
correttamente la realtà in senso economico.
Diversamente, soprattutto in un periodo come questo, si crede che la chiave
interpretativa per analizzare la portata innovativa del fenomeno, prevedendone anche i
possibili sviluppi futuri, risieda proprio nel recupero dei tradizionali paradigmi
dell’economia.
Per questo motivo nei capitoli successivi sono stati presi in esame i più noti e
diffusi metodi di valutazione del capitale economico: anzitutto, nel terzo capitolo, sono
state analizzate le metodologie reddituali e quelle patrimoniali che affondano le proprie
radici su un impianto concettuale totalmente diverso, ispirandosi alle note teorie che si
rifanno alla Scuola di Zappa ed a quella di Besta; quindi si sono anche considerati i
procedimenti derivanti da queste due principali impostazioni, ossia quelli cosiddetti
misti.
Per completezza di indagine non potevano ovviamente mancare i metodi di
matrice finanziaria, ai quali è stato dedicato il capitolo quarto con l’intento di porre in
rilievo i differenti presupposti e le varie applicazioni concrete.
Infine, nel quinto capitolo, si è accennato ai diffusi procedimenti empirici,
fragili nel fondamento concettuale, ma forti di una larga applicazione pratica.
Si desidera precisare che con la panoramica compiuta sui molteplici e vari
procedimenti adottabili per la quantificazione del valore economico, si è voluto fare
esplicito riferimento alle imprese della New Economy, così da sottolineare le
problematicità applicative in tale specifico contesto, nonché le eventuali incongruenze
logiche.
La presente dissertazione si conclude con un ultimo capitolo nel quale si è
cercato di esporre alcune riflessioni maturate alla luce anche di recenti accadimenti
che hanno interessato talune imprese della New Economy. L’attenta considerazione di
alcuni esempi, ritenuti emblematici, dedotti dalla concreta realtà operativa ha
permesso porre in evidenza le probabili cause di successo e di insuccesso pur nella
consapevolezza che gli effetti dei fenomeni economici sono sempre molteplici e, ad un
tempo, generati da una pluralità di fattori concomitanti e interrelati.
In particolare, si rafforza l’idea che proprio quelli che avrebbero dovuto essere
– e sono – i punti di forza della New Economy, se potenziati all’estremo e, soprattutto,
se non adeguatamente supportati dai tradizionali fattori di successo della Old
Economy, possono condurre a situazioni quasi paradossali, com’è stato il caso di
Pets.com e di altri esempi citati.
In conclusione, si crede nella necessità di uno stretto connubio tra i fattori di
successo tradizionali – il tasso e la durata del profitto, nonché il tasso di reinvestimento
degli utili – e quelli tipicamente innovativi, quali: i fattori umani (management e
personale dipendente), temporali (innovazione e vantaggio del first mover), spaziali
(superamento della fisicità dei luoghi, scalability, ambiente interno incubatore di
crescita) e quelli di supporto (affidabilità e flessibilità); si ritiene altresì che la
determinazione del capitale economico, anche nelle imprese della New Economy, poggi
sul medesimo concetto di valore economico fondato sull’attitudine dell’impresa a
generare, per effetto della sua gestione e della sua organizzazione, flussi reddituali
capaci di garantire in senso probabilistico la sua sopravvivenza nel tempo, nonché il
suo armonico sviluppo.
CAPITOLO PRIMO
L�ANALISI DEL VALORE
1.1. Evoluzione storica del concetto di valore
La teoria del valore non rappresenta solo una parte delle scienze economiche, ma
ne costituisce il fondamento che influenza la nascita e permea il significato di ogni altra
teoria
1
.
� stato affermato che il valore � una delle grandi �idee metafisiche� e, come tale,
quando si cerca di afferrarlo, definirlo e delimitarlo finisce per divenire un puro nome,
privo di operativit�
2
. La vera essenza del valore risulta essere legata a una serie di
considerazioni che ogni persona fa in merito alla realt� che la circonda: non � possibile,
quindi, andare alla ricerca di un significato che sia uguale per tutti e da tutti accettato,
valido universalmente ed avente riscontro univoco nella sfera personale di ogni
individuo. Sebbene ci� non sia possibile, � utile comunque cercare un modo per
�catturare� il valore: per questo, � necessario dotarsi di un background di concetti e di
convenzioni capaci di esprimere univocamente una serie di parametri necessari per
arrivare alla �misurazione� del valore riferito ad un qualsiasi bene
3
.
Data l�impossibilit� di esprimere quantitativamente e oggettivamente la
dimensione del valore in modo diretto, si cerca di bypassare il problema individuando
elementi, pur sempre soggettivamente apprezzabili, ma che si riesce ad oggettivare
almeno in una misurazione; in tal modo si pu� aggirare l�ostacolo ed arrivare ad una
stima indiretta della grandezza in esame.
1
Si notino, a tale proposito, le parole di Napoleoni: �Il valore �regge� la vita economica, quale che sia la
forma che questa possa assumere di volta in volta. Quindi il valore c�� sempre stato; e sempre ci sar��
NAPOLEONI C., Valore, pag. 9 :
2
ROBINSON J., Ideologie e scienza economica, pagg. 63 e 64
3
Il termine �bene� in questo paragrafo � inteso non tanto, o meglio, non solo come oggetto fisico, ma
anche come servizio, come �stato del mondo� nel quale un individuo si trova a vivere. � un significato
molto ampio di bene, che in queste pagine � funzionale alla spiegazione del pi� ampio concetto di valore.
Il valore, infatti, non � una qualit� intrinseca dei beni: essi non hanno valore
univoco e costante nel tempo e nello spazio, esprimendosi invece tale grandezza nella
mente degli uomini.
Un oggetto possiede un certo apprezzamento non solo in quanto � posto in
relazione con altri
4
, ma anche e soprattutto perch� vi sono varie situazioni nelle quali un
uomo pu� trovarsi e nelle quali un bene che, ad esempio, ha un valore di scambio nullo
o quasi, potrebbe assumere un�importanza tale che la persona sarebbe disposta a
impiegare tutte le risorse accumulate in vita per ottenerne anche una piccola parte
5
.
Non pare scorretto affermare che quella di valore sia la nozione pi� soggettiva
degli studi economici e, per questo, crea notevoli difficolt� a tutti coloro che si
rivolgono all�attenzione della comunit� scientifica. Come spesso accade, non � possibile
dare al valore una definizione �esatta�, poich� � proprio nella soggettivit� che il valore
pu� esprimere tutta la sua essenza.
Ci� premesso, � doveroso fare una considerazione molto importante: pur
essendo soggettivo, per cui ognuno ha una propria idea di valore, ogni persona pu�
solamente intuirne il significato, in quanto non � in grado di esprimerne in modo chiaro
un preciso contenuto. Inoltre il concetto di valore per un soggetto muta al mutare delle
condizioni nelle quali esso si trova a vivere: non solo il concetto assume valenze diverse
da persona a persona (soggettivit� orizzontale), ma � mutevole anche nel pensiero della
stessa persona quando cambiano le variabili interne ed esterne (soggettivit� verticale).
Si possono individuare a questo proposito due livelli di �stati della persona� che
influenzano la concezione del valore di un bene:
- lo stato personale
- lo stato socio-ambientale
Il primo attiene alle caratteristiche umane e culturali del soggetto: � legato,
quindi, alla sfera pi� strettamente intima dell�individuo ed ha a che fare con ci� che �
pi� diverso, in assoluto, da persona a persona. Lo stato personale dipende a sua volta da
altre variabili, non tutte precisamente individuabili e spesso non controllabili.
4
In questo caso si parla pi� precisamente di �valore di scambio�, cio� la relazione che intercorre tra la
quantit� dell�oggetto necessaria per ottenere in cambio un altro oggetto
5
In questo caso si parla pi� precisamente di �valore d�uso�, cio� la capacit� dell�oggetto di soddisfare le
esigenze delle persone.
Esempi di elementi che influenzano la persona nelle proprie dimensioni
ontologiche possono essere la salute, la cultura, l�educazione, il carattere, l�esperienza:
tutte le variabili (queste ed altre) messe assieme formano ci� che viene chiamata la
personalit� dell�individuo. � ben chiaro che questi elementi soggettivi non solo
cambiano da soggetto a soggetto, ma non rimangono nemmeno stabili nel tempo;
pertanto � pi� che mai vera l�affermazione che lo stato personale, cos� definito, muta a
volte anche in modo repentino e senza che questo mutamento possa essere percepito e
controllato dal soggetto. Proprio queste variabili sono le meno controllabili da parte di
una persona: per alcune di esse, quali ad esempio la salute, pu� infatti capitare che il
soggetto nemmeno voglia che muti; per altre quali il carattere sono impossibili da
dominare; altre ancora dipendono da ci� che l�uomo ha imparato rapportandosi con
l�ambiente, come l�esperienza o la cultura.
Se � chiaro che lo stato personale incide per buona parte sul modo con cui
l�individuo si atteggia nei confronti del valore, c�� da dire che lo stato socio-ambientale
in cui il soggetto si trova ad operare pu� far mutare di molto la valutazione di un bene.
Si potrebbe pensare all�esempio paradossale di due beni quali l�acqua e il diamante: in
condizioni di vita normale il primo ha un valore di scambio enormemente inferiore al
primo, tanto che non sarebbe sbagliato affermare che in un�economia di baratto questi
due beni non potrebbero mai essere scambiati l�uno con l�altro. Estremizzando per�
l�ambiente circostante agli agenti economici, si riuscirebbe a capire come potrebbe
mutare la condizione di scambio fra i due beni qualora un individuo che possedesse un
diamante si trovasse senza scorte d�acqua dopo una lunga camminata nel bel mezzo di
un deserto di sabbia, arido e privo di oasi; in tale ipotesi � fondato ritenere che egli
probabilmente scambierebbe volentieri il suo diamante per la scorta d�acqua necessaria
alla sua la salvezza.
Tale situazione, pur cos� estrema e paradossale, consente di comprendere con
immediatezza cosa si intende per stato socio-ambientale: si tratta di quel complesso di
condizioni del sistema che accoglie la vita degli individui nell�ambito delle relazioni che
le persone intessono tra loro e con le altre formazioni sociali. Senza arrivare ad una
situazione come quella appena descritta, � senz�altro ragionevole pensare a situazioni
pi� ordinarie nelle quali il valore di uno stesso bene pu� cambiare: � quindi sensato
pensare a situazioni diverse che si riflettono sull�individuo inducendolo a dare un valore
diverso al bene preso in considerazione.
D�altro canto, l�apprezzamento personale di un bene dipende anche da fattori
ambientali che non coinvolgono direttamente un soggetto, ma che comunque riguardano
l�approccio dell�individuo all�ambiente. L�esistenza di esternalit�, ossia di effetti
vantaggiosi o svantaggiosi provocati dall�attivit� di produzione e consumo di una
persona sull�attivit� di produzione e consumo di un�altra persona, che non si riflettono
nei prezzi pagati o ricevuti (e quindi non transitano per il mercato), pu� far cambiare il
valore di due immobili identici, l�uno posto a fianco di una trafficata arteria
autostradale, l�altro posto in una tranquilla zona residenziale: se per ipotesi si tenessero
ferme tutte le altre variabili (quali ad esempio la disponibilit� di servizi, le vie di
comunicazione, il vicinato�), � senza dubbio comprensibile che una persona che ami la
tranquillit� dia al primo immobile un valore inferiore al secondo.
Da questi semplici esempi � possibile notare che esistono due ordini di effetti
concatenati provocati dallo stato socio-ambientale:
- l�influenza sul valore relativo, cio� sul valore di scambio di due beni
diversi;
- l�influenza sul valore assoluto di due beni uguali, cio� il valore di un
bene che viene messo a confronto con un altro bene nello stesso tempo e
nello stesso luogo.
Le due categorie non sono antitetiche, in quanto � possibile che entrambe
abbiano contemporaneamente influenza sull�apprezzamento del valore da parte di un
individuo. �, infatti, facile capire come le due categorie si intreccino nella maggior parte
dei casi e spesso non sia possibile capire quale delle due influisca maggiormente
sull�apprezzamento del valore.
Pertanto occorre prestare molta attenzione alla sfera sociale in cui l�individuo si
muove e soprattutto al modo in cui esso si pone rispetto agli altri suoi simili in accordo
con la propria etica personale. Ogni persona che accetta di far parte di una comunit�
deve acquisirne le regole: le leggi che vengono poste da uno Stato devono essere
osservate alla lettera per non incorrere nelle sanzioni prescritte, ma anche perch� esse
consentono l�armonico svolgimento della vita comunitaria. Questo principio pu� essere
applicato anche al concetto di valore: vi sono convenzioni che devono essere accettate
nel momento in cui un individuo ha la volont� di far parte di un gruppo e queste �regole
di valore� spesso derivano dalla cultura, dalla storia, nonch� dal riconoscimento di un
leader. � bene notare, infatti, che in ogni associazione di persone vi � sempre e
comunque qualcuno al quale si fa riferimento, con carisma e capacit� di dettare regole
accettate da tutti e che riesce a influenzare il comportamento degli appartenenti alla
comunit�.
Il concetto di valore di una comunit� quindi � �sopra le parti� essendo quella
accezione che trova il favore, esplicito o implicito, della maggior parte delle persone
che vivono insieme. Non sarebbe del tutto sbagliato affermare che, se ci fosse una
perfetta mobilit� degli individui sul territorio, ogni persona potrebbe spostarsi verso la
comunit� che rispecchia nel modo pi� completo possibile la propria idea di valore.
� gi� Platone a sostenere che il �fenomeno etico� � visibile sotto tre aspetti: il
�sommo bene�, cio� il fine ultimo dell�attivit�, l�attenzione al bene nei singoli
individui, la ricerca del bene della collettivit�. Per salvaguardare gli interessi dei singoli,
e, quindi, massimizzare l�accettazione dei valori comunitari, � necessario che vi sia una
mente centrale superiore (lo Stato) in grado di controllare il comportamento degli
individui e la ricchezza. In questo modo � possibile raggiungere la concordia su
qualsiasi tipo di questione tra gli individui governati
6
.
Senza arrivare ad una posizione cos� estrema, � per� comprensibile come spesso
vi sia qualcuno che porti avanti un�idea generale di valore: non � comunque detto che
siano i delegati del potere legislativo o esecutivo; potrebbe essere qualsiasi altra persona
che per cultura, istituzione rappresentata ovvero per carisma riesce a condurre il popolo.
Un esempio molto chiaro di quanto si vuole affermare potrebbe essere rappresentato
dalla figura del Papa per i Cristiani; egli � la guida della Cristianit� e in un certo qual
modo simbolo di saggezza divina, per cui i valori espressi per suo tramite vengono
interiorizzati dai credenti che li considerano alla stregua di ideali da seguire per il solo
fatto che derivano dal Magistero Ecclesiale.
Attraverso lo stato della persona, e quindi, riassumendo, attraverso tutto ci� che
interagisce con l�individuo al suo interno e al suo esterno, si arriva ad apprezzare il
valore. Questo apprezzamento di valore, per�, non pu� essere diretto, in quanto la mente
umana non � in grado di concepire un concetto cos� ampio e multidimensionale: �
necessario, quindi, riuscire a trovare �strumenti� che facciano da tramite per pervenire
6
Il pensiero di Platone � riportato da MAZZA G., Introduzione allo studio di Valore, pag. 18
ad un giudizio di valore.
Questi strumenti possono essere ricercati andando a studiare il comportamento
umano: un individuo acquista un bene per vari motivi, prima di tutto perch� gli � utile in
vista della soddisfazione dei propri bisogni; tuttavia il parametro dell�utilit� non � la
sola motivazione all�acquisto di un determinato prodotto. Una persona che vuole essere
al centro dell�attenzione e ammirato da tutti potrebbe essere incentivato ad acquistare un
bene perch� � raro ed � unanimemente concepito come tale e, per questo motivo,
secondo le convenzioni sociali, d� prestigio a chi lo possiede.
Quelle appena descritte sono prima di tutto motivazioni che spingono il soggetto
ad acquistare un bene, ma rappresentano anche i due �driver� che permettono di
sviluppare un processo di apprezzamento del concetto di valore. Utilit� e rarit� quindi
sono indicati come elementi della presunta razionalit� che l�uomo pone alla base del
processo di acquisizione di un bene. L�utilit� � in generale indicata come la capacit�
potenziale dell�oggetto di soddisfare in tutto o in parte le esigenze dell�individuo
possessore: secondo questa accezione valutare un bene significa immaginare se ed in
quale misura esso sia in grado di aumentare il benessere. La rarit� � invece una misura
meno soggettiva di quanto non sia l�utilit�, in quanto attiene ad una caratteristica
contingente del bene: non � possibile affermare, infatti, che tale qualit� sia intrinseca
all�oggetto: esso risulta essere �raro� in quanto nel momento e nel luogo considerato ne
esiste una quantit� notevolmente inferiore alla domanda.
Utilit� e rarit�, tuttavia, non coprono interamente il novero di �parametri� con i
quali un individuo cerca di dare valore ad un bene. Vi � infatti un altro strumento di
�misura�, preso usualmente come punto di riferimento, che si concreta nell�importanza
riconosciuta ad un particolare fattore di produzione, il lavoro, inteso non tanto come
�costo del lavoro�
7
, ma piuttosto come �sacrificio� oppure �disutilit��.
La prima accezione, quella di sacrificio, punta su un concetto di valore legato
alla quantit� di lavoro che � necessaria per produrre un certo bene, per cui esso ha
valore in rapporto al sacrificio che incorpora. Alla base della seconda accezione, invece,
vi � un ragionamento meno intuitivo: il concetto � molto vicino a quello di utilit�
marginale, per cui una persona non acquista un bene fino a quando l�utilit� marginale
7
Sarebbe un ennesimo invito all�arzigogolo valutativo, in quanto per apprezzare il costo del lavoro �
necessario quantificare quanto vale un�unit� dello stesso.
dell�oggetto acquisito non � uguale alla disutilit� marginale di quello ceduto, che pu�
essere un altro prodotto, nel caso di economia basata sul baratto, ovvero una certa
quantit� di moneta. Questa accezione si pone specularmente al parametro dell�utilit�, in
quanto � vista dal lato opposto: per avere qualcosa di utile bisogna rinunciare a
qualcos�altro di utile.
Utilit�, lavoro e rarit�, quindi, formano un sistema di parametri che rendono
possibile aggirare l�ostacolo dell�apprezzamento diretto del valore di un bene: essi
orbitano attorno al concetto di valore per poterlo quantificare.
Utilit� e lavoro sono driver intimamente collegati, in quanto nel momento stesso
in cui se ne utilizza uno, non � possibile prescindere dall�altro. Sembra per� fuori
discussione che al sistema dei parametri di valore non deve mancare un opportuno
riferimento al legame esistente fra i due elementi citati e la rarit�: la connessione non �
difficile da indicare nel momento stesso in cui il soggetto si pone il problema
dell�apprezzamento del valore di un bene, in quanto � spesso impossibile isolare gli
effetti incrociati dei tre parametri senza snaturare il complesso ragionamento.
Per maggiore chiarezza, si � ritenuto utile schematizzare il percorso logico che �
stato compiuto finora nella Figura 1.1
� bene a questo punto tentare di esaminare pi� precisamente ci� che rappresenta
il cuore del sistema di valutazione, cio� quello che � stato chiamato �sistema dei
parametri di valore�.
Stati della persona
• Stato personale
• Stato socio- ambientale
Parametri di valore
Utilità Lavoro
Rarità
Figura 1.1.
L�apprezzamento
soggettivo del
valore
Il valore, in quanto concetto metafisico, non � apprezzabile in modo diretto dall�uomo (freccia
blu che svanisce). Per cui � necessario procedere ad un�analisi soggettiva e mediata che dipende
prima di tutto dagli stati della persona (stato personale e stato socio-ambientale), con i quali si
apprezza soggettivamente il sistema dei parametri di valore (Utilit�; Lavoro, inteso come
sacrificio o disutilit�; Rarit�), e attraverso questi si pu� pervenire ad una �misura� del valore di
un bene.
?
sacrificio
disutilità
Verranno di seguito descritti, in successione, i tre strumenti di cui talora
inconsapevolmente la persona si avvale per attribuire valore ad un certo bene.
1.1.1. Il sistema dei parametri del valore
L�origine del valore visto come utilit� pu� essere ritrovata gi� nella filosofia
classica, anche se il significato attribuitogli non � sempre stato il medesimo. Si �
sostenuto che ogni uomo � misura di ci� che per lui ha valore, ma � anche vero che
alcune opinioni e valutazioni rivelano maggiore utilit� di altre, per cui usando l�arte
dialettica si pu� far prevalere il discorso che ha pi� forza e valore sul discorso che ne ha
di meno
8
: di qui deriva un certo relativismo che non ha successivamente trovato un
ampio appoggio da altri filosofi.
Si � cercato di tradurre la concezione molto astratta in un ambito pi� vicino
all�esistenza dell�uomo; in sostanza i beni sono visti come utili al soddisfacimento dei
bisogni umani, intuendo il concetto di �valor soggettivo�: la giusta misura della
ricchezza o della povert� non consiste nel possesso come tale, ma soltanto nel suo
rapporto ai bisogni del possessore per cui � necessario che ogni uomo ne possieda una
quantit� legata al proprio stato economico/sociale e che ne possa rivendicare la propriet�
sulle altre persone
9
. � stato gi� a quel tempo sottolineato il vantaggio di una attivit�
economica privata e domestica, basata sulla capacit� di ognuno di ottenere beni utili a
mantenere la propria dignit�
10
. Ma per poter trarre vantaggio da questi beni non basta il
solo possesso e la possibilit� di poterne avere l�uso esclusivo: � necessario che la
persona sia in grado di ottenere un certo beneficio dal loro utilizzo, e questo � possibile
solamente nel caso in cui l�individuo abbia imparato l�arte di governare l�oggetto
11
.
8
Questo pensiero di Protagora � tratto da VON SHEEL H. � ALESSIO G., Due saggi, pag. 54
9
Questo pensiero di Senofonte � tratto da VON SHEEL H. � ALESSIO G., Due saggi, pag. 56
10
Anche se non tutti erano d�accordo con questa conclusione, in quanto Platone ha dimostrato, come gi�
precedentemente accennato, che il segreto di una comunit� armonica � la soppressione di ogni interesse
individuale: uno Stato (Repubblica) di grande potenza che controlli l�uso della ricchezza � auspicabile
rispetto a uno che lasci piena autonomia all�economia privata. Solo in questo modo sar� possibile
raggiungere la concordia fra le singole persone, l�universale armonia e quindi il comune benessere.
Questo pensiero di Platone � tratto da MAZZA, Introduzione allo studio del valore, pag. 18
11
�I beni sono ricchezze in quanto si conosca l�arte di trarne vantaggio: un cavallo, la terra, il bestiame,
un flauto posseduti da chi non sappia cavalcare, coltivare, allevare, suonare, non sono ricchezze. E gli
stessi beni non sono ricchezze nemmeno se venduti a chi ne ignori le attitudini: neppure il denaro �
ricchezza quando si consumi con proprio danno o con perdita�. Pensiero di Socrate tratto da VON SHEEL
H � ALESSIO G., Due saggi, pag. 56
Per gli Autori citati � quindi possibile creare nuovo valore solo riuscendo a far
fruttare l�utilizzo di un certo bene a vantaggio di chi lo usa, indipendente dal fatto che
esso sia direttamente produttivo, come un terreno da coltivare, o invece solo
indirettamente produttivo come, ad esempio, un oggetto che, trasportato da un posto
dove ve n�� in abbondanza ad uno dove � scarso, acquisisce maggiore utilit�.
Una conferma di questa impostazione si � avuta quando � stato teorizzato il
duplice concetto di valore insito in un bene: si � affermato, infatti, che un bene ha in s�
un valore in quanto utile per la persona che lo sappia utilizzare, ma utile anche per lo
scambio con un�altra persona che sia in grado di trarne vantaggio
12
.
Lo scambio quindi diventa anche un modo per utilizzare il bene, riuscendo
comunque il proprietario a trarne un vantaggio, sebbene indiretto.
L�utilit� � stata vista, quindi, come una qualit� intrinseca di un bene, in quanto i
beni possiederebbero un valore che cresce o diminuisce in rapporto alla misura del
contributo che essi offrono agli uomini per il raggiungimento dei propri fini; pertanto i
beni sono stati considerati come mezzi per raggiungere un fine, e il valore di questi
risulterebbe essere uguale alla grandezza del bisogno che essi soddisfano direttamente �
attraverso il consumo � o indirettamente � attraverso lo scambio. Sono quindi gli
uomini a dare valore alle cose in quanto ne possano fare uso.
L�utilit� di un bene si concreta nel valore d�uso, ma non � possibile andare a
ricercare questa nozione laddove non vi sia un oggetto o un servizio che lo incorpori:
affinch� il bene esplichi questo suo valore � necessario che esso venga consumato o
scambiato (in altre parole: usato), altrimenti non potr� mai portare utilit� a chi lo
possiede
13
.
Non sempre per� l�utilit� � stata considerata come qualit� intrinseca delle cose:
12
Si leggono le chiare parole di Mazza che riporta il pensiero di Aristotele: �Ogni propriet� ha infatti due
usi, ambedue a lei inerenti, ma non allo stesso modo: l�uno proprio della cosa, l�altro no; per esempio,
una calzatura serve a calzare, ma anche a fare uno scambio. E ambedue infatti sono usi della calzatura.
Chi scambia per denaro o per alimenti un calzatura, si vale della calzatura in quanto calzatura ma non per
il suo uso specifico, dato che la calzatura non � fatta per lo scambio. Allo stesso modo stanno le cose per
altre propriet�. Lo scambio si applica a tutti gli oggetti, cominciando dai prodotti naturali, avendo uomini
degli uni abbondanza, degli altri difetto� MAZZA G., Introduzione allo studio del valore, pag. 19
13
�L�utilit� di una cosa ne fa un valore d�uso. Ma questa utilit� non aleggia nell�aria. � un portato delle
qualit� del corpo della merce e non esiste senza di esso. Il corpo della merce stesso, come il ferro, il
grano, un diamante, ecc., � quindi un valore d�uso, ossia un bene. Questo suo carattere non dipende dal
fatto che l�appropriazione delle sue qualit� utili costi all�uomo molto o poco lavoro. Quando si
considerano i valore d�uso si presuppone che siano determinati quantitativamente, come una dozzina di
orologi, un braccio di tela di lino, una tonnellata di ferro, ecc. �. MARX K.H., Il capitale, pag. 10
secondo alcuni economisti
14
l�utilit� dovrebbe essere considerata una circostanza dei
beni che deriva dal loro rapporto con le esigenze dell�uomo e, quindi, non sarebbe pi�
una qualit� ontologica degli oggetti, bens� una qualit� attribuita loro dalle persone che
godono dell�utilizzo. Secondo questa impostazione andrebbe anche distinta l�utilit�
complessiva dall�utilit� marginale: la prima � la sommatoria dei vantaggi sfruttabili da
un complesso di beni appartenenti ad una persona, per cui un individuo che abbia una
quantit� di oggetti maggiore di un altro potrebbe ben dire di essere pi� ricco e quindi di
avere una maggiore utilit� complessiva; la seconda invece � legata al il grado di utilit�
che varia con il variare della quantit� posseduta del singolo bene
15
.
Alla luce di quanto � stato appena detto si pu� sicuramente affermare che non �
sufficiente misurare la ricchezza dell�individuo in funzione della sola quantit� di oggetti
che possiede, ma � necessario osservare anche la qualit� degli stessi, per cui una persona
non pu� essere considerata ricca solamente in quanto possieda una quantit� smisurata di
un solo bene: l�utilit� marginale del complesso risulterebbe molto bassa.
� per� possibile trovare nel concetto di �bisogno� un ulteriore aspetto del
significato di utilit�
16
: un bene ha un valore alto se risponde ad un bisogno �importante�
per l�uomo, mentre esso � irrilevante se il benessere che l�uomo ne trae tende ad essere
nullo: il valore di un bene dipende a questo punto dalla posizione gerarchica assunta dal
bisogno soddisfatto nell�ipotetica scala dei bisogni, per cui, in altre parole, un bene �
tanto pi� pregno di valore quanto pi� il bisogno minimo coperto � di elevata caratura
17
.
Il valore � sempre e comunque una �forma mentis�: se, come si � visto poc�anzi,
esso � dato dalla capacit� di un bene di soddisfare un bisogno dell�individuo (valore-
utilit�), � anche possibile pensare che questo non possa essere sufficiente a spiegare
tutte le sfaccettature di un cos� complesso concetto. � quindi auspicabile che si affianchi
anche l�altro dei due rimanenti criteri a disposizione dell�uomo per l�apprezzamento del
14
In particolare si veda JEVONS W.S., Theory of Political Economy, pag. 20 e ss.
15
�Va inoltre distinta l�utilit� complessiva da un grado finale di utilit�, la quale � la funzione su cui si
aggira la teoria economica, in quanto si pu� affermare come legge generale che il grado di utilit� varia
con la quantit� della merce e decresce infine con l�aumentare di tale quantit��. JEVONS, Teoria, pag. 65
16
Significativo a questo proposito si dimostra l�efficace principio fondamentale del valore di Menger
secondo il quale ��sono gli uomini a dar valore alle cose in quanto ne abbisognano�. Il valore, secondo
Menger, ��� l�espressione dell�importanza che noi attribuiamo a determinate quantit� di beni, a motivo
dell�essere noi consapevoli che la soddisfazione dei nostri bisogni dipende dalla possibilit� di disporre di
quei beni�. MENGER K., Grundsätze, p.78
17
��la grandezza del valore di un bene si misura secondo l�importanza del bisogno concreto o parziale
meno importante tra i bisogni coperti dalla provvista totale disponibile di beni di tale specie�. VON
B�HM-BAWERK E., Teoria Positiva, pag. 182
valore, il lavoro, che, peraltro, rappresenta l�altra faccia della medaglia del criterio
dell�utilit�: non � raro anche tra gli economisti la ricerca di questo collegamento, per
alcuni addirittura inevitabile ed inscindibile
18
.
Fin dai tempi antichi, il lavoro � causa di valore, nonch� sinonimo di creazione
di valore. Il concetto di lavoro come �causa di valore� si pu� ritrovare in Socrate, non
tanto in termini quantitativi, quanto in riferimento alle attivit� che aggiungono valore a
ci� che prima non ne aveva e che, quindi, si distinguono da quelle improduttive
19
.
Essendo il valore un concetto derivante dall�umano agire, ovverosia un giudizio
di comportamento, esso � privo di una sua estensione reale e si pu� misurare solamente
quando si estrinsechi in qualche effetto quantitativo che lo rappresenti
20
.
Il lavoro pu� essere un primo tentativo di risolvere in senso oggettivo questo
problema, in quanto un processo valutativo non pu� prescindere da una stima puramente
soggettiva supportata da dati di tipo oggettivo. Il parametro �lavoro� pu� essere utile
proprio perch� si pone nel mezzo tra il driver meramente soggettivo, rappresentato
dall�utilit�, e quello oggettivo rappresentato dalla rarit�, per cui si presta molto bene a
raccogliere i benefici derivanti dagli altri due strumenti [figura 1.2].
Sarebbe quindi naturale partire con la considerazione ricardiana che conduce a
�misurare� il valore attraverso il costo di produzione
21
.
18
Un notevole contributo a questo proposito viene dall�opera di Marshall, Principles of economics, dove
si cerca di interpretare i concetti di valore oggettivo (lavoro) e valore soggettivo (utilit�) in un sistema
dove essi siano le due facce della stessa medaglia. In particolare Marshall fa un esempio per chiarire
meglio questo risultato: �Discutere se il valore sia governato dall�utilit� o dal costo di produzione,
sarebbe altrettanto ragionevole quanto discutere se, di un paio di forbici, sia la lama superiore oppure
quella inferiore che taglia un foglio di carta�. MARSHALL A., Principles, pagg. 331-332. In realt� qui
Marshall interpreta il lavoro non tanto come sacrificio o disutilit�, ma quanto come costo di produzione,
assumendo che nel termine �Lavoro� vi sia un pi� ampio concetto di �capacit� produttiva�, per cui il
costo di produzione sarebbe gi� di per se un risultato di un processo valutativo.
19
Da Platone che ha riportato le parole di Socrate si ricostruisce il suo pensiero riguardo al valore: ���
possibile creare nuovo valore con l�operato dell�agricoltore, che fa fruttare un terreno precedentemente
improduttivo, e del commerciante, che acquista le merci dove ve ne sono in abbondanza per rivenderle
dove ve ne sia richiesta perch� scarse, donando nuova utilit� a ci� che prima utilit� non aveva�. Passo
tratto da VON SHEEL H � ALESSIO G., Due saggi, pag. 58
20
FERRARA F., Prefazioni, pag. 379
21
Ricardo introduce uno il problema della misurazione nella sua opera fondamentale �Principles of
Political Economy and Taxation�: �Se per la lunghezza, la velocit�, il peso � possibile affidarci ad unit� e
strumenti di misura oggettivi, per il valore non esiste una definizione unica, utilizzabile in qualsiasi
contesto�. RICARDO D., Principles, pag. 9. Egli pens� di risolvere il problema utilizzando un�unit� di
misura costituita dalla quantit� di lavoro utilizzata. Il valore per Ricardo, quindi, non � nient�altro che
lavoro incorporato nelle merci. Lo sforzo di produzione assume in termini economici la forma del costo
necessario per disporre di un certo bene: quanto � maggiore lo sforzo necessario, tanto maggiore � il
valore del bene prodotto. Tale teoria ha il grande obiettivo di rendere oggettiva un�unit� di misura del
valore, in modo tale che sia valida per tutti, che sia universale e che sia indice dello sforzo necessario per
disporre di un qualunque bene.
� per� d�obbligo una precisazione: il costo di produzione, cos� come viene
definito dagli economisti classici, � comunque una quantit� che ha alle spalle un
processo valutativo basato su variabili quali il tempo di impiego e la capacit� produttiva
in senso quantitativo. Riproporre questo parametro per misurare il valore
significherebbe spostare il problema dall�apprezzamento del valore stesso alla stima di
un costo totale, sensibile alle variazioni di un metro comunque soggettivo
22
. Non �
possibile, quindi, non constatare come questo tentativo possa solo in apparenza risolvere
il problema, creandone invece uno forse ancora pi� grande.
� quindi necessario trovare un significato diverso per definire il parametro
�lavoro�; in prima approssimazione, al lavoro pu� essere dato il significato di una
somma degli sforzi che sono stati impiegati per produrre un certo bene e quindi del
sacrificio, umano e di capitale, sostenuto per arrivare a quel risultato finale
23
.
22
Una delle tante critiche mosse alla posizione ricardiana vede la considerazione del lavoro come quantit�
dipendente dalla resa qualitativa degli individui: essi producono diversa quantit� di ricchezza a seconda
che essi svolgano un�attivit� ad alto rendimento rispetto a uno a basso, nonch� che svolgano lo stesso
lavoro ma con rendimenti diversi. La teoria non considera il fatto che il lavoro di due individui pu� essere
di diversa qualit�: due programmatori di software possono dedicare lo stesso tempo alla stesura del codice
di un programma, ma solo uno pu� arrivare ad un lavoro soddisfacente, mentre l�altro non riesce a
risolvere alcuni bug; certamente il valore delle due attivit� � diverso, anche se il tempo impiegato � lo
stesso. Per risolvere questo problema � stata proposta la distinzione tra lavoro �produttivo� e lavoro
�improduttivo�, ma a questo punto si � ulteriormente spostato il problema dalla definizione di valore alla
definizione oggettiva di �lavoro produttivo�, la quale non � meno problematica e ambigua
23
Se per un momento si considerasse un significato pi� ristretto del termine �capitale�, intendendolo
solamente come �terra�, potrebbe essere possibile avere una conferma di ci� che � stato scritto nelle
parole di Cantillon: �La terra � la fonte o la materia donde si trae la ricchezza; il lavoro dell�uomo � la
forma che la produce e la ricchezza in se stessa non � altro che il nutrimento, le comodit� e gli agi della
vita [�] Lo stesso denaro, quale metallo monetario, � soggetto alle regole del valore di qualsiasi altra
cosa� CANTILLON R., Essay, pag. 30. Cantillon, inoltre, intuisce che sta nell�azione dell�imprenditore,
cio� una persona che rischia in prima persona, il fattore propulsivo di tutta l�economia: egli riesce a
Figura 1.2.
Oggettivit� e
soggettivit� dei
driver del sistema
dei parametri di
valore.
Nella considerazione sull�oggettivit� e sulla soggettivit� di valutazione per
quanto riguarda i parametri del sistema dell�apprezzamento del valore, il
lavoro si pone nel mezzo tra il driver pi� soggettivo (l�utilit�) e il driver pi�
oggettivo (rarit�).
Soggettività Oggettività
Utilità Lavoro Rarità