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1. IL TURISMO DI MASSA
1.1 LA STORIA DEL TURISMO
La storia dell'uomo si è caratterizzata fin dalla notte dei tempi da spostamenti e
migrazioni per i motivi più disparati: per via di guerre, per la necessità di
procurarsi cibo o lavoro o ancora per motivi religiosi. Questi viaggi erano
indubbiamente faticosi e non è un caso che la radice della parola travail in
francese e travel in inglese sia la stessa della parola travaglio
1
.
L'epoca del proturismo ha due caratteristiche principali: l'essere fortemente
elitario e la mancanza di strutture specializzate; in questa fase, che va
dall'epoca dell'antica Roma fino all'inizio della rivoluzione industriale, l'impatto
economico del settore era quasi nullo o comunque non distinguibile dalla
normale economia domestica
2
.
Nella Roma imperiale il viaggio per piacere era un'esperienza riservata a una
cerchia ristretta di persone e favorita da due secoli ininterrotti di pace e una
buona rete stradale che permettevano di viaggiare dal muro di Adriano fino
all'Eufrate senza attraversare confini
3
. Il fenomeno più rilevante però durante
quest'epoca è relativo alla passione dei romani per le terme e la grande fama
che accompagnava le città termali nate intorno agli stabilimenti.
La prima vera forma di turismo però ad essere conosciuta da moltissime società
1
GARRONE, R., Turismo responsabile. Nuovi paradigmi per viaggiare in terzo mondo, Ass.
RAM, Genova, 2004, pag. 65
2
BATTILLANI, P., Vacanze di pochi vacanze di tutti: l'evoluzione del turismo europeo, Il
Mulino, Bologna, 2001, pag. 11,12
3
URRY, J., Lo sguardo del turista: il tempo libero e il viaggio nelle società contemporanee,
Seam, Roma, 1995, pag. 19
- 5 -
umane è stata il viaggio con finalità religiose: secondo diversi antropologi e
archeologi menhir e caverne erano per gli uomini primitivi il corrispettivo delle
nostre cattedrali. È durante il medioevo che il pellegrinaggio coinvolge un
numero sempre crescente di cristiani verso Gerusalemme per la presenza del
Santo Sepolcro, verso Roma prima per visitare le spoglie di Pietro e Paolo e
dopo il 1300 per gli anni santi, e Santiago di Compostela che ospita la tomba di
Giacomo il Maggiore, simbolo di lotta contro i mori
4
.
Tra il 1500 e il 1800 la moda del Grand Tour pone come mete non più le città
sante ma le città d'arte dell'Europa centrale e mediterranea: il viaggio diventa
una tappa della formazione culturale dell'aristocrazia soprattutto inglese, ma
anche francese e tedesca. Nel corso dei secoli le caratteristiche del Grand Tour
cambiarono almeno in parte, la più rilevante ne riguarda la durata: nel primo
periodo veniva considerato come un momento di formazione, una specie di
scuola itinerante e quindi durava tre o quattro anni, mentre successivamente
divenne molto più breve e si viaggiava in qualità di testimoni oculari
5
.
Il turismo moderno inizia in Inghilterra tra Seicento e Settecento quasi in
concomitanza con l'avvio della Rivoluzione Industriale: il turismo rimane un
privilegio per un'élite ristretta ma, rispetto al periodo precedente, iniziano a
nascere le prime strutture ricreative e per l'ospitalità pensate per il turista. Gli
inglesi furono anche in questa fase i precursori di un nuovo modo di fare
4
BATTILLANI P.,Ibidem, pag 65
5
URRY, J., Ibidem, pag. 20
- 6 -
turismo per via della nascita di una nuova classe sociale, la borghesia,
abbastanza ricca e soprattutto sufficientemente numerosa per creare un nuovo
mercato sufficientemente ampio per garantire la prosperità delle città balneari.
Inoltre gli inglesi iniziarono per primi a consumare servizi turistici perché il loro
stile di vita li portava a distinguere nettamente tempo del lavoro e tempo
dell'ozio e i luoghi destinati a queste due attività.
Nascono così le prime stazioni termali, gli stabilimenti balneari e le località di
villeggiatura in montagna.
Il primo viaggio organizzato è quello ideato dall'inglese Thomas Cook il 5 luglio
del 1841: un viaggio organizzato per 570 persone in treno da Leicester a
Loghborugh.
Solo negli anni Venti negli Stati Uniti e nel secondo dopoguerra in Europa il
turismo diventa un fenomeno di massa alla portata di una fetta molto ampia di
popolazione, con la conseguenza di una vera e propria esplosione di sevizi
dedicati ai turisti.
La conquista dei lavoratori delle ferie retribuite ha contribuito in modo decisivo
ad ampliarne la portata. Il turismo sociale nasce infatti per tutelare e sviluppare
il diritto di tutti alle vacanze, con particolare attenzione alle classi lavoratrici. Fu
la Francia nel 1901 il primo paese al mondo a promulgare una legge che
codificasse il turismo come attività ricreativa salutare e nel 1936 con un'altra
legge sancisce il diritto alla ferie pagate.
L'interesse per i Paesi del Terzo Mondo nasce negli Anni Sessanta e riguarda
- 7 -
principalmente le giovani generazioni, ma i luoghi individuati da hippies e
giramondo degli Anni Settanta e Ottanta oggi sono diventati enormi villaggi
turistici che hanno velocemente inghiottito quei luoghi
6
.
Negli ultimi anni si assiste a un nuovo cambiamento: dal turismo di massa si va
verso il turismo globale: nonostante la stagnazione economica non si rinuncia a
recarsi in posti molto lontani, complici anche l'avvento di internet e delle
compagnie aeree low cost, ma diventano più brevi e dilazionate durante tutto
l'anno.
1.2 LA SITUAZIONE ATTUALE
Oggi con il termine turismo, secondo la definizione dell'Organizzazione
Mondiale del Turismo, si intendono “le attività realizzate dalle persone durante i
loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi da quello di residenza, per un periodo di
tempo che va da un giorno (minimo un pernottamento) a un anno con fini di
vacanza, di lavoro o anche altre motivi”
7
.
Quindi il turista internazionale è colui che viaggia in un paese diverso da quello
dove risiede abitualmente per almeno 24 ore, notte compresa, ma per non più
di un anno e il cui scopo non sia un'attività remunerata nel paese che si visita
8
.
6
GARRONE, R., Ibidem, pag. 70
7
http://www.aitr.org/index.php?option=com_content&view=article&id=246:quale-la-definizione-
del-turismo-per-lomt&catid=107:formazione&Itemid=139&lang=es
8
Come specifica Garrone però non rientra nella categoria del turista chi viaggia per lavoro, né
i diplomatici o i giornalisti, anche se nel tempo libero sicuramente costoro si comporteranno
- 8 -
Secondo il Word Travel & Tourism Council nel 2009 il settore del turismo ha
rappresentato il 9,4% del PIL mondiale
9
ed è uno dei comparti più produttivi tra
le voci del mercato dei servizi. Per capire l'importanza sempre crescente del
turismo basta osservare il trend degli spostamenti mondiali:
Tabella 1.1 Arrivi internazionali: serie storica
1950 1960 1970 1980 1990 2003 2008 2009 2010
Arrivi
(in milioni)
25 69 159 284 425 700 913 877 935
Fonte: GARRONE, 2004
UNWTO, 2011
Il settore però offre un bene immateriale e dipende da moltissime variabili
esterne: questo lo rende altamente volatile.
Nel corso del nuovo millennio infatti abbiamo già vissuto ben tre periodi in cui gli
arrivi hanno avuto segno negativo.
Il primo periodo di stallo si è registrato nel 2001, ovviamente in seguito alle
tensioni post attentati dell'11 novembre, e il secondo tra il la fine del 2002 e
l'inizio del 2003, dovute alla paura legata alla pandemia della Sars.
da turisti.
9
http://www.wttc.org/eng/Tourism_Research/Tourism_Economic_Research/
- 9 -
Figura 1.1: Arrivi internazionali dal 1995 ad oggi
Fonte: UNWTO, 2011
Dopo alcuni mesi però i flussi sono subito ripresi, anche se si sono diretti verso
altre mete: Thailandia, Costa Rica e Perù hanno registrato un incremento del
30% degli arrivi. Il comportamento dei flussi turistici è quindi paragonabile a
quello dei corpi liquidi nei vasi comunicanti: se si blocca una via il flusso si
dirigerà semplicemente verso un'altra
10
.
L'ultimo periodo di stallo lo abbiamo vissuto nel 2008: dopo 14 mesi di declino
gli arrivi internazionali hanno ripreso a crescere solo negli ultimi quattro mesi
10
BERRUTI, A. & DEL VECCHIO, E., Turismondo. Povertà, sviluppo e turismo responsabile,
Effatà Editrice, Torino, 2009, pag. 19
- 10 -
del 2009
11
. Le stime per quell‟anno prevedevano un declino degli arrivi
internazionali intorno al 6%
12
, ma se il risultato negativo si è attestato al 4% è
tutto merito della ripresa del 2% registrata a fine anno che inverte il trend dei
trimestri precedenti
13
.
Le sfide con cui si è dovuto confrontare il turismo internazionale sono state
molteplici e su più fronti: ovviamente la crisi globale con l'aumento della
disoccupazione ha giocato un ruolo importante, ma hanno avuto un ruolo non
trascurabile le tensioni politiche ed i disastri naturali, e soprattutto il panico
creato dalla pandemia di influenza AH1N1. La conseguenza più visibile di
questo fenomeno è stata la riduzione delle rotte di molte compagnie aeree low
cost e non e, in alcuni casi, la soppressione dei voli per certe destinazioni.
L'unica area geografica che non è stata toccata da questa tendenza globale,
ma anzi ha avuto segno positivo per tutto l'anno, è l'Africa (+5%), come si può
vedere nella tabella 2. Le regioni che hanno sentito in modo più pesante questa
crisi sono state il Medio Oriente e l'Europa (-6%), in particolare nelle regioni
settentrionali e centro-orientali (-8%). Anche l'America nel suo complesso ha
registrato una brutta performance (-5%) e tutte le regioni hanno avuto risultati
negativi, anche se i più forti sono stati nell'America settentrionale e centrale (-
6%); il risultato meno negativo è quello dei Caraibi (-2%) che ha beneficiato
dell'inversione del trend mondiale degli ultimi mesi. L'Asia è il continente che ne
11
UNWTO, World Tourism Barometer, vol. 8, n° 1, gennaio 2010
12
UNWTO, World Tourism Barometer, vol. 7, n° 3, ottobre 2009
13
I risultati del 2009 registrati fino ad agosto erano stati tutti con segno negativo: nel primo
trimestre addirittura del 10%, nel secondo del 7% e nel terzo del 2%.
- 11 -
ha avuto maggior benefici: nei primi sei mesi del 2009 gli arrivi internazionali
erano scesi del 7% ma son tornati a crescere del 3% tra luglio e dicembre ed ha
quindi registrato un calo più lieve rispetto agli altri continenti (-2%) e il sud-est
asiatico è addirittura riuscita a pareggiare i livelli dell'anno precedente.
Il 2010 ha di nuovo avuto segno positivo per quanto riguarda gli arrivi
internazionali:si stima che siano stati 935.000.000, quindi il 6,7% in più rispetto
all‟anno precedente e il 2,4% in più rispetto il 2008 quando è iniziata la crisi. La
ripresa è stata però a due velocità: più rapida per le economie emergenti, con
un tasso medio dell‟8%, e più lenta nelle economie avanzate, con una media
del 5%. Tutte le regioni del mondo hanno avuto un anno con segno positivo, a
differenza del precedente, come si può notare nella tabella 2: l‟Africa, che era
stata l‟unica regione a non avere cali nei flussi turistici durante il terribile 2009,
mantiene la sua crescita al 6%; l‟Asia ottiene quasi un +13%, la crescita più
rapida degli ultimi due anni a livello mondiale; il Medio-Oriente sfiora quasi il
14% ma nel 2009 aveva subito un brusco declino; il continente americano ha
superato il numero di arrivi del 2008 e l‟Europa è quella che, mediamente,
cresce più lentamente con un modesto 3%
14
.
Come si evince dalla figura 2, nonostante l'Europa sia stata tra le più colpite
dalla crisi rimane tra le mete di oltre metà dei viaggi internazionali e, come si
evidenzia nella tabella 3, è proprio in queste continente che si concentrano 6
dei 10 paesi più visitati al mondo.
14
UNWTO, World Tourism Barometer, vol. 9, n° 1, gennaio 2011
- 12 -
Tabella 1.2 Arrivi internazionali: aree geografiche
Arrivi
internazionali (in
milioni)
Trend (in %)
2008 2009 2010 08/07 09/08 10/09
Mondo 913 877 935 2,1 -4 6,7
Paesi industrializzati 489 468 493 -0,3 -4,3 5,3
Paesi emergenti 424 409 442 5 -3,5 8,2
Europa 481 457 472 0,5 -5 3,2
Europa
settentrionale 56,4 53,4 53,3 -2,9 -5,5 -0,1
Europa occidentale 153 149 156 -0,4 -3 5,1
Europa centro-
orientale 100 89,9 93,7 3,5 -10,1 4,2
Europa meridionale 171 165 168 0,8 -3,5 2
Asia e Pacifico 184 181 204 1,1 -1,7 12,6
Asia nord-orientale 101 98,1 112 0 -2,9 13,9
Asia sud-orientale 61,8 62,1 69,6 3,5 0,5 12,1
Oceania 11,1 10,9 11,6 -0,9 -1,6 6
Asia meridionale 10,3 9,9 10,9 1,1 -3,4 10,1
America 148 141 151 2,7 -4,9 7,7
Nord America 97,7 92,1 99,2 2,6 -5,8 7,8
Caraibi 20,1 19,5 20,3 1 -2,8 3,9
America centrale 8,2 7,6 8,3 6,4 -7,4 8,3
Sud America 21,8 21,3 23,5 3,8 -2,3 10,4
Africa 44,4 45,8 48,7 2,7 3,1 6,4
Nord Africa 17,1 17,6 18,6 4,8 2,5 5,8
Africa subsahariana 27,3 28,2 30,1 1,5 3,5 6,9
Medio Oriente 55,9 52,7 60 19,2 -5,7 13,9
Fonte: UNWTO, 2011
- 13 -
Tabella 1.3 I primi dieci paesi per arrivi internazionali
Paese 2007 2008
1 Francia 80.841 78.449
2 Stati Uniti 55.986 58.030
3 Spagna 58.666 57.316
4 Cina 54.720 53.049
5 Italia 43.654 42.734
6 Regno Unito 30.871 30.142
7 Ucraina 23.122 25.392
8 Germania 24.420 24.886
9 Malaysia 20.973 22.052
10 Messico 21.370 22.637
Fonte: UNWTO, 2009
Il turismo è oggi una voce importante anche per molti paesi in via di sviluppo,
tanto che è tra le prime tre voci di esportazione per l'83% ed è la prima in
assoluto per un terzo di essi
15
.
Il turismo rientra infatti nella bilancia dei pagamenti: tra le voci dei crediti
rientrano le spese turistiche effettuate dai viaggiatori nel paese e tra i debiti le
spese turistiche effettuate dai propri cittadini in altre mete turistiche.
Il saldo della bilancia, che si ricava sottraendo le uscite (debiti) alle entrate
(crediti) è tendenzialmente positivo per i PVS per il semplice motivo che la
classe medio-alta che può permettersi un viaggio internazionale è ancora
numericamente esigua rispetto al flusso di spesa turistica in ingresso. Al primo
posto per la spesa turistica all'estero ci sono i tedeschi, seguiti dagli
15
BERRUTI, A. & DEL VECCHIO, E., Ibidem, pag. 27
- 14 -
statunitensi, gli inglesi, i francesi e i cinesi; mentre nella classifica dei paesi che
ricevono maggiori entrate dal turismo internazionale figurano gli Stati Uniti, la
Spagna, l'Italia e la Cina. Per quanto riguarda gli introiti tra le performance
migliori dei PVS e dei paesi emergenti troviamo, oltre alla Cina, anche Turchia,
Thailandia, Hong Kong e la Malaysia; l'unico paese africano a rientrare nella
classifica delle prime 50 posizioni si trova al venticinquesimo posto ed è
l'Egitto
16
.
Figura 1.2 Arrivi internazionali per aree geografiche
Europa 52%
Africa 5%
Medio Oriente 6%
America 16%
Asia e Pacifico 21%
Fonte: UNWTO, 2011
1.3 IL TURISMO: UN'INDUSTRIA PESANTE
Un'immagine utilizzata per descrivere il turismo di massa e i suoi effetti è quella
del carro armato: il turismo odierno si muoverebbe come in una campagna
militare, prima ne invade i territori occupandone le aree produttive, sfrutta le
16
UNWTO, 2008
- 15 -
risorse locali ed esporta i capitali che da esse derivano e ne stravolge i modelli
culturali per sostituirli con altri importati
17
. Duccio Canestrini paragona il turismo
nei PVS al neocolonialismo, che ne sfrutta le materie prime: sole, mare e
clima
18
.
Sempre Canestrini lo definisce come un'industria pesante. Infatti per molto
tempo si è pensato al fenomeno come privo di impatti negativi significativi per il
territorio in cui veniva erogato il servizio ed era quindi considerato un'industria
leggera, da contrapporsi a quelle pesanti del settore petrolchimico o
minerario
19
.
Oggi è risaputo che il turismo genera molteplici “effetti collaterali” a vari livelli:
economico, socio-culturale e ambientale.
Si è già detto che con il turismo internazionale i PVS riescono ad ottenere
valuta forte e stabile ma i governi, attraverso il sistema di tassazione su
determinati beni e servizi, riescono ad aumentare le loro entrate: un esempio
sono i visti o i dazi imposti sulle merci importate per fornire servizi turistici ai
viaggiatori
20
.
La principale conseguenza negativa sul piano economico è il leakeage, cioè “la
quota di risorse finanziarie derivanti dal turismo che non può essere reinvestita
in loco perché necessaria all'acquisto di beni e servizi che il paese non è in
17
MARZO MAGNO, A.,” Fa la cosa giusta. Saper viaggiare”, Traveller, dicembre 2007
18
CANESTRINI, D., Quale turismo dopo lo tsunami, da www.homoturisticus.com, 2005
19
CANESTRINI, D., Andare a quel paese. Vademecum del turista responsabile, Feltrinelli
Editore, Milano, 2008, pag. 30
20
GARRONE, R., Ibidem, pag. 139
- 16 -
grado di fornire, e che vengono quindi importati, trasferendo così nelle aree di
origine i profitti ricavati”
21
. Il fenomeno ovviamente non è distribuito in modo
uniforme e più un paese è povero e più sarà costretto ad importare generi non
prodotti sul posto: addirittura in alcuni paesi quel che rimane in loco sarebbe
valutabile intorno al 10% del reddito indotto
22
. Senza arrivare a questi casi
estremi si può considerare un'analisi del 2004 sui pacchetti organizzati da un
tour operator svizzero verso il Sudafrica, un paese che indubbiamente non può
essere considerato tra i più poveri: un quarto del prezzo rimane al tour
operatore e la restante parte è spesa per il volo e per i servizi nel paese di
destinazione, ma il 40% servirà ad importare beni che consumeranno i turisti e il
65% degli introiti della compagnia aerea sudafricana (la South African Airways)
è impiegato per comprare il combustibile e pagare le rate del leasing con cui
sono stati acquistati i veicoli. Nel trattare la situazione di questo paese si deve
sottolineare che è in grado di produrre una parte considerevole delle derrate
che verranno consumate dai turisti, cosa assolutamente poco frequente nei
PVS. Alla fine del costo del pacchetto pagato dal cittadino occidentale rimane al
paese solo un 42%
23
. A questo proposito non si può evitare di ricordare la fuga
del reddito è un fenomeno che si verifica anche all'interno degli stessi paesi,
verso le capitali o le regioni più ricche: la questione è che la comunità locale
gode solo di una piccola parte della ricchezza che si è prodotta sul suo
21
BERRUTI, A. & DEL VECCHIO, E., Ibidem, pag. 39
22
GARRONE, R., Ibidem, pag. 143
23
GARRONE, R., Ibidem, pag. 143
- 17 -
territorio.
A questo problema ne va affiancato un altro: quello delle tax holidays o paradisi
fiscali, cioè la possibilità per imprese e tour operator di godere di sistemi di
tassazione agevolati
24
. Spesso poi i vari attori della filiera turistica (agenzie di
viaggio, compagnie aeree, catene alberghiere) sono il frutto di complessi
processi di fusioni e acquisizioni che hanno dato vita a società molto grandi, la
cui sede legale si trova non nei paesi in cui opera ma in quella dove il sistema
di tassazione è più favorevole.
Tra le voci che vanno ad influire sul fenomeno del leakeage vi soni anche quelle
che riguardano i lavoratori che le mete turistiche “importano” dai paesi di
provenienza dei loro turisti: il personale più qualificato che dovrà ricoprire
posizioni più rilevanti, che comportano maggiori responsabilità ma anche
remunerazioni più elevate. Il turismo è però un settore labour-intensive e quindi
tra i vantaggi che dovrebbe portare vi è la creazione di posti di lavoro. È però
indispensabile porsi alcune domande su che tipologia di occupazione si vada a
generare: alla popolazione locale sono destinati i lavori più umili in cui non è
necessaria una formazione specifica, con contratti precari legati alla stagionalità
dei flussi e salari bassi, dovuti alla mancanza di sindacati forti e alla volontà dei
manager di tenere i prezzi dei servizi il più bassi possibile. Il genere di
occupazione creata dal turismo tradizionale è quindi di bassa qualità e va ad
incidere sulla situazione già poco rosea del lavoro femminile. In una realtà
24
BERRUTI, A. & DEL VECCHIO, E., Ibidem, pag. 40
- 18 -
fortemente in crescita come quella di Dubai si deve pensare anche alla difficile
condizione della manodopera immigrata, impiegata principalmente nel settore
edilizio, che non gode degli stessi diritti garantiti ai suoi cittadini: ad esempio il
salario minimo
25
.
Il turismo è un fenomeno altamente volatile e quindi non garantisce di generare
ricchezza nel lungo periodo. Se consideriamo il ciclo di vita di una località
turistica è evidente come a una prima fase di ascesa in cui aumenta il numero
di visitatori e conseguentemente anche il valore degli investimenti
infrastrutturali, seguirà una fase di maturità in cui si godranno i frutti della
posizione conquistata e, infine, una terza fase di declino in cui i visitatori
diminuiscono sempre più per questioni legate oltre al cambio di preferenze dei
clienti anche al sovraffollamento e al degrado ambientale
26
. Tra i paradossi di
un turismo poco attento ai suoi impatti vi è quello di essere l'artefice della
distruzione delle risorse su cui si basa, concetto ben raffigurato con la metafora
dello stupido che sega il ramo su cui si è seduto
27
.
Quando si parla di impatti socio-culturali si fa riferimento sia agli effetti diretti
che a quelli indiretti del turismo sulle comunità ospitanti. È insito nella natura del
fenomeno determinare l'incontro fra attori differenti: visitatori e visitati e non ci si
può certo stupire che le relazioni tra persone che provengono da mondi e
culture diverse possa comportare delle tensioni e non è raro, quando il
25
HICKMAN, L., Ultima chiamata. Un viaggio alla ricerca dei veri costi delle nostre vacanze,
Ponte alle grazie, Milano, 2008, pag. 60
26
BERRUTI, A. & DEL VECCHIO, E., Ibidem, pag. 43
27
CANESTRINI, D., Andare a quel paese, pag. 47