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Introduzione
La ricerca svolta per la produzione della tesi è iniziata nel 2007, grazie a un
viaggio personale sulla costa del paese, durante il quale ho potuto osservare
direttamente alcuni fenomeni locali e i comportamenti dei turisti occidentali. Da quel
momento ho voluto approfondire tematiche molto interessanti riguardanti i problemi
che il turismo porta con sè nelle destinazioni turistiche e in particolar modo nel paese
visitato, il Kenya. Grazie agli studi di geografia del turismo, geografia dell’ambiente,
sociologia del turismo, psicologia del turismo e a corsi quali l’antropologia culturale è
stato possibile conoscere come il turismo influisca direttamente sull’ambiente e sulla
popolazione. Esso è portatore di vantaggi economici e può contribuire al
miglioramento degli standard di vita nelle destinazioni, soprattutto nei paesi in via di
sviluppo. Tuttavia lo sviluppo del turismo di massa ha avuto anche conseguenze
negative sia a livello ambientale, sia a livello socio-culturale. In particolar modo in
Kenya si è verificato: la perdita di alcune tradizioni importanti e un cambiamento negli
stili di vita, la “mitizzazione” della tribù Masai (il fiero popolo guerriero) e soprattutto la
diffusione di comportamenti “sbagliati e scorretti”. Comportamenti che provocano lo
sviluppo di fenomeni illegali, quali la prostituzione e la criminalità a danno dei turisti da
una parte; comportamenti di beneficenza o benevolenza da parte dei turisti che
causano un cambiamento nello stile di vita della popolazione locale, con l’abbandono
della propria tradizione a favore di uno stile occidentale, materialista e capitalista,
dall’altra parte. In aggiunta ci sono quei comportamenti irrespettosi dell’ambiente che
sono stati la causa dell’inquinamento, della perdita di habitat naturali e del possibile
rischio di estinzione per alcune specie animali.
Lo studio svolto approfondisce alcuni di questi temi ambientali e socio-culturali
e, infine, propone nuove forme di turismo alternativo e sostenibile per rispondere alle
esigenze primarie della popolazione locale e alle necessità dell’ambiente.
La tesi si compone di quattro capitoli: il primo è introduttivo, il secondo
esplicativo, mentre il terzo riflessivo e il quarto cerca di dare delle possibili risposte ai
problemi posti nel terzo capitolo. Il primo capitolo introduce il paese Kenya al lettore, si
occupa della geografia, della storia e della cultura del paese, dando anche qualche
informazione sull’economia. Il secondo capitolo affronta la nascita del turismo e la sua
evoluzione, giungendo fino al declino; analizza il ciclo di vita che la destinazione ha
avuto e ha tutt’oggi. Gli ultimi due capitoli invece riguardano direttamente ciò che
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viene mostrato ai turisti - soprattutto occidentali – della destinazione. Vi è un’analisi
delle immagini presentate dai cataloghi e dai tour operator e un confronto con ciò che,
invece, il paese è e sta vivendo; si fa riferimento all’impatto che il turismo ha sulla
popolazione, sulla cultura, sull’economia e sull’ambiente naturale, gli animali e il suo
habitat. Infine si cercano di spiegare quali soluzioni si stanno adottando per proteggere
l’ambiente, gli animali e per salvaguardare le condizioni economiche e socio-culturali
della popolazione locale attraverso forme di turismo alternativo, non pubblicizzate e
sconosciute alla maggior parte dei turisti.
La metodologia utilizzata è stata la ricerca soprattutto di tipo letterario, attraverso libri
italiani riguardanti l’Africa e il turismo (Cencini e Galvani) e articoli scientifico-
accademici di riviste turistiche, scritti da diversi studiosi stranieri in lingua inglese
(Akama, Ondicho, Manyara e Jones,..ecc..). L’immaginario collettivo è emerso grazie
agli studi condotti da Minca sul turismo e sui turisti, dalle immagini dei cataloghi
turistici e dalle immagini del web, che pubblicizzano la destinazione, oltre che dalla
letteratura straniera di alcuni libri riguardanti safari in Kenya (Hemingway, Latham e
Ridgeway).
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Capitolo I. Informazioni generali
Geografia
Il Kenya è un paese equatoriale dell’ Africa orientale affacciato sull’Oceano
Indiano. E’ soprattutto conosciuto per le sue spiagge di sabbia bianca, per la sua
barriera corallina e per i safari che vengono praticati nelle savane sudorientali del
paese.
Complessivamente il paese ha una superficie totale di 582.646 kmq,
caratterizzata da molti ambienti diversi, che corrispondono a climi differenti: zone aride
e semiaride; savane; foreste; zone umide; zone montane e zone intertidali (zone
comprese tra il litorale e la barriera corallina, soggette all’azione della marea).
Osservando il territorio dall’alto, come se si stesse sorvolando il paese in
elicottero, si può scoprire la Great Rift Valley, che divide il paese in due: una parte
rimane a ovest, mentre una a est. La Great Rift Valley è una fossa tettonica che si è
innalzata circa 10-20 milioni di anni fa e che percorre gran parte dell’ Africa orientale.
Essa è caratterizzata da formazioni vulcaniche e grandi laghi e si presenta a nord ampia
e bassa mentre a sud diventa profonda. Seguendo la Rift Valley lungo il Kenya da nord a
sud è possibile vedere la diversità di ambienti che caratterizzano il paese. Da nord si
incontrano i deserti inabitati, al centro le terre fertili degli altopiani e a sud le estese
praterie aride.
Il Kenya settentrionale è un ambiente difficile, dove vivono solo poche società di
pastori nomadi. Queste società, come per esempio i Samburu, i Turkana e i Borana
allevano bovini, capre o cammelli. L’agricoltura in queste zone è inesistente. I luoghi
che possono attirare turisti e che sono più visitati in questa parte del paese sono le
riserve naturali di Samburu, Buffalo Springs e Shaba, prima parte di un’unica riserva e
poi istituite separatamente nel 1963, dove è possibile avvistare animali rari o assenti
negli altri parchi dell’ Africa orientale. Di particolare importanza vi è anche il lago
Turkana, luogo in cui sono stati ritrovati numerosi resti fossili.
Gli altopiani centrali sono la zona più popolata del Kenya, grazie al terreno
fertile e alle abbondanti piogge che li rendono ospitali e adatti a diversi tipi di
agricoltura. Questi luoghi sono da secoli abitati, soprattutto dai Kikuyu, ed è qui che gli
europei impiantarono le loro fattorie. Il territorio è caratterizzato, oltre che dalle
praterie, anche dalla foresta montana e da catene montuose, quali gli Aberdare e il
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monte Kenya, che presenta sulla sua estremità nevi perenni. Il parco nazionale del
monte Kenya è stato stimato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1997.
Si possono trovare piccole riserve private o regionali sull’altopiano Laikipia che vengono
nominate Ewaso Ecosystem e che sono importanti per la protezione dell’ambiente e
degli animali.
Un altro parco nazionale è quello di Meru, che fin dagli anni ’80 era molto frequentato
dai turisti. Purtroppo incidenti dovuti ai bracconieri ne hanno rallentato le visite, ma
dagli anni ’90 il parco è tornato a essere sicuro e continua a essere visitato.
A sud nella zona calda e secca si estendono le savane. Gli insediamenti son rari,
la terra non è infatti adatta a essere coltivata. Qui sono presenti le maggiori aree
protette del paese, parchi nazionali e riserve private. Il termine safari in lingua swahili
significa viaggio ed è associato da sempre alle battute di caccia rese celebri dai racconti
di molti europei. Oggi la caccia è bandita e ci si preoccupa per la salvaguardia degli
animali e delle razze a rischio, perciò il safari viene associato alla fotografia e ai “game
drive”, ossia a delle escursioni organizzate in auto, furgoncini o jeep 4x4, con lo scopo
di avvistare gli animali. Negli ultimi anni poi si sono diversificati i tipi di safari, in base
alle possibilità e alle esigenze dei turisti; è possibile far safari a piedi, in mongolfiera,
oppure a cavallo e gli alloggi possono variare dal semplice campeggio nelle capanne
fino ad arrivare ai grandi alberghi e ai campi tendati. Noti a chiunque si avventuri in un
safari sono i “Big Five”: leoni, leopardi, elefanti, rinoceronte e bufalo, gli animali più
conosciuti e pubblicizzati dai tour operator che in Kenya è possibile avvistare.
La maggior parte dei turisti provenienti dalla costa si dedicano a un safari di uno o due
giorni all’interno dello Tsavo East National Park, che con lo Tsavo West costituisce la più
grande aree protetta del paese. Lo Tsavo fu istituito nel 1948 e tutela un tratto di
savana ampio 21.812 kmq.
Dalle savane sudorientali del Kenya è possibile avvistare la parte superiore del
Kilimanjiaro, il monte più alto dell’ Africa, che si trova nel territorio della Tanzania.
Questo monte domina la pianura dell’ Amboseli National Park, altro parco protetto ricco
di fauna.
A ovest si può trovare infine la più famosa aree protetta del Kenya, istituita nel 1968
con una superficie di 1510 kmq, la Masai Mara Game Reserve. Come si evince dal
nome la zona è abitata dal popolo Masai, presente anche nelle savane sudorientali,
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che rappresenta solamente il 2% della popolazione keniota ed è invece la tribù più
conosciuta dagli stranieri.
Osservati i territori che vengono attraversati dalla Rift Valley, è bene considerare
l’ambiente a ovest e a est di essa.
Il territorio occidentale è caratterizzato dal lago Vittoria, secondo per estensione nel
paese, poiché si trova al confine con Uganda e Tanzania e solo una piccola porzione
viene a ricadere nel territorio keniota. Il lago Vittoria è il maggior lago di acqua dolce
d’ Africa. Sulle sue rive sono distribuite comunità di pescatori, tra le quali in Kenya vi
sono i Luo.
La regione è una zona rurale con una popolazione molto elevata. Questa regione è
dedita alle colture, come ortaggi, frutta e fiori, che vengono utilizzate sia per il mercato
interno, sia per le esportazioni. Di importanza rilevante sono le piantagioni di tè. Il
paese oggi è il terzo produttore al mondo di tè.
Sebbene poco frequentata dai turisti, la regione offre opportunità, quali la visita a
musei in cui è possibile capire gli usi, i costumi e le tradizioni delle genti locali e
osservare i ritrovamenti archeologici. Ma attraente è anche in questo caso la natura: è
possibile visitare la Kakamega Forest National Reserve, la quale tutela l’ultimo tratto di
foresta pluviale rimasto in Kenya; il Mount Elgon National Park e altri tipi di ambienti,
come la Kerio Valley, ossia il Grand Canyon keniota.
A est invece si trova la costa del paese, la parte più visitata e rinomata,
caratterizzata dalla cultura swahili. Famose sono le spiagge di Malindi e Watamu, che
accolgono la maggior parte dei turisti, il porto di Mombasa con Fort Jesus, forte
costruito nel 1593 dai portoghesi a testimoniare il loro dominio sul territorio, e infine
l’arcipelago di Lamu nella costa settentrionale. La città di Lamu è stata dichiarata
Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2001.
Sulla costa si possono anche incontrare rovine di villaggi che testimoniano la storia e i
commerci per mare con l’ Arabia, nonché le moschee di influenza islamica.
La barriera corallina, che attira gli appassionati di immersioni subacquee e gli amanti
dello snorkeling, nonché turisti da ogni parte del mondo, è una bellezza tutelata da
riserve e parchi marini.
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La culla dell’umanità
La culla dell’umanità è l’appellativo dato all’ Africa orientale. Infatti molto
importante in questi territori dell’ Africa sono i reperti e i fossili che continuano a essere
scoperti e ritrovati. In Kenya i resti fossili e i reperti sono stai ritrovati nella zona del
lago Turkana, nel nord del paese e a occidente presso le Tugen Hills, il lago Vittoria e la
Rift Valley. Tutti questi ritrovamenti confermano le ipotesi che l’evoluzione umana sia
iniziata proprio in Kenya. Ma sono stati scoperti anche fossili risalenti all’età precedente
all’arrivo delle scimmie e dell’uomo. Si fa riferimento a circa 200 milioni di anni fa,
nell’era mesozoica, ad animali preistorici, predecessori degli elefanti e dei cavalli: erano
animali simili a questi ultimi ma presentano una zampa in più o altre particolarità,...ecc.
I primi fossili di ominidi risalgono invece a sei milioni di anni fa e seguono l’evoluzione
umana in homo habilis, avvenuta tra i 2.8 e i 1.4 milioni di anni fa. E’ possibile dunque
andare a visitare siti e musei archeologici, importanti per la storia dell’umanità.
Cenni storici e politici
Seguendo l’evoluzione dell’uomo e il percorrere del tempo, si può notare che
nel 2000 a. C. il Kenya fu raggiunto da pastori di lingua cuscitica nella zona del lago
Turkana che si spostarono poi a poco a poco verso sud. Mille anni dopo giunsero nel
centro del paese gli yaaku, o cusciti orientali, e successivamente gruppi di lingua bantu;
mentre sulla costa arrivò l’influenza araba, con l’approdo di commercianti arabi,
persiani ed egizi e si assistette alla conversione all’Islam delle comunità. Nacque qui la
cultura swahili, caratterizzata da una lingua propria e dalla devozione all’Islam, proprio
grazie al contatto tra mercanti arabi e gruppi di indigeni bantu.
Nel 1498, durante il suo viaggio verso l’India, Vasco da Gama approdò a Malindi,
che divenne quartier generale, poi sostituito da Mombasa. I portoghesi furono però
espulsi dal territorio dagli arabi dopo una serie di battaglie. Il dominio omanita che
seguì fu caratterizzato soprattutto dal traffico degli schiavi, mentre in Europa stava già
nascendo un’opinione pubblica antischiavista. Vennero istituiti dei trattati e gli inglesi si
occuparono di controllare che questi trattati venissero rispettati; iniziarono a imporre
dei protettorati in Africa orientale e giunsero i primi esploratori. Alla fine dell’800 era
possibile avere una carta geografica del territorio keniota così come noi oggi lo
conosciamo. Con la Conferenza di Berlino del 1884 venne legittimata la spartizione
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dell’ Africa da parte delle potenze europee: gli inglesi ottennero il Kenya e istituirono la
Compagnia britannica dell’ Africa orientale e il protettorato. A seguito della costruzione
dell’Uganda Railway, il paese venne dichiarato colonia della corona e chiamato Kenya,
nel 1920. A poco a poco con l’arrivo di sempre più coloni bianchi, gli africani iniziarono
a essere confinati in riserve e furono privati delle terre. Fu proprio per il loro
risentimento che già a partir dagli anni ’20 del ‘900 si incominciò a lottare per
l’indipendenza.
Essa si raggiunse nel dicembre del 1963. Il Kenya venne dichiarato indipendente
e Jomo Kenyatta divenne il primo presidente della Repubblica. Fu in questi anni che il
paese iniziò a crescere in termini economici e la popolazione riuscì a recuperare la
propria libertà: è proprio ora che la popolazione locale può tornare a gestire e a
occuparsi del proprio paese, senza interferenze da parte dei colonizzatori europei. Alla
morte di Kenyatta il successore fu Daniel Arap Moi, nel 1978. Moi però riuscì a
cambiare il paese, instaurando un governo autocratico, autoritario e repressivo nei
confronti di qualsiasi forma d’opposizione, permeato dalla corruzione e dalla violenza.
Solo nel 2002 il paese riuscì a cambiare rotta e a eleggere un membro dell’opposizione,
l’attuale leader del paese, Mwai Kibaki. Il suo governo tuttavia non è riuscito a
eliminare la corruzione, a rivitalizzare l’economia e a promulgare una nuova
Costituzione. Nel 2007, dopo le elezioni presidenziali, secondo molti manipolate e
truccate, il presidente è salito di nuovo in carica. Tuttavia i sostenitori dell’avversario
Raila Odinga diedero vita a una serie di proteste che sfociarono in violenza in alcuni
distretti. La crisi post-elettorale vide lo scontro delle due fazioni sostenitrici di Kibaki, i
Kikuyu, e di Odinga, i Luo e venne vista dagli occidentali come un’ennesima guerra
civile tra fazioni antagoniste. Negli scontri sono morte più di 1500 persone.
I due leader, comunque, grazie soprattutto alla mediazione dell’ex segretario Onu, Kofi
Annan, hanno siglato il National and Reconciliation Act, ponendo le basi per un futuro
governo di coalizione nazionale. Per la prima volta nella storia politica del paese venne
istituita la figura del Primo Ministro, ruolo ricoperto da Odinga. Tutt’oggi il paese è
tornato a vivere momenti di serenità e di sicurezza maggiore.