4
PREMESSA
"La Repubblica riconosce il ruolo strategico del turismo per lo sviluppo economico
ed occupazionale del Paese nel contesto internazionale e dell'Unione Europea...".
1
Anche il Presidente della Repubblica ha rilevato "…il ruolo fondamentale svolto
dall'industria turistica nel nostro Paese ed il contributo che questo importante
settore dell'imprenditoria nazionale può dare alla crescita economica e sociale
dell'Italia"
2
, il Ministro delle Attività Produttive ha rimarcato il "...grande ruolo che
il turismo ha nell'economia nazionale in termini di valore aggiunto, di consumi, di
apporto economico dall'esterno e anche per la sua capacità di attivare effetti
diffusivi in tempi molto rapidi ed in modo più intensivo di altri comparti”.
In altre parole l'industria del turismo è uno dei principali motori dell'economia
nazionale
3
. È difficile non concordare sul fatto che sempre il turismo rappresenti un
fenomeno davvero importante, sul quale la società che viviamo e che spesso anche
soffriamo, ripone la speranza di una maggiore crescita economica e di una
riduzione dei livelli di disoccupazione, specialmente quella giovanile altamente
scolarizzata.
"Per quantificare alcuni aggregati macroeconomici possiamo citare gli oltre 85.000
milioni di euro attivati dai consumi turistici in Italia: il 10,8% del totale dei consumi
finali interni, che hanno generato un valore aggiunto di oltre 73.000 milioni di euro:
il 4,8% dell'intero valore aggiunto nazionale, ed occupato 2.4 milioni di unità di
lavoro: il 10,9% dell'occupazione totale.
Se poi prendiamo in considerazione il turismo come comparto allargato: includendo
cioè tutti gli altri attori che spendono per il turismo (investimenti in beni capitali e
spese in viaggi d'affari per le imprese e spese per turismo degli enti pubblici) oltre
ai turisti stessi e aggiungiamo la percentuale degli investimenti infrastrutturali
(pensiamo al caso dei porti: quelli turistici in particolare) per la loro quota turistica,
allora il peso del fatturato turistico sul PIL nazionale arriva quasi a raggiungere
circa il 9,4%.
1
Legge n. 135 del 29 marzo 2001 "Riforma della legislazione nazionale sul turismo" articolo 1.
2
Dal discorso tenuto da Carlo Azelio Ciampi in occasione dell'incontro al Quirinale con una delegazione
Federturismo-Confindustria nella primavera del 2007.
3
On. A. Marzano, Prefazione,”Rapporto sul Turismo Italiano 2009 sedicesima edizione”, realizzato dal
Centro Ricerche Mercuri s.r.l. di Firenze con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive - Direzione
Generale per il Turismo e la collaborazione di ENIT, ISTAT,ACI, BIT Milano, ANCI, Federazione Italiana
Pubblici Esercizi, Sviluppo Italia Turismo, Unioncamere e Assessorati Regionali al Turismo, Roma, luglio
2009.
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Capitolo 1
L’IMPORTANZA DEL SETTORE TURISTICO NELL’ECONOMIA
ITALIANA
1.1 Lo scenario economico internazionale
L’economia mondiale ha attraversato nel biennio 2008-2009 la crisi più profonda della
storia economica recente. Nel 2009 il prodotto mondiale è diminuito dello 0,6%: al netto
calo nelle economie avanzate (-3,4%) si è contrapposta un’espansione, seppure modesta
rispetto agli anni precedenti la crisi, in quelle emergenti e in via di sviluppo (+2,6%).
Tra le maggiori economie europee, l’Italia ha registrato, nel biennio 2008-2009, la flessione
del PIL più accentuata pari al 6,3%, contro il 3,7% della Germania, il 2,4% della Francia e
il 3,6% della media dei paesi aderenti all’Euro, come risulta dal (grafico 1.1).
Questa maggiore contrazione dell’economia Italiana, seguita peraltro ad una modesta
espansione anche negli anni precedenti la crisi (come risulta dal grafico 1.2 relativo
andamento del PIL Italiano dal 2000 al 2010), ha generato nel Paese conseguenze ancora
più pesanti che in altre realtà europee in termini di calo dei livelli occupazionali,
conseguente caduta dei redditi da lavoro dipendente e riduzione del reddito disponibile
delle famiglie.
1.1 Profilo di crescita nelle maggiori economie dell’Unione europea dal 2000 al 2010
(numeri indici media 2000=100)
Fonte: ISTAT ed EUROSTAT
6
Freni ad una crescita più sostenuta dell’economia italiana sono stati recentemente ricordati
dal governatore della Banca d’Italia
4
:
- un assetto normativo che richiede onerosi adempimenti burocratici, soprattutto alle
imprese;
- un sistema d’istruzione, non ancora allineato agli standard di qualità dei paesi
economicamente più avanzati;
- un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 30% con salari d’ingresso, per chi trova
lavoro, fermi da più di un decennio;
- un mercato del lavoro fortemente frammentato dove il minimo di mobilità convive con il
massimo di precarietà;
- un’insufficiente propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese
perché molte di esse, seppure di successo scelgono di rimanere piccole;
- ed infine non certo per importanza, il grande divario tra il Nord e il Sud del paese.
Un’adeguata azione di riforma che sciolga questi nodi strutturali e dia un nuovo impulso
alla crescita è comunque possibile; secondo il governatore i presupposti per la sua
realizzazione ci sono: non ultimi una grande capacità imprenditoriale e la laboriosità e
parsimonia degli Italiani.
4
Informazioni raccolte dalla “Relazione annuale della Banca d’Italia sull’andamento dell’economia Italiana
2010”.
Fonte: ISTAT ed EUROSTAT
1.2 Andamento del PIL italiano dal 2000 al 2010.
(numero indice 2000=100)
7
L’attività economica mondiale ha mostrato primi segnali di recupero già a partire dalla
seconda metà del 2009, pur con ritmi piuttosto irregolari e diversificati tra i vari paesi.
Nel corso del 2010 la ripresa globale è proseguita, con una crescita del PIL mondiale del
5%, ma è stata caratterizzata da una notevole eterogeneità a livello territoriale e soprattutto
da una maggiore crescita delle economie emergenti, (Brasile, india Cina).
Secondo il Fondo Monetario Internazionale
5
il recupero proseguirà anche nel 2011, con una
crescita prevista del PIL mondiale del 4,4%, ma permarranno delle condizioni d’instabilità e
d’incertezza.
Mentre nei paesi emergenti i rischi riguardano soprattutto il riaffiorare di tensioni nei prezzi
dei beni e delle attività finanziarie e reali, in quelli avanzati preoccupano maggiormente il
persistere di elevati tassi di disoccupazione e la crescita del debito pubblico.
Seppure con ritmi meno vivaci rispetto a quelli del 2010, saranno comunque sempre i paesi
emergenti il principale motore dello sviluppo, mentre per le economie avanzate la crescita
resterà contenuta
6
.
1.2 L’attuale realtà turistica Italiana.
La fase di recessione economica attraversata dall’economia mondiale, manifestatasi in tutta
la sua gravità nel biennio 2008-2009 ha generato pesanti conseguenze anche sul movimento
turistico internazionale.
A partire dalla seconda metà del 2008, i flussi turistici mondiali hanno subito una forte
contrazione che ha raggiunto la sua massima intensità nel corso del 2009, facendo registrare
a fine anno un calo del 4,2% in termini di arrivi turistici internazionali alle frontiere e del
5,7% in termini di entrate. Le prime stime dell’Organizzazione Mondiale del Turismo
relative al 2010-2011 evidenziano, comunque un recupero del settore che conferma ancora
una volta la sua capacità di reagire prontamente ai periodi di difficoltà, infatti alla fine del
2010 si registra un incremento del 1,2% (-3,0 rispetto al 2008) in termini di arrivi ed un
incremento del 0,8% (-4,9 rispetto al 2008) in termini di entrate.
Il recupero più consistente del previsto, non è stato però uniforme e in alcune regioni non
può ritenersi del tutto consolidato: è di nuovo l’Europa a mostrarsi relativamente più
“debole”, con tassi di crescita inferiori alla media mondiale.
5
F.M.I (Fondo Monetario Internazionale): è un'organizzazione composta dai governi di 186 Paesi e insieme
al Gruppo della Banca Mondiale fa parte delle organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dalla
sede della Conferenza che ne sancì la creazione.
6
Le informazioni contenute nella sezione 1.1 sono tratte dal “Rapporto DATATUR trend e statistiche
sull’economia del turismo” realizzato da FEDERALBERGHI in collaborazione con il Centro Italiano di studi
superiori sul turismo e sulla promozione turistica-Assisi.
8
All’interno di questo contesto internazionale, anche il turismo Italiano ha risentito nel corso
del biennio dei problemi della recessione economica, seppure i dati ormai definitivi del
2010 delineino un quadro meno critico rispetto alle più cupe aspettative.
L’Italia che occupa una posizione di primo piano nel panorama turistico mondiale (tabella
1.3), ha mostrato una tenuta maggiore di altri di fronte alla crisi
7
.
A fronte di un calo generalizzato dei flussi turistici internazionali, il nostro Paese è uno dei
pochi tra quelli ad economia avanzata ad aver registrato nel 2010 un incremento di arrivi
alle frontiere, seppure la concomitante contrazione delle entrate indichi che il turismo
proveniente dall’estero non è stato esente dagli effetti della crisi, ma unicamente meno
colpito rispetto a quello di altri paesi.
Anche il confronto con il resto d’Europa evidenzia una situazione meno problematica
dell’Italia (-0,8% di presenze totali in tutto il 2009) rispetto alla media dell’Unione Europea
e ad alcuni dei principali paesi concorrenti, come Spagna (-7,2%) e Francia (-2,1%).
Paese Entrate Turistiche
(miliardi di $)
Var.%
10/08
Paese Arrivi di turisti
alla frontiera
(Milioni)
Var.%
10/08
Stati Uniti 93,9 -13,6% Francia 74,2 -6,3%
Spagna 53,2 -12,7% Stati Uniti 54,9 -5,3%
Francia 49,4 -11,7% Spagna 52,2 -8,7%
Italia 40,2 -11,0%
Cina 50,9 -4,1%
Cina 39,7 -2,8%
Italia 43,2 1,2%
Germania 34,7 -12,3% Regno Unito 28,0 -7,2%
Regno Unito 30,0 -15,3% Turchia 25,5 2,0%
Australia 25,6 3,6% Germania 24,2 -2,7%
Turchia 21,3 -3,0% Malesia 23,6 7,2%
Austria 19,4 -9,8% Messico 21,5 -5,2%
Mondo 852 -4,9% Mondo 880 -3,0%
7
Indagine dell’UNWTO (Organizzazione mondiale del turismo), su gli effetti della crisi nel settore turistico
mondiale.
Fonte: UNWTO dati relativi al 2010
1.3 I primi 10 Paesi nel mondo per entrate e arrivi turistici internazionali.
9
In dettaglio dai primi dati consuntivi dell’Osservatorio Nazionale del Turismo risulta un
2010 complesso e con andamenti diversi per stagione e per area del Paese.
I fattori che hanno caratterizzato le performance del settore sono legati da una parte agli
effetti della crisi economica internazionale e alle sue ripercussioni a livello nazionale ed ai
relativi cambiamenti di consumo della domanda, ma anche ad un sistema di offerta come
quello Italiano che si è rivelato competitivo su alcuni fronti ma debole su altri.
Il sistema Italia ha dimostrato di essere competitivo e attrattivo nei confronti della domanda
internazionale in particolare sul circuito delle città d’arte che hanno confermato andamenti
molto positivi in termini di flussi turistici e occupazione camere.
E’altresì vero che la politica di abbassamento dei prezzi applicata principalmente dalle
imprese alberghiere ha influenzato decisamente il ritorno del turismo internazionale.
Contemporaneamente le imprese stagionali hanno sofferto un’estate più dimessa, in
particolare sul versante balneare, anche a causa della minore flessibilità di offerta sui prezzi.
Un ulteriore componente che non ha facilitato il turismo di quest’anno è stato il costo
complessivo della vacanza che nonostante il costo più basso dell’alloggio alberghiero, ha
scontato incrementi in termini di costo dell’alloggio nella ricettività extralberghiera, nel
trasporto e nel costo delle attività ricreative.
Il fattore prezzo, pertanto che negli anni passati era una tra le tante componenti per scegliere
la vacanza adesso diventa la variabile principale. Infatti i comportamenti di vacanza e di
acquisto hanno subito dei cambiamenti profondi tanto da mutare anche in quelli che
tradizionalmente erano considerati dei punti fermi:
- la vacanza in agosto, che perde consensi tra le scelte degli italiani;
- la stagionalità, che riallarga i confini verso proposte economicamente più vantaggiose.
Il turismo Italiano (che pur non vede un calo in termini di partenze con oltre 27 milioni di
italiani partiti tra luglio e agosto), non concentra più le proprie vacanze nel mese di agosto,
scegliendo giugno, luglio e settembre come possibili alternative all’altissima stagione.
Non solo anche la spesa per la vacanza diminuisce grazie alla contrazione della durata, la
scelta del periodo e per altri fattori come le vacanze presso parenti ed amici.
La ripercussione della crisi economica sul turismo Italiano ha avuto invece effetti più
pesanti in termini di valore aggiunto ed occupazione
8
. Tutti questi aspetti che hanno
caratterizzano il sistema turistico Italiano verranno analizzati in dettaglio nei prossimi
paragrafi.
8
Informazioni raccolte dal “Bilancio sul turismo Italiano 2010” redatto dall’ONT (Osservatore nazionale del
turismo) in collaborazione con l’ISTAT, con la Banca d’Italia ed unioncamere.