1
INTRODUZIONE
Nel 2012 si celebra il 40° Anniversario della Convenzione riguardante la
Protezione sul piano Mondiale del patrimonio culturale e naturale
1
, cui diede vita
l’Assemblea Generale dell’UNESCO (United Nations Educational Scientific and
Cultural Organization) il 16 novembre 1972.
Dopo la 36
a
Conferenza del Patrimonio Mondiale, tenutasi quest’anno a San
Pietroburgo, sono 962 i beni che fanno parte della Lista del Patrimonio Mondiale
(World Heritage List), di rilevanza culturale o naturalistica o misti
2
.
Gli Stati Parte (Signatory Parties) che hanno ratificato la Convenzione sono 190
(UNESCO, World Heritage Centre, 2012), su un totale di 195 Stati Membri
dell’UNESCO; grazie alla loro adesione hanno offerto il proprio contributo alla
conservazione non solo dei siti individuati come Patrimonio Mondiale all’interno
dei loro stessi confini, ma anche alla salvaguardia di tutti gli altri siti iscritti nella
Lista
3
.
L’attività della Convenzione fonda le sue radici sul riconoscimento che alcuni
luoghi della Terra possiedano un tale “eccezionale valore universale”
(“outstanding universal value”) per caratteristiche naturali, valenza storica o
significato spirituale, da rendere la loro protezione non di esclusiva responsabilità
di una singola nazione, ma della comunità internazionale nel suo insieme.
Alla luce di queste premesse, ognuno dei siti iscritti nella Lista, con le sue
peculiari caratteristiche culturali o naturali, rappresenta un’eredità inalienabile del
patrimonio del Paese in cui si trova.
Dal punto di vista di coloro che, a vario titolo, si occupano di turismo, i siti del
Patrimonio Mondiale sono visti come importanti mete turistiche del Paese dove si
trovano, come landmarks, cioè elementi simbolo della destinazione, utilizzati
1
Si tratta della traduzione ufficiale italiana della denominazione ufficiale. La denominazione
originale in inglese è “Convention Concerning the Protection of the World Cultural and Natural
Heritage”.
2
Per le categorie dei siti, vd. Capitolo Primo, par. 1.
3
In Italia, nel linguaggio comune si utilizza spesso la dizione di “Patrimonio dell’Umanità”,
anziché quella, formalmente corretta, di “Patrimonio Mondiale”.
2
anche per la promozione dell’immagine turistica della nazione
4
. Per molti Paesi,
soprattutto quelli in via di sviluppo, il prestigioso riconoscimento è visto anche
come un importante driver per lo sviluppo economico locale.
Da qualche anno mi interesso allo studio dei siti del Patrimonio Mondiale, in
particolare dal punto di vista turistico, progettando itinerari di viaggio nei quali
faccio corrispondere le tappe a questi siti.
La mia crescente curiosità per l’argomento mi ha portato a pormi alcune domande,
che ho trasformato in altrettante questioni da affrontare nell’ambito della tesi: che
rapporto c’è tra il turismo e i Siti del Patrimonio Mondiale? E quanto influisce
nella scelta della destinazione dei potenziali turisti il fatto di essere un sito della
Lista UNESCO?
Mi sono ben presto resa conto che una risposta a questi quesiti è difficile a darsi in
termini precisi, in quanto sarebbe necessario poter confrontare scenari dello stesso
luogo in assenza e presenza della designazione; è necessario, inoltre, tenere conto
che ciascun sito presenta caratteri e situazioni peculiari che non permettono
l’estensione dei risultati oltre i confini locali.
Inoltre, le motivazioni di scelta dei turisti dipendono da numerosi fattori, che
spaziano dalla personale sfera cognitiva ai fattori geografici, socio-economici del
luogo di residenza e di quello di destinazione.
In questa tesi ho provato, comunque, a rispondere a questi interrogativi e ad
analizzare, sinteticamente, l’importanza che viene attribuita al turismo da parte
delle istituzioni che si occupano dei siti del Patrimonio Mondiale, adottando come
caso di studio l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Padova
5
, sito iscritto
nella Lista del Patrimonio Mondiale dal 1997.
Per meglio affrontare la complessità dell’argomento, ho deciso di suddividere il
lavoro in tre parti principali.
Nella prima parte, viene spiegato che cosa stabilisce la Convenzione del
Patrimonio Mondiale del 1972 e gli strumenti previsti per la sua attuazione.
Infatti, attraverso le Linee Guida per l’applicazione della Convenzione sono
4
Si pensi ad esempio alla Tour Eiffel per Parigi, alla Statua della Libertà per New York.
5
Per brevità, in seguito si usa la dizione “Università di Padova”.
3
stabiliti i criteri per la designazione a Patrimonio Mondiale di un sito di
particolare pregio naturalistico o culturale.
Nella seconda parte, vengono descritte la storia e le funzioni dell’Orto Botanico
dell’Università di Padova
6
, il più antico orto botanico universitario del mondo. Ho
deciso di soffermarmi sul caso di studio dell’Orto patavino in quanto ho potuto
studiarlo da vicino anche nel periodo di stage come parte integrante del contesto
dell’Università di Padova.
L’Orto Botanico di Padova ha rappresentato una fonte di ispirazione per molti
altri giardini botanici in Italia e in Europa, in termini di influenza nelle loro
progettazioni architettoniche e funzionali, negli approcci didattici e scientifici allo
studio delle piante medicinali e delle discipline affini. Dalla sua costituzione,
l’Orto Botanico è stato al centro di una rete di scambi internazionali, contribuendo
alla diffusione della conoscenza dei vari aspetti delle piante medicinali e delle
scienze botaniche e alla preservazione delle piante ex-situ.
Per quasi cinque secoli ha, quindi, rappresentato una eccezionale testimonianza di
significato culturale e scientifico. Infatti, la sua posizione, dimensione e
caratteristiche principali sono rimaste invariate attraverso il tempo. Similmente, le
sue principali funzioni di ricerca e didattica sono rimaste immutate, con un
costante adattamento alle più avanzate scoperte nelle scienze botaniche e
educative. Sono queste le caratteristiche per cui l’Orto Botanico è stato iscritto
nella Lista del Patrimonio Mondiale.
L’ultima parte, nella quale esamino il turismo all’Orto Botanico, è articolata in
varie sessioni. Prima sono stati presi in esame alcuni degli aspetti quantitativi del
caso di studio, partendo da un inquadramento sul turismo in Veneto e in
particolare nella città di Padova: sono stati esposti i dati storici sul numero di
ingressi all’Orto, i mezzi di promozione impiegati e i progetti e le proposte legati
al turismo per il futuro, e infine, gli eventi culturali proposti nel 2012. In secondo
luogo, sono state presentate le opinioni dei visitatori, grazie all’interpretazione dei
questionari sottoposti durante l’estate 2012 e attraverso l’analisi dei commenti
6
Nella denominazione ufficiale dell’UNESCO è indicato “Botanical Garden, Padua”.
La denominazione ufficiale nazionale è invece quella di “Orto Botanico dell’Università di
Padova”.
4
lasciati dai turisti su Tripadvisor, un noto sito web di intermediazione tra
viaggiatori.
Il sito dell’UNESCO “Orto Botanico di Padova” attira un flusso di circa 50.000
visitatori in media all’anno, e rappresenta, quindi, una delle tappe del più ampio
circuito delle attrazioni turistiche di Padova.
5
Capitolo Primo
LA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE E IL TURISMO
1.1 – LA CONVENZIONE DEL PATRIMONIO MONDIALE
L’idea di creare un’iniziativa internazionale dedicata in modo particolare alla
protezione di siti di importanza mondiale nasce nel secondo dopoguerra.
Un avvenimento particolare fu la scintilla che innescò la consapevolezza di questo
bisogno nella comunità internazionale: la decisione di costruire la diga di Aswan
in Egitto con la conseguente inondazione della vallata nella quale sorgevano i
templi di Abu Simbel, tesori dell’antica civiltà egizia
7
. Nel 1959, dopo un appello
del governo egiziano e di quello sudanese, l’UNESCO impostò un programma
internazionale di tutela
8
.
Vennero accelerate le ricerche archeologiche nelle aree che sarebbero state
inondate e, in particolare, i templi di Abu Simbel e di Philae furono smontati,
trasportati su terreno asciutto e rimontati.
La metà della somma investita in questa impresa fu donata da una cinquantina di
paesi, attuando un’importante azione di solidarietà e di responsabilità condivisa
per la tutela di beni culturali eccezionali. Il successo di questa campagna aprì la
strada ad altri progetti di tutela, come ad esempio quello per salvare Venezia,
dopo l’alluvione del 1966
9
.
L’UNESCO iniziò a lavorare con il neo-fondato Consiglio Internazionale dei
Monumenti e Siti (ICOMOS) alla prima bozza della Convenzione sulla
conservazione del patrimonio culturale.
L’idea di inserire nella Convenzione anche il patrimonio naturale venne dagli
Stati Uniti d’America, che durante una conferenza presso la Casa Bianca nel 1965
proposero la creazione di un “World Heritage Trust”. L’Associazione avrebbe
dovuto stimolare la cooperazione internazionale nella conservazione delle “aree di
eccezionale valore scenico, naturale e siti storici”. Gli USA proposero la
fondazione di quest’associazione probabilmente preoccupati dall’idea che
7
Cfr: http://www.anticoegitto.net/abusimbel.htm
8
Cfr: http://www.rivistasitiunesco.it/articolo.php?id_articolo=98
9
Cfr: http://www.venicethefuture.com/schede/it/332?aliusid=332