INTRODUZIONE
Per questo mio lavoro di tesi ho scelto un tema che per tanti versi appartiene alla mia
esperienza vissuta ed è pertinente a quanto mi sono preparato a realizzare nella vita, attraverso
lo studio e la versatilità personali.
La frequentazione della musica, con gli strumenti ad essa appropriati per eseguirla,
appartiene all’armamentario della mia fanciullezza, ai miei hobbies che hanno segnato tutta
intera le mia adolescenza, la mia giovinezza fin su verso la mia maturità umana, che si è
accompagnata inevitabilmente alla mia maturazione professionale.
D’altra parte il territorio, in cui la sorte mi ha collocato, ha le sue valenze che sono
risorse proprie ad una terra, ad un luogo. In quest’ambiente mi sono plasmato; in esso ho
attinto la mia ispirazione poetica e musicale; ho tratto le inflessioni dialettali e linguistiche,
che sono echi propri di una cultura, come esperienza che costituisce il tessuto vivo attorno al
quale si costituisce e si percepisce concretamente di essere persona; si scopre anche il valore
della propria dignità e della libertà.
Il nostro territorio offre tante risorse: culturali, artistiche, prodotti genuini vari, la
pesca, il turismo e lo svago ecc.; soprattutto è valorizzato ed è ricercato nei mesi estivi.
Proprio su queste opportunità ho ritagliato il mio lavoro e la mia professione. E’ sorta
in me la curiosità di saperne di più per radicarmi con maggiore convinzione in esso
recuperando il passato, per comprendere il presente e per contribuire con gli altri a costruire il
futuro, a partire dal luogo dove si è, dispiegandone appieno le valenze e le opportunità ad esso
proprie. Del resto l’Università ha il compito di tradurre in risorse le valenze territoriali per
evidenziarle e per recuperarle in opportunità: spirituali, culturali, professionali ed
economiche.
Come ho concepito ed articolato il mio lavoro? Che cosa ho voluto dimostrare? Quali i
pregi e i limiti? Quest’ultimo interrogativo l’ho posto come provocazione, perché sono
convinto che non vi sono lavori anche scientifici che non sopportano ulteriori sviluppi o altri
punti di vista che potrebbero arricchirli o modificarli.
Ho suddiviso la ricerca in cinque capitoli, premettendo ad essi un’introduzione in cui
evidenzio gli scopi del lavoro e il perché dello stesso. Una conclusione alla fine per chiudere
il lavoro e per fare il punto della situazione: sulle cose rilevate ed eventuali novità acquisite.
In quest’ambito mi premurerò anche di indicare i pregi e i limiti delle cose indagate.
Soprattutto i limiti; essi infatti ci permettono di offrire precise indicazioni, in vista di ulteriori
acquisizioni sull’argomento, verso cui orientare possibili ricerche future di approfondimento e
di sviluppo e anche di contrasto che crei sapere sempre più preciso e condiviso. Anche i limiti
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vengono considerati dunque risorse per ulteriori avanzamenti sulla via della scienza e della
conoscenza.
Mi premuro da subito di illustrare la trattazione nel suo svolgersi capitolo per capitolo.
Premetto che il mio schema di lavoro, come metodo e come merito, prima di iniziare
la stesura e durante la stessa, si è avvalso dei suggerimenti, delle osservazioni e
dell’approvazione, della competenza e della docenza del professore relatore, con il quale ho
concordemente deciso di svolgere questa mia ricerca, come lavoro di tesi.
1. La nascita del turismo ed il suo sviluppo nel territorio di Giulianova.
Intendo affrontare il tema delle vacanze sulla costa abruzzese, verificando il nascere
delle esigenze del riposo e dello svago, cercando di rintracciare i primi movimenti costieri,
identificandone la popolazione, il ceto sociale, l’organizzazione della riviera, la edificazione
delle ville o degli stabilimenti che praticavano accoglienza e ricezione.
Se ne offrirà un possibile spaccato in ciascuna delle varie fasi fissate per la nostra
campionatura che permetta di farsi una idea dei flussi delle presenze sulla riviera, e degli
influssi in base alla crescita economica del nostro paese, e alla conseguente scelta degli svaghi
e del tempo libero.
In questa parte verrà particolarmente evidenziata la situazione specifica del territorio
tenuto sotto i riflettori dalla nostra indagine, per registrare alcuni momenti clou o di passaggio
che, si ritiene, possano costituire un avanzamento nella evoluzione tra vacanza di elites e
vacanza di massa.
Su quest’ultimo segmento verranno messe in luce le condizioni che hanno determinato
questo passaggio: dalla cultura elitaria a quella di massa, rilevando anche gli aspetti del
sistema di produzione in relazione alla crescita economica del paese, al tipo di professione dei
fruitori delle vacanza e anche al cambiamento indotto dalla concezione e dalla percezione
della propria identità e correlazione di sé, considerate nel loro inserimento nella collettività
più ampia del nostro paese.
Insomma quale percezione le persone hanno di sé e come si correlazionano con gli
altri, in regime vacanziero?
Mentre precedentemente quali erano le relazioni e come ci si inseriva nella collettività
di una comunità civile, tanto che non si sentisse, come nelle modalità odierne, il bisogno di
staccare la spina e di cercare altrove svago e riposo?
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In modo semplice cos’è cambiato in ambito sociale e culturale, sia in generale nel
nostro paese, sia nei territori posti sotto inchiesta dalla nostra ricerca?
Ritengo si debba allargare l’obiettivo della nostra indagine al nostro Paese, e molto
limitatamente all’Europa, in quanto la riviera adriatica abruzzese accoglie, anche se in modo
differenziato circa il numero, turisti provenienti un po’ da tutt’Italia, con qualche sporadica
presenza europea.
Tenterò anche di registrare il cambiamento e lo sviluppo, degli assetti balneari e della
presenza consequenziale dei turisti, attraverso l’esame delle strutture architettoniche, il
concentramento degli ambienti strettamente collegati alle attività turistiche vacanziere, la
trasformazione dell’assetto viario, la crescita delle zone in cui il piano urbanistico si è
maggiormente concentrato, arrecando sensibili modifiche strutturali.
Farò brevi analisi sulle pregiature e gli stili delle realizzazioni architettoniche e della
ristrutturazione dei siti propriamente più prossimi alla riviera, verificando l’adeguatezza degli
apporti, in ordine all’inquadramento più generale nell’ambiente, inteso come sviluppo
armonico ecologico e territoriale.
Si registreranno anche gli inizi di questa attività costiera, tentando di recuperarli alla
luce di alcune testimonianze storiche, ben visibili in alcune realizzazioni architettoniche che
hanno una certa pregevolezza e che testimoniano una presenza stabile di persone allocate sulla
costa.
Giulianova ed altre cittadine sulla costa, con la loro storia attestata nei nuclei originari
dei vari Paesi, quasi tutte anche nella riviera presentano tracce significative che richiamano a
tempi ed epoche ben precise che testimoniano i primissimi sviluppi della costa; e con essa si
possono identificare e si possono avere notizie di coloro i quali di certo furono i primi
frequentatori della stessa.
2. Nel contesto dello sviluppo turistico e culturale in Italia e in Abruzzo.
Cercherò di inquadrare il nostro territorio in un contesto più ampio di luoghi,
evidenziando le opportunità da riscoprire sul territorio, in modo tale da ampliare l’offerta
turistica. Fra tutte le opportunità possibili ho preso in esame il Parco Nazionale d’Abruzzo e
la città di L’Aquila.
Ci sono due considerazioni che con intuito ho colto immediatamente come
impressione e che mi permetto esplicitare.
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La prima riguarda le piccole diversità che i singoli paesi abruzzesi presentano, che
derivano dalle antiche tradizioni comunali che determinano varianti nei dialetti, nei costumi e
che, certamente, incidono sulle tradizioni musicali e sul ballo: in una parola, intendo
verificare fino a che punto sia possibile il recupero delle tradizioni.
La seconda osservazione, che si impone oltre ogni evidenza, appartiene alla
omologazione sempre più invadente di modelli stereotipi diffusi dalla cultura di massa e dai
media. Anche la produzione musicale ne è vittima e questo risulta chiaro, da tanti piccoli
indizi, che si è contagiati dalle mode diffuse dal mercato, come prodotti di consumo, che
condizionano fortemente, lanciando modelli seriali e omologanti.
Questo lavoro intende reagire di fronte a questo fenomeno, rielaborando i prodotti
propri di una specifica tradizione locale, anche in vista di un recupero del passato che, a mio
avviso, potrebbe ingenerare ispirazione e creatività, sviluppo e novità nella ricerca e nella
produzione originale di nuovi modelli e stili musicali e danzanti.
3. Gli scenari del tempo.
Tenterò di verificare lo stato della cultura a livello occidentale, soprattutto in base alla
discussione che investe molteplici settori del sapere, circa la disputa sul moderno e sul
postmodermo.
In poche parole gli studiosi s’interrogano se la nostra epoca sia ancora segnata dalla
cultura illuministica e razionalista, oppure se questa ormai è in definitivo e irreversibile
tramonto, avendo da tempo ceduto il passo ad una nuova interpretazione della società, dei
valori, dei costumi, del modo di sentire se stessi e di relazionarsi con gli altri.
Il postmoderno è il naturale prosieguo del moderno non ancora pienamente dispiegato
oppure è una fase della cultura che, rifiutato il moderno, inizia un nuovo percorso su basi
nuove e imprevedibili?
Non intendo affrontare questa questione che lascio agli addetti ai lavori di proseguire
gli approfondimenti e le indagini per poterci illuminare ulteriormente, illustrandoci le loro
tesi.
Certo è che noi oggi ci sentiamo molto diversi di come si comprendevano e di come
vivevano i nostri padri cinquant’anni fa.
Qualcosa, nella cultura e nel modo di porci davanti ai problemi della fede, della storia
e della politica, è cambiato. Questo macrofenomeno, - chiamato postmoderno che riguarda
tutto l’occidente e tocca il problema planetario della globalizzazione, resa possibile dalle
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transazioni in tempo reale in tutto il mondo, attraverso i mezzi potentissimi della
comunicazione e della elettronica - ci si chiede se faccia sentire il suo influsso anche sui modi
di esprimersi propri del ballo e delle manifestazioni musicali, oltre che sui costumi, su un
microfenomeno che riguarda un piccolissimo sito dell’area balneare di cui ci stiamo
interessando?
Può sembrare una domanda impertinente. Invece non lo è. Infatti i fenomeni
omologanti a cui assistiamo a livello planetario di questo nuovo modo di sentire culturale ci
permea e ci plasma condizionandoci più di quanto si possa credere.
Ritengo che il fenomeno, oltre agli inevitabili vantaggi, opportunità e sviluppo, non
manca di produrre i suoi venefici effetti, dai quali dovremmo tutelarci, o almeno prendere le
distanze, rendendo operative alcune adeguate misure di sicurezza per ridurne le nefaste
conseguenze.
Non sono le esperienze negative che ci preoccupano, perché queste si accompagnano
sempre inevitabilmente ad ogni fase di sviluppo e appartengono alla radicale esperienza e
esistenza umana.
Non ci sarebbe neppure il progresso senza l’errore e il difetto umano, o la tragica
esperienza del dolore, della malattia, della morte, che segna drammaticamente ogni vissuto
che si pone davanti alle proprie scelte responsabili, e che intende dipingersi orizzonti realistici
e concreti di avanzamento e di speranza.
In alcuni casi questi mali vengono considerati risorse, appunto perché ci permettono di
reagire alle situazioni, di sentirci vivi e di lottare ogni istante contro il destino per affermare lo
sviluppo, la crescita e la tutela della vita, dando ad essa un senso compiuto, attraverso anche il
nostro contributo di esperienza, di lotta, di ricerca e di progresso.
Certamente scopriremo cose interessanti che la postmodernità ha posto a nostra
disposizione per migliorare grandemente i nostri strumenti nella produzione turistica, nei
mezzi di diffusione della musica e nelle tecniche di affinimento della danza e del ballo, ma
anche verificheremo i limiti di una cultura che ci costringe a stare dentro un mercato che ci
permette sì il divertimento, ma nello stesso tempo ci sfrutta, e ci rende ingranaggio di una
macchina, che è pur sempre un modo per condizionare le persone, imponendo loro gusti e
tendenze, non scelti ma soltanto reclamizzati e mercificati.
Prendere coscienza di questo limite e starci dentro, con critica e boria, serve a tutti per
farci sentire partecipi della costruzione di un mondo più giusto, solidale, e da condividere con
altri.
E’ triste considerare lo stridore che certa cultura crea, abituandoci al fatto che mentre
noi ci divertiamo per soddisfare le leggi del mercato, altri neppure sanno che cosa sono le
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ferie, lo svago o la vacanza, e, di conseguenza, neanche rivendicano il diritto alla vita, perché
nessuno ha mai detto loro che la vita appunto è un dono; e come tale è un diritto inalienabile,
tutelato e riconosciuto.
4. L’origine e gli attuali approdi del repertorio musicale e danzante.
Questo capitolo per me non costituisce un problema, per il fatto che la mia
professione, la frequentazione e la formazione giovanile alla musica ha costituito una sola
cosa con la mia esistenza proiettata verso la maturità e la professionalità che oggi mi trovo a
gestire come lavoro e come impegno sociale.
In esso mi addentrerò negli aspetti tecnici della musica, della strumentazione e del
ballo, analizzandone l’esteso repertorio in riferimento al tempo e alle varie tradizioni culturali
che si sono stratificate ed evolute.
Rileverò le contaminazioni e gli arrangiamenti, oltre che alla maturazione ed
evoluzione delle stesse in coerenza con la fusione di altri ritmi e tempi di provenienza di altre
esperienze culturali, sia italiane, sia europee e mondiali.
Una particolare attenzione presterò anche all’evoluzione della strumentazione
musicale e ai suoi diffusori, facendo cenno anche a quelli della tradizione abruzzese.
5. Il rilievo della situazione attuale: bilancio conclusivo e verso nuove prospettive.
In questa parte passerò in rassegna i risultati che ci aiuteranno a mettere a fuoco alcune
istanze sulla condizione del nostro territorio sulla base di un questionario che ho diffuso tra la
popolazione vacanziera.
Infatti ho fatto recapitare nelle hall degli alberghi e degli stabilimenti balneari un
questionario di un migliaio di copie, cercando di carpire i pareri, in merito al mio argomento,
dagli interessati stessi, vagliando le loro istanze e ascoltando i loro desiderata e, soprattutto,
le loro osservazioni sui problemi del settore, che maggiormente stanno loro a cuore, tesi alla
critica costruttiva e al miglioramento delle prestazioni in atto.
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Capitolo 1
LA NASCITA DEL TURISMO ED IL SUO SVILUPPO
NEL TERRITORIO DI GIULIANOVA
1.1 Le origini di Giulianova
Gli antichi non consideravano le spiagge luoghi di villeggiatura. Non ne percepivano il
benessere; i bagni al mare erano individuali ed occasionali. La tradizione antica, per momenti
distensivi, di incontro e altro, sceglieva le terme. Esse erano il luogo delle relazioni e delle
conoscenze, di approcci per affari e di richieste interessate, della discussione libera e della
distensione, del gossip e del pettegolezzo. Nelle terme, il processo di socializzazione, di
incontro e di integrazione tra i diversi livelli della società era un fatto naturale e accettato,
costituendo una delle poche occasioni, in cui la maggior parte della popolazione poteva
liberamente comunicare, stringere amicizie e relazionarsi, fuori dagli abituali e rigidi schemi
dettati dalle invalicabili divisioni dei ceti sociali.
Comode terme sorgevano a Castrum Novum
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, sede del presidio marittimo per tutta la
durata della dominazione romana; pare che le terme fossero frequentate da Interamniti che, -
peraltro erano i fornitori di acqua, attinta e condotta da fonti appartenenti al demanio di
Interamnia, - per la concessione ne riscuotevano una tassa; ciò sembra testimoniato, con una
certa attendibilità, dalla scritta riesumata sotto le macerie proprio tra le rovine di un edificio
termale, nei pressi del fiume Tordino nel 1828.
Alcuni hanno ipotizzato che la storia di Giulianova, con la sua vocazione turistico
balneare, abbia avuto in questa sua testimonianza archeologica non solo la certificazione di un
passato glorioso, ma anche gli antefatti di una vocazione già anticamente definita.
Certamente, secondo il mio modesto parere, non è così, perché la vocazione turistica balneare
di Giulianova ha le sue radici nel suo più recente passato e nello sviluppo che risale alla
seconda metà dell’Ottocento, con l’avvio dello Stato unitario. All’inizio del Novecento
l’impronta turistica giuliese è chiara, mentre la sua affermazione avviene dopo la seconda
guerra mondiale, fino ai nostri giorni, costituendo il polo economico trainante della città,
attorno al quale gira sostanzialmente tutto il resto come indotto.
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Castrum Novum è il nucleo originario attorno al quale si sviluppa Giulianova. Per saperne di più sulla storia
romana, medievale e oltre di Giulianova cfr.: R. Cerulli, Giulianova 1860, II. Ed. Abruzzo oggi, Teramo 1978.
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